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Autore: twisted__    13/07/2013    4 recensioni
Dopo la morte di Silente, Lupin si rifugia in una stanza della Stamberga Strillante. Tonks andrà a cercarlo per concludere un discorso che i due hanno iniziato molto tempo prima.
Dalla storia : “Tu non conoscevi Lily”
“ No, non la conoscevo, ma forse nemmeno tu, perché non hai capito niente dell’amore”
“Smettila, Ninfadora.”
“Non- ”
“Smettila di farti questo genere di fantasie. Per amore si vive, mi capisci? Un conto è morire per salvare qualcuno che ami, un altro conto è rischiare di finire ammazzati dalla persona che ami.”
“Credi davvero che mi ammazzeresti? Ti ritieni capace di questo?”
“ Sono un lupo mannaro , fattene una ragione.”
“No, Remus. Sei una persona, devi essere tu a fartene una ragione. E per quanto tu possa cercare di vederti come un mostro, non lo sei. Se tu fossi un mostro, non avresti combattuto con noi, con me , questa notte. Se tu fossi un mostro.. io non sarei qui, Remus , lo capisci?”
“ Tu pensi ne valga la pena?”
“Se non ne valesse la pena, io non sarei in questo posto squallido. Possiamo, per favore,parlare come due persone adulte senza che tu senta il bisogno di trattarmi come se fossi una bambina?”
“ Qualcuno dei due
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Shattered

 Ho scritto questa os ascoltando questa canzone, per questo il titolo è ispirato alla canzone
http://www.youtube.com/watch?v=2Nf4NnjljTM

And finding answers
Is forgetting all of the questions we called home

Passing the graves of the unknown "

Remus Lupin aspetta che arrivi l’alba, ammesso che in momenti come quelli, l’alba possa ancora esistere.
E’ scappato come il peggiore dei codardi davanti a una guerra che ha trascinato via con violenza tutto quello che amava. Tutto quello che ancora riusciva a renderlo umano. Sa che non è ancora la fine, sa che non è ancora l’epilogo. Dovranno ancora scorrere le acque di innumerevoli fiumi sotto i loro ponti, prima che si possa parlare di fine. Sa anche che non sono le acque dei fiumi che contempli estasiato durante i tuoi migliori picnic estivi. Sono fiumi sangue quelli che ancora dovranno scorrere, correnti che hanno trascinato via James, Lily, poi Sirius e ora Silente. Chi era riuscito a sfuggire loro , aveva imparato a schivare i calci in culo della vita saltando da una schiera all’altra, sempre sul carro del vincitore – apparente o meno che fosse – pronto a vivere per uccidere ancora.

Aveva visto Peter tradire un amico, aveva visto Bellatrix uccidere suo cugino in nome di una causa tutta sbagliata e poi aveva visto Piton uccidere Silente.
Tutto quello che lui ha saputo fare è stato sfuggire all’infermeria di Hogwarts per rifugiarsi alla Stamberga Strillante, aspettando l’alba per rendersi conto che un domani, per quanto misero e disgraziato si presentasse, si accingeva ad arrivare.
Un sorriso amaro compare sul suo volto al ricordo di Sirius sedicenne con i suoi capelli neri da ribelle sempre troppo lunghi, che scrollando le spalle gli diceva “hai solo un piccolo problema peloso, amico”. E lui quasi si sentiva umano.
Aveva pensato di vivere di perfezioni momentanee, di istanti perfetti che credi possano durare in eterno quando sei un ragazzo e ti ripeti che nulla è per sempre, ma che forse tu sei l’eccezione.
L’eccezione non esiste, Remus ora pensa di saperlo. La guerra spezza tutti, chi più chi meno.
Tutti lottavano per evitare che la guerra spezzasse Harry, principalmente, la piccola vittima di una guerra che aveva dovuto far sua anche prima che realmente la conoscesse.
Tutti lottavano ricordandosi un po’ degli occhi di Lily, o semplicemente sentendone raccontare, amandoli quasi come se li conoscessero.
Remus aveva visto gente parlare di amore, morire per amore, combattere per amore (e lui era in quella schiera) , ma non aveva mai amato qualcuno in maniera diversa.
O forse sì. Forse sì.

