Ero sicura di essermi
addormentata e, cosa strana, provavo
un certo mal di mare. La brezza pungente dell'oceano mi investiva
come se fossimo in corsa. In effetti lo eravamo davvero.
Quando
strofinai gli occhi e misi a fuoco la scena, mi resi conto di dove
effettivamente mi trovassi: dovevo essere per forza su uno di quelli
yacht che ormeggiano fieri e giganteschi nei porti, quelli di tutti
quei VIP che si vedono in serie tv del calibro di Beautiful (. . .).
Mi aggrappai allo scienale del divanetto dove ero crollata e mi tirai
su.
Kevin
stava dormendo con la bocca spalancata, il suo russare
arrivò fino a
me (un misto tra beeeh-runf..
beeeeh-runf).
Accanto a lui, il
cagnetto ribelle dormiva accoccolato con la testina sulla sua coscia
caprina. Sorrisi istintivamente e mi maledissi per non aver avuto una
macchina fotografica.
Spostai
poi gli occhi oltre la mini terrazza in cui eravamo. Mi alzai
barcollando, ma presi in fretta l'equilibrio, raggiungendo lo
scorrimano e guardando appena sopra: il signor Mead-Divino-Tritone
guidava quella barca come se stesse girando un film (stavolta senza
Ridge e Brook), con il vento tra i capelli, chewing gum in bocca e
occhiali da sole, sebbene fosse notte inoltrata.
-
Ben svegliata, Jennifer - disse, senza nemmeno scomporre la posa in
cui era messo. Aveva la mano poggiata sul timone, immaginai
avesse anche un mini stereo da qualche parte con la sigla di
Baywatch.
Mi
affrettai a raggiungere la scaletta e lo affiancai, mentre lo scafo
ogni tanto saltellava all'impatto con la superficie (Kevin
finì con
la testa sul sedile di fianco al suo, senza smettere di
belare-russare).
-
Ci siamo quasi, attraccheremo direttamente al Campo - aggiunse, poco
dopo - Abbiamo un permesso speciale - sorrise, schioccando appena le
labbra.
-
Immagino sia dovuto al grado di importanza che ha - azzardai a dire,
mentre posizionavo i capelli sotto al berretto.
-
Anche - ammise - Ma ho bisogno di fermarmi al Campo per qualche
giorno, quindi tanto vale io attracchi davanti casa -
-
Ha una casa in questo fantasmagorico Campo? - domandai ancora, mentre
continuavo ad oscillare.
-
Vedrai, vedrai - disse divertito (cosa che non fece per niente
divertire me).
Tenni
una presa ferrea allo scorrimano, quando Tritone virò verso
destra,
entrando nella baia. All'interno dell'insenatura naturale non vedi
assolutamente nulla, il che mi fece pensare che il dio stra divino
qui presente avesse qualche problema con le coordinate
marine.
Infondo
era il dio dei fiumi, no? Sarebbe stato normale si trovasse
più a
suo agio con corsi d'acqua. Con enorme sorpresa, invece, piccole luci
cominciarono ad apparire, facendosi mano a mano più
chiare.
Superammo
senza problemi quello che doveva essere un velo (una barriera di
protezione, forse?) e Tritone alzò per la prima volta gli
occhiali
sulla testa. Le torce sulla spiaggia erano fin troppo
vicine.
Attraccammo
con una leggera toccata sul fianco, la barca rimase perfettamente
immobile, come se Poseidone avesse deciso che non era il caso di
sradicare il molo.
Tritone
si staccò un braccialetto di conchiglie (uno di quelli che
faceva
mia madre, per di più) e lo gettò in acqua,
blaterando qualcosa che
doveva essere per forza greco antico. Un momento, greco antico?
Feci
finta di niente, ma il dio notò la mia espressione turbata.
Mi
poggiò una mano palmata sulla spalla, fresca e umida. - Sta
tranquilla, è tutto normale - disse, come se avesse capito
ogni
cosa, poi cacciò un fischio, puntando gli occhi azzurri su
Kevin e
il suo cagnetto. - Qui, Scott -
Il
cagnetto scattò sull'attenti, al contrario di Kevin che
rotolò a
terra, prima di riuscire a mettersi in piedi. - Ci sono, signore!
