Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: fanny_rimes    11/07/2013    6 recensioni
In paese girava voce che a Roxbury si fosse fermato il Demonio. Tra i bambini, ma anche tra i più grandi, si era diffusa una macabra filastrocca che oramai tutti conoscevano a memoria:
Quando ti abbraccia, il tuo cuore si tramuta in pietra
Arriva di notte quando sei tutto solo
E quando sussurra, il tuo sangue si fa gelido
Farai meglio a nasconderti prima che ti trovi.
Il mio primissimo tentativo di scrivere una sorta di sovrannaturale/horror.
Spero vi piaccia almeno un po' ^^
[Prima classificata al secondo turno del concorso a turni: "Survival Contest" indetto da fa92]
[SECONDA classificata al "Preraffaelliti Contest", indetto da Carmilla Lilith]
Genere: Dark, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Beth aveva ancora gli occhi gonfi di pianto quando si addormentò. Nemmeno l’ormai familiare profumo di fiori e il cinguettare degli uccelli riuscirono a tirarla su.
«Ehi, passerotto, che succede?»
«Oh, Alex!» Senza pensarci, Beth si gettò tra le braccia del ragazzo, che rimase interdetto per un istante.
Lei avvertì la sua stretta e le mani carezzarle piano i capelli, mentre una strana sensazione la attraversava.
«Cos’hai?» le chiese, quando lei si fu calmata.
«È stata la peggior serata della mia vita» confidò. «Il mio migliore amico è stato aggredito nel bosco ed io… io ho visto qualcuno, lì vicino.» Fece un profondo respiro. «Ma nessuno mi crede. Mio padre pensa che me lo sia immaginato, ma io so che c’era!»
Alex la abbracciò ancora.
«Non so cosa sia successo, ma forse tuo padre ha ragione. Dovevi essere sconvolta e…»
«No.» Beth si divincolò. «Non darmi della pazza anche tu» sbottò.
«Non sto dicendo che sei pazza.»
«Solo che ho le allucinazioni!» Incrociò le braccia sul petto. «Era reale, Alex. Proprio come me e te, proprio come…»
“Tutto questo”, stava per dire, ma la voce le si spezzò. Si lasciò ricadere sul prato. «Ma tutto questo non è reale» sussurrò. «Sto davvero diventando pazza.» Per un istante s’immaginò distesa nella stanzetta di un ospedale psichiatrico.
Alex la raggiunse, sedendosi accanto a lei, poi le diede un pizzicotto.
«Ahi!» protestò lei, massaggiandosi un braccio. «Ma come può essere vero?»
«Non lo so, ma lo è. Anzi, qui è molto meglio della realtà che conosci.» Le sorrise. «Chiudi gli occhi. Qui puoi essere tutto quello che desideri…»
Quando Beth li aprì, indossava un leggero abito rosso: le maniche svasate, somigliavano a piccole ali cremisi e i capelli erano decorati da piccole rose colorate.
La ragazza fece una piroetta su se stessa, facendo ondeggiare l’orlo della gonna.
Si voltò verso il ragazzo e s’immobilizzò di colpo: Alex indossava una strana armatura, da cavaliere medievale e gli sorrise dolcemente mentre si sfilava l’elmo dal capo.
«Non è proprio quello che immaginavo, ma se ti piace…» disse lei.
Alex finse un’espressione indignata. «Credevo che tutte le ragazze sognassero un bel cavaliere pronto a proteggerle?»
Beth rise, lisciandosi le pieghe dell’abito. «In realtà, sono più il tipo da principe azzurro con cavallo bianco.»
«Be’, a questo possiamo rimediare.» Si avvicinò di più a lei. Nonostante abbigliamento, si muoveva in modo molto elegante. «Pensa intensamente a quello che desideri.»
La ragazza chiuse gli occhi. Un attimo dopo avvertì un lieve nitrito accanto a lei.
C’era uno splendido purosangue: la sella e le redini dello stesso colore del suo abito, spiccavano sul manto nero e lucido.
«Non è bianco» si lamentò.
«Ti ci vuole solo un po’ di pratica» la rassicurò lui.
Beth chiuse ancora gli occhi, raffigurandosi mentalmente lo specchio di un lago, monti fioriti ergersi all’orizzonte e il chiarore del sole al tramonto. Quando schiuse le palpebre, il panorama attorno a loro le tolse il fiato.
Alex la osservò compiaciuto. «Vedi che ne sei capace?»
La aiutò a montare a cavallo, poi, in silenzio percorsero alcuni metri sul prato.
«Alex?» lo chiamò lei.
Il ragazzo si voltò. «Cosa c’è?»
«C’è un’altra cosa che desidero.»
Lentamente, chinò la schiena, avvicinandosi piano a lui. Aveva immaginato tante volte di baciarlo, l’aveva desiderato ardentemente nelle ultime sere. Credeva che sarebbe stato magico, speciale, dolcissimo, indimenticabile. Invece non fu così. Quando le labbra di lui premettero sulle sue, l’unica cosa che avvertì furono il gelo e le tenebre.
«Tu!» Beth non sapeva com’era finita sull’erba, ma il panorama attorno a lei era mutato di nuovo.
Il cavallo era sparito, il suo abito ora era nero come la notte e attorno a loro solo silenzio e desolazione.
La ragazza trattenne un conato di vomito mentre le immagini che aveva appena visto le si ripetevano nella testa: Alex che attaccava un giovane in un vicolo, Alex che dilaniava un'altra vittima nel bosco, gli occhi pieni di lacrime di una ragazza che Beth ricordava aver visto tra le persone scomparse.
E poi Rob, tremante tra gli alberi, mentre lui lo aggrediva, ferendolo con i denti appuntiti.
«Sei stato tu!» urlò in preda al panico, alzandosi da terra e indietreggiando.
Alex fece un passo verso di lei, ma la ragazza urlò ancora. «Sta’ lontano da me! Tu sei un mostro.»
Il ragazzo non disse una parola. Beth scorse i suoi occhi cambiare: l’azzurro si trasformò in cremisi, le pupille si dilatarono, il suo sorriso le gelò il sangue.
«Non puoi scappare da me, Elisabeth» sussurrò con voce tagliente.
Beth chiuse gli occhi, raffigurandosi mentalmente la sua stanza: il copriletto verde, le tende a fiori, le sbarre alle finestre che ora le sembravano così rassicuranti, pian piano si fecero più nitide.
Avvertì quel familiare formicolio sotto la pelle e, quando le braccia di Alex si strinsero attorno a lei, le passarono attraverso.
Un attimo dopo era nel suo letto.
Era salva.
Era sveglia.
 