 “Remus”
la voce cristallina fuori dalla porta lo fece trasalire, tuttavia non rispose, aspettò che la voce desistesse e tacesse.
 “Remus lo so che sei qui dentro e non mi muovo di qui fino a quando non apri questa cazzo di porta”
Sorrise. Dimenticava che Tonks non è come gli altri.
 “Vuoi che la butti giù? Davvero? Guarda, non costringermi a pagare i danni a questo… beh, posto.”
Rise in silenzio, poi con tutta la fatica del mondo si alzò per aprirle la porta.
Guardò la figura esile che si ergeva di fronte a lui. Era piccola, a fatica gli arrivava alle spalle, e gracilina.
Il viso a forma di cuore recava un’espressione a metà fra il preoccupato e l’arrabbiato, i capelli che erano soliti cambiare colore erano in quel momento di un banale castano.
 “Si può sapere che fai qui? Parlo da sola?”
 “Questa domanda dovrei porla io a te.”
 “Sei scappato dall’infermeria senza nemmeno darmi il tempo di finire di parlare”
Remus ignorò l’ultima frase e volse lo sguardo fuori dalla piccola finestra.
 “Torna ad Hogwarts, hanno bisogno di te”
 “Avrebbero bisogno anche di te, razza di idiota!”
 Remus diede segno di non aver sentito  una parola pronunciata da Tonks e immaginò di concludere la conversazione allontanandosi da lei, come se non avessero più niente da dire, quando invece avrebbero dovuto raccontarsi il mondo e lui lo sapeva.
 “Pensi di mandarmi via così?”
 “In genere così le persone con un minimo di ragione capiscono quando è il momento di andarsene”
 “ Mi stai dando della stupida, per caso?”
 “ E a te sembra il momento di litigare o di trastullarsi in amabili ragionamenti sulle nostre situazioni sentimentali?”
 “ Quando sarebbe il momento?”
 “ Silente è morto. Morto , lo capisci questo?”
Tonks tacque, per un attimo sembrò che le parole di Remus avessero fatto breccia in lei e lui la osservò guardare tutti i particolari della stanza.
Con passo incerto lei si voltò e Remus pregò che decidesse di voltarsi mentre a passo più deciso di incamminava verso la porta.
Aveva cercato di mandarla via fino a quel momento, ci stava riuscendo ma nello stesso istante avrebbe voluto che lei restasse.
Si sentii stanco, passò una mano sulle palpebre chiuse e aspettò di vederla sparire dietro la porta.
Poi lei si fermò, il respiro di lui si calmò, quasi fu grato al mondo per quella sua tenacia che ora la tratteneva nella peggiore stanza del peggior posto del mondo.
Quando si avventò su di lui quasi non la vide, ma resse con abbastanza facilità i colpi dei suoi pugni sul petto.
 “Sai per quale motivo è morto Silente, stupido idiota? Per permettere agli altri, a tutti gli altri di farsi una vita che non contempli la guerra. E’ morto per permettere a Harry di crescere e innamorarsi, magari, è morto per rendere l’amore di Lily concreto. Capito? Silente è morto per amore; lui sa cosa significa amare qualcuno, forse sa anche meglio di te cosa vuol dire l’azione che ormai anni fa Lily ha compiuto.”
 “Tu non conoscevi Lily”
 “ No, non la conoscevo, ma forse nemmeno tu, perché non hai capito niente dell’amore”
 “Smettila, Ninfadora.”
 “Non- ”
 “Smettila di farti questo genere di fantasie. Per amore si vive, mi capisci? Un conto è morire per salvare qualcuno che ami, un altro conto è rischiare di finire ammazzati dalla persona che ami.”
 “Credi davvero che mi ammazzeresti? Ti ritieni capace di questo?”
 “ Sono un lupo mannaro , fattene una ragione.”
 “No, Remus. Sei una persona, devi essere tu a fartene una ragione. E per quanto tu possa cercare di vederti come un mostro, non lo sei. Se tu fossi un mostro, non avresti combattuto con noi, con me , questa notte. Se tu fossi un mostro.. io non sarei qui, Remus , lo capisci?”
 “ Tu pensi ne valga la pena?”
 “Se non ne valesse la pena, io non sarei in questo posto squallido. Possiamo, per favore, parlare come due persone adulte senza che tu senta il bisogno di trattarmi come se fossi una bambina?”
 “ Qualcuno dei due dovrà pure ragionare, no?”
Tonks scosse la testa e i suoi capelli passarono dal castano al rosso fuoco come se niente fosse.
 “Sirius aveva proprio ragione a dire che sei un completo idiota”
 “Cosa c’entra Sirius?”
 “Credi che non sapesse di noi?” – la voce di lei era un sussurro, le sue mani avevano smesso di picchiargli il petto e giacevano innocue sulla sua camicia – “credi che mi abbia detto anche solo una volta che sei pericoloso o che non ne valga la pena?”