-
gridò, la mano destra sulla fronte.
-
Comodo, comodo - lo riprese Tritone. - Kevin, scorta Jennifer a terra
e accompagnala in casa, alloggerà da me. E' troppo tardi per
disturbare i figli di Ermes -
-
I figli di Ermes? Il dio dei ladri? Il messaggero degli dei?! -
chiesi tutto d'un fiato (oh, cacchio, secondo me doveva essere un
figo, quel dio!), cosa che fece ridere divertito il satiro che
trotterellava vicino a me.
-
Sì, sì, esatto - mi disse, poggiandomi una mano
sulla schiena - Ma
domani capirai tutto. Ora devi riposare -
-
Non ho sonno, voglio vedere i figli di Ermes! - ero l'euforia in
persona.
-
Non penso loro abbiano voglia di alzarsi e vedere un'esaltata alle
tre del mattino - mi riprese Kevin, spingendomi giù dallo
yacht.
-
Sei un guastafeste - decretai, saltando sul molo. - Quindi, dove
dormo stanotte? Sulla spiaggia? -
-
No - intervenne Tritone - Alla Cabina Tre, la casa di Poseidone, mio
padre come già sai -
Kevin
si bloccò un istante. - Ma signore, è sicuro che
suo padre
voglia..? -
-
Ha gradito il braccialetto, satiro - cominciò,
raggiungendoci - Era
parecchio soddisfatto del manufatto, non potrà dire di no -
Poi
ci superò e raggiunse l'interno della casa, poggiando la
lancia
all'entrata. Non sapevo come, ma appena mise piede al suo interno una
luce azzurra e soffusa illuminò le pareti. Non resistetti e
lo
seguii, mentre a Kevin tornava un istantaneo problema di
faringite.
Scostai
la tenda bianca e quando feci un passo avanti rimasi letteralmente
sorpresa. La prima cosa che mi colpì fu un enorme tridente
dipinto
sulla parete principale: era immerso nelle onde dell'oceano. Mi parve
di sentirle infrangersi sugli scogli, ma mi chiesi se non fossero
semplicemente le onde che circondavano la cabina.
Il
secondo ambiente era quello delle stanza da letto, dove una fontana
zampillava acqua cristallina, decorata interamente di coralli. Mi
avvicinai, completamente rapita, e ci immersi un dito, portandolo poi
alle labbra: era acqua di mare.
Ebbi
un semi infarto quando Tritone mi parlò da dietro le spalle
(dannato
uomo-pesce). - Fa come se fossi a casa tua, io vado ad avvertire
Chirone del nostro arrivo - e si congedò, sparendo in
vapore acqueo.
Fissai
un momento il luogo in cui era scomparso con un'espressione ebete,
mentre Kevin si gettava (letteralmente) su una delle brandine. - Che
cosa beeehllissima!
- belò - Non ho mai dormito in una delle cabine
- aggiunse, rotolando sulle lenzuola che sapevano di brezza marina.
-
Davvero? E dove vivi di solito? - domandai, sedendomi sulla brandina
poggiata contro la parete opposta.
-
Nel bosco, sai.. siamo tutti lì noi. Assieme alle ninfe,
loro però
stanno negli alberi -
-
Ah -
-
Sì, sono più esigenti. Cose da donne, sai.. -
-
Certo, mi sembra ovvio -
-
Domani ti faccio conoscere mia cugina Lilith! - disse, in presa a un
lampo di euforia - E' un nocciolo davvero, davvero simpatico.. -
-
Immagino abbia gli occhi nocciola.. -
-
No, li ha color foglia - ammise, stringendo le labbra.
-
Cacchio, ci speravo - dissi, cercando di non sembrare scioccata ad
ogni rivelazione che mi aveva appena fatto. - Quante cabine ci sono?
- chiesi, gettandomi sulla brandina, le mani sotto la testa.
-
Una per ogni divinità dell'Olimpo - annuì,
facendo come me - Le
conosci.. sì? -
-
Le ho studiate a scuola - sbadigliai. - Ma.. - mi bloccai subito,
quando sentii di nuovo il suo belare-russare cominciare a riempire la
stanza.
Così,
mio padre era un mega fusto dell'Olimpo. Mia madre aveva scelto
bene.
