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Autore: dontletmeboo    14/07/2013    49 recensioni
Pregherei gentilmente di NON copiare questa storia, come già sta succedendo.
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“69 Days in Love -  Come far innamorare una celebrità in 69 giorni”
Ma se Julie prendesse troppo sul serio questo articolo?
Se al suo lavoro si mischiassero per sbaglio anche dei sentimenti?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter Twenty-two
Lover.

 

 

Premetti il tasto salva del documento, e questo finì nella sua cartella. «E’ tutto finito» richiusi il portatile.
Non ti senti un po’ in colpa, Julie?
Avevo finito l’articolo, dovevo semplicemente rileggerlo, aggiungere qualcos’altro e sarebbe stato pronto.
Poco più di una settimana e tutta Londra lo avrebbe visto; avrebbe letto tutto quello che avevo scritto, su Harry e i ragazzi, quelle cinque persone che avevo totalmente ingannato per poter fare carriera.
Avevo mentito, spudoratamente.
Era ovvio che non mi sentissi in colpa, nessun rimpianto, non avrei voluto tornare indietro e poter sistemare le cose sin dal principio, certo che no.
Ok, forse ero stata un po’ stronza.
Poco.
Forse un po’ tanto.
Diciamo che i senti di colpa mi stavano lentamente mangiando viva, ma questi sono quelli che più comunemente chiamo dettagli irrilevanti.
 
Appoggiai sul tavolino davanti al divano il computer portatile che era rimasto sulle mie gambe per due ore e che cominciava a scottarmi le cosce.
«Ora cucino qualche wurstel sulle mie gambe» sbuffai, posizionandomi davanti al ventilatore e ridendo come una ritardata appena la mia voce risultò metallica. «Io essere un robot» dissi, avvicinandomi ancora di più alle pale che giravano ad una velocità assurda e che mi facevano andare i capelli dietro le spalle.
In quel momento mi squillò il cellulare appoggiato al bracciolo del divano e lo afferrai solo dopo aver ascoltato per qualche secondo la suoneria, imponendomi di non cominciare a ballare, o non sarei più riuscita a fermarmi.
Perché, diciamolo, io ho un talento innato per il ballo e non lo dico solo io, ovvio.
Non sai ballare.
Beh, in realtà ho stile ma non mi so applicare nel ballo, ecco.
Mi ricordai poi del cellulare e risposi. «Telefono della signorina Julie Hyde, desidera?» cambiai leggermente la voce, che risultò un po’ più acuta del normale.
«Chi parla?» la voce di Niall dall’altro lato del telefono mi prese alla sprovvista.
«Sono-» mi bloccai e ci pensai un attimo «-la sua assistente. Posso riferire un messaggio da parte sua? La signorina Julie è altamente impegnata al momento.»
Niall sbuffò, «ciao Julie.»
Cazzo.
«Ciao biondino» ci rinunciai, buttandomi di nuovo sul divano a peso morto.
Niall rise, per poi tornare immediatamente serio «c’è un codice rosso.»
Aggrottai la fronte «è morto qualcuno?»
«Diciamo che è arancio» specificò.
«Qualcuno è in ospedale?» chiesi, allora, allarmata.
«Giallo.»
Sbuffai «chi si è fatto male?»
«Verde.»
«Stiamo giocando a strega comanda colore, Niall?» commentai.
Lui rise, e lo immaginai scuotere la testa, poi sospirò. «Harry sta impazzendo e ho bisogno di te» disse, infine.
«Oddio, cos’è successo?» mi alzai in piedi e cercai con gli occhi le scarpe, trovandole pochi attimi dopo accanto alla porta d’entrata.
«Non lo so, ma ti prego, vieni ad aiutarlo» mi supplicò e lo disse con un tono leggermente preoccupato, strano.
Presi la borsa, le chiavi e uscii subito di casa, «sto arrivando» attaccai poi la telefonata e per fare prima scesi le scale di corsa fino al piano terra, già preparandomi a complimentarmi con me stessa per non aver preso l’ascensore.
Dieci chili li hai persi di sicuro con due rampe di scale, certo.

 
 
 

Harry. 

Ricominciai a girare per casa mia con passo affrettato, sentendo il cuore battere a velocità anormale.
«Mi ricordo di averlo visto qui l’ultima volta» sbuffai, ribaltando per l’ennesima volta i cuscini del divano.
«Ti prego, Harry. Dimmi cosa stai cercando, posso aiutarti» intervenne Niall e giurai di notare della frustrazione nel suo tono di voce.
«Torna pure a casa Niall, è una questione di vita o di morte, ma riguarda solo me» tornai in cucina, dove mi misi ad aprire e a chiudere tutti i cassetti pieni di posate, bicchieri e piatti, «neanche qui» corsi in camera da letto e cominciai a rovistare tra i comodini e nei cassetti dell’armadio a muro.
«Io vado, dovrebbe arrivare Julie tra poco» sentii parlare il biondo nell’altra stanza, ma non ci feci più di tanto caso, buttandomi a terra in un colpo secco e guardando sotto il letto.
 
