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Autore: Celebien    12/07/2013    0 recensioni
Un mondo, reso oscuro da una forza sconosciuta che si nasconde dietro le fiamme e da esse trae il suo potere, fronteggerà il coraggio di due sorelle divise fisicamente dai servi dello stesso nemico oscuro, ma legate con l'anima nel corpo dell'unica sopravvissuta. Due sorelle dal carattere opposto, ma che saranno l'una la guida per l'altra durante una fase di crescita, nel cammino verso la libertà e il riscatto per ogni vita rubata.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo terzo: fugacità di sguardi e parole.
Prima di raggiungere il ponte si ritrovò ad un incrocio: a sinistra sarebbe andata verso il versante opposto del villaggio e sarebbe tornata direttamente a casa mentre a destra avrebbe trovato poco distante una taverna dove Nemor era solito fermarsi ogni volta che faceva visita a Leonar per un motivo o un altro. Decise di girare a destra e fermarsi un po' a mangiare qualcosa. La taverna si presentava come una casa non tanto grande in legno con il tetto di tegole e divisa in due piani in cui sotto fungeva da taverna mentre al piano superiore era luogo di ristoro per viandanti e forestieri che cercavano un posto dove passare una notte o più. Il cartello riportava il nome del locale ormai quasi indistinguibile perchè corroso dal tempo ma anche se con qualche difficoltà si poteva leggere "la taverna del sole" chiamata così perchè al suo interno si consumava la birra migliore di Leonar e dei villaggi circostanti, il cui colore ricordava quello del sole e vigeva una diceria da parecchio tempo legata a quella bevanda: coloro che la bevevano per la prima volta, se tenevano gli occhi aperti e fissi sul colore dorato  di quella birra interrotto dai pochi centimetri di schiuma bianca, avevano la sensazione di trovarsi in un luogo sperduto senza identità a guardare un paesaggio sormontato da una fitta nebbia bianca ed illuminato dai primi raggi del sole. Zanira era stata da sempre attratta da quella vecchia storia, essendo una ragazza raziocinante era convinta che per poter credere a qualcosa dovesse viverla personalmente e per questo ogni volta che accompagnava il padre a Leonar e prima di rincasare si fermavano lì e Nemor ordinava quel nettare d'oro provando la solita sensazione, Zanira faceva la scettica e diceva che avrebbe creduto a quella sciocca storia solamente se l'avesse mai provata sulla sua pelle, "Allora non ci crederai mai!" rispondeva sempre il padre, "non permetterò mai che una delle mie fanciulle beva birra da un boccale come un omaccio!" e trincava un altro sorso, poggiava il boccale sul tavolo, si asciugava i baffi e ridendo dell'espressione accigliata della figlia le dava un buffetto sulla guancia sorridendo.
Era finalmnente arrivata la possibilità per Zanira di assaggiare la famosa bevanda ed eccitata come una bambina scese da cavallo e lo condusse in una piccola stalla di proprietà del locale, si diresse infine verso l'ingresso. Appena entrata la sua figura non passò inosservata, un mucchio di persone sedute ai tavoli la guardarono chi con espressione incuriosita chi invece con occhi indiscreti tanto che la mezzelfo fu colta da un attacco di imbarazzo ma senza far caso a tutti quegli sguardi si diresse verso l'unico tavolo libero in fondo alla stanza che grondava di fumo , puzza di alcool e sudore che prendevano alla gola. L'ambiente era inoltre poco illuminato da qualche candelabro nero macchiato in ogni parte dalla cera sciolta delle candele che emanavano una luce tenue e soffocata dal fumo delle pipe e dei sigari. Zanira si guardò intorno fino a scorgere una figura a lei familiare dietro il bancone cui si diresse sorridente; arrivata si sedette su uno sgabello e battè due colpi sul banco con il palmo della mano aperto attirando l'attenzione di un uomo grande e grosso alto il doppio di lei, si girò e spuntò il viso pieno e baffuto dagli zigomi vivacemente rosati dall'alcool e dal caldo del locale, con gli occhi scuri incorniciati da un paio di occhiali sottili e folti sopracciglia nere come i capelli scompigliati. L'uomo la guardò prima incredulo e successivamente sorrise gioioso come un bambino: "Zanira!" esclamò poggiando accanto a se due caraffe colme di birra per evitare che gli cascassero, nel frattempo la mezzelfo fece un cenno di saluto