Il
mio cervello partì in quarta, chiedendosi chi potesse essere
il mio
divino venerando genitore. Mentre cercavo qualche possibile
collegamento, fissavo le conchiglie ancorate al soffitto della cabina
tre. Infondo, col mare mi ero sempre trovata bene (incluse le onde
anomale).
Che
potesse essere lo Scuotitore della Terra? Qualcosa mi lasciava
perplessa. Non feci in tempo a darmi altre risposte che crollai,
cullata da beeeh-runf e
dalla fontana zampillante.
Sognai.
E per me fu strano, insomma, ho raramente una buona memoria
onirica.
Il profumo di freschezza e spumeggiante del mare aveva lasciato il
posto a quello delle montagne. Mi
trovavo in una foresta, fronde si alzavano senza avere una fine. Non
sapevo esattamente cosa fare, ma osservai quella boscaglia
davvero fiorente come se dovesse essere il prodotto di un dono divino.
Mi azzardai ad avanzare, guardando davanti a me.
Con la coda dell'occhio notai un'ombra: un'esile figura in corsa,
armata di arco. Non sentii alcun rumore, solo il fruscio delicato e una
scia di profumo di muschio a seguito. La mia mente lavorò a
velocità supersonica, come se sapessi benissimo chi fosse:
Artemide, dea della caccia, era proprio impegnata in una delle sue
battute. Deglutii tentando di convincermi che tutto questo forse
normale.
Andiamo, Jen,
mi dissi (mamma a che livelli ero giunta..) Sei figlia di un dio,
è normale vederli scorrazzare liberi e felici..
Non feci in tempo a prendere fiato e calmarmi che il mio monologo
interiore venne interrotto da un brusio più nitido. Dietro
di me
sentii delle risate, sicuramente qualcuno stava giocando.
Mi
avvicinai (tentando di non beccare in pieno due o tre radici) e, come
avevo previsto, un gruppo di ragazze all'incirca della mia stessa
età
stava giocando a palla, immerso dentro un piccolo lago formatosi
dall'incontro di un un torrente e un fiumiciattolo.
Aggrottai
appena la fonte, nascondendomi dietro una quercia. Avevano uno stile
davvero.. passato, non che io fossi l'esempio più indicato
per
mostrare qualcuno che sta al passo con la moda, ma il loro era
davvero, davvero.. antico.
Una
delle ragazze più piccole saltò in alto e
afferrò la palla,
ridendo a crepapelle, poi si bloccò, guardandosi intorno. -
Dov'è,
dov'è andata..? - chiese alle altre.
-
Oh, non ci credo, non è possibile! - sbuffò
un'altra, poggiando le
mani sui fianchi.
-
Non sarà andata a cercare di nuovo quel ragazzo, spero - si
intromise una delle più grandi.
Dietro
di lei, una del gruppo si staccò, raggiungendo la riva.
L'abito
bianco le fasciava i fianchi, ma lo strizzò, tenendolo poi
stretto,
continuando ad avanzare verso alcuni indumenti. Cominciò a
rovistarci dentro (che spiona).
Trasalì
appena, quando trovò quello che doveva essere un rotolo. -
No -
annunciò poi. - La nostra amica anche oggi ha da fare.. -
-
Come "ha da fare"? - protestò una voce dal gruppo.
-
Il volere del divino Zeus non si può ignorare -
decretò senza voler
dare altre spiegazioni. Stracciò la pergamena e la
gettò nell'erba
alta, scrutando me (o almeno così mi parve), poi le nubi.
Mi
svegliai con Kevin che urlava. - E' ORA DI PRESENTARTI AL CAMPO!
-
Trovai
ai piedi del letto una maglietta arancione con sopra la scritta
"CAMPO MEZZOSANGUE" e un pegaso alato sotto. La trovai
fantastica, adoravo quel colore.
Corsi
in bagno e tentai di tendermi il più presentabile possibile.
Per la
prima volta in tutta la mia esistenza avrei avuto a che fare con
qualcuno come me. Insomma, era una cosa davvero importante. Dopo aver
passato la vita a saltellare da una scuola all'altra, non avevo mai
trovato un amico per davvero. L'unico che era rimasto tutto l'anno,
stavolta, era Kevin. In qualche modo riusciva a starmi dietro, a non
trovare strane tutte le cose che vedevo e che non riuscivo a non
raccontargli. E la maggior parte delle volte era stato costretto a
viverle con me. Poveretto.
