La
gelosia fa 40 ( II parte )
- XVII ATTO
-
Spostò la sua attenzione su
ciò che conteneva il piatto dinnanzi a
sé: una bella fetta di millefoglie alla cioccolata. Aveva
davvero un aspetto
appetitoso, morbido, dolce e… e… il suo cervello
iniziò a produrre un
susseguirsi di immagini non narrabili in questa sede, purtroppo, o per
fortuna?, ma si potrebbe tranquillamente dire che ritraevano tutte
Harry in
pose che equivoche era dir poco, e che poi spalmava su quella pelle
bronzea e
perfetta cioccolata a non finire. Da lì iniziò a
fissare in maniera diversa la
pietanza e l’assalì senza pietà; con
somma gioia di Petunia, che gliene mise
ancora un buona dose sul piatto.
* * *
Passò le mani ancora una volta su quei
bei fianchi e contemplò il
suo bel viso rilassato e rosso per l’amore. Ogni volta si
stupiva di quello che
era Harry. Non tanto quello che era Potter, Potty, Sfregiato o altro,
no; lui
guardava e vedeva solo Harry. Il suo Harry, che ne aveva viste troppe
per la
sua giovane età e che ora chiedeva solo amore e pace. Cose
che lui non mancava
di dargli, mai! Più andava avanti e più non si
capacitava di quel modo che
aveva di fare: la sua gioia nel vivere e nell’affrontare le
cose, sempre pronto
a dare sorrisi a chi ne aveva bisogno, quando in realtà chi
ne aveva più
bisogno era proprio lui. Quella determinazione negli occhi smeraldini,
che
scemava appena si trovava tra le sue braccia, diventando un piccolo
bimbo
spaurito. Era grazie a Harry che aveva capito l’importanza
della vita, vivere
per chi si amava, per i propri ideali; cose che a Serpeverde non
s’insegnano.
Poi, quando quegli occhi diventavano liquidi e lucidi…
qualcosa dentro di lui
si apriva e la belva usciva, senza che potesse far nulla per impedirlo!
Aveva
una paura folle di fare del male a quella creatura meravigliosa che ora
era
accoccolata contro il suo petto e che non sapeva, alcune volte, da che
parte
prenderlo.
-Mh… Che c’è?-
chiese Harry, sentendosi lo sguardo tempestoso del
compagno addosso. L’altro non proferì parola e lui
arrossì, accorgendosi di
stare ancora steso su di lui –Oh…- fece e si
buttò su di un lato. Ma Draco lo
bloccò, ridacchiando come un matto, abbracciandolo e
massaggiandogli da quella
posizione, con piccolo movimenti circolari, la schiena
–Stupido! L’ultima cosa
che voglio è che tu ti allontani da me-
Harry sorrise dolcemente –E dove vuoi
che vada, scusa?- si sistemò
meglio, mise il volto nell’incavo del collo del ragazzo e dal
naso ispirò quel
profumo di… di… beh, a dire il vero sapeva di
vaniglia. Aprì gli occhi e, come
pensava, c’era una goccia di vaniglia sul collo di Draco:
glielo baciò e tolse
quel che era sopravvissuto al loro rapporto di poco prima. Poi
sentì la bocca
di Draco su una spalla, ma il dannato usava solo la lingua, per portar
via quel
che ne era della nutella.
-Senti un po’, ma quanta ne hai portata
di quella roba?- ridacchiò.
-Quanto basta!-
Il quanto basta di Draco, equivaleva a almeno due
terzi di tutti i
bagagli che si era portato dietro, svaligiando casa e lasciando i suoi
poveri
genitori a badare al Malfoy Zoo Manor. A quel che, tra un assaggio e
l’altro,
gli aveva detto, Draco aveva trovato anche uno struzzo e un
iguana: per
la precisione, Frizzi e Joenna. Gli aveva anche confidato che il
rettile
l’avrebbe voluto chiamare come lui. E quando aveva chiesto il
perché, la
risposta era stata: “ Ha il tuo stesso sguardo perso
“ e aveva preferito non
commentare quella frase, come tutto ciò che riguardava la
rivalità tra
Grifondoro e Serpeverde! Aveva perso la speranza… e per
farla perdere al
Prescelto ce ne voleva, eh!