Pochi minuti dopo suonarono alla porta.
«Liam, se Niall ti ha detto che sto impazzendo, ti assicuro che è per una buona causa. E comunque-» aprii la porta e mi bloccai, confuso, non trovando il più grande davanti a me.
«Harry» mi sentii chiamare e buttare all’indietro, ritrovandomi poco dopo abbracciato a Julie, con le sue braccia strette al collo. «Stai bene, sei vivo» strinse ancora di più la presa, affondando il viso nei miei capelli.
«Si, ma non per molto se non mi fai respirare» dissi, con il fiato corto.
Julie si separò immediatamente da me, imbarazzata, e potei notare le sue guance più scure del solito. «Scusa, ma Niall-» mi guardò in modo strano, «aspetta, stai bene?»
Alzai le spalle, cercando di capire cosa stesse succedendo.
Julie si tirò una sberla in fronte, «devo uccidere il biondo, dov’è?» disse con un tono leggermente incazzato «mi ha fatto prendere un infarto, Harry.»
«Perché?» risi.
«Cazzo ridi?» mi ammonì e immediatamente tornai serio, «mi ha detto che stavi male, sono corsa fin qui pensando di ritrovarti mezzo morto, sdraiato per terra con la bava sul mento e le convulsioni.»
Spalancai la bocca, poi la richiusi.
«Ah, forse Niall si riferiva a quello che stavo facendo» le spiegai.
Notò poi la casa dietro le mie spalle, i cuscini del divano erano tutti per terra, il tappeto capovolto e ogni cassetto aperto e svuotato.
«Stai facendo il cambio di stagione dei -si guardò intorno- bicchieri?»
Risi, scuotendo la testa, «stavo cercando una cosa e, se non la riesco a trovare entro un’ora, morirò,» le spiegai «per questo stavo impazzendo.»
Mi guardò sgranando gli occhi «hai perso il cellulare?»
Feci di no con la testa.
«Il portafoglio?»
Negai.
«Le chiavi della macchina?» tentò di nuovo.
Sbuffai, «no, ancora più importante.»
«Il tuo quaderno?»
Ok, quello era importante ma, «no.»
«Oddio, che cos’hai perso Harry?» mi chiese, sconvolta.
Mi sedetti sul bracciolo del divano, «so che potrà farti male ma-» cominciai, guardandola negli occhi e notando il suo sguardo ancora più preoccupato di quando era entrata in casa credendomi morto. «Ho perso-» cominciai.
Lei mi guardò in attesa di una risposta, «mi stai spaventando, Harry.»
«Mister Bob» mi morsi una mano, trattenendo le lacrime e tirai su con il naso.
Julie fece per obbiettare, ma «chi?» chiese, poi.
Sgranai gli occhi, «Bob?» nulla, possibile che non lo conosceva? Tutti conoscevano Bob.
«Chi cristo è Bob?» sbraitò.
Sbuffai, «orsacchiotto? Pelo morbido e coccoloso? Orecchie dolci? Sguardo tenero?» le diedi degli indizi.
«Stai parlando di un pupazzo?»
Alzai le mani, «e chi se no? E poi Mister Bob non è un comune pupazzo» le feci una smorfia.
Ci fu un attimo di silenzio.
Poi, «Harry?» rimase impalata davanti a me con le braccia tese lungo i fianchi.
«Mh?»
Mi sorrise dolcemente, «fatti curare.»

 
 
 

Julie. 

Non ero incazzata con Harry, insomma, alla fine mi aveva solo fatto morire preoccupata perché pensavo avesse perso la cosa più importante al mondo quando, invece, stava semplicemente cercando un orsetto di peluche.
«Non è neanche qui» Harry sbuffò un’altra volta, buttandosi sul divano e cominciando di nuovo a piagnucolare.
Lo guardai scuotendo la testa, «poi sarei io quella pazza» mi sedetti accanto a lui, «Harry è solo un pupazzo» cercai di tranquillizzarlo.
Alzò la testa e mi fissò negli occhi con uno sguardo omicida. «Ti ripeto che Mister Bob non è un semplice pupazzo» lo disse con un tono visibilmente incazzato.
Alzai le mani in segno di resa, mettendomi comoda sul divano, «intanto che cerchi il tuo orso, io dormo.»
Ci fu un attimo di silenzio, poi sentii il riccio sbuffare e alzarsi, «si chiama Bob» e ricominciò a girare per casa sua.
 
