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Autore: Jane The Angel    25/01/2008    1 recensioni
"Ester scese dalla carrozza e ammirò la casa di suo fratello: era una palazzina su due piani, di pietra rossa, molto diversa da quella semplice casetta in cui aveva vissuto in Andalusia. Mai, nei suoi sogni, aveva immaginato di raggiungere, un giorno, mete tanto distanti, luoghi così ignoti per lei. Mai prima di quel giorno…" una giovane cantante spagnola arriva all'Opera di Parigi e potrebbe cambiare gli avvenimenti di cui quel luogo fu testimone...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Parigi

Prefazione

   Le ruote della carrozza sussultarono leggermente sulle strade di Parigi. Producevano un cigolio continuo che sarebbe risultato insopportabile, non fosse stato che il viaggio era stato tanto lungo che l’occupante della carrozza si era ormai abituata.
   Era una carrozza elegante ma sobria. Le finestrelle di entrambi i lati erano coperte da tendaggi di stoffa blu pesante.
   Ester avrebbe voluto scostarli un po’ per poter ammirare quella città che suo fratello aveva tanto decantato nelle lettere che le aveva mandato, ma era già abbastanza agitata senza vedere la grandiosità della città in cui si trovava. Era la prima volta che lasciava la sua Spagna e, per di più, era la prima volta che viaggiava sola.
   La vettura si fermò all’improvviso e il conducente andò ad aprirle la porta. L’aveva accompagnata per tutto il viaggio e, vedendo il piccolo paesino di campagna in cui la ragazza aveva vissuto fino a quel momento, aveva l’esatto presentimento che non fosse tranquilla in quel momento.
   Ester scese dalla carrozza e ammirò la casa di suo fratello: era una palazzina su due piani, di pietra rossa, molto diversa da quella semplice casetta in cui aveva vissuto in Andalusia.
   Mai, nei suoi sogni, aveva immaginato di raggiungere, un giorno, mete tanto distanti, luoghi così ignoti per lei. Mai prima di quel giorno…

   Era Natale. Lei aveva sempre cantato nel coro della chiesetta del paese e molti le avevano fatto i complimenti per la sua bella voce. Tuttavia, era solo un divertimento per lei.
   Poi quel mattino, dopo la messa natalizia, un uomo le si era avvicinato. Era un uomo distinto, di mezz’età, e l’aveva salutata in spagnolo ma con un evidente accento straniero, per poi domandarle –Come ti chiami?-
   Il padre e la madre di Ester l’avevano raggiunta immediatamente, vedendo che parlava con uno sconosciuto.
   -Desiderate qualcosa da mia figlia?- aveva domandato suo padre con tono quasi minaccioso.
   -Oh, non fraintendete le mie intenzioni, signor…-
   -Aleandro Sancez.- aveva risposto l’altro in tono ancora incerto –E posso sapere con chi sto parlando? Avete un accento straniero.-
   -Oui, in effetti sono qui di passaggio. Je m’appelle Richard. Farmin Richard.  Tra pochi mesi, sapete, tornerò a Parigi, la mia città, e diverrò directeur dell’Opera di Parigi… certamente ne avrete sentito parlare.-
   -Certo. Congraturazioni a voi. Ora però…-
   -Suvvia, signor Sancez, lassè-moi terminer…- aveva riso allora il signor Richard –Sapete, stamattina ho écouté questo coro con molto interesse. Il motivo è, devo dirlo, la voce di vostra figlia.- si era voltato verso Ester e le aveva sorriso garbatamente –Un contralto assolutamente charmant.-
   Ester, arrossendo bruscamente, aveva abbassato lo sguardo.
   -Avrò la direzione dell’Opera tra tre mesi. La voce di sua figlia… come ti chiami, ma chère?-
   -Ester, signore.-
   -Ebbene, Ester, per quanto tempo hai studiato canto?-
   -Mi spiace, signor Richard, non ho mai preso lezioni.- ammise lei.
   -No? Eppure leggevate uno spartito.-
   -Mia madre mi ha insegnato a leggere le note, signore, nulla di più.-
   -Oh… bene, motivo in più per farvi la mia proposta, signori.- di nuovo, il signor Richard si era rivolto ai signori Sancez –Tra quattro mesi mandate Ester a Parigi. Provvederò a trovarle una camera in affitto, in una casa rispettabile, si capisce… con qualche lezione, ne sono certo, potrà arrivare in breve a una piccola parte da solista e, nel frattempo, potrebbe cantare come corista, o qualche duetto, addirittura.-
   La proposta del signor Richard era rimasta in sospeso per i quattro mesi seguenti: nessuno in casa ne aveva più parlato e Ester non aveva mai nutrito la speranza che i suoi genitori acconsentissero a mandarla così lontano.
   Ma allo scoccare del quarto mese suo madre l’aveva aiutata a fare i bagagli e suo padre aveva mandato una lettera al fratello di Ester, Diego, che si era trasferito a Parigi qualche mese dopo aver sposato una bella ereditiera parigina, madmoiselle Gabrielle Buten. Ovviamente Diego aveva accettato di ospitarla e Ester si era trovata su una carrozza, alla volta di Parigi.

