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Autore: Darksaurus 97    12/07/2013    2 recensioni
Allora, diciamocela tutta, sono una frana con le presentazioni. Diciamo soltanto che questa è la mia prima prova con il genere soprannaturale. Spero vi piacia.
Dal testo:
(...)Qualcosa si innalza squarciando la pelle, qualcosa che non avevo mai sentito prima ma che sapevo che prima o poi sarebbe arrivato: le ali. Ali nere, più nere delle tenebre che mi avvolgevano escono dalla mia schiena e si spalancano mostrando un’apertura alare di quasi 10 metri!(...)
P.S. Se voltete recensire, perndermi a pugni, a calci... fate pure!
Genere: Dark, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ti voglio bene, papà 

- Non potete farlo! Non potete lasciarci qui! – urlò mio padre disperato

  - Mi dispiace Carl ma sapevi già a cosa stavi rinunciando il giorno in cui abbandonasti il tuo posto in Paradiso per vivere sulla Terra – rispose una voce distorta, quasi metallica.

  - So bene di aver rinunciato ai miei diritti sposando una donna umana, ma almeno i bambini! Vi prego salvate almeno loro!

  Eravamo ormai da un’ora seduti sul divano in salotto a parlare con un tipo che potevamo solo sentire dal televisore insieme ai ronzii dovuti dall’assenza di segnale con cui si camuffava la voce.

  - Non possiamo farlo! Loro sono figli del peccato e non è il loro posto questo!

  - Ma sono pur sempre angeli! – gridò mio padre paonazzo in viso.

  - Mi dispiace, gli ordini sono questi. Andate in pace – concluse e in un lampo la televisione si spense.

  Per un tempo che parve interminabile, mio padre rimase a osservare fisso lo schermo, come se si aspettasse una sua qualche reazione. Ma quando si rese conto che quella reazione non sarebbe mai arrivata, si morse il labbro nervoso e con gli occhi infiammati, non solo per modo di dire, prese il telecomando e lo scagliò contro il televisore, imprecando così ferocemente da far paura. Sentii Anna aggrapparsi al mio braccio spaventata, anche se, sicuramente, non era a causa di papà.

  - Mi dispiace ragazzi – sussurrò mio padre e mia madre gli mise un braccio intorno al collo affettuosa – Non potevo immaginare una cosa del genere quando… sono sceso.

    Sentivo tutta la sua tristezza come se fosse mia, e, insieme a quella, un odio che andava crescendo con l’aumentare della tristezza di mio padre e della paura di Anna.

  - Non è colpa tua, papà – dissi d’un tratto, cercando di contenermi.

  Mio padre mi guardò con la coda dell’occhio e poi sospirò affranto. Non perché ma questo mi fece arrabbiare ancora di più.

  - E’ tutta colpa di quegli schifosi bastardi ai piani alti! – urlai, ritrovandomi sotto gli occhi di tutti.

  - Gli angeli seguono le loro regole – puntualizzò papà – Sarebbe assurdo cercare di cambiarle!

  - E pure ci stavi provando, papà!

  - Credevo che per voi avrebbero fatto un’eccezione. Voi non avete colpe per le mie scelte – cercò di giustificarsi, come se parlasse ancora con la televisione.

  - Non saremmo andati comunque. Non vi avremmo mai lasciati qui a morire! – esclamò Anna, sorprendendomi.

  - Anna… - cercò di dire ma non riuscì perché d’un tratto arrivò Joshua spaventato.

  - Sono qui! Stanno arrivando! – urlò.

  - Maledizione! – imprecò mio padre mentre Anna e la mamma lo guardavano interrogativi.

   - Che significa che stanno arrivando? – chiesi, sforzandomi di restare calmo.

  - Che sono quasi arrivati e che dovete sbrigarvi a scappare se non volete fare la mia fine! – sbottò spazientito.

  - Alex che sta succedendo? – chiese mia madre

  - Che dobbiamo andarcene, ecco che succede! – rispose mio padre alzandosi.

  Mamma non se le fece ripetere due volte. Prese per mano mia sorella e insieme andarono a prendere le valigie già pronte da tempo.

  Io e papà restammo invece in salotto a farci dare informazioni da Joshua.

  - Sono una volante – ci rivelò il fantasma – Quattro o cinque al massimo. Vi conviene uscire dalla porta sul retro, e da lì vi guiderò io. Conosco…

  Ma un rumore lo bloccò. Qualcuno stava bussando alla porta.

  - Aprite! Polizia! – urlavano da dietro la porta.

  Proprio in quel momento Anna e la mamma tornarono con i bagagli.

  - Sono loro – sussurrò Joshua.

  Continuarono a bussare ininterrottamente per altre cinque volte, finché poi non si misero a spingere con più insistenza.

  - Andate – ordinò mio padre – la porta non li tratterrà a lungo. Sono un angelo, mio occuperò io di loro.

  - Sei impazzito? – urlai – Io non ti lascio qui!

  Lui rivolse uno sguardo alla mamma, che si morse il labbro piena di amarezza. Alla fine annuì e portò via Anna che urlava incessantemente “papà”.

  - Alex, vattene. Non hai ancora le ali, non hai ancora tutti i tuoi poteri – disse con una calma innaturale e totalmente fuori luogo.

  - Io non ho alcuna intenzione di lasciarti qui! – urlai sempre più furioso e con la lacrime agli occhi.

  - Figliolo – disse e mi toccò la guancia.

  D’un tratto non sentii più nulla. Nessun bussare, nessun urlo. Buttai un occhio all’orologio appeso alla parete e vidi che la lancetta dei secondi si era bloccata. Mio padre, un angelo ex appartenente al coro angelico dei custodi del tempo ma ancora con i suoi poteri, aveva fermato il tempo.

  - Io ho fatto la mia vita, Alex. Ho fatto le mie scelte abbandonando il Paradiso e scegliendo di vivere sulla Terra. Le mie scelte vi hanno condannato, ma ora ho intenzione di rimediare. Occupati di tua sorella e di tua madre. So che ce la farai.

  D’un tratto mi misi a piangere sommessamente. Lacrime calde di dolore e di rabbia cominciarono a rigarmi le guance, mentre mi stavo rendendo conto di ciò che questo significava.

  - Tu sei un angelo, figlio mio, e ti assicuro che tu sei molto più forte di quanto tu non pensi.

  - Papà… - non riuscivo a trovare le parole.

  - Vai – disse e mi diede un bacio sulla fronte – Vi voglio bene.

  Corsi via mentre sentivo il tempo riprendere brutalmente possesso di sé. Subito dopo sentii un botto molto forte di qualcosa che sbatte e capì che doveva essere la porta, ormai aperta. Arrivai alla porta sul retro dove vidi una strana luce. Mio padre aveva uscito le ali.

  - Ti voglio bene, papà – sussurrai e scappai via mentre l’aria si riempiva del rumore degli spari.

 

Angolo autore:

So che mi odierete, ma ho pensato che questa come fine capitolo ci stava proprio bene. Vi prometto che aggiornerò il prima possibile e che nel prossimo capitolo spiegherò tutto. Ricordate, se volete commentare, recensire, ingaggiare The Saw per uccidermi… è tutto accettato.

  Un saluto,

Darksaurus 97!

 

  
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