Pettinai i capelli (che imploravano di
essere risparmiati) e infilai la cosiddetta divisa.
Non
raccontai a Kevin del mio sogno. Non volevo pensasse che mi fossi
già
fissata con la storia di questi greci e che potesse credere che volessi
anche io una tunica bianca e sandali di pelle. Okay entrare
nell'ambiente, ma non penso lo avrei fatto in questa
maniera.
Camminammo
fino ad altri edifici, posizionati a quella che, in un primo impatto,
sembrava una U. Notai
che le case avevano i colori più svariati: dal rosso fuoco
di una al
bianco cristallino di quella a fianco, da quella che sembrava
più una fabbrica (con
tanto di camini, giuro) a quella completamente ricoperta di fiori ed
edera (fissai con una certa ansia quella simile alla casetta di
Barbie, la stessa che io avevo fatto fuori a sei anni).
Non feci
in tempo a ripercorrere tutto lo sprazzo con lo sguardo che Kevin mi
afferrò per il braccio, portandomi all'edificio
più grande.
Sulle
scale rividi Tritone, il che mi fece sentire in un certo senso al
sicuro. Appena più sotto un uomo col posteriore da
cavallo si
massaggiava il mento, pensieroso, ma il suo volto si distese subito
dopo, quando mi vide. Tentai di porgere il mio sorriso migliore.
Insomma, è più che normale incontrare un centauro
per strada, al giorno d'oggi.
-
Devi essere Jennifer.. - disse, voltandosi del tutto verso di me.
Annuii col capo, stile robot.
- Io sono Chirone - continuò,
sorridendo a sua volta, gentile - Direttore delle attività
qui al
Campo Mezzosangue.. -
Tritone rimase in silenzio, nuovamente in
tenuta Signor Mead. Evidentemente non voleva farsi riconoscere anche
ad altri, oltre noi.
- Ah, Kevin ha già provveduto alla
maglietta, ottimo.. - continuò lui come se fosse tutto
normalissimo.
Kevin belò compiaciuto di sé stesso (questo lo
aveva imparato da
me) - Hai alloggiato alla cabina di Poseidone, vero? -
- Sì,
signore - dissi, ancora versione soldato.
- Un permesso speciale
del dio degli oceani - sorrise - Ma non accadrà molto
spesso, gli
dei sono molto esigenti sui loro spazi. Alloggerai alla casa di Ermes
finché.. Beh.. -
- Finché mio padre non si rivelerà, lo so -
terminai.
Lui annuì. - Il Campo Mezzosangue è composto da
dodici
cabine, come hai potuto vedere. Soltanto gli dei maggiori,
solitamente, si prendono la briga di riconoscere i loro figli.. -
sospirò - Dunque, spero che il tuo si faccia presto avanti -
- Ma
come.. come potrò sapere quando avrà, si
cioè,
deciso che è ora di farsi vivo? - chiesi senza nemmeno
pensarci.
- Oh,
giusto - disse più tra sé e sé - Ti
verrà rivelato in modo molto
eloquente: ogni divinità ha un simbolo - spiegò,
facendo un cenno
alle cabine. Lo seguii con gli occhi e notai innumerevoli dettagli
che non avevo captato: una civetta, un martello, un fulmine..
-
Quindi dovrò aspettare uno di quei simboli.. - dissi,
spostando gli
occhi nuovamente sul centauro.
Lui annuì, sempre sorridendo. - Ma
adesso vieni dentro, sarai affamata -
Alcuni tavoli esplodevano.
Non potevano fare altro. Notai che il numero cinque fosse altamente
agitato (un coltello era stato scagliato contro il tavolo numero
sette, cosa che aveva provocato da quest'ultimo un'imminente
vendetta). Al tavolo sei era in corso un dibattito molto acceso, ma
diplomatico, mentre il tavolo nove era un passaggio di fogli e
disegni, pastelli e carboncini, oltre che fili, forcine e bulloni. Il
tavolo dieci lo evitai per principio.
Chirone continuò ad
accompagnarmi fino a quello che doveva essere il tavolo undici.
