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Autore: Ephi    13/07/2013    6 recensioni
[Storia sospesa causa mancanza ispirazione.. AAAAH. Sigh.]
Ovvero: Come Annientare le Lagne degli Dei.

No no, non si può non tener conto di questa cosa. Com'è possibile che gli dei ne abbiano sempre una? E noi mezzosangue, scusate? Cioè.. rendiamoci conto! Imprese di qua, imprese di là.
E, infatti, una è toccata a me, che è già tanto se riesco a leggere un testo senza imprecare contro metà Olimpo. (ops)
Eppure, non riusciamo a dire di no, vero? Tutto purché la finiate di distruggere mezzo pianeta per ogni minima cosa che non vi sta bene. (sì, signor "zap-ti-fulmino", parlo principalmente a te!)
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1.
CAPITOLO 1.




Ero sicura di essermi addormentata e, cosa strana, provavo un certo mal di mare. La brezza pungente dell'oceano mi investiva come se fossimo in corsa. In effetti lo eravamo davvero.
Quando strofinai gli occhi e misi a fuoco la scena, mi resi conto di dove effettivamente mi trovassi: dovevo essere per forza su uno di quelli yacht che ormeggiano fieri e giganteschi nei porti, quelli di tutti quei VIP che si vedono in serie tv del calibro di Beautiful (. . .). Mi aggrappai allo scienale del divanetto dove ero crollata e mi tirai su.
Kevin stava dormendo con la bocca spalancata, il suo russare arrivò fino a me (un misto tra beeeh-runf.. beeeeh-runf). Accanto a lui, il cagnetto ribelle dormiva accoccolato con la testina sulla sua coscia caprina. Sorrisi istintivamente e mi maledissi per non aver avuto una macchina fotografica.
Spostai poi gli occhi oltre la mini terrazza in cui eravamo. Mi alzai barcollando, ma presi in fretta l'equilibrio, raggiungendo lo scorrimano e guardando appena sopra: il signor Mead-Divino-Tritone guidava quella barca come se stesse girando un film (stavolta senza Ridge e Brook), con il vento tra i capelli, chewing gum in bocca e occhiali da sole, sebbene fosse notte inoltrata.
- Ben svegliata, Jennifer - disse, senza nemmeno scomporre la posa in cui era messo. Aveva la mano poggiata sul timone,  immaginai avesse anche un mini stereo da qualche parte con la sigla di Baywatch. 
Mi affrettai a raggiungere la scaletta e lo affiancai, mentre lo scafo ogni tanto saltellava all'impatto con la superficie (Kevin finì con la testa sul sedile di fianco al suo, senza smettere di belare-russare).
- Ci siamo quasi, attraccheremo direttamente al Campo - aggiunse, poco dopo - Abbiamo un permesso speciale - sorrise, schioccando appena le labbra.
- Immagino sia dovuto al grado di importanza che ha - azzardai a dire, mentre posizionavo i capelli sotto al berretto.
- Anche - ammise - Ma ho bisogno di fermarmi al Campo per qualche giorno, quindi tanto vale io attracchi davanti casa -
- Ha una casa in questo fantasmagorico Campo? - domandai ancora, mentre continuavo ad oscillare.
- Vedrai, vedrai - disse divertito (cosa che non fece per niente divertire me).
Tenni una presa ferrea allo scorrimano, quando Tritone virò verso destra, entrando nella baia. All'interno dell'insenatura naturale non vedi assolutamente nulla, il che mi fece pensare che il dio stra divino qui presente avesse qualche problema con le coordinate marine.
Infondo era il dio dei fiumi, no? Sarebbe stato normale si trovasse più a suo agio con corsi d'acqua. Con enorme sorpresa, invece, piccole luci cominciarono ad apparire, facendosi mano a mano più chiare. 
Superammo senza problemi quello che doveva essere un velo (una barriera di protezione, forse?) e Tritone alzò per la prima volta gli occhiali sulla testa. Le torce sulla spiaggia erano fin troppo vicine.


