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Autore: mikeychan    13/07/2013    3 recensioni
Tratto dal manga "Ibitsu". Io e Fiore scriviamo questa fic crossover sulle TMNT.
Crossover con il Manga. Un litigio, una sera, una vita cambiata…
Genere: Angst, Horror, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Dopo una bella serata d’allenamento del maestro Splinter, niente era meglio di un po’ di relax, in quattro metodi differenti per i nostri quattro eroi.
Leonardo, Raphael, Donatello e Michelangelo avevano, difatti, la serata libera.
Era il 14 giugno e faceva caldo; la luna, sicuramente, stava brillando dolcemente nel cielo notturno di New York, incurante se la sua lucentezza era completamente offuscata dall’alone colorato delle luci urbane. Il caos riempiva ogni singola strada e i mici si dichiaravano su qualche tetto.
Era tutto perfetto, o per lo meno, qualcuno di nostra conoscenza così pensava.
-Raph!- chiamò Michelangelo, di ritorno dalla cucina.
Il rosso era sul divano a guardare la tv, con un bilanciere nella mano.
-Che vuoi? Non vedi che sto guardando un telegiornale?-.
-Scusa- ironizzò l’altro, mettendosi dinanzi lo schermo: -Mi annoio!-.
-E allora? Trovati qualcosa da fare, idiota!- sbraitò il rosso.
 
“Edizione straordinaria: un quindicenne della 44esima è appena stato ritrovato completamente bruciato nella sua abitazione, dopo aver brutalmente assassinato sua sorella minore e i suoi genitori. Le autorità si dichiarano perplesse mentre continuano a indagare. E’ tutto, per adesso.”.
 
Le due tartarughe inorridirono alla foto malamente scattata di un mezzo volto irriconoscibile, chiuso in un sacco blu, trasportato su una barella.
-Accidenti- mormorò Mikey, deglutendo: -E’ davvero terribile!-.
-Già e questo mi fa arrabbiare parecchio- aggiunse un irritato Raphael.
Mikey sollevò un sopracciglio con aria subdola e si voltò verso il fratello maggiore, sghignazzando. Gli si sedette accanto con un rapido balzo e lo studiò.
-Che hai da fissarmi?!-.
-Nulla- rispose Mikey, innocentemente: -E’ solo che so esattamente a cosa stai pensando, ora!-.
-Sei un telepatico? Non lo sapevo!- ironizzò il rosso: -E sentiamo, a cosa starei pensando?-.
Mikey si portò le mani dietro la testa: -A una bella lotta anti-crimine, bello!-.
Rimasto un po’ di stucco per l’ottima intuizione, Raph si lasciò sfuggire una risatina e avvolse selvaggiamente un braccio intorno alla gola del fratellino 14enne, strangolandolo affettuosamente.
-Bravo, testa di rapa- gli ringhiò all’orecchio: -E scommetto che vuoi venire, vero?-.
Mikey deglutì sonoramente: -Sono così prevedibile?-.
-Solo il sabato sera-.
Raph allentò di proposito la presa al collo e Michelangelo poté evitarsi dei danni celebrali dovuto al poco ossigeno rimastogli nei polmoni. Gettando il bilanciere sulla poltrona, il focoso spense la tv e maneggiò i manici dei suoi Sai.
-Chiamo anche Leo e Don?- chiese Michelangelo.
-No- tagliò corto Raphael, torvo.
-Ah, una seratina solo per noi! Mi piace come idea!- sghignazzò Mikey.
Raph gli lanciò uno sguardo mortale che lo zittì all’istante. Un sorriso impaurito comparve sulle labbra del fratellino, mentre il 16enne sospirò e si diresse verso l’uscita della tana.
-Ehi, Raph! Prendiamo la tua moto?-.
Il rosso ci pensò e si fermò, poggiando una mano sulle doppie porte dell’ascensore ovoidale.
-Ottima idea, Michelangelo. A volte mi stupisco dei tuoi pochi neuroni funzionanti-.
-Che ovviamente sono sempre meglio dei tuoi- sottolineò Michelangelo, evitando un pugno al volto.
-Ritiro quello che ho detto- ruggì Raph: -Sei un’idiota!-.
-Ah, ti voglio bene anch’io!-.
E ridendo sonoramente, l’ascensore si richiuse, mentre i due fratelli lasciarono la tana.
 
Nel laboratorio di Donnie, quest’ultimo e Leonardo avevano sentito ogni cosa, quindi non si preoccuparono più di tanto. Raph era impulsivo ma Mikey era l’unico che poteva evitargli sicuramente degli stupidi colpi di testa.
-Almeno sappiamo dove sono diretti- sottolineò Don, sorridendo.
Sia lui sia Leo erano seduti a un tavolo, dove una katana incrinata giaceva su un panno morbido.
-Già- annuì il leader: -Anche se… non nascondo un po’ di preoccupazione-.
-Leo, Raph terrà d’occhio Mikey e viceversa-.
L’azzurro sorrise al buon umore del fratellino genio e si lasciò convincere, tornando alla katana che aveva rovinato per affettare una trave di legno.
-Si può riparare?- chiese, con un cipiglio di terrore per un “no”.
-E’ un giochetto, Leo- rassicurò Don, già in possesso di stagno, saldatore e placche di metallo.
 