con la testa continuando a sorridere, "Sefron, contento di vedermi?" "E scherzi? Certo che sono contento di vederti, da quanto tempo. E tuo padre, Alena sono qui con te?" chiese eccitato come un bambino, poi squadrò la figura della giovane abbigliata quasi come un sicario, "Credo di potermi rispodere da solo!" esclamò l'uomo soffocando una risata "Hai ragione, no, sono venuta qui da sola, mi ha mandato mio padre per procurarmi da Limor una falce nuova, stavo per tornare a casa quando mi è venuto in mente questo vecchio posto e sono passata a farti un saluto e a sorseggiare una fresca birra fatta in casa!" Sefron scoppiò a ridere divertito, "Birra? E da quando ti sei appassionata alla birra?" le chiese "diciamo da un po', sai che sono sempre stata scettica riguardo la bubbola dell'alba di montagna che si riesce a scorgere bevendo il primo sorso della tua famosa bionda ed eccomi qua, pronta a provare il brivido della perdita di una scommessa oppure della vittoria, allora? Mi accontenti?" gli chiese lei con un sorriso; Sefron la guardò con un espressione che solitamente un grande fa ad un bambino quando commette qualche sciocchezza e si portò le mani ai fianchi, "Tuo padre è al corrente di ciò?" Zanira pensò a quanto le convenisse dire la verità, arrivò al punto di credere che era meglio mascherare un po' le cose: "Ovviamente" mentì ma il barista era un ottimo osservatore e molto astuto e non demorse, "ed è al corrente anche di quella?" le chiese puntando con il dito la punta della pipa che sporgeva appena dalla casacca che la fanciulla portava appesa al fianco destro, adesso si che si sentiva in trappola: "E va bene, mio padre non sa nulla e non deve, lo sai com'è si preoccupa troppo diventando asfissiante!" rispose scocciata "Beh se si preoccupa è per il tuo bene. Bere ogni tanto ci può stare ma fumare fa seriamente male Zanira, poi oddio una fanciulla che fuma e beve non si è mai vista!" esclamò Sefron scuotendo la testa, "c'è sempre una prima volta. Non gli e lo dirai vero? Ti prego, ti supplico" l'uomo non seppe resistere allo sguardo pietoso della fanciulla, mugugnò qualcosa fra se e invitò la ragazza ad andarsi a sedere al tavolino dove stava precedentemente e lei contenta di averla avuta vinta si diresse verso il luogo e attese l'arrivo del boccale di birra con quattro dita di schiuma bianca mentre il resto era oro. Sefron indugiò qualche istante ma alla fine le mollò il boccale ma non disse alla fanciulla che ciò che avrebbe bevuto sarebbe stata una delle meno forti birre che avesse mai prodotto nella sua cantina. Lei non se ne curò, guardò attentamente la bevanda come se contemplasse qualcosa che vedeva per la prima e unica volta, prese tra le mani il boccale e tenendo gli occhi aperti diede il primo sorso. Fu come se in quell'istante ella non fosse lì in quella taverna puzzolente di fumo e vestiti lerci, ma in quel paesaggio stralunato dove tutto era oro sfocato da una nebbia fitta proprio come si presenta l'alba sulle punte delle colline più alte o in cima ad una montagna; bello fresco e pacifico il paesaggio che le si era posto agli occhi nel tempo di un singolo sorso, non appena la freschezza della birra fu scesa dall'esofago della fanciulla ella ripiombò nella realtà della taverna la cui luce era praticamente inesistente, la temperatura quasi asfissiante come l'aria che si respirava impregnata di fumo, fu come se l'avessero buttata di peso in una bacinella di acqua bollente tanto che senza pensarci due volte si tolse la giacca scoprendo le spalle nude per via della canotta smanicata ed il petto, il tutto non la fece passare inosservata ma in quel momento non si preoccupò minimamente degli sguardi poco opportuni di certe figure sedute a quei tavoli, scuotè la testa, prese la pipa, la riempì ma si rese conto sfortunatamente di non avere con se un fiammifero con cui accenderla. Si girò intorno con l'intenzione di chiedere a qualcuno delle persone sedute ai tavoli di farle accendere quando d'improvviso sentì schioccare un fiammifero appena acceso, si voltò ed ebbe un sussulto poiché senza che se ne fosse accorta, un tipo sospetto le si era seduto di fronte; portava un mantello nero con il cappuccio sollevato che gli copriva il volto, di lui erano visibili solo le labbra e le mani, una delle quali le tese il fiammifero acceso che anche se titubante, Zanira accettò.