Venne come svegliato di soprassalto, dallo stato
di dormiveglia
nella quale era caduto - oh, dopotutto era straiato su Draco che sapeva
di
vaniglia - da una stretta più forte del compagno.
-Ehi…- protestò,
ridacchiando –Che è tutta questa dimostrazione
d’affetto?...-
-E chi ti dice che non era un tentativo di
soffocamento?- ghignò
l’altro.
-Antipat… Ahio!- pigolò
Harry.
Draco fissò soddisfatto la macchietta
rossa che aveva fatto sulla
guancia del ragazzo. Amava quelle guance e quando le vedeva sentiva
sempre
l’istinto e l’impellente necessità di
morderle.
-Ma che fai?-
Ghignò –Marchio il
territorio, Harry, marchio il territorio… - e
riprese a succhiargli e a mordergli le guance, sentendo
l’altro sciogliersi in
un bel sorriso da ebete e abbandonarsi completamente a lui, sporgendo
in avanti
il viso.
Si staccarono e, col volto beato, stettero a
contatto con la fronte
per svariati minuti: di solito questi momenti finivano sempre con Harry
che
abbassava lo sguardo arrossendo; invece, quella volta…
-eeee… ECIUUUU- gli
starnutì in faccia.
-Bleak, Harry!- il moro tirò su col
naso.
* * *
Draco aveva immaginato la loro prima notte
lì come una giostra
troppo veloce; invece…
-ECIU!-
-Salute-
-Gazie Amole…-
…si era ritrovato a fare da medimago a
un Potter con la febbre e il
naso chiuso. E, in quelle condizioni, mai e poi mai avrebbero fatto
cose
oscene, ma di estremo buon gusto. Osservò il suo ragazzo:
sovrastato da chili e
chili di coperte che lui aveva fatto apparire con la bacchetta, tre
giganti e
morbidi cuscini dietro alla testa, gli occhi lucidi e il volto
arrossato… se
non avesse avuto la febbre di un cavallo gli sarebbe saltato addosso
seduta
stante. E invece si era dovuto rivestire, e rivestire il mio amore, e
mettersi
a sedere sul letto, affianco a lui.
Gli mise una mano sulla fronte…
-Ahu!- pigolò Harry –Hai le
mani fedde!- fece notare, come a
chiedere un po’ di garbo, visto che non era in forma!
Draco sorrise –Mani fredde, cuore
caldo- ma non aggiunse che era
colpa di Harry, perché era freddo. Dopotutto, lui chiedeva
solo di portelo
abbracciare per tutto il tempo, che male c’era?
Il moro ricambiò il sorriso con
piacere; sapeva che Draco era un
tipo tutto a sé, un po’ come lui, ma sapeva anche
che una volta che aveva preso
una decisione, era impossibile fermarlo. Come quando aveva deciso che
Harry
sarebbe stato il suo ragazzo: ci era mancato poco che non lo rapisse e
portasse
chissà dove! In più, quando Draco gli aveva
raccontato di quando lo aveva detto
ai suoi genitori, “Madre, Padre: amo Harry”, loro
erano stati quasi più
entusiasti di lui, che non si era aspettato tutto ciò, visto
la maschera a
lungo portata per via della guerra. Draco spesso si perdeva in pensieri
del
quale non voleva che lui fosse messo a parte, e specificava sempre che
lo amava
e che non lo avrebbe perso per nulla al mondo. E lui si lasciava
incantare da
quelle parole, quel tono e quello sguardo, prima che diventasse di
nuovo
assente. Non era per nulla bravo in Legilmanzia, come in Occlumanzia,
ma aveva
il presentimento che riguardassero il passato e il futuro. Gli
dispiaceva
enormemente essersi ammalato, ma non era colpa sua, almeno questa
volta, ma del
cugino impiccione e maniaco! E se solo Draco fosse venuto a sapere
della loro
bella chiacchierata con tanto di incontro ravvicinato per le scale,
altro che
l’Avada e
Draco si alzò e fece un piccolo giro
della stanza; ogni tanto
intervallava lo sguardo su Harry. Ma, per il resto, era
vitreo. Gli si
stringeva il cuore vedere il suo piccolo così e con tutti i
passi avanti che
aveva fatto nelle pozioni curative, non gliene veniva in mente nessuna
che
avrebbe potuto fare al caso suo! Poi, era come sempre tormentato da
quel
pensiero, che non lo lasciava in pace da quando era finita la
guerra…
Sentirono un bussare alla porta, seguito da una
voce maschile:
-Ti sei calmato?- la porta venne aperta e fece la
sua entrata in
camera Dudley, sazio di torta quanto Draco di Harry.