 

«Allora, come stai?» Rob se ne stava accanto alla finestra, osservando da lontano il sole tramontare.
I genitori di Elisabeth non erano in casa, ma a lei era proibito uscire dopo gli ultimi avvenimenti.
«Dovrei chiedertelo io.» Beth si sollevò a sedere sul letto, appoggiando la schiena ai cuscini.
«Be’, sto bene, direi. Niente che un cerotto e qualche punto di sutura non abbiano risolto» tentò di scherzare.
La ragazza gli rivolse un’occhiataccia, mostrando di non apprezzare l’ironia.
«È di te che mi preoccupo» continuò l’altro. «Ultimamente sei strana, sembra quasi che tu mi stia evitando.»
Beth aggrottò le sopracciglia. «Per quale motivo dovrei evitarti?»
“Siete voi che dovreste evitare me, perché sto diventando pazza”, aggiunse mentalmente.
«Per tutto quello che è accaduto.» Rob assunse un’espressione imbarazzata, spostandosi più vicino a lei e mettendosi a sedere ai piedi del letto.
Elisabeth gli prese una mano. «Non è stata di certo colpa tua» disse.
«Be’, ero io quello ubriaco che ha avuto la geniale idea di avventurarsi nel bosco da solo. Se non fossi stato così idiota, quell’animale non mi avrebbe aggredito, tu non saresti stata costretta a cercarmi e adesso non saresti nei guai con tuo padre.»
La ragazza lo scosse, fissando gli occhi nei suoi. «Non è stata colpa tua» ripeté con tono deciso.
Forse a lui poteva raccontarlo. Forse Rob le avrebbe creduto invece di chiamare un’ambulanza per un TSO.
Rob le rivolse uno sguardo riconoscente. «Non so cosa farei senza di te» mormorò allungandosi verso l’amica. Le posò le mani sul viso, avvicinandosi lentamente.
Beth rimase interdetta per un momento, intuendo le sue intenzioni. «Rob, io non…»
Non riuscì a terminare la frase, perché un rumore improvviso li costrinse a voltarsi di scatto verso la finestra. Il cancello era spalancato e, in piedi sul davanzale, completamente vestito di nero contro lo sfondo scuro della sera, c’era Alex.
Rob ebbe appena il tempo di urlare, poi fu scaraventato sul pavimento.
«Non fargli del male!» Beth si stupì di aver elaborato quella frase. Si sentiva stordita e non riusciva a muovere un solo muscolo.
Alex aveva il piede schiacciato sulla nuca del ragazzo che, rosso in viso, faceva fatica a respirare.
«Non avresti dovuto farlo» sussurrò Alex con voce dura in risposta.
Beth raggelò al pensiero di quanto aveva desiderato che quel ragazzo la abbracciasse, che la baciasse, di incontrarlo nella realtà e non solo nei suoi sogni. Ora che era accaduto, invece, le sembrava di star vivendo un incubo.
«Io… non ho fatto niente» rispose tentando di apparire calma. Sapeva che gli bastava una leggera pressione e avrebbe spezzato il collo a Rob.
«Mi hai abbandonato.» Il rosso delle iridi rifletteva tutta la sua rabbia. «Ti ho aspettata, per due lunghe notti, ma non sei mai venuta. Così ho deciso di venire a prenderti e ti trovo con questo!» Pronunciò l’ultima parola con una smorfia di disgusto.
Rob graffiò il pavimento con le unghie, tentando invano di riempire i polmoni di ossigeno e producendo un rantolo soffocato.
