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Autore: Jane The Angel    26/01/2008    0 recensioni
"Ester scese dalla carrozza e ammirò la casa di suo fratello: era una palazzina su due piani, di pietra rossa, molto diversa da quella semplice casetta in cui aveva vissuto in Andalusia. Mai, nei suoi sogni, aveva immaginato di raggiungere, un giorno, mete tanto distanti, luoghi così ignoti per lei. Mai prima di quel giorno…" una giovane cantante spagnola arriva all'Opera di Parigi e potrebbe cambiare gli avvenimenti di cui quel luogo fu testimone...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

   La mattina seguente Diego e Gabrielle dovevano andare a lavoro, dunque mentre il piccolo Antoine venne affidato alla cameriera Ester prese una carrozza da sola, diretta verso il Teatro dell’Opera. Davanti all’entrata, ai piedi dello scalone d’entrata, la attendeva madame Giry, le braccia incrociate al petto e uno scialle nero sulle spalle.
   -Bonjoure.- la salutò Ester.
   -Bonjoure.- rispose madame Giry, la voce rigida al pari del portamento –Venite con me.-
   La donna la accompagnò innanzitutto ad un camerino che, la informò, era suo da quel momento. Lì le porse un abito verde ampio e semplice.
   -L’abito che avete ora, con quella fascia stretta in vita, non è l’ideale per cantare.- la rimproverò.
   Quando Ester si fu cambiata la portò nell’immensa Sala e tramite una scaletta laterale salirono sul palco.
   Al centro di esso vi era una ragazza che doveva avere più o meno l’età di Ester: era bionda, gli occhi celesti, e indossava un abito bianco simile a quello che avevano dato a lei.
   -Lei è Christine Daaé.- le spiegò madame Giry mentre si avvicinavano alla bella soprano –Christine, lei è Ester Sancez.-
   -Molto piacere.- le sorrise Christine con voce dolce. Ester ebbe a malapena il tempo di rispondere prima che la maschera Giry la trascinasse verso il corpo di ballo. Per prima le presentò una ragazza dai capelli neri che, come le altre, indossava un lieve tutù verde.
   -Lei è Meg Giry. Mia figlia.- spiegò a Ester la sua guida, poi passò alle altre ballerine.
   Infine, quando Ester ebbe conosciuto i due tenori, la seconda soprano e un giovane contralto maschile, madame Giry la condusse al coro.
   -Per oggi…- spiegò Madame Giry al termine delle presentazioni –Lavorerai con Philippe, uno dei nostri maestri, sugli spartiti. Da domani inizierai a provare con gli altri.-
   Madame Giry la condusse dietro le quinte. Mentre camminavano tra scenari e sfondi, tra alberi e colline, palazzi e povere stamberghe, sul palco Christine Daaé iniziò a cantare. Come Ester aveva potuto comprendere dai costumi, cantava la parte di Ermia di “Sogno di una notte di mezza estate”.
   La sua voce si levò nel teatro con un tono dolce e cristallino che Ester non aveva mai ascoltato prima. Era davvero un piacere non solo perle orecchie, ma anche per lo spirito, avere il privilegio di ascoltare una simile voce.
   L’attenzione di Ester tuttavia fu all’improvviso distolta dalla voce della cantante. Mentre seguiva madame Giry si voltò indietro, certa di ciò che aveva visto e sentito. Eppure, non c’era nulla dietro di loro.
   -Mi scusi madame, non ha sentito anche lei?- domandò, curiosa.
   -Cosa, mia cara?- domandò la donna senza voltarsi.
   -Un rumore, come di una porta.- disse Ester senza smettere di fissare il lungo corridoio tra lo scenario del Faust e quello di Romeo e Giulietta –E credo di aver visto anche qualcosa…-
   Madame Giry si voltò verso di lei, finalmente –Ester, io credo che tu non abbia visto nulla. Se invece non è così, sono certa che non sia altro che un macchinista che fa il suo lavoro.-
   “Certo, ma dov’era scomparso ora?”, pensò la ragazza. Ma non disse nulla, annuì e seguì Madame Giry.
   Il signor Philippe era un uomo panciuto con due lunghi baffi neri e il capo pelato. La accolse con un tono affabile dietro cui, tuttavia, Ester non ebbe difficoltà a percepire un velo di freddezza.
   Quando Madame Giry lasciò Ester sola con lui, non disse nulla che non riguardasse il canto. Nemmeno, per dire, volle sapere il nome della sua allieva.
   -Iniziamo con qualche gorgheggio.- disse solo, e poi continuarono.
   A fine lezione, quando l’uomo la congedò senza quasi salutarla, Ester si imbatté in Meg Giry, che la salutò in tono allegro.
   -Hai fatto lezione con Philippe?- domandò –Com’è andata?-
   -Oh, beh… in realtà, non saprei. Non ha detto nulla.- ammise Ester, ansiosa di sapere cosa volesse dire quel silenzio dell’insegnante.
   -Ma certo, che sciocca… Philippe, dopotutto, non parla più quasi con nessuno, se non con il signor Richard.- annuì Meg.
   -Hai detto “non parla più”… prima parlava? Cosa gli è accaduto?- domandò curiosa Ester mentre le due si avviavano verso il piano di sotto, dove c’erano i camerini e il foyer della danza.
   -Due settimane fa ha ricevuto una missiva dal Fantasma. Ovviamente, c’era da aspettarselo, dopo la storiaccia che ci ha raccontato…- disse sottovoce Meg.