Ermes. Alcuni ragazzi mi gettarono addosso occhiate curiose, altri,
forse fin troppo abituati a vederne di tutti i colori, continuarono a
leggere il loro giornale (o a farne delle pagine aeroplanini di
carta). Un ragazzo biondo mi guardò, invece, fin troppo
contento.
-
Luke - esordì Chirone - Posso affidartela, vero? -
Il ragazzo
biondo (Luke il figlio di Ermes che era davvero davvero davvero
davvero bello, devo dirlo) annuì, spostando gli occhi da lui
a me. -
Assolutamente, è un buone mani -
Il centauro mi diede una pacca
sulla schiena e mi lasciò in balia di Luke. Ebbi un attimo
di
panico, quando mi allungò la mano. - Luke, tanto piacere -
disse,
continuando a sorridere.
- Jennifer - la strinsi (temetti di
essere peggio del robot di prima).
- Siediti, siediti.. Andiamo
Connor, falle spazio.. - bofonchiò, spingendo da parte uno
dei suoi
fratelli.
- Ehi ma che modi! - si lamentò lui, piazzandosi nel
posto dalla parte opposta.
- Non fare il delicato, Connor, non ti
riesce - intervenne una ragazza, che poi mi sorrise a sua volta -
Siediti, Connor cede sempre il suo posto alle belle ragazze -
-
Chi ha detto belle ragazze? - commentò Connor, notandomi
solo in
quel momento. - Oh.. -
Luke mi afferrò per la maglia,
costringendomi a sedere. - Non fare commenti, Connor. Nemmeno tu,
Travis -
Il ragazzo di fronte a Luke rise divertito, affogando poi la
risata nel suo succo.
- Ehi Chris, non ridere della tua famiglia -
intervenne una voce troppo simile a quella di Connor. Non ci potevo
credere.
- Sì, sono gemelli - disse neutro Luke, come se mi
avesse letto nella mente - Quando si dice la fortuna.. -
- Vero?
Mamma lo diceva sempre - annuì serio quello che era Travis
(o
Connor?).
- Adesso lasciatela stare o scapperà dal Campo ancor
prima di aver capito chi sia suo padre - li riprese Luke, porgendomi
una scodella con frutta e cereali. Evidentemente doveva essere il
capo della combricola.
In tutto quello scambio di battute, non ero
riuscita a proferire parola. Mi sentivo a disagio, come se non
dovessi essere tra quelle file. Ermes non era di sicuro mio padre, ma
almeno accoglieva chiunque senza troppi problemi.
Cominciai a
mangiare immersa nei miei pensieri. Avrei voluto mangiare con Tritone
o Kevin, ma avevo perso di vista entrambi. Chirone sembrava sparito.
Mi sentii incredibilmente sola.
Una mano si poggiò sulla mia
spalla, riportandomi a terra. Luke sorrideva, gli occhi azzurri e
lucidi (oh dei. . .).
- Se hai finito ti accompagno alla cabina
undici, così ti puoi sistemare. E magari evitare che rubino
la tua
roba.. -
Mi guardò un attimo sconcertato quando uscii
dalla cabina tre. Gli spiegai che avevo un permesso speciale,
già
terminato, ma non fece domande.
La cabina undici mi ricordava
quelle immense sale d'attesa degli aeroporti (presente?). Dentro vi
era di tutto. Ogni angolo personalizzato in modo diverso, ogni zona
del mondo trovava il giusto spazio, ogni letto era opposto all'altro.
Luke mi condusse nella zona più infondo, continuando a dirmi
chi
evitare e chi poter conoscere senza aver paura di ritrovarmi senza
portafogli (erano pur sempre figli del dio dei ladri, no?).
Si
fermò di fronte a un letto sotto la finestra: era carino,
appena in
disparte ma non troppo.
- Nella stanza accanto ci sono io -
annunciò - Se hai bisogno, mi trovi lì. Sistemati
e quando sei
pronta raggiungimi che cominciamo il giro per le attività
del Campo
- concluse, sempre sorridendo (dei dei dei. . .).
Quando mi
ritrovai da sola ebbi l'impulso di contattare mia madre. Mi maledii
parecchio, non ero mai stata simpatizzante per i telefoni cellulari.
