Anime & Manga > Rossana/Kodocha
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Autore: Vale__91    26/01/2008    7 recensioni
Tutto ciò che sappiamo di Akito Hayama e Sana Kurata non esiste. Loro non si conoscono, sono ragazzi adulti e vivono esistenze molto differenti.
Accadde però, che una sera gli occhi di lui incontrarono quelli di lei e tutto cambiò.
ULTIMO CAPITOLO
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Davanti allo specchio. I soliti occhi color grano, i soliti capelli disordinati, lo stesso sguardo di sempre. Ancora i pensieri confusi di chi forse nella sua vita avrebbe preso altre decisioni, ma che ormai si trova lì e non può più fare nulla per tornare indietro.
Akito si sistemò la camicia abbottonando l’ultimo bottone quando sentì dei passi svelti entrare in camera.
<< Ciao tesoro, ma come siamo eleganti >> disse lei con un sorriso. Lui, come gli era sempre successo, non potè fare e meno di arrossire.
<< Nami, allora sei pronta? >>
<< Pronta? >> disse lei sorpresa.
<< Non dovevamo usc… >>.
Non terminò la frase, lo capì subito dal suo sguardo. Se l’era dimenticato e a quell’appuntamento ne aveva sostituito un altro. Ora l’avrebbe sentita di nuovo piagnucolare i soliti “ scusami ”.
<< Tesoro, io… Davvero sono una stupida… >>
<< No, non importa… Tanto avevo un po’ di mal di testa >>
<< Ma ti sei preparato, sono proprio un disastro di fidanzata >>.
Disastro? No, quello semmai era un diminutivo. Akito quando l’aveva conosciuta l’aveva apprezzata per qualcosa che ora non accennava a farsi rivedere, qualcosa per cui pensò di essersi innamorato.
Adesso che convivevano da circa un anno che cosa gli restava di quel sentimento? Le porte sbattute da lei che usciva più con le colleghe o con le amiche che col proprio ragazzo.
<< Sta tranquilla, è tutto a posto >> le disse per non farla rimanere male.
Era stato sempre così. Era lui che avrebbe dovuto offendersi, ma pur di vederla sorridere si era sempre sacrificato e aveva lasciato in secondo piano piccoli problemi come questi che ora però, a distanza di anni iniziavano a pesare.
<< No dai non esco >> iniziò lei prendendo il cellulare.
Lui le prese le mani, poi le accarezzò il viso e le diede un piccolo bacio sulle labbra.
<< Ti ho già detto che non c’è problema >>.
Gli veniva difficile, ma provò ad abbozzare un sorriso.
<< Tu sei… Tu sei… >>
<< Sì lo so, che ci vuoi fare Akito Hayama è fatto così >> fece lui ironico << Con chi esci? Ora non mi dici nemmeno più dove vai? >>
<< No è che io davvero pensavo di avertelo detto, come al solito… >>
<< …Ti sei dimenticata. Che strano questa frase non mi è nuova >>
<< Non scherzare, sul serio mi sento uno schifo >>
<< La vuoi finire? >>.
Squillò il cellulare. Era quello di Nami.
<< È Sachiko, è venuta a prendermi… Cena di lavoro >> disse sbuffando << Ma stasera, non m’importa se sarò stanca o lo sarai tu, noi due staremo insieme e passeremo la nostra serata, anche se… Beh… In modo un po’ diverso >> disse con un sorriso incerto.
Un altro squillo.
<< Vai, altrimenti ti danno per dispersa >> fece lui.
Un ultimo svelto bacio e Nami sparì. Sentì la porta chiudersi. Il sapore del suo tocco era già sparito.
Akito si lasciò cadere sul letto. In fondo non gli andava di rimanere in casa da solo a far nulla. Se lo avesse saputo prima si sarebbe organizzato con degli amici, ma ormai era troppo tardi. Decise di uscire comunque, sarebbe andato in qualche locale a bersi qualcosa, giusto per non rimanere circondato da quelle mura ormai troppo soffocanti.
Il palazzo in cui vivevano dava su una lunga e trafficata strada, non ci sarebbe stato bisogno nemmeno di prendere l’auto per spostarsi.
Era una sera di maggio, il caldo che il sole aveva lasciato durante la giornata non si era ancora dissolto e Akito camminava senza una meta precisa, tenendo con due dita dietro la spalla una giacca nera leggera.
Si girò a guardare un locale: troppo affollato. Poi un altro: gente non troppo raccomandabile. Al terzo tentativo entrò.
Non molta gente, luci soffuse, tavoli occupati in parte, ma specialmente, bancone libero: il suo posto preferito.
Appena si fu seduto gli si avvicinò il barman. Ordinò un Martini che dopo pochi secondi si figurò davanti a lui.
<< Speriamo di passare per i Mondiali >> fece il barista pulendo dei bicchieri.
<< Come? >>
<< Domani c’è l’ultima partita per la qualificazione ufficiale, se perdiamo siamo fuori >>
<< Ah, non seguo molto il calcio >>
<< Ah no?! E cosa le piace invece? >>.
Capì subito che il signore brizzolato davanti a lui pur di evitare di rimanere ancora in silenzio in quella serata noiosa, avrebbe parlato di qualsiasi cosa.
<< Karate, lo insegno ai bambini dagli otto anni in su >>
<< Allora anche agli adulti? >>
<< Non mi capita spesso, si inizia da piccoli di solito >>
<< Avevo uno zio che faceva Karate… >>.
La conversazione iniziò a farsi noiosa e Akito bevve ancora un sorso dal suo bicchiere.