   Ester entrò in casa e fu accolta da tutta la famiglia di suo fratello. Diego era piuttosto alto ma altrettanto robusto, al contrario di lei che era di costituzione abbastanza magra. Avevano però gli stessi capelli castani e gli stessi occhi nocciola che caratterizzavano la famiglia, e la loro carnagione era un poco più scura rispetto a quella di Gabrielle, che era una donna sottile e con un lieve sorriso perenne sul volto. Con loro c’era Antoine, il figlioletto di due anni.
   Dopo cena, quando la cameriera aveva finito di sistemare gli effetti personali di Ester, suo fratello le mostrò la sua stanza e manifestò la sua poca convinzione riguardo alla scelta presa dalla sorella –Ah, Ester, l’Opera… il mondo dell’Arte… Ne sei davvero certa? È ciò che desideri?-
   -Si.- rispose Ester con un sorriso –O, almeno, credo di desiderarlo. E visto che ho questa possibilità, odierei non provare, almeno.-
   In realtà, tutto era accaduto tanto in fretta che neanche aveva avuto il tempo di domandarsi se quel cambiamento le sarebbe piaciuto. Ma ora era lì, a Parigi, e certo non aveva nessuna intenzione di tornare indietro.
   -D’accordo. Allora domattina ti accompagnerò all’Opera…- sospirò Diego –Anche se con…- si interruppe, abbassando lo sguardo –Niente.-
   -Niente?- domandò Ester stupita –Come, “niente”?-
   -Niente, davvero. Solo, le sciocche paure di un fratello maggiore.- sorrise Diego, e l’abbracciò –Sono felice che tu sia qui.-
   La mattina seguente Ester indossò un abito celeste e un cappellino, poi Diego l’accompagnò all’Opera. Già da fuori, Ester rimase impressionata dall’immensità del monumento. Quando entrarono, emise uno strano rantolo e temette di aver perso la voce per la sorpresa di trovarsi in un luogo tanto imponente ed elegante.
   -Perdonatemi!- Diego fermò una donna dall’aria severa, il volto spigoloso e i capelli raccolti in una crocchia –Dobbiamo incontrare il signor Richard. Potete portarci da lui?-
   -Certamente, signore.- annuì la donna, e si presentò come la maschera Giry.
   La donna li guidò con sicurezza lungo i corridoi immensi ed elegantissimi fino ad un ufficio al secondo piano, dove madame Giry bussò alla porta di un ufficio.
   Una voce (Ester riconobbe in essa il signor Richard) disse di entrare. Madame Giry, dopo aver fatto una riverenza al signor Richard, seduto dietro la scrivania, e ad un altro uomo seduto su una poltrona, uscì chiudendo la porta.
   -B… bonjoure.- salutò Ester con voce un po’ stentata.
   -Oh, salve, salve!- salutò il signor Richard –Se non erro, voi siete… Ester, Ester Sancez, nevvero?-
   L’altro uomo intanto, dopo essersi presentato come il signor Moncharmin, co-direttore dell’Opera, li invitò a sedersi e Ester e Diego presero posto davanti alla scrivania.
   Sara prese a torturarsi nervosamente le mani: il signor Richard si era detto soddisfatto della sua voce, ma non aveva accennato al fatto di non essere l’unico direttore: dunque non spettava solo a lui la scelta. Se al signor Moncharmin non fosse piaciuta, cosa sarebbe successo? Sarebbe dovuta tornare in Spagna? Ora, la prospettiva di tornare a casa le sembrava terrorizzante.
   -Ti avevo raccontato, Moncharmin, della giovane contralto andalusa?-
   Il signor Moncharmin annuì studiando la ragazza –Certo, certo…immagino dovremmo sentirla cantare… certo non mi intendo granché di musica, ma gradisco sentire la voce di una cantante, prima di stipendiarla. Capite la mia posizione spero, madmoiselle.-
   -I…io… certo, signore.- annuì Ester, che tuttavia era un fascio di nervi.
   -Bene.- sorrise il signor Richard, e le porse uno spartito adatto alla sua tonalità. Le furono concessi pochi minuti per studiare le note e i passaggi, poi fu fatta alzare in piedi.
   Trasse un respiro profondo e chiuse gli occhi. Immaginò di trovarsi non in un’elegante ufficio dell’Opera ma in chiesa, nel suo paese. La nota iniziale fu un tantino tremula, ma poi la sua voce si fece chiara e cantò con naturalezza, come aveva sempre fatto.
   I due direttori ne furono soddisfatti. Dopo aver scambiato qualche parola le dissero che avrebbe dovuto presentarsi all’Opera la mattina seguente alle nove.
   A casa, dopo aver scritto una lettera entusiasta alla madre e al padre, Ester andò a letto.

___________Nota di Herm90
Questa è la prima volta che mi arrischio a scrivere sul Fantasma dell'Opera... la mia ficcy è basata più sul film che sul libro. Non so quanto sarà lunga... io andrò avanti comunque, ma qualche recensione fa sempre piacere!
(mi scuso in anticipo per il francese... so che è pessimo, non sono mai andata bene anche se mi affascina molto come lingua!)
  
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