Attraccammo con una leggera toccata sul fianco, la barca rimase perfettamente immobile, come se Poseidone avesse deciso che non era il caso di sradicare il molo.
Tritone si staccò un braccialetto di conchiglie (uno di quelli che faceva mia madre, per di più) e lo gettò in acqua, blaterando qualcosa che doveva essere per forza greco antico. Un momento, greco antico?
Feci finta di niente, ma il dio notò la mia espressione turbata. Mi poggiò una mano palmata sulla spalla, fresca e umida. - Sta tranquilla, è tutto normale - disse, come se avesse capito ogni cosa, poi cacciò un fischio, puntando gli occhi azzurri su Kevin e il suo cagnetto. - Qui, Scott -
Il cagnetto scattò sull'attenti, al contrario di Kevin che rotolò a terra, prima di riuscire a mettersi in piedi. - Ci sono, signore! -  gridò, la mano destra sulla fronte.
- Comodo, comodo - lo riprese Tritone. - Kevin, scorta Jennifer a terra e accompagnala in casa, alloggerà da me. E' troppo tardi per disturbare i figli di Ermes -
- I figli di Ermes? Il dio dei ladri? Il messaggero degli dei?! - chiesi tutto d'un fiato (oh, cacchio, secondo me doveva essere un figo, quel dio!), cosa che fece ridere divertito il satiro che trotterellava vicino a me.
- Sì, sì, esatto - mi disse, poggiandomi una mano sulla schiena - Ma domani capirai tutto. Ora devi riposare - 
- Non ho sonno, voglio vedere i figli di Ermes! - ero l'euforia in persona.
- Non penso loro abbiano voglia di alzarsi e vedere un'esaltata alle tre del mattino - mi riprese Kevin, spingendomi giù dallo yacht.
- Sei un guastafeste - decretai, saltando sul molo. - Quindi, dove dormo stanotte? Sulla spiaggia? -
- No - intervenne Tritone - Alla Cabina Tre, la casa di Poseidone, mio padre come già sai -
Kevin si bloccò un istante. - Ma signore, è sicuro che suo padre voglia..? -
- Ha gradito il braccialetto, satiro - cominciò, raggiungendoci - Era parecchio soddisfatto del manufatto, non potrà dire di no -
Poi ci superò e raggiunse l'interno della casa, poggiando la lancia all'entrata. Non sapevo come, ma appena mise piede al suo interno una luce azzurra e soffusa illuminò le pareti. Non resistetti e lo seguii, mentre a Kevin tornava un istantaneo problema di faringite.
Scostai la tenda bianca e quando feci un passo avanti rimasi letteralmente sorpresa. La prima cosa che mi colpì fu un enorme tridente dipinto sulla parete principale: era immerso nelle onde dell'oceano. Mi parve di sentirle infrangersi sugli scogli, ma mi chiesi se non fossero semplicemente le onde che circondavano la cabina.
Il secondo ambiente era quello delle stanza da letto, dove una fontana zampillava acqua cristallina, decorata interamente di coralli. Mi avvicinai, completamente rapita, e ci immersi un dito, portandolo poi alle labbra: era acqua di mare.
Ebbi un semi infarto quando Tritone mi parlò da dietro le spalle (dannato uomo-pesce). - Fa come se fossi a casa tua, io vado ad avvertire Chirone del nostro arrivo - e si congedò, sparendo in vapore acqueo.
Fissai un momento il luogo in cui era scomparso con un'espressione ebete, mentre Kevin si gettava (letteralmente) su una delle brandine. - Che cosa beeehllissima! - belò - Non ho mai dormito in una delle cabine - aggiunse, rotolando sulle lenzuola che sapevano di brezza marina.
- Davvero? E dove vivi di solito? - domandai, sedendomi sulla brandina poggiata contro la parete opposta.
- Nel bosco, sai.. siamo tutti lì noi. Assieme alle ninfe, loro però stanno negli alberi -
- Ah -
- Sì, sono più esigenti. Cose da donne, sai.. -
- Certo, mi sembra ovvio -
- Domani ti faccio conoscere mia cugina Lilith! - disse, in presa a un lampo di euforia - E' un nocciolo davvero, davvero simpatico.. -
- Immagino abbia gli occhi nocciola.. -
- No, li ha color foglia - ammise, stringendo le labbra.
- Cacchio, ci speravo - dissi, cercando di non sembrare scioccata ad ogni rivelazione che mi aveva appena fatto. - Quante cabine ci sono? - chiesi, gettandomi sulla brandina, le mani sotto la testa.
- Una per ogni divinità dell'Olimpo - annuì, facendo come me - Le conosci.. sì? -
- Le ho studiate a scuola - sbadigliai. - Ma.. - mi bloccai subito, quando sentii di nuovo il suo belare-russare cominciare a riempire la stanza.
Così, mio padre era un mega fusto dell'Olimpo. Mia madre aveva scelto bene. 
Il mio cervello partì in quarta, chiedendosi chi potesse essere il mio divino venerando genitore. Mentre cercavo qualche possibile collegamento, fissavo le conchiglie ancorate al soffitto della cabina tre. Infondo, col mare mi ero sempre trovata bene (incluse le onde anomale).
Che potesse essere lo Scuotitore della Terra? Qualcosa mi lasciava perplessa. Non feci in tempo a darmi altre risposte che crollai, cullata da beeeh-runf e dalla fontana zampillante.