Poco dopo non sentii più nessun rumore, aprii gli occhi e non trovai Harry intento a cercare il suo pupazzo.
«Harry?» lo chiamai, alzandomi.
Che fosse morto davvero, quella volta?
Non rispose, così salii le scale, diretta in camera sua. «Harry?» la porta della sua camera era socchiusa, mi avvicinai in punta di piedi e trattenni il fiato finché, dopo aver cercato di guardare all’interno, spalancai la porta.
«Questa volta sei morto veramente?» urlai, bloccandomi però poco dopo sulla soglia della camera.
Feci per dire qualcos’altro, aprii la bocca ma la richiusi immediatamente.
«Perché dovrei morire?» scherzò, sistemando le magliette che poco prima erano sparse per terra nei loro appositi cassetti.
«Scusa» abbassai lo sguardo, poi lo rialzai e lo riabbassai di nuovo.
Sentii la risata di Harry rimbombarmi nelle orecchie, «puoi guardare, Julie» sbuffò, scegliendo poi una maglietta bianca e beige, «in realtà pensavo fossi uscita, ho trovato Bob e dovevo fargli il bagno» mi sorrise e mi indicò l’orsetto seduto sul suo cuscino.
Lo guardai titubante, rimanendo a fissare per un attimo l’asciugamano che teneva legato in vita.
«Forse» mi bloccai, mordendomi l’interno della guancia, in imbarazzo «dovrei andare» indicai poi dietro di me, verso la porta.
Harry annuì, infilandosi la maglietta che aveva preso poco prima e scuotendo la testa, facendo cadere qualche goccia dai ricci bagnati.
«Si, vado» ripetei, mai rimasi lì, immobile.
«Ok» sorrise, mentre si infilava un paio di jeans stretti.
Mise prima una gamba, fece un balletto alla Shakira, saltellò per tutta la stanza e infine riuscì a indossarli.
Risi, «ok, allora vado» dissi, rendendomi conto di aver ripetuto quella frase milioni di volte. «Posso usare il bagno?» aggiunsi, voltandomi.
«Fai pure» mi indicò la porta in fondo al corridoio e io annuii.
 
Aprii il rubinetto del lavandino e mi sciacquai il viso più volte, sospirando, e appoggiando le mani sul bordo del mobiletto lì accanto.
Mi guardai allo specchio, facendo una faccia inorridita dopo aver visto il mio aspetto.
Bagnai poi le mani, chiedendomi perché continuavo ad avere il fiatone.
«Sono stupida» sbuffai.
Sei innamorata.
«Ha solo un fisico della madonna, non rompere i coglioni» sputai, asciugandomi le mani.
Non sei capace di accettarlo, ma Harry ti piace.
Mi tolsi involontariamente una scarpa. «Se non stai zitto mi costringi a picchiarti» lo minacciai.
Dovresti tirarti scarpate in testa, Julie.
Si, forse aveva ragione.
Mi rimisi la scarpa, alzandomi in piedi e rivolgendomi un’altra volta allo specchio.
«Essere innamorata di Harry» risi come un’isterica «ma fatemi un piacere» sbuffai. «E’ un ragazzino egocentrico, antipatico, stronzo» cominciai a prepararmi un elenco mentale di insulti, «però è carino» scossi la testa «ma che cazzo sto dicendo?» parlai con il mio riflesso, «quei ricci sono belli, ha un viso tenero. E vogliamo parlare dei tatuaggi che-» mi bloccai, guardandomi intorno come se qualcuno mi avesse sentito. Davvero stavo dicendo quelle cose?
«Oh porca puttana.»

 
 
 

Harry. 

