Il
Leone
-
Rab, sbrigati, stiamo aspettando solo te! –
La
voce insistente di Rodolphus lo raggiunse, spingendolo ad aprire gli
occhi e ad abbandonare il tepore delle coperte. Era la mattina di
Natale e lui,
ormai, aveva perso da tempo la gioia fanciullesca che possedevano i
bambini al
risveglio, quando sfrecciavano sotto l’albero di Natale per
scartare i doni.
Ragion per cui, quella era solo una mattina come tante altre e, come
per il
resto dei trecentosessantaquattro giorni dell’anno, non aveva
alcun interesse
ad abbandonare il letto.
Si
trascinò a passo pesante verso il bagno privato, per
esaminarsi con cura
davanti al grande specchio sistemato sul lavandino. Il riflesso che gli
venne
restituito fu quello di un giovane uomo dagli occhi azzurri, con una
sfumatura
di tenebra nello sguardo, e una leggera barba che gli adombrava il
volto dai
tratti volitivi. Con un sospiro, recuperò il rasoio magico e
lo incantò
affinchè eliminasse la peluria e restituisse la consueta
morbidezza alle sue
guance. Esaminò il risultato con sguardo critico, ritoccando
leggermente le
basette, per poi entrare nella doccia e godersi il getto caldo che gli
accarezzava il corpo muscoloso. Flettè i bicipiti,
osservando con soddisfazione
i muscoli che guizzavano sotto la carnagione dorata e che apparivano
più
seducenti a causa dell’ acqua che li striava. Sorrise
nuovamente. Non era mai
stato un tipo modesto, ma quella mattina doveva ammettere che, se
possibile, si
sentiva ancora più affascinante del solito. Era sempre stato
sicuro del suo
ascendente sulle donne; aveva quello che suo padre chiamava: il fascino
sessuale dei Lestrange e che, unito al suo bell’aspetto,
l’avrebbe reso in
grado di sedurre anche un muro in mattoni, se l’avesse voluto.
-
Rabastan! –
L’ennesimo
urlo di suo fratello lo convinse a velocizzare il suo processo
di preparazione per il pranzo natalizio. Dove sarebbero andati quella
volta?
Ah,
sì. Cygnus Black aveva insistito affinchè le sue
due figlie
trascorressero il Natale in famiglia, e ovviamente i loro mariti
dovevano
accompagnarle.
Non
aveva mai apprezzato più di tanto il padre di sua cognata,
al quale
preferiva di gran lunga il fratello, Orion, ma quella volta la
prospettiva di
riunirsi con i Black gli era congeniale. Avrebbe rivisto Regulus, come
l’amico
si era premurato di ricordargli nella sua lettera di due giorni prima,
certo
che Rabastan avrebbe finito con il dimenticarsene.
Si
asciugò i capelli con un colpo di bacchetta, sistemandoli in
modo che le
onde color cioccolato ricadessero ad incorniciargli gli occhi. Una
volta,
Regulus gli aveva detto che in quel modo sembrava ancora più
il giovane angelo
nero che tutte le ragazze della scuola tanto decantavano.
Tornò
nella sua stanza, setacciando l’armadio alla ricerca della
camicia
adatta. Finalmente la trovò: era di una seta azzurra che
riprendeva il colore
dei suoi occhi e che era tanto sottile da lasciar intravedere il
guizzare dei
muscoli sotto di essa. Completò il tutto con un completo
grigio antracite,
realizzato su misura da uno dei migliori sarti del Mondo Magico, e
raggiunse
suo fratello e la moglie al piano di sotto.
Lo
sguardo con cui l’accolse Bellatrix, un luccichio negli occhi
grigi che
rivelava quanto avesse apprezzato l’ingresso del cognato, gli
diede la conferma
di cui aveva bisogno: non avrebbe potuto stare meglio di
così.
-
Alla buon’ora, stavamo per andarcene –
Rodolphus
aveva un’espressione infastidita dipinta sul volto
incredibilmente simile a quello del fratello, sebbene leggermente
più spigoloso
e meno avvenente, che denotava chiaramente quanto avrebbe preferito
passare la
giornata nel suo castello, magari a leggere uno dei suoi tanti amati
libri. Era
sempre stato Rabastan quello incline ai ricevimenti e alle feste
mondane, lui
non amava pavoneggiarsi impettito e lanciare occhiate ammiccanti a
tutte le
streghe presenti in casa.
-
Ora sono qui, possiamo andare – gli fece notare, sapendo
perfettamente
cosa stesse passando per la mente del fratello maggiore.
I
tre Purosangue si Smaterializzarono con un sonoro Pop
per ricomparire nel giardino della tenuta invernale dei Black,
a circa un’ora dal loro Manor.
Entrarono
nell’ampio salone, accolti da una Druella
dall’espressione
raggiante e due piccoli elfi, incaricati di recuperare i soprabiti
degli
ospiti.