Sognai. E per me fu strano, insomma, ho raramente una buona memoria onirica. 
Il profumo di freschezza e spumeggiante del mare aveva lasciato il posto a quello delle montagne.
Mi trovavo in una foresta, fronde si alzavano senza avere una fine. Non sapevo esattamente cosa fare, ma osservai quella boscaglia davvero fiorente come se dovesse essere il prodotto di un dono divino. Mi azzardai ad avanzare, guardando davanti a me.  
Con la coda dell'occhio notai un'ombra: un'esile figura in corsa, armata di arco. Non sentii alcun rumore, solo il fruscio delicato e una scia di profumo di muschio a seguito. La mia mente lavorò a velocità supersonica, come se sapessi benissimo chi fosse: Artemide, dea della caccia, era proprio impegnata in una delle sue battute. Deglutii tentando di convincermi che tutto questo forse normale.
Andiamo, Jen, mi dissi (mamma a che livelli ero giunta..) Sei figlia di un dio, è normale vederli scorrazzare liberi e felici..
Non feci in tempo a prendere fiato e calmarmi che il mio monologo interiore venne interrotto da un brusio più nitido. Dietro di me sentii delle risate, sicuramente qualcuno stava giocando.

Mi avvicinai (tentando di non beccare in pieno due o tre radici) e, come avevo previsto, un gruppo di ragazze all'incirca della mia stessa età stava giocando a palla, immerso dentro un piccolo lago formatosi dall'incontro di un un torrente e un fiumiciattolo.
Aggrottai appena la fonte, nascondendomi dietro una quercia. Avevano uno stile davvero.. passato, non che io fossi l'esempio più indicato per mostrare qualcuno che sta al passo con la moda, ma il loro era davvero, davvero.. antico.
Una delle ragazze più piccole saltò in alto e afferrò la palla, ridendo a crepapelle, poi si bloccò, guardandosi intorno. - Dov'è, dov'è andata..? - chiese alle altre.
- Oh, non ci credo, non è possibile! - sbuffò un'altra, poggiando le mani sui fianchi.
- Non sarà andata a cercare di nuovo quel ragazzo, spero - si intromise una delle più grandi.
Dietro di lei, una del gruppo si staccò, raggiungendo la riva. L'abito bianco le fasciava i fianchi, ma lo strizzò, tenendolo poi stretto, continuando ad avanzare verso alcuni indumenti. Cominciò a rovistarci dentro (che spiona).
Trasalì appena, quando trovò quello che doveva essere un rotolo. - No - annunciò poi. - La nostra amica anche oggi ha da fare.. -
- Come "ha da fare"? - protestò una voce dal gruppo.
- Il volere del divino Zeus non si può ignorare - decretò senza voler dare altre spiegazioni. Stracciò la pergamena e la gettò nell'erba alta, scrutando me (o almeno così mi parve), poi le nubi.
Mi svegliai con Kevin che urlava. - E' ORA DI PRESENTARTI AL CAMPO! -


Trovai ai piedi del letto una maglietta arancione con sopra la scritta "CAMPO MEZZOSANGUE" e un pegaso alato sotto. La trovai fantastica, adoravo quel colore.
Corsi in bagno e tentai di tendermi il più presentabile possibile. Per la prima volta in tutta la mia esistenza avrei avuto a che fare con qualcuno come me. Insomma, era una cosa davvero importante. Dopo aver passato la vita a saltellare da una scuola all'altra, non avevo mai trovato un amico per davvero. L'unico che era rimasto tutto l'anno, stavolta, era Kevin. In qualche modo riusciva a starmi dietro, a non trovare strane tutte le cose che vedevo e che non riuscivo a non raccontargli. E la maggior parte delle volte era stato costretto a viverle con me. Poveretto.
Pettinai i capelli (che imploravano di essere risparmiati) e infilai la cosiddetta divisa. 