Finii di spalmare la maionese sulla fetta di pane e prosciutto, pulendomi poi le mani con uno straccio e pensando di farne uno anche a Julie.
Era chiusa in bagno da un quarto d’ora e, sinceramente, iniziavo a preoccuparmi; feci per chiamarla, quando suonarono alla porta e andai ad aprire.
«Harry» mi sentii nominare appena aprii.
Sorrisi, «ciao Paul.»
«Niall e Zayn mi hanno detto che eri a casa tua, posso entrare?»
Scossi leggermente la testa, titubante, e socchiusi la porta alle mie spalle, «possiamo parlarne qui?»
«C’è qualcuno in casa?» aggrottò la fronte e, facendo finta di nulla, mi appoggiai con la schiena al muro, incrociando le braccia davanti al petto.
«No, ma perché entrare se c’è bel tempo?» tentai e lui annuì.
«Vado dritto al punto, sai come sono» mi sorrise dolcemente «chi è Julie?»
Guardai da un’altra parte per un attimo, per poi tornare a fissare Paul.
Alzai le spalle, «una mia amica.»
«Sono uscite un po’ di vostre foto sui giornali della città. Su Primrose Hill, la sera scorsa a notte fonda-» lo bloccai con una mano.
«Paul, hai detto di andare dritto al punto» sbuffai.
Lui annuì, «ti chiedo solo un favore, Harry» rimasi in attesa che continuasse «se c’è qualcosa tra di voi, dillo.»
Aggrottai la fronte, scuotendo la testa e cercando di obbiettare. «Se esci con lei di nascosto peggiori ancora di più la situazione, lo sai.»
«Ti ho detto che siamo solo amici» ripetei.
Paul annuì, stanco, «ma sappiamo tutti che prima o poi gli amici-» non lo feci finire.
«Perché non mi ascolti? Non la sto frequentando, usciamo solo per divertirci» cominciai «non è il tipo di ragazza che mi piace, e una storia con qualcuno, in questo momento, è l’ultima cosa che sto cercando.»
L’uomo davanti a me annuì, «fai attenzione, sai come funzionano queste cose,» detto questo si voltò e con una pacca amichevole sulla spalla mi salutò.
 
Sospirai e, scuotendo la testa, mi voltai per rientrare in casa.
Spalancai gli occhi quando mi ritrovai di fronte a Julie.
«Harry» mi rivolse un falso sorriso, aggrottando le sopracciglia e mordendosi il labbro.
Aprii la bocca, poi la richiusi, cercando qualcosa da dire. «Da quanto sei qui?»
«Abbastanza.»
Si sistemò la borsa in sballa e «devo andare» abbassò il viso a terra e uscì dalla porta, camminando verso il cancelletto di metallo.
«Julie, aspetta» tentai, seguendola con passo spedito.
Lei si voltò di scatto e il nastro che poco prima le legava i capelli cadde a terra.
«Lascia stare Harry,» rise «mi chiedo anche perché me la stia prendendo così tanto» alzò poi le mani in alto.
Cercai di protestare, ma continuò a parlare. «Sono solo una stupida» annuì, come per convincersi.
«Perché lo saresti?» le chiesi, «Julie, davvero, non sapevo che stessi ascoltando.»
Scosse la testa, chiudendo gli occhi, «non sei tu che devi scusarti.»
«Si, invece. Tu sei quella senza colpe,» dissi, certo.
Rise un’altra volta, e mi chiesi cosa c’era di così divertente in tutto quello.
Non mi rispose, si limitò a voltarsi e aprire il cancello; rimase immobile per qualche minuto, con lo sguardo fissò sull’erba, per poi rialzarlo verso di me.
«Sai qual è la cosa più divertente, Harry?» chiese, ancora con un sorriso triste stampato sulle labbra.
La fissai, in attesa che continuasse, confuso.
«Che mi sono innamorata di te,» alzò le spalle e chiuse il cancello.

 




  
 
 

  
 
 






A moment, a love. A dream, a laugh...

Amatemi se posto ora.
Odiatemi se posto ora.
Fate quello che volete, insomma lol
Ho dovuto per forza obbligarmi a scrivere a postare il capitolo perchè domani parto e sto via una settimana, non potevo essere così stronza e lasciarvi in attesa ancora sette giorni c.c
Ci ho messo una vita e mezzo per scrivere questo capitolo, non mi piace, so che ho scritto di meglio, ma pace e amen. Tanto ormai siete diminuite tantissimo :c
Non so se è perchè sia estate e in molte sono in vacanza, ma vedere che un capitolo da 50 recensioni fa fatica ad arrivare a 30..è frustrante. Credo di avere qualcosa che non va. Si, sto disimparando a scrivere.

Coomunque...
come già detto, di sicuro dovrete aspettare una settimana. Scrivere il prossimo capitolo e postarlo da blackberry risulterebbe un pochino complicato .-.
E mi ucciderete perchè vi ho lasciato in questo modo u.u
Ma :) io :) vi :) amo :)
AHAHAHA ok, detto questo..mi dissolvo che ho fame :')
Un grazie a Chiara che mi sopporta sempre con i miei scleri quando non so cosa scrivere e se continuare uu
In effetti ho anche avuto la tentazione di eliminare la storia.

La smetto, come sempre 

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Un bacio, Simo.
 
   
 
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