I
fratelli le fecero a turno un elegante baciamano e le rinnovarono i
loro
complimenti su quanto fosse sempre incredibilmente affascinante e
quanto
fossero onorati di trascorrere le festività in compagnia
della sua famiglia.
La
donna congedò Rabastan con una risata civettuola,
annunciando che
avrebbe rapito per un po’ sua figlia e suo marito ed
esortandolo a cercare
Regulus. Al ragazzo non serviva niente di meglio che un invito del
genere.
Avanzò tra gli invitati con la sua solita camminata lenta ed
elegante, che
ricordava un grande felino a caccia, si destreggiò con
disinvoltura tra le
lontane cugine di Bellatrix, e raggiunse l’amico, che sedeva
in un angolo ed
era intento a conversare con nientemeno che suo padre: Raimond.
-
Reg, finalmente ti ho trovato, tua zia mi ha mandato a cercarti
– mentì,
rivolgendo un rispettoso cenno del capo al padre e trascinandolo via.
-
Grazie, tuo padre non la finiva più di parlare, mi hai
salvato –
Regulus
gli rivolse un sorriso riconoscente, che ebbe l’effetto di
fargli
perdere un battito. Erano passati solo quattro giorni
dall’ultima volta che si erano
visti, ma a Rabastan sembrava un’eternità. Si
sorprese a pensare a quanto fosse
bello e a quanto gli sarebbe piaciuto afferrarlo per i capelli,
spingerlo
contro il muro e baciare quelle labbra che sembravano scolpite nel
marmo.
Davanti
a quella fantasia così vivida, si costrinse a serrare i
pugni e a
riprendere il controllo di sé.
-
Figurati, so quanto può essere logorroico –
-
Deve essere una caratteristica di famiglia –
Il
commento ironico del ragazzo lo fece sorridere e lo spinse a replicare
con malizia, come avrebbe fatto se al suo posto ci fosse stata una
ragazza.
-
Un modo per farmi stare zitto c’è –
A
quelle parole, Regulus lo guardò incerto e le sue gote
divennero di un
rosa delicato, donandogli un aspetto un po’ più
umano. A quella vista, il commento
che passò per la mente di Rabastan fu uno solo:
“Assolutamente delizioso”.
Di
norma non amava le ragazze timide, lo infastidivano e considerava uno
spreco di tempo il cercare di entrare in sintonia con loro quando
avrebbe
voluto fare ben altro, ma la timidezza di Regulus era un vero e proprio
carburante per la sua passione.
-
Certo, e so bene quanto ti piaccia, ma non mi sembra questo il caso
– lo
rimbeccò, accennando velatamente all’assenza di
ragazzine disposte a soddisfare
le sue voglie.
Rabastan
ridacchiò, consapevole dell’opinione che il minore
dei Black aveva
di lui; era convinto che il sesso fosse il suo passatempo preferito e
trovava i
suoi commenti maliziosi e la sua licenziosità un gioco
divertente.
-
E chi lo dice? – lo sfidò, facendo un paio di
passi in avanti e
costringendolo ad addossarsi alla parete bianca del corridoio. La
fantasia che
aveva avuto poco prima tornò a fasi strada prepotentemente,
ma questa volta non
la represse. Annullò la distanza che separava i loro corpi e
intrufolò una mano
tra i capelli del ragazzo sotto di lui, neri e lucidi come le piume di
un corvo
e altrettanto morbidi.
Regulus
lo fissava con gli occhi sgranati, evidentemente incerto su come
comportarsi, ma non accennava a respingerlo.
Lo
afferrò per la cravatta nera, costringendolo ad avvicinare
il volto al
suo e prese d’assalto le sue labbra, trovandole fredde e
delicate proprio come
le aveva sempre immaginate. Dopo un momento d’incertezza,
Regulus ricambiò il
bacio, accarezzando la lingua con la sua, e rabbrividì
quando Rabastan gli
mordicchiò gentilmente il labbro inferiore. Gli sorrise a
fior di labbra,
soddisfatto della reazione che aveva suscitato in lui.
-
A quanto sembra, Regulus Black non è gelido e controllato
come vuol far
credere –
Il
sorriso divenne ben presto un ghigno divertito e Regulus si
ritrovò a
ribattere, con voce roca, - Dovresti sapere che a volte
l’apparenza inganna –
Soddisfatto
dalla risposta, tornò ad assaltare le sue labbra, che per
l’intensità dei baci erano diventate rosse.
Nell’impeto del momento, i loro
bacini si scontrarono, strappando un gemito ad entrambi.
Le
labbra di Rabastan corsero lungo il collo alabastrino del ragazzo,
alternando una scia di baci roventi a lievi morsi e leggeri
dardeggiamenti di
lingua. Si arrestò all’altezza
dell’orecchio, provocando un mugolio di protesta
in Regulus.