Gettai tutto il contenuto del mio zaino sul letto, cercando una penna
e presi il quaderno (ne portavo sempre uno con me, spesso avevo
l'impulso di cominciare a scrivere.. scrivere qualsiasi cosa mi
passasse per la testa). Strappai un foglio e mi sedetti sul letto,
cominciando a scriverle. Chissà se avrei potuto inviarla o
meno..
Quando alzai gli occhi dal foglio ne avevo riempito ben più
della metà. Trattenni a stento un grido, rendendomi conto di
essere
osservata. Connor (o Travis?) mi fissava sorridendo, totalmente
spalmato sul suo letto (tre brandine più in là).
- Scusa, non
volevo spaventarti, ma ho perso ben trenta minuti di sonno, stanotte
-
Alla faccia.
- Come mai? - chiesi, poggiando la penna sul
foglio.
- Ho dovuto attuare un piano con Connor - continuò,
facendo ciondolare il piede poggiato sulla gamba opposta. Okay. Era
Travis.
- Che genere di piano..? - chiesi ancora, piegando la
testa.
- Ah, di qui a breve vedremo i suoi sviluppi.. - ridacchiò
tra sé, mettendosi seduto. Mi scutò per un po',
fin
troppo interessato. Mi sentii avvampare, quando si strofinò
le
mani e prese fiato.
Non fece in tempo a continuare che dei
boati si levarono da fuori. Travis schizzò in piedi,
incitandomi a
seguirlo alla finestra. - Guarda, tu guarda.. - mi disse,
addentandosi un labbro.
Non capivo a cosa si riferisse, ma osservai il cortile centrale, dove
altra gente stava cominciando a radunarsi. Poi ebbi l'impressione di
vedere un rossetto Maybelline New York partire a mo' di meteora dal
nulla. Insulti in delicati e raffinati arcaicismi si levarono da un
punto ben preciso: dalla casa di Barbie cominciarono a volare
i più svariati oggetti di alta moda che avessi mai visto
(una
scarpa
di Gucci atterrò proprio sotto la finestra).
Travis cominciò a
ridere come un dannato, accasciandosi contro il davanzale. Non
riuscii a non seguirlo anche io, quando fuori vidi Connor che moriva a
sua volta, aggrappandosi alla spalla di Chris.
Non ridevo così
tanto da quando avevo costretto Kevin a vestirsi da suora lo scorso
Halloween.
WOOOOW!
ehilà! eccomi tornata xD
tranquilli che è già in progetto in capitolo number ciù ehehehe
che dire u.u comincerei coi grazie..
a tutte le persone che hanno recensito, ovvero: Elizabeth_Lovegood (nonché preziosa consigliera dal bellerrimissimo avatar), _Angel_ (con percy che divampa, YEAH!), epoiboh_woman (a cui devo altre zollette), mixer_smile (che è cospiratoria quanto me, ehehehe. vi tengo sulle spine, eh) e nika_hades (ADE POWER, PER GLI DEI!)
a tutte le persone che la ricordano, ovvero: nika_hades (mi devo preoccupare che ade mi perseguiti?) e Marypotterheads10 (che già amo dal nome).
quelle che l'hanno messe tra le seguite, ovvero: accio Black (la mia sistah), Elizabeth_Lovegood (woooow!), nika_hades (ora mi faccio due domande. . .), mixer_smile (sei everywhere ahahahah), epoiboh_woman (non lo fai solo per le zollette, vero..?), giascali (mi commuovo, veramente..), Lallyary_Jackson (dal cognome si capisce tutto, YO!) e Marypotterheads10 (again <3).
quelle che l'hanno addirittura messe tra le preferite: Marypotterheads10 (<333) e nika_hades (gli inferi mi esigono, ormai è ufficiale).
davvero, non mia spettavo un simile afflusso, nemmeno jen, che è ancora in imbarazzo time per l'inserimento tra i figli di ermes (vorrei ben dire. OH DEI. . . ) ma vedrete che si scioglierà non appena si abituerà a certe presenze.
comunque comunque comunque.
spero vi sia piaciuto anche questo, mi sono divertita a scriverlo. mi piace guardare il campo attraverso i suoi occhi.
alla prossima, eh! non finisce qui, ehehehe.
*lancio di zollette*
stefi.