«No» urlò lei in preda al panico tendendo una mano nella sua direzione. «Ti prego… io, io verrò con te, davvero. Solo noi due, nel nostro prato.»
«È troppo tardi. Quello non mi basta più, ormai.» Il tono della sua voce le provocò un brivido lungo la schiena. «Stavolta verrai con me per sempre.»
Beth si portò le mani alla bocca, cercando di trattenere i singhiozzi. «Per sempre?» ripeté. «Dove?»
Alex lasciò finalmente la presa, poi fece qualche passo verso di lei. «In un posto tutto per noi, dove potrai avere tutto ciò che desideri; dove non invecchierai mai e sarai la mia regina per l’eternità. E non sarai sola. Ci saranno le tue compagne umane... altre ragazze proprio come te.»
«Le ragazze scomparse. Tu lei hai portate via…»
«Loro hanno accettato di seguirmi, Elisabeth. È così che funziona» la corresse. «Anche se ho dovuto usare un po’ di persuasione.» Alex sollevò una mano dalle dita affusolate e Beth vide le sue unghie trasformarsi in sottili artigli affilati; dal labbro superiore spuntarono lunghi canini, che scivolarono oltre quello inferiore. «Vediamo, Elisabeth, quante morti vuoi causare prima di deciderti a venire con me.»
Il giovane volse lo sguardo verso Rob, ancora paralizzato sul pavimento, scosso da violenti colpi di tosse.
«Lui basterà?» continuò l’altro, piegando la testa di lato. «Oppure dobbiamo aspettare che rientrino anche i tuoi genitori?»
Beth scosse la testa, lentamente, rassegnata a ciò che stava per accadere. Si costrinse a guardare quello scherzo della natura di fronte a lei, spostando lo sguardo in quelle due pozze cremisi che erano i suoi occhi e che le stavano promettendo l’eternità. Un'eternità di infelicità e oscurità.
«Va bene» mormorò con voce atona. «Sarò la tua regina, verrò con te.»
Alex sorrise: un sorriso gelido, maligno, che distorse il suo viso mentre allungava una mano verso di lei. «Brava, passerotto.»
Un attimo dopo, erano spariti.
 

Rob si trascinò per le scale e oltre la porta. Il cervello reagiva per istinto nel compiere quei piccoli passi, ma in realtà la sua mente si rifiutava di funzionare in modo normale.
Riuscì appena a fare qualche metro in strada, che le gambe gli cedettero, facendolo stramazzare sull’asfalto.
«Ehi, ragazzo, stai bene?» Un paio di uomini accorsero in suo aiuto.
Rob era immobile, ad eccezione di un lieve tremito che non la smetteva di scuoterlo. Aveva il volto pallido e imperlato di sudore e i suoi occhi erano vitrei e spalancati, fissi verso il cielo.
Non riusciva a muoversi, non riusciva a pensare. L’unica cosa che riuscì a fare quando una piccola folla si radunò attorno a lui fu dischiudere le labbra e mormorare una ormai nota filastrocca.
 

A nightingale sings his song of farewell
You'd better hide from her freezing hell.
3 

 


 



NOTA 3: Un usignolo canta la sua canzone di addio
Faresti meglio a nasconderti dal suo inferno di ghiaccio.
(Ice Queen, Within Temptation) 



 

Image and video hosting by TinyPic
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: fanny_rimes