"Una giovane mezzelfo, vestita da uomo, che tracanna birra e fuma da una pipa, che roba insolita!" esclamò con ironia senza togliersi il cappuccio, "Non si faccia di tutta l'erba un fascio, anche se sono una fanciulla questo non significa che non possa comportarmi da uomo ogni tanto. Sarei più felice di colloquiare tuttavia con qualcuno di cui potessi vedere il volto, se non vi dispiace" l'uomo sorrise e in quel momento arrivò Sefron con alcuni boccali di birra destinati a qualche tavolo più in fondo, egli rimase un po' perplesso nel vederla in compagnia di quello sconosciuto, "tutto bene?" chiese rivolto a Zanira, "si Sefron è tutto a posto, puoi stare tranquillo. A proposito credo proprio di aver perso la scommessa" rispose lei alzando il boccale ancora pieno per tre quarti; lo sconosciuto senza capire cosa intendesse dire la fanciulla, la guardò da sotto il cappuccio un po' stralunato, senza farci più caso inclinò lievemente la testa in direzione del locandiere, "buon uomo portereste anche a me un boccale di birra? Doppio malto per favore" il locandiere lo guardò ancora perplesso, "arriva subito" rispose dopo pochi istanti. L'uomo nel frattempo si voltò nuovamente verso Zanira e nonostante gli occhi fossero invisibili lei li sentiva puntati addosso e il fatto che non potesse vederli la indispettiva da morire, "Dunque? Posso chiedervi di mostrarmi il vostro volto o è talmente inguardabile che vi vergognate a mostrarlo?" chiese con finta ironia sorseggiando dal boccale, l'uomo fece una breve e secca risata, "siete molto decisa e fredda, mi piacete! Ebbene obbedisco" rispose lo sconosciuto continuando a ridere, quindi scattò la testa all'indietro per scoprire il proprio volto tenendo le braccia conserte sul petto largo; un volto cui Zanira rimase impressionata, come se davanti a lei fosse capitata la creatura più bella della sua vita: i capelli erano portati lunghi all'altezza delle spalle ed erano di un castano molto penetrante, gli occhi avevano un qualcosa di affascinante e travolgente, dalla forma lievemente a cerbiatto al colore verde muschio; portava una barba incolta poco lunga ed era vestito con abiti di pelle molto semplici tra cui il mantello che ne aveva mascherato la bellezza. Zanira pensò subito di essersi rimangiata le parole della battuta che fece poco prima e rimase con gli occhi spalancati mentre il giovane sconosciuto le rivolse un sorriso sghembo. "Decidi tu, secondo te dovrei nascondere il mio volto perchè sono troppo brutto?" la sua mente avrebbe esclamato "Assolutamente no, semmai dovreste coprirvi per la troppa bellezza che sminuisce la figura di qualsiasi altro uomo" ma decise di non farlo: "Non penso di essere in grado di dare un giudizio" fu ciò che disse e lo sconosciuto si mise a ridere divertito, "come sarebbe a dire? Sei una donna, se non sei in grado tu di dare giudizio riguardo la bellezza di un uomo chi potrebbe?" Zanira era in preda all'imbarazzo e non sapeva cosa rispondere, tentava di sfuggire lo sguardo dello sconosciuto per evitare di rimanervi imprigionata "Va bene forse ti ho sopravvalutata, in fondo sei ancora una ragazzina e dovresti giocare con le bambole di pezza invece di bere e fumare, tipetta curiosa!" fu come se le fosse arrivato uno schiaffo morale addosso come un macigno di pietra, Zanira sgranò gli occhi ed ebbe la voglia matta di rovesciargli addosso la birra dal boccale che teneva con mano leggermente tremante un po' per la rabbia ed un po' per l'agitazione, alla fine si alzò semplicemente