Appena entrò, Draco
assottigliò lo sguardo e non lo mollò un solo
secondo, mentre tornava vicino al compagno, prendendogli una mano. Dud
s’irrigidì sotto quelle lame affilate color
tempesta, che, anche se in quel
momento assassine, per Harry rappresentavano il bene e
l’amore assoluti; poi
guardò il cugino, sul letto, pieno di coperte.
-Ma cosa…?-
-Ecco cosa ci si guadagna a fare la doccia con la
potta apetta-
parlò Harry, un po’ più comprensibile e
allusivo, con la speranza che il
compagno non capisse, ma purtroppo Draco non era cretino quanto lui:
-Ah, e così in mia assenza ce la
spassiamo, vedo… bene!- sentenziò,
arricciando le labbra. Ma la voce impassibile, come gli occhi.
-Daco… non è come
pensi… io…- tentò Harry. Ma Draco lo
zittì, dolce,
passandogli una mano tra i capelli:
-Shh, lo so, amore, lo so. Non è colpa
tua, cucciolo mio…- gli baciò
la fronte, sentendo che scottava ancora e che la medicina non faceva
effetto
come doveva –Ora veniamo a noi…- tornò
freddo e spietato come prima, come si
era sempre presentato Lucius a amici e nemici. Ma la cosa che
spaventava di più
era che Lucius pareva prendersi gioco di tutti, mentre
Draco… Draco faceva sul
serio. Nessuno sopravviveva se lui lo prendeva di mira. Neanche
Voldemort lo
aveva superato, era persino riuscito dove lui aveva fallito: far
vacillare,
cadere e avere nelle proprie abili mani il grande Harry Potter! Ma come
poteva
essere colpa del piccolo Potty che a stento capiva anche le richieste
dirette
di qualunque cosa?
Dud rimase paralizzato! C’era qualcosa
in quegli occhi grigi che lo
lasciava impietrito sul posto, sull’attenti, come se si
aspettasse di morire da
un momento all’altro o peggio…
-Ti ho…- non riusciva a staccagli gli
occhi di dosso, benché la
frase fosse per Harry -… Ri… riportato
la… la tua…cosa…- prese la bacchetta e
la rivolse verso Harry. Ma il biondo gliela strappò dalle
mani con un gesto
secco:
-Che ci faceva con la tua bacchetta?-
-Me l’ha presa e poi chiuso dento
qua…-
-Almeno ha avuto la decenza di chiudere la porta-
Poi pensò bene di
prendere un po’ in giro il cugino del suo amore,
così si avvicinò al letto,
cercò con gli occhi una cosa ben precisa e la
trovò: tre macchie perlate erano
sul lenzuolo. Le prese con un dito e lo sollevò dinnanzi a
sé -… Così abbiamo
potuto imbrattare per bene queste lenzuola- si mise il dito in bocca,
leccò la
goccia e poi lo trasse fuori, ghignando –Mhh, sei buono come
sempre, Harry!-
Harry arrossì e tossicchiò
per l’imbarazzo; Dud lo guardò
stralunato… allibito. Poi il tossire di Harry si fece
più insistente; Dud e
Draco si preoccuparono e si precipitarono al suo capezzale per vedere
come
stava. Dud diede una forte gomitata a Draco e gli deviò la
traiettoria,
facendolo finire contro una delle sue tante valigie:
-Ma che…- gli mise una mano sulla
fronte –Bruci- Harry chiuse gli
occhi perché sapeva cosa sarebbe successo di lì a
poco; l’urlo non si fece
attendere:
-Stupeficium!- e Dud si ritrovò
schiantato addosso all’armadio della
camera. Draco gli si mise dinnanzi, sovrastandolo in altezza, poi si
chinò su
di lui, sibilando freddo e sputando veleno –Non ti azzardare
mai più a
toccarlo!-
Dud ghignò –Allora sarai
contento di sapere che ho già toccato- con
la speranza di non farlo alterare troppo; ma era stato troppo
più forte di lui,
doveva sventolare ai quattro venti che aveva avuto più di
una stretta di mano
per quello che riguardava Harry… anche se la maggior parte
delle cose erano
tutte frutto della sua mente e dei troppi sogni che si era fatto!