Poi si spalancò la porta con violenza e vi entrò un ragazzo. Alto, capelli neri molto corti e dai modi di fare anche un po’ presuntuoso.
Hayama lo guardò senza farci troppo caso, ma poi si bloccò di colpo. Dietro l’uomo vi era anche una donna e a seguire un altro ragazzo con i capelli castani lunghi fino alle spalle.
Si soffermò su di lei, sul suo sguardo un po’ perso. Quella ragazza che con la mano stretta in quella del primo uomo si avvicinava al bancone, proprio dove era seduto lui.
I capelli rossi e sciolti danzavano vicino al suo viso, limpido e con un velo di trucco.
<< Hey barista >>
<< Dica signore… >>
<< Tre Martini uno per me, per il mio amico e per la mia donna >> disse indicando con lo sguardo le persone dietro di lui.
<< Subito >>
<< Dai va a sederti tesoro >>.
La ragazza venne leggermente spinta da una pacca sul sedere, ma non accennò a dire o fare nulla, e si sedette vicino ad Akito, che intanto cercando di non farsi notare continuava ad osservarla.
I tre drink arrivarono e i due ragazzi iniziarono a conversare tra loro facendo finta che la rossa non esistesse. Dalla noia le scappò uno sbuffo.
<< Ti annoi? >> provò a dirle Akito a bassa voce.
Lei si voltò velocemente, quasi presa alla sprovvista, poi però per non farsi vedere dal suo uomo gli sorrise malinconicamente.
<< Perché si nota tanto? >>
<< Da come hai sbuffato un po’ sì >>.
Il discorso cadde lì e le poche parole appena pronunciate sparirono, smorzate dalle risate e dai discorsi che circondavano il bar.
La ragazza fece per accendersi una sigaretta per evitare di essere divorata dalla monotonia.
<< Mi dispiace signorina, non si può fumare qui >> fece il barista indicandole un cartello.
Posata anche la sigaretta la rossa prese a fissare un punto qualsiasi del tavolo senza che avesse un’effettiva importanza. Sapeva che distogliere l’attenzione del suo fidanzato dalla conversazione che stava proseguendo non sarebbe servito a nulla.
<< Ne vuoi un altro? >>
<< Scusa? >>
<< Di Martini, neanche io so tanto che fare >>
<< Allora offri alcolici alle ragazze? Comunque no, grazie >>.
Questa volta il ragazzo sentì la breve conversazione e si girò con sguardo torvo verso Akito che però non lo aveva ancora notato.
<< Hey tu… >>.
Hayama alzò gli occhi nella sua direzione.
<< Chi, io? >>
<< Senti non fare il finto tonto con me, che cosa le hai detto? >>
<< Nori, non è successo nulla >>
<< Zitta tu! >>.
La rossa tacque all’istante.
<< Ti sembra il modo? >> fece Akito tranquillo.
<< Allora razza di idiota non costringermi a venire lì >>
<< Io non ti ho chiesto nulla >>
<< Vedi di lasciarla in pace o non esci vivo da qui e… Saya tesoro >>.
Un’altra ragazza si era avvicinata al bancone. Una donna alta, bionda occhi chiari. Bastò lei a far cadere l’attenzione di Nori da Hayama.
Il giovane dai capelli scuri e il suo amico presero a parlare con la ragazza. Tutti, a parte lo sguardo di Akito, ignorarono la rossa che però intanto cercava di non dare a vedere quanto stesse male. Passarono dieci minuti, poi Nori e l’amico si alzarono, la ragazza fece la stessa cosa.
<< No tesoro >>
<< “ No ” cosa? >>
<< Stavamo cercando un posto più tranquillo per parlare di cose private >>
<< E perché io non potrei venire? >>
<< Mi sembra logico >>
<< Non per me, dato che sono tanto stupida illuminami >>
<< Non puoi venire e basta >>
<< E lei sì? >> disse indicando la bionda che aspettava che i due ragazzi si muovessero.
<< Bambolina, poi ti spiego tutto >>
<< Ma va al diavolo >> fece lei rimettendosi a sedere.
<< Cos’hai detto? >>
<< Nulla >> disse distratta.
Nori mormorò qualcosa e si allontanò, lasciandola da sola. Il barman era a dir poco indignato.
<< Senta me la fa accendere una sigaretta? Pagherò la multa >>
<< O-ok >>
<< Posso fartela una domanda? >> disse Hayama un po’ incerto.
<< Che c’è? >>
<< Perché ti fai trattare così? >>.
La rossa fece una breve risata amara.
<< Che domanda stupida! Credi davvero che io mi lasci usare? >>
<< Sembrerebbe >> disse lui tranquillo.
Lei provò a ribattere, ma non ci riuscì. Le parole morirono ancora prima di essere pronunciate e i suoi occhi scuri si posarono su quelli chiari di lui, così belli.
<< Me lo offri ancora quel Martini? >>.
Hayama sorrise lievemente e lo ordinò.
<< Io sono Akito Hayama >> disse porgendole la mano.
<< Io Sana, Sana Kurata >>.

Ok, sto esagerando, ma le idee mi vengono in mente così, da un momento all'altro e non riesco a smettere di scrivere...in fondo nn penso sia tanto un male, ma visto tt le fic che devo finire proverò ( impegni scolastici compresi ) a fare del mio meglio per completarle tutte. Sono tornata da Akito e Sana i miei due tesori...Come avrete notato in questa ff ci sarà tutto al di fuori di quello che si sa di Kodocha...almeno si cambià un po', si leggono storie nuove! Ke dire, io come al solito spero vi piaccia e ke mi scriviate...accetto consigli, critiche, tutto!!La Vale vi saluta e vi da un grande bacio!A prestoo!kisses

   
 
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