in piedi pronta per prendere la via per la porta d'ingresso, "si vede proprio che non sapete avere a che fare con una donna, pure se siete... quel che siete non avete alcun diritto di darmi della ragazzina scema, anche perchè la parte dello svezzamento è passata da un pezzo! Adesso se non vi dispiace.. " ebbe il tempo di girarsi di spalle che si sentì afferrare dal polso e girandosi di scatto vide l'uomo impiedi ad un passo da lei, non si era accorta minimamente che si fosse alzato ed ebbe un sussulto di paura chiaramente leggibile nei suoi occhi, ma anche la sensazione che se non si fosse tenuta da qualche parte le gambe le avrebbero ceduto e sarebbe caduta come un sacco di patate sul pavimento lercio. Quando lo sconosciuto se ne accorse mollò la presa, stava per scusarsi ma venne interrotto dalla fanciulla che scorse minimamente tra i capelli un paio di orecchie appuntite: "ma voi siete un elfo!" esclamò sgranando gli occhi mentre il tipo le rivolse di nuovo un sorriso sghembo questa volta alzando un sopracciglio; "sei un'acuta osservatrice eh, la cosa ti stupisce?" disse nuovamente divertito facendole segno di risedersi al tavolo, Zanira rimase un po' perplessa prima di decidere di risedersi di fronte a lui, "Beh un po' si, non si vedono mai degli elfi da queste parti. Cosa vi ha spinto a venire a Leonar? E potreste cortesemente smettere di darmi del tu o devo per forza abbandonarvi a questo tavolo davanti ad una marmaglia di omaccioni che la prenderanno in giro per il resto del tempo che rimarrà qui dentro?" l'elfo le si avvicinò tanto da provocare in Zanira uno strano movimento nello stomaco e tutt'ad un tratto si sentì avvampare le guance, "se ti dicessi il motivo per cui sono qui ti dovrei uccidere e credo che nessuno di questi omaccioni oserebbe parlare male di me -notando l'espressione preoccupata che si disegnò sul volto della fanciulla, l'elfo la rassicurò subito,- stà tranquilla stavo scherzando, comunque la stessa domanda potrei fartela io e ti do del tu perchè ti ripeto che sei soltanto una ragazzina, anche molto simpatica e carina!" in quel momento arrivò il locandiere con la birra che l'elfo sconosciuto aveva ordinato poco prima e sentendo le ultime parole lanciò uno sguardo serio e intimidatorio a quello strano tipo; "grazie, gentilissimo" esclamò intanto quello prendendo il boccale di birra ma ricevendo come risposta quella cattiva occhiata, tuttavia non se la prese a male, "ma è tuo padre per caso?" chiese alla fanciulla mentre lei per distrarsi dalla situazione prese un sorso di birra, "no ma è un amico del mio, mi ha vista nascere quindi posso quasi considerarlo un padre" l'elfo sorrise e bevve pure lui dal boccale, dopo essersi pulito il labbro con il palmo riprese a parlare: "molto protettivo per essere un amico di famiglia" questa volta sorrise anche lei, "beh in effetti non sono altro che una ragazzina che è stata puntata da un tipo sospetto di cui non conosce nemmeno il nome, sfiderei chiunque  a non preoccuparsi" tentava di contenere l'emozione, "bella risposta comunque perdonami, sono stato poco cordiale a non essermi ancora presentato, il mio nome è Elmones" l'elfo le tese la mano e lei gli rivolse la sua timorosa ed ebbe l'effetto di una scossa elettrica quando le loro mani si sfiorarono, il cuore cominciò a batterle all'impazzata e sentiva ancora presente quello strano movimento nello stomaco.  "Zanira" Desiderò che quel contatto seppur semplice non finisse; invece l'atmosfera fu bruscamente interrotta dalla voce di Sefron, "Zanira guarda che manca poco al tramonto, non devi fare ritorno a casa?" le chiese con un espressione e un tono del tutto autoritari. La mezzelfo guardò da una finestra alla sua sinistra e si accorse che in effetti il cielo si stava dipingendo dei colori del tramonto, staccò a malincuore la presa dalla mano di Elmones e si alzò in piedi, "scusate adesso devo andare!" l'elfo si alzò dalla sedia, le prese una mano e gli e la baciò guardandola dritta negli occhi, "E' stato un piacere , spero di rivederti presto, tipetta curiosa!" Zanira sentiva le ginocchia cederle e fece la cattiva figura di barcollare lievemente mentre l'elfo la guardava divertito; la mezzelfo riuscì tuttavia a mantenere uno sguardo fermo e serio per il cattivo soprannome che le fu dato dall'affascinante elfo, dopo averlo fulminato con lo sguardo si staccò dalla sua presa e senza dire più nulla fuggì del tutto dalla locanda, passò dal bancone per salutare Sefron e pagargli la birra e corse via volgendo all'elfo un ultimo sguardo; si accorse che lui la stava guardando con quei suoi occhi verde muschio e non appena i loro sguardi s'incrociarono le fece un cenno di saluto che lei non ricambiò anche se avrebbe voluto. Uscita dalla locanda senza esitazione, la mezzelfo raggiunse Amoret nella stalla e insieme galopparono a tutta velocità verso casa; per tutto il tragitto Zanira pensò a quel suo strano ma particolare ed unico incontro che fece quella sera ancora con quelle stesse sensazioni che la fecero sorridere.
Arrivò che era già buio e dalle finestre della casa proveniva la luce delle candele accese e s'intravedevano le figure di Alena e Nemor che si muovevano caoticamente; Zanira nonostante fosse ancora presa dall'avventura si rese conto che si era trattenuta troppo a Leonar, fece un sospiro e percorse il viale che faceva da ingresso nel terreno dell'abitazione e i due familiari sentendo il rumore degli zoccoli si lanciarono fuori; Nemor sembrava fuori di se mentre Alena fece un sospiro di sollievo portandosi una mano sul petto e tenendo il braccio del padre per calmarlo con l'altra. "Zanira ma che cosa ti è venuto in mente?! -chiese Nemor cercando di contenersi- sei stata fuori tutto il giorno per procurarti niente di meno che una falce e io ti ho aspettata qui perdendo un'intera giornata di lavoro ai campi oltre che preoccuparmi. Vuoi darmi una spiegazione ragazzina? E dove hai preso questi vestiti? Che fine hanno fatto i tuoi?" in quel momento la mezzelfo non sapeva cosa dire, scese da cavallo, prese dalla tasca laterale rispetto alla sella il pacco improvvisato in cui c'era la falce, diede ad Amoret una pacca cosicché quello potesse avviarsi nella stalla e stette per qualche istante con lo sguardo fisso a terra, poi pose il pacco fra le mani del padre, "scusate" disse stralunata e l'atteggiamento strano preoccupò entrambi i familiari che scordarono immediatamente quanto era accaduto, "E' successo qualcosa?" chiese Alena visibilmente preoccupata, "no, cioè è successo tutto e non è successo niente!" adesso sul volto della mezzelfo si era disegnato uno strano sorriso che non tranquillizzò tuttavia né il padre né Alena "Che significa tutto e niente? Zanira parla, cos'è successo?" la mezzelfo si diresse verso la stella con ancora quel sorriso "non è successo... nulla non preoccupatevi e scusate per il ritardo!" padre e figlia si guardarono negli occhi cercando risposta uno nell'altra ma essa non giunse, non poterono far altro che stringersi nelle spalle