-Non amo ripetermi, quindi apri bene le orecchie-
disse sospirando,
come stanco, Draco –Ciò che è mio
è MIO e non permetto a nessuno, men che meno
a un lurido babbano, di mettere le sue sporche manacce su
ciò che ho di più
caro, chiaro?- chiese e, senza attendere risposta, visto che
l’altro non
sembrava intenzionato a dargliela, lo sollevò per la gola
–Ho detto: chiaro,
feccia?-
Per la seconda volta in quella giornata Dud si
sentì mancare il
fiato; il biondino li camuffava, i muscoli, allora!
Quando lo lasciò, si
accasciò a terra. Ebbe solo la forza di correre
verso la porta, uscire e poi richiuderla a doppia mandata: era
consapevole che
non sarebbe servito a nulla con due come quelli, ma il corpo non gli
rispondeva.
* * *
Harry fissò perplesso Draco, in piedi
davanti alla porta chiusa, mentre,
con dei semplici movimenti di bacchetta, la sigillava magicamente. Era
un poco
rimbambito per via della febbre, quindi non ci aveva capito molto; e
senza
occhiali tutto il mondo era molto più offuscato, un poco
come quando sentiva
lontano Draco… anzi… molto, molto più
forte era la sensazione di squallore che
lo coglieva quando lo sentiva lontano da sé.
Il biondo gli si avvicinò piano, con
un bel ghigno sulla faccia.
Roba che avrebbe fatto perdere la testa al bel moro, se solo avesse
avuto quei
fondi di bottiglia che non c’erano mai quando servivano e
quando impicciavano
invece stavano sempre in mezzo alle bolle! Gli si mise affianco, seduto:
-Ma che è successo?-
domandò.
-Nulla di rilevante. Come ho già
detto: marchio il territorio!-
Sarà stata la febbre o che altro,
fatto stava che questa volta la
frase la colse in maniera diversa, quasi offensiva, in un certo senso
–Ah,
quindi io sarei solo una “cosa” sulla quale
imprimere il tuo marchio?-
Draco ghignò di nuovo, amava vederlo
così –Non mi sembra che la cosa
ti dispiaccia più di tanto-
-Che vorresti dire?-
-Ti piace, ammettilo!- lo vide allungare il bel
broncio che aveva
assunto e, dopo un po’, arrossire. Incapace di trattenersi,
ridacchiò –Harry…-
-Cosa sono per te, Draco?- era chiaro cosa
rappresentasse per lui il
moro; ma la febbre non gli faceva vedere chiaro sulle cose, anche se
così
importanti. Anche se più di una volta aveva avuto quella
sensazione e sperava
di continuare a definirla tale, che magari scemasse col passare del
tempo, visto
che il biondo non era affatto brusco, a meno che non glielo chiedesse
lui. La
paura che potesse essere solo un passatempo per il suo ragazzo
s’impossessò di
lui per l’ennesima volta, non si sentiva così dai
tempi di prima della
battaglia finale. Quando Draco aprì bocca, il fiato gli si
fermò, come il cuore.
Lo abbracciò dolcemente, facendo
combaciare le loro fronti come
prima –Sei il mio bimbo- e lo baciò, come a
testimoniarlo. Harry non ebbe più
dubbi: lo amava!
Scusate il delirio XD! E scusate
anche che, come mi ha fatto notare
GRAZIE A
TUTTI, DAVVERO!
Adamanthea
Mokona89
_Eris_
Ubbo
Puffetta
serpeverde in Malfoy
_Claire_
SiLvIeTT4
DJKIKA
(comunicazione importante; oggi Asya mi ha fatto notare che le meche
erano
sbiadite, ma tranqui, non sono arancioni XD, ho confrontato con Jlj che
li ha
arancioni/miele di natura)
Fra Ro