   -Cosa? Che storia è, i fantasmi scrivono lettere?- rise Ester.
   -Sssssssh, per l’amor del cielo, tieni bassa la voce se parli del Fantasma in modo così irrispettoso.- la redarguì Meg, guardandosi attorno come se si aspettasse di vedere un fantasma sbucare dal nulla.
   Ester sollevo un sopraciglia, sorpresa –Hai paura che ci senta?-
   -Oh, lui sente ogni cosa.- annuì Meg, sempre curandosi di non alzare la voce al di sopra di un sussurro –Perché credi che abbia mandato quella lettera minacciosa al signor Philippe, altrimenti?-
   -Ma certo… giusto…- concordò Ester, scettica.
   Non aveva mai creduto ai fantasmi. Tuttavia, quando arrivò a casa, non poté fare a meno di chiedere a suo fratello notizie su questo “fantasma” di cui Meg aveva parlato.
   -Oh, cielo, ancora!- sbuffò Diego. Lavorava nella polizia di Parigi, dunque sapeva bene a cosa si riferiva la sorella –Ebbene, non volevo dirtelo per non spaventarti. Circa tre settimane fa il signor Buquet, uno dei macchinisti dell’Opera, è stato trovato morto. Impiccato, pare, anche se non si è mai trovata la corda…-
   Ester rabbrividì –Impiccato?- domandò –Lì, all’Opera?-
   Diego annuì –Beh, pare che in molti siano convinti che ad ucciderlo è stato il Fantasma dell’Opera. Oh, non è che una leggenda.- si affrettò a rassicurarla Diego –Te lo dico io, se Buquet non si è ucciso da solo, significa che aveva qualche debito e si è dimenticato di saldarlo.-
   Ester annuì e il giorno seguente tornò all’Opera emozionata esattamente come le due mattine precedenti.
   Un fantasma che andava in giro a impiccare le persone non era più credibile delle leggende e delle storie che le vecchie del paese raccontavano a lei e ai suoi amici quando era bambina.
   Le prove furono molto più divertenti, ma anche molto più faticose, della lezione con il signor Philippe. Il signor Richard passò a dare un’occhiata, e quando si ricordò di lei domandò alla signora Lafrés, direttrice del coro, come se la stava cavando.
   Ester arrossì di piacere nel sentire la donna rispondere con un entusiasta –Egregiamente, signor Richard.-
   Nella pausa per il pranzo, dopo aver mangiato con Meg e un’altra ballerina, Jemmes, le due le proposero con aria eccitata –Che ne dici di fare un giro… al palco numero 5?-
   Ester sollevò un sopraciglio, sorpresa –E perché non al 15?- domandò.
   Le due ragazze scoppiarono a ridere –Già, dimenticavo che sei nuova… il palco numero 5 è il palco maledetto!- disse Meg.
   Ester alzò gli occhi al cielo: fantasmi e palchi maledetti?
   -E perché sarebbe maledetto?- chiese, curiosa nonostante lo scetticismo.
   -Nessuno può assistere ad una rappresentazione da quel palco. È riservato.- spiegò Jemmes in tono confidenziale.
   -Dal Fantasma, magari?- scherzò Ester.
   -Esatto. Andiamo?-
   Ester assentì, pensando che dopotutto bisognava pur passare il tempo. Così seguì le due verso il palco.
   -Apri tu.- la sfidarono quando furono davanti alla porta.
   -Va bene.- scosse le spalle lei, ed entrò. Una volta nel palco, si sporse per osservare il palco.
   “Beh, il Fantasma si è scelto un buon posto, da qui la vista è perfetta” osservò, notando che di lì poteva benissimo vedere Christine che, seduta al centro del palco, sembrava scrivere qualcosa su quello che doveva essere un diario “Invece di fare queste sfide, la prossima volta vado a parlare con lei”, decise mentre Meg e Jemmes entravano con circospezione dietro di lei “Non mi piacciono queste sciocche sfide di coraggio, manco avessimo cinque anni invece di diciassette…”
   -Sai, nessuno l’ha mai visto.- disse Meg quando l’ebbero raggiunta –Ma in molti l’anno sentito. Anche i signori Richard e Moncharmin, anche se non l’hanno mai ammesso.-
   Ester annuì –Capisco… e perché questo Fantasma è tanto interessato all’Opera?-
   -Beh, lui vive qui.- rispose Jemmes.
   -Scusa, non vive, è un Fantasma… al massimo infesta.- scherzò Ester –Ad ogni modo, credi che lui sia qui ora?- domandò per evitare le raccomandazioni di cautela che già aveva letto negli occhi delle due compagne –Ci sta osservando, ascolta ciò che diciamo?-
   -Oh, è possibile.- annuì Meg lieta che l’avesse presa sul serio –Proprio per questo, come ti ho già detto l’altro giorno, dovresti essere più cauta quando parli di lui. Ora è meglio andare… mia madre non vuole che io venga qui.-
   Ester annuì e seguì le due fuori. Stava per chiudere la porta quando si bloccò: le era parso di sentire un rumore. Non era certa di che natura fosse ciò che aveva sentito, ma le sembrava venire proprio da lì, dal palco numero 5…
   Scosse le spalle: probabilmente non era che uno scherzo di Meg e Jemmes, di certo c’era nascosta da qualche parte una loro amica con l’intento di spaventarla.
  
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