Non raccontai a Kevin del mio sogno. Non volevo pensasse che mi fossi già fissata con la storia di questi greci e che potesse credere che volessi anche io una tunica bianca e sandali di pelle. Okay entrare nell'ambiente, ma non penso lo avrei fatto in questa maniera. 
Camminammo fino ad altri edifici, posizionati a quella che, in un primo impatto, sembrava una U. Notai che le case avevano i colori più svariati: dal rosso fuoco di una al bianco cristallino di quella a fianco, da quella che sembrava più una fabbrica (con tanto di camini, giuro) a quella completamente ricoperta di fiori ed edera (fissai con una certa ansia quella simile alla casetta di Barbie, la stessa che io avevo fatto fuori a sei anni).
Non feci in tempo a ripercorrere tutto lo sprazzo con lo sguardo che Kevin mi afferrò per il braccio, portandomi all'edificio più grande.
Sulle scale rividi Tritone, il che mi fece sentire in un certo senso al sicuro. Appena più sotto un uomo col posteriore da cavallo si massaggiava il mento, pensieroso, ma il suo volto si distese subito dopo, quando mi vide. Tentai di porgere il mio sorriso migliore.
Insomma, è più che normale incontrare un centauro per strada, al giorno d'oggi.
- Devi essere Jennifer.. - disse, voltandosi del tutto verso di me. Annuii col capo, stile robot.
- Io sono Chirone - continuò, sorridendo a sua volta, gentile - Direttore delle attività qui al Campo Mezzosangue.. -
Tritone rimase in silenzio, nuovamente in tenuta Signor Mead. Evidentemente non voleva farsi riconoscere anche ad altri, oltre noi.
- Ah, Kevin ha già provveduto alla maglietta, ottimo.. - continuò lui come se fosse tutto normalissimo. Kevin belò compiaciuto di sé stesso (questo lo aveva imparato da me) - Hai alloggiato alla cabina di Poseidone, vero? -
- Sì, signore - dissi, ancora versione soldato.
- Un permesso speciale del dio degli oceani - sorrise - Ma non accadrà molto spesso, gli dei sono molto esigenti sui loro spazi. Alloggerai alla casa di Ermes finché.. Beh.. -
- Finché mio padre non si rivelerà, lo so - terminai.
Lui annuì. - Il Campo Mezzosangue è composto da dodici cabine, come hai potuto vedere. Soltanto gli dei maggiori, solitamente, si prendono la briga di riconoscere i loro figli.. - sospirò - Dunque, spero che il tuo si faccia presto avanti -
- Ma come.. come potrò sapere quando avrà, si cioè, deciso che è ora di farsi vivo? - chiesi senza nemmeno pensarci.
- Oh, giusto - disse più tra sé e sé - Ti verrà rivelato in modo molto eloquente: ogni divinità ha un simbolo - spiegò, facendo un cenno alle cabine. Lo seguii con gli occhi e notai innumerevoli dettagli che non avevo captato: una civetta, un martello, un fulmine..
- Quindi dovrò aspettare uno di quei simboli.. - dissi, spostando gli occhi nuovamente sul centauro.
Lui annuì, sempre sorridendo. - Ma adesso vieni dentro, sarai affamata -
Alcuni tavoli esplodevano. Non potevano fare altro. Notai che il numero cinque fosse altamente agitato (un coltello era stato scagliato contro il tavolo numero sette, cosa che aveva provocato da quest'ultimo un'imminente vendetta). Al tavolo sei era in corso un dibattito molto acceso, ma diplomatico, mentre il tavolo nove era un passaggio di fogli e disegni, pastelli e carboncini, oltre che fili, forcine e bulloni. Il tavolo dieci lo evitai per principio.
Chirone continuò ad accompagnarmi fino a quello che doveva essere il tavolo undici. Ermes. Alcuni ragazzi mi gettarono addosso occhiate curiose, altri, forse fin troppo abituati a vederne di tutti i colori, continuarono a leggere il loro giornale (o a farne delle pagine aeroplanini di carta). Un ragazzo biondo mi guardò, invece, fin troppo contento.
- Luke - esordì Chirone - Posso affidartela, vero? -
Il ragazzo biondo (Luke il figlio di Ermes che era davvero davvero davvero davvero bello, devo dirlo) annuì, spostando gli occhi da lui a me. - Assolutamente, è un buone mani -
Il centauro mi diede una pacca sulla schiena e mi lasciò in balia di Luke. Ebbi un attimo di panico, quando mi allungò la mano. - Luke, tanto piacere - disse, continuando a sorridere.
- Jennifer - la strinsi (temetti di essere peggio del robot di prima).
- Siediti, siediti.. Andiamo Connor, falle spazio.. - bofonchiò, spingendo da parte uno dei suoi fratelli.
- Ehi ma che modi! - si lamentò lui, piazzandosi nel posto dalla parte opposta.
- Non fare il delicato, Connor, non ti riesce - intervenne una ragazza, che poi mi sorrise a sua volta - Siediti, Connor cede sempre il suo posto alle belle ragazze -
- Chi ha detto belle ragazze? - commentò Connor, notandomi solo in quel momento. - Oh.. -
Luke mi afferrò per la maglia, costringendomi a sedere. - Non fare commenti, Connor. Nemmeno tu, Travis -
Il ragazzo di fronte a Luke rise divertito, affogando poi la risata nel suo succo.
- Ehi Chris, non ridere della tua famiglia - intervenne una voce troppo simile a quella di Connor. Non ci potevo credere.
- Sì, sono gemelli - disse neutro Luke, come se mi avesse letto nella mente - Quando si dice la fortuna.. -
- Vero? Mamma lo diceva sempre - annuì serio quello che era Travis (o Connor?).
- Adesso lasciatela stare o scapperà dal Campo ancor prima di aver capito chi sia suo padre - li riprese Luke, porgendomi una scodella con frutta e cereali. Evidentemente doveva essere il capo della combricola.
In tutto quello scambio di battute, non ero riuscita a proferire parola. Mi sentivo a disagio, come se non dovessi essere tra quelle file. Ermes non era di sicuro mio padre, ma almeno accoglieva chiunque senza troppi problemi.
Cominciai a mangiare immersa nei miei pensieri. Avrei voluto mangiare con Tritone o Kevin, ma avevo perso di vista entrambi. Chirone sembrava sparito. Mi sentii incredibilmente sola.
Una mano si poggiò sulla mia spalla, riportandomi a terra. Luke sorrideva, gli occhi azzurri e lucidi (oh dei. . .).
- Se hai finito ti accompagno alla cabina undici, così ti puoi sistemare. E magari evitare che rubino la tua roba.. -