Dopo quella che a lui era parsa un’eternità, cedette. Strinse forte Tonks che con tenacia afferrò la sua camicia e sparì fra le sue braccia.
La stanza parve sparire sotto i suoi piedi, come se fosse esplosa, come se non fosse guerra, come se esistessero solo i capelli di lei e il mistero del loro colore cangiante.
L’accarezzò per un tempo indefinito, poi lei si liberò dal suo abbraccio e lo baciò.
Semplicemente poggiò le labbra sulle sue, con la semplicità di una bambina.
Il tocco di quelle labbra sembrò quasi frizzante, fresco, una bibita ghiacciata dopo una torrida giornata di luglio.
Le cercò ancora, Tonks non si negò, improvvisamente avrebbe potuto anche essere più pericoloso di Voldemort in persona ma non la avrebbe lasciata.
Non lì, non mentre la guerra piegava vite, non mentre il mondo sembrava trasformarsi in un inferno.
Non la avrebbe lasciata, voleva sentirsi vivo.
E lui era umano lì con lei, mentre sentiva le sue mani infilarsi sotto la camicia e la sentiva inciampare nelle mattonelle ormai logorate dal tempo, mentre rideva della sua stessa goffaggine che lui amava e più sbagliava, più lui la cercava, più l’avrebbe tenuta stretta.
Non la lasciò, la tenne sempre più stretta ogni volta che sembrava stesse per allontanarsi dal suo petto e non risparmiò nemmeno un briciolo dell’amore che avrebbe potuto regalare, nemmeno un respiro.
C’era lei, la guerra non esisteva.
Voleva solo dissetarsi, tenersela stretta, tornare a casa, ridere, farsi prendere a pugni nello stomaco dalla sua voglia di vivere e sentirsi umano.
L’avrebbe tenuta stretta fino a quando avrebbe potuto, fino a quando la ragione non fosse tornata, forse fino alla mattina dopo, forse per sempre.
Le accarezzava i capelli che ora erano di un rosa acceso e le sussurrava di non lasciarlo, mai.
L’alba arrivò improvvisa, Remus nemmeno ci fece caso mentre contemplava ancora il petto nudo di Tonks che era scosso lievemente dai respiri.

 “Ninfadora?”
Lei rispose dal sonno, debolmente, con gli occhi ancora chiusi.

 “Mh?”

 “Ninfadora, guarda, è arrivata l’alba”
Lei aprì gli occhi, il suo sguardo trasparente fu in quello di lui e sorrisero insieme.
 “Quando capirai mai?”
 “Cosa?”
 “ Non devi, per nessun motivo al mondo, chiamarmi Ninfadora”
E gli lasciò un bacio al gusto di coca cola sulle labbra.

 
 
 


Note: Okay, noterete verso la fine della os un richiamo babbano al quale non ho saputo resistere, perché è quello che immagino sia il bacio di Tonks.



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http://www.gingergeneration.it/n/concorso-percy-jackson-simm-nu-burdell-e-gent-116895-n.htm#sthash.c0YxeeT7.gbpl

   
 
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