In un’altra stanza, Splinter non si era scomodato più di tanto: sapeva che Michelangelo non correva troppi pericoli con un fratello iperprotettivo come Raph.
Nel suo secondogenito nutriva un’enorme fiducia.
“Ugualmente, state attenti, figlioli.”, pensò, mantenendo il sorriso e gli occhi chiusi.
Contrasse leggermente le dita delle mani poggiate sulle cosce inginocchiate e inspirò una profonda boccata d’aria…
 
***********************************
In superficie, una moto rossa fiammante rombava rumorosamente sulle strade meno trafficate della metropoli multietnica. Due figure, dai volti nascosti da un paio di caschi (arancione e rosso, per intenderci!), aspettavano solo di ritrovarsi qualche cretino malintenzionato da pestare.
-E’ sempre troppo bello il vento sul corpo, fratellone!- gridò Michelangelo.
Raph, alla guida, ghignò: -Concordo, ma smettila di abbracciarmi troppo!-.
-Perché, ti da fastidio?- schernì l’arancione, lisciandogli il petto.
-Odio le tue fusa!-.
-Ah, ma io sono un gattino tenero!- rise Michelangelo, mentre Raph frenò bruscamente.
Senza accorgersene, erano finiti nelle “tristi strade” della 47esima, la zona peggiore di tutta la città, dopo Harlem, ovviamente.
Lì, la serie di palazzi da dieci o meno piani, erano scrostati, decadenti e segnati da appariscenti graffiti colorati. Le vetrine dei pochissimi negozi rimasti erano sfondate e molte auto giacevano abbandonate, completamente bruciate.
Molti lampioni non funzionavano: i pochi rimasti illuminavano fiocamente i larghi e vuoti marciapiedi, dove vari estintori forzati stavano spruzzando getti potenti d’acqua fresca per aria. Non c’era anima viva ma questo non importava troppo ai nostri due eroi.
-Raph, non ti sarai fermato per menarmi, vero?- gemette Mikey.
Sceso dalla moto, l’altro gli sfilò dolcemente il casco.
-Ehi, grazie!- sorrise Mikey: -Non sapevo ci tenessi così tanto a me!-.
Raph non disse niente: poggiò il casco arancione sotto il braccio solo per mollargli, con l’altra mano, un sonoro schiaffo dietro la nuca. Il 14enne guaì di dolore, mentre si massaggiava la nuca.
-Idiota! Piantala di parlare e guarda tu stesso!-.
L’indice del 16enne focoso stava puntando verso un vicolo illuminato da un lampione. Gli occhi azzurri di Mikey studiarono il groviglio di ombre che danzavano contro i muri e sull’asfalto. Capì il motivo della frenata della moto.
-Pensi ci siano dei teppisti?-.
-Indovinato- annuì Raph, sfilandosi il casco: -Forza, andiamo a vedere-.
-Ok, ti seguo!-…
 