-
Sarà il caso di spostarci, non vorrai mica che tutti ti
sentano mentre
miagoli come una gattina in calore? –
Con
queste parole lo prese nuovamente per la cravatta e lo
attirò verso il
piano superiore, dove si trovava la zona notte. Giunti in una stanza
buia, che
a giudicare dalle pareti rosa confetto doveva essere stata quella di
Narcissa,
Regulus prese l’iniziativa, cercando con foga le labbra
dell’amico.
-
Siamo impazienti, è? – sogghignò
Rabastan, strappando con un movimento
deciso la camicia bianca del ragazzo e mordendogli le labbra.
-
Fai piano, quella camicia è costata un occhio della testa
– bofonchiò
contrariato.
-
Mandami il conto –
Alla
replica seguì l’ennesimo suono del tessuto che
veniva squarciato, ma
stavolta Regulus non fece in tempo a lamentarsi perché il
torace alabastrino
venne preso immediatamente d’assalto dal suo amante, che ne
percorreva ogni
centimetro depositandovi baci smaniosi.
Un
sospiro sfuggì dalle labbra del giovane Black, mentre con
mano tremante
slacciava i bottoni della camicia di Rabastan e lo spogliava a sua
volta.
Si
chinò, baciando il petto muscoloso e seguendo con la lingua
il profilo
degli addominali, fino ad arrivare all’orlo dei pantaloni di
alta sartoria.
Rabastan gettò la testa indietro, chiudendo gli occhi.
-
Merlino, Reg –
Incitato
da quella esclamazione, si fece più audace, aprendo la
cerniera e
facendo scivolare a terra l’indumento.
Vederlo
chinato in quel modo, a pochi centimetri dalla sua erezione, gli
fece tornare alla mente l’avvenimento della sera precedente e
dovette
trattenersi dal liberarsi dei boxer e schiacciarlo contro di
sé.
Intuendo
l’indecisione del ragazzo, che era rimasto come pietrificato
davanti a quella vista, lo fece alzare e lo baciò
gentilmente, in un gesto che
aveva come unico scopo quello di rassicurarlo.
-
Se vuoi me ne vado, devi solo dirlo – sussurrò,
mentre tutto il suo corpo
protestava sentendo quelle parole.
Regulus
lo guardò negli occhi, prima di replicare con un bacio che
spazzò
via ogni dubbio.
-
Resta –
Lo
attirò verso il letto, facendolo sdraiare e spogliandolo a
sua volta dei
pantaloni, poi si sdraiò accanto a lui, mentre con le mani
percorreva ogni
centimetro di pelle lasciato scoperto.
Una
scia di sospiri, sempre più forti mano a mano che scendeva
verso il
basso.
-
M-mi stai facendo impazzire –
Un
altro ghigno compiaciuto, cancellato dalle labbra di Regulus che
cercavano disperatamente le sue. Si mise a cavalcioni su di lui,
lambendo
nuovamente il petto del ragazzo con la lingua e i denti.
Regulus
si rese conto che avrebbe dovuto fare qualcosa anche lui e, con una
lieve esitazione, mosse le mani ad accarezzare il petto del ragazzo,
passando
per gli addominali fino ad arrivare al bordo dei boxer.
Accarezzò l’erezione,
per poi impugnarla saldamente e venir ricompensato da una serie di
gemiti.
Non
riuscì a capire come fosse finito carponi, ma la cosa non
gli
importava. L’unica cosa che contava era sentire Rabastan che,
dentro di lui,
affondava sempre più vigorosamente; chiuse gli occhi,
godendosi la sensazione
di puro piacere che stava rapidamente divampando in lui.
Una
manciata di secondi più tardi erano entrambi sdraiati sulla
schiena,
coperti da un leggero lenzuolo e con il fiato corto.
-
Oh, Merlino! È stato fantastico –
La
voce roca di Rabastan gli strappò un nuovo brivido, mentre
si
raggomitolava contro la schiena dell’amico, come aveva fatto
innumerevoli
volte, quando il contatto tra i loro corpi era del tutto casuale e non
dettato
dalla lussuria.
Il
braccio muscoloso dell’amante gli cinse un fianco,
attirandolo ancora di
più a sé.
-
E ora che si fa? – domandò titubante. Non era
abituato a situazioni di
quel tipo, lui che anche con le ragazze si era lasciato andare poche
volte.
-
E ora si ricomincia – ghignò Rabastan, baciandogli
il collo.
-
M-mh… No, intendevo come ci comportiamo –
specificò, trattenendo un
mugolio.
-
Non so, ma se pensi che ti lasci scappare, Black, sei fuori strada
– gli
assicurò, ricevendo come replica un bacio a fior di labbra.
-
Era quello che speravo di sentirmi dire -