Mi guardò un attimo sconcertato quando uscii dalla cabina tre. Gli spiegai che avevo un permesso speciale, già terminato, ma non fece domande.
La cabina undici mi ricordava quelle immense sale d'attesa degli aeroporti (presente?). Dentro vi era di tutto. Ogni angolo personalizzato in modo diverso, ogni zona del mondo trovava il giusto spazio, ogni letto era opposto all'altro. Luke mi condusse nella zona più infondo, continuando a dirmi chi evitare e chi poter conoscere senza aver paura di ritrovarmi senza portafogli (erano pur sempre figli del dio dei ladri, no?).
Si fermò di fronte a un letto sotto la finestra: era carino, appena in disparte ma non troppo.
- Nella stanza accanto ci sono io - annunciò - Se hai bisogno, mi trovi lì. Sistemati e quando sei pronta raggiungimi che cominciamo il giro per le attività del Campo - concluse, sempre sorridendo (dei dei dei. . .).
Quando mi ritrovai da sola ebbi l'impulso di contattare mia madre. Mi maledii parecchio, non ero mai stata simpatizzante per i telefoni cellulari. Gettai tutto il contenuto del mio zaino sul letto, cercando una penna e presi il quaderno (ne portavo sempre uno con me, spesso avevo l'impulso di cominciare a scrivere.. scrivere qualsiasi cosa mi passasse per la testa). Strappai un foglio e mi sedetti sul letto, cominciando a scriverle. Chissà se avrei potuto inviarla o meno..
Quando alzai gli occhi dal foglio ne avevo riempito ben più della metà. Trattenni a stento un grido, rendendomi conto di essere osservata. Connor (o Travis?) mi fissava sorridendo, totalmente spalmato sul suo letto (tre brandine più in là).
- Scusa, non volevo spaventarti, ma ho perso ben trenta minuti di sonno, stanotte -
Alla faccia.
- Come mai? - chiesi, poggiando la penna sul foglio.
- Ho dovuto attuare un piano con Connor - continuò, facendo ciondolare il piede poggiato sulla gamba opposta. Okay. Era Travis.
- Che genere di piano..? - chiesi ancora, piegando la testa.
- Ah, di qui a breve vedremo i suoi sviluppi.. - ridacchiò tra sé, mettendosi seduto. Mi scutò per un po', fin troppo interessato. Mi sentii avvampare, quando si strofinò le mani e prese fiato.
Non fece in tempo a continuare che dei boati si levarono da fuori. Travis schizzò in piedi, incitandomi a seguirlo alla finestra. - Guarda, tu guarda.. - mi disse, addentandosi un labbro.
Non capivo a cosa si riferisse, ma osservai il cortile centrale, dove altra gente stava cominciando a radunarsi. Poi ebbi l'impressione di vedere un rossetto Maybelline New York partire a mo' di meteora dal nulla. Insulti in delicati e raffinati arcaicismi si levarono da un punto ben preciso: dalla casa di Barbie cominciarono a volare i più svariati oggetti di alta moda che avessi mai visto (una scarpa di Gucci atterrò proprio sotto la finestra).
Travis cominciò a ridere come un dannato, accasciandosi contro il davanzale. Non riuscii a non seguirlo anche io, quando fuori vidi Connor che moriva a sua volta, aggrappandosi alla spalla di Chris.
Non ridevo così tanto da quando avevo costretto Kevin a vestirsi da suora lo scorso Halloween.