-Guardate, ragazzi!- sghignazzò un Purple Dragon obeso, dai capelli azzurri e gli occhi verdi.
Indossava un largo jeans blu, una maglietta a mezze maniche nere, catenine d’oro al collo, piercing al naso e alle orecchie e il famoso tatuaggio a forma di drago dalla fronte sino al collo.
Una mazza da baseball vorticava fra le sue grasse dita.
-Non ho mai visto niente del genere, Kyle!- completò una seconda voce, meno burbera.
-Già, Smith!- completò una terza, molto più giovanile: -Puzza ed è disgustosa!-.
-Sta solo intralciando la strada, ragazzi- ringhiò il grassone, alias il loro capo.
I minuti e gemelli ghignarono e nelle loro aderenti tute nere, molto simili ai costumi dei mimi, sguainando i loro coltelli a serramanico.
-E voi sapete cosa facciamo a chi ci intralcia, vero?- ruggì freddamente Kyle, il “capo”.
Ai due non servirono altre parole: erano così vogliosi di infliggere una sonora lezione alla figura che sedeva in terra, con le spalle a un cassonetto e della spazzatura tutt’intorno.
Raph e Mikey, intanto, si erano accovacciati su una ringhiera del terzo piano, proprio dello stesso palazzo che affacciava sul vicolo “nauseabondo”. Entrambi avevano uno sguardo letale e studiavano attentamente le intenzioni nemiche.
-Al mio tre- sussurrò, poi, Raphael, con le mani sui manici dei Sai.
Mikey annuì: sapeva che presto, le danze si sarebbero aperte.
Kyle, German e Smith si stavano avvicinando sempre più alla misteriosa figura, non facilmente visibile, a causa dei tre teppisti ventenni. Le loro brutte teste coprivano completamente la vittima.
-Uno- mormorò Raph, sporgendosi un po’ di più dalla verde ringhiera.
I nemici avevano alzato le loro armi…
-Due-.
Erano pronti per affondarle sulla vittima, che neppure trovava il coraggio di reagire.
-TRE!-.
Raph e Mikey balzarono e atterrarono contemporaneamente sul caldo asfalto, correndo velocemente per affrontare i nemici ancora di spalle.
Il manico del Sai sinistro del rosso si schiantò pesantemente sul setto nasale di Kyle, il quale lanciò un urlo e fece volteggiare la sua mazza, afferrandola nell’altra mano. Raph fu troppo veloce per essere visto e si portò alle spalle del grassone, colpendolo con un duro calcio alla schiena.
Il nemico obeso si sbilanciò di poco in avanti, a causa della sua stazza, ma la sua mazza riuscì a colpire il volto di Raphael, il quale cadde in terra, con un sonoro grido.
-RAPH!- urlò Mikey, impegnato a evitare gli attacchi di quegli strani gemelli.
Il suo nunchaku sinistro parò un affondo di coltello proprio nella catena, mentre contrattaccò con un violento calcio ai genitali. Kyle guaì e crollò in terra, arricciato a palla.
L’altro gemello intervenne all’istante: scomparendo dalla traiettoria di Mikey, lo colse di sorpresa, afferrandolo per le braccia. Lo sollevò a mezz’aria, sbattendolo duramente contro il muro del palazzo, sulla destra.
Mikey si girò appena e attutì il forte impatto con la spalla, la quale si spostò dalla sua normale piegatura, con un sonoro e doloroso “crack”. Un duro grido sfuggì dalle sue labbra e fu come un campanello d’allarme per Raph, il quale si finse svenuto.
-Piccolo mostro!- ridacchiò Kyle, agitando la mazza.
Il rosso rimase supino in terra, con gli occhi chiusi sino a quando non intuì il momento opportuno per attaccare: l’affondo della mazza creò uno spostamento d’aria e Raph intervenne.
Si posizionò sulle mani, sollevando il suo corpo, mentre a piedi uniti bloccò la mazza: ghignando al viso incerto di Kyle, gliela sfilò dalla mano e la scagliò in aria, con una rovesciata strepitosa. Nella verticale in cui ora si trovava, Raphael avvolse i polpacci attorno al collo del nemico e raccogliendo ogni sua singola forza, lo scagliò pesantemente in aria.
Kyle urlò ma proprio per la sua stazza e la forza d’inerzia della mossa di Raph, cadde in terra, sbattendo duramente la testa. Il rosso ritornò in piedi con un salto mortale e raccolti con le dita dei piedi i suoi Sai, li fece volteggiare abilmente.
Smith stava massacrando il guscio di Mikey, raggomitolato a palla, a pochi centimetri dal muro di cemento.
-Lascia stare il mio fratellino!- ruggì Raph, affondandogli un Sai nel polpaccio sinistro.
Afferrò Smith per le spalle, trascinandolo via. Si diresse verso Mikey, il quale si stringeva la spalla già gonfia. Incerto su cosa fare, Raphael lo aiutò a rialzarsi in piedi, ignorando lo sdoppiamento della vista del suo occhio destro.
Si rivolsero alla figura: era una ragazza dai candidi e lunghi capelli. La frangia le nascondeva gli occhi, ma s’intravedeva bene un rossetto scarlatto sulle labbra. Portava un grosso fiocco rosso, bianco e nero sulla testa.
Il suo vestito era identico a una “Gothic Lolita”: tutto con dei merletti bianchi. Al collo capeggiava un fiocco rosso, simile allo smalto sulle sue unghie.
Le ampie maniche rosate dell’abito erano sudice, così come la gonna bianca e rosa, più larga rispetto allo stretto corpetto che rosato e bianco che metteva in mostra il suo piatto seno. Un fiocco rosso le cinghiava la vite, capeggiando sulla schiena. Le sue esili gambe erano nude come i piedi, nascosti appena sotto l’ampia gonna sudicia.
Un ombrello rosa le creava ombra sulla testa; c’era un pupazzo consumato, a forma di coniglietto, dal grosso naso rossastro e un occhio mancante. Varie toppe blu non nascondevano la cucitura sulla pancia.
-Sta bene, signorina?- chiese Raphael, incerto dalle vibrazioni negative che percepiva.
La ragazza non rispose in un primo momento e il silenzio calò.
-C’è l’hai una sorellina?- chiese, poi.
Mikey formulò contemporaneamente un’altra domanda a Raph: - Andiamo a casa?-.
Il rosso, incerto, rispose con un sonoro “sì”.
I due fecero per andarsene, ma Raphael si voltò alle sue spalle, notando uno strano ghigno sulle labbra di quella strana ragazza…
 
Non avevano idea della condanna che avevano appena firmato…

  
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