ed entrare in casa. Zanira nel frattempo accompagnò Amoreth, gli diede da bere, da mangiare e mentre l'animale si riposava, silenziosamente la fanciulla riprendeva le sue solite sembianze, amareggiata per aver fatto preoccupare la sua famiglia e soprattutto che il suo segreto, almeno in parte, era stato svelato. Diede una pacca ad Amoreth in segno di buonanotte e tornò in casa silenziosamente, tentando di assumere un'espressione normale. La serata procedette con una tranquillità che non era solita, nella stanza si sentivano solo il rumore delle posate sui piatti e i respiri dei familiari seduti attorno alla tavola apparecchiata alla meno peggio per accogliere la cena e Zanira stette tutto il tempo a fissare il piatto senza toccare cibo; guardava un punto indefinito concentrata nei suoi pensieri totalmente immersi negli occhi dello sconosciuto con cui aveva scambiato quei pochi attimi che bastarono a folgorarla e lasciarle quella strana sensazione di pugno nello stomaco che in certi momenti le impediva quasi di respirare, una sensazione dolorosa e allo stesso tempo piacevole e sconosciuta; sperava di rincontrare il misterioso Elmones. E mentre Zanira tornava indietro nel tempo con la mente e con il cuore (oltre che con le farfalle nello stomaco) Nemor ed Alena non capivano se vi fosse da preoccuparsi seriamente per l'atteggiamento strano della fanciulla che non aveva assunto mai fino a quella sera, si scambiavano delle occhiate incredule ogni tanto sempre più sconvolti mentre Zanira ignara di tutto continuava a sognare e non appena il padre si alzò da tavola, come se fosse scattata in lei una molla, si alzò dalla sedia e si diresse a passo spedito verso la camera da letto, "Ma Zanira dove vai? Non aiuti tua sorella a sistemare tutto?" chiese Nemor al limite della sua sopportazione, "padre lasciamola stare stasera, domani mattina con tutta calma proverò a parlarle io. Per stasera penserò a tutto io non preoccupatevi!" Nemor convinto per metà dalle parole della figlia fece un respiro profondo e prese da un ripiano un panno bianco, "dai per stasera ti aiuto io; tu lavi ed io asciugo. Roba da matti!" Alena fece un sorriso poco convinto e cominciò a strofinare i piatti mentre il padre cominciò a lamentarsi come non mai, "La colpa è mia, per forza perchè sono un padre troppo buono, figuriamoci se in un'altra casa accadesse tutto ciò!" Dopo circa dieci minuti di lamentele senza sosta, Alena sbuffò energicamente e rispose con tono scocciato, "Papà se hai intenzione di continuare a lamentarti per tutto il tempo sappi, che non ho alcuna intenzione di sentirti quindi lascia stare e continua a borbottare nella tua stanza!" Nemor sgranò gli occhi incredulo dalle parole che udì, "ecco adesso oltre alla squinternata che torna ad un orario indecente, non tocca cibo e se ne va senza sistemare la cucina me ne ritrovo un'altra che mi da pure del tu, stiamo messi proprio bene. Se le cose stanno così questo vecchio si ritira nelle sue stanze a borbottare da solo come un pazzo, buonanotte!" posò con poco garbo il panno sul tavolo e rumorosamente lasciò la stanza per raggiungere la propria camera continuando a borbottare qualcosa di incomprensibile, Alena accumulò quanta più pazienza riuscì e ricominciò a lavare i piatti con tutta l'intenzione di volersi ritirare anche lei nel calore delle coperte a contatto soltanto con i sogni e senza sorelle stralunate e padri borbottanti a riempirle la testa di pensieri.
  
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