WOOOOW!
ehilà! eccomi tornata xD
tranquilli che è già in progetto in capitolo number ciù ehehehe
che dire u.u comincerei coi grazie..
a tutte le persone che hanno recensito, ovvero:  Elizabeth_Lovegood (nonché preziosa consigliera dal bellerrimissimo avatar),  _Angel_ (con percy che divampa, YEAH!),  epoiboh_woman (a cui devo altre zollette),  mixer_smile (che  è cospiratoria quanto me, ehehehe. vi tengo sulle spine, eh) e nika_hades (ADE POWER, PER GLI DEI!)

a tutte le persone che la ricordano, ovvero:  nika_hades (mi devo preoccupare che ade mi perseguiti?) e  Marypotterheads10 (che già amo dal nome).
quelle che l'hanno messe tra le seguite, ovvero:  accio Black (la mia sistah), Elizabeth_Lovegood (woooow!), nika_hades (ora mi faccio due domande. . .), mixer_smile (sei everywhere ahahahah), epoiboh_woman (non lo fai solo per le zollette, vero..?),  giascali (mi commuovo, veramente..),  Lallyary_Jackson (dal cognome si capisce tutto, YO!)  e Marypotterheads10 (again <3).
quelle che l'hanno addirittura messe tra le preferite: Marypotterheads10 (<333) e nika_hades (gli inferi mi esigono, ormai è ufficiale).
davvero, non mia spettavo un simile afflusso, nemmeno jen, che è ancora in imbarazzo time per l'inserimento tra i figli di ermes (vorrei ben dire. OH DEI. . . ) ma vedrete che si scioglierà non appena si abituerà a certe presenze.
comunque comunque comunque.
spero vi sia piaciuto anche questo, mi sono divertita a scriverlo. mi piace guardare il campo attraverso i suoi occhi.
alla prossima, eh! non finisce qui, ehehehe.
*lancio di zollette*
stefi.





  
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