III
Lutnag serpeggiava di
attività, le luci delle torce brillavano nella notte mentre le guerriere
galliche erano riunite attorno a un falò, seguendo scrupolosamente i riti delle
druidesse. Stavano in cerchio, tenendosi per mano; la maga del villaggio pregava
in gaelico antico affinchè i frutti della terra fossero abbondanti, i campi
fertili, i pascoli gremiti di animali e la loro salute ottima. Comunicando
direttamente con gli spiriti della natura, le druidesse ringraziarono gli dei
per l’abbondanza di cibo e acqua, e soprattutto per aver donato alla loro
comunità figlie amazzoni forti e in gamba, capaci di difendere quel piccolo paradiso
nel quale nascevano e continuavano a vivere.
Keitha sollevò lo sguardo al
cielo, scrutando le stelle, scoprendosi a sorridere per quello spettacolo così
meraviglioso.
Shawnae la vide rapita
guardando il cielo e sorrise a sua volta; lentamente le strinse la mano più
forte mentre partecipavano al rito. «Non sapevo ti piacessero le stelle.»
«Nemmeno io» ammise la
ragazza. «Mi fanno sentire malinconica.»
Keitha abbassò lo sguardo,
fissando la maga dare ordini alle druidesse. Il fuoco scoppiettava sopra la
catasta di legno e carbonella, mentre le druidesse formavano un circolo più
piccolo, lasciando che le ragazze formassero cerchi concentrici più grandi. La
maga agitò il bastone; alla luce delle fiamme era possibile notare le rughe che
le scavavano la fronte e le guance, i capelli lunghi fluttuanti color argento e
l’espressione sofferente stampata sul viso. A un certo punto gettò nel fuoco
una polvere grigiastra e, non appena a contatto, una grande fiammata divampò
sopra le loro teste.
La mattina successiva fu
un’altra maratona di compiti per le guerriere. Ide fischiò rumorosamente
all’alba, svegliando le prime ragazze che avrebbero dovuto inoltrare quel
brusco risveglio alle altre, nelle capanne disposte disordinatamente per tutto
l’accampamento. Erano le sei del mattino e il cielo si tingeva d’oro a mano a
mano che il sole sorgeva; in quel momento Lutnag brulicava di donne assonnate
che facevano fatica a reggersi in piedi.
Keitha immerse la testa
nell’acqua gelida del fiume Rhône: era uno dei metodi più rapidi per svegliarsi
a quell’ora. Shawnae si limitò a sciacquarsi il viso; era più abituata della
sua amica a quei ritmi spartani.
«Forza, muovete quei culetti
sodi e venite qui!» ringhiò Ide al centro del minuscolo Colosseo. Ronan, come
sempre, distribuì le armi alle amazzoni prima di tornare al suo lavoro. Si
sentiva fortunato a vivere a Lutnag, sotto quella barba rossa ispida pulsava un
grande cuore.
Ide quel giorno impose a tutte
di maneggiare una spada. Poiché era solo un addestramento avrebbero usato spade
di legno, tuttavia sempre mortali nel caso in cui fossero state adoperate
malamente. L’obbiettivo di quello specifico addestramento era di saper fronteggiare
qualsiasi tipo di avversario si fossero trovate davanti.
Le ragazze vennero disposte in
modo che le rispettive abilità si equivalessero, dunque Keitha e Shawnae si
sarebbero dovute separare per diverse ore. Poiché la seconda era già piuttosto
forte e robusta le venne assegnata Sìne, una guerriera esperta con un fisico mascolino
dai possenti bicipiti. La leggera cotta di maglia che indossava sembrava voler esplodere
sopra quei muscoli possenti che, ormai, nascondevano quasi ogni traccia dei
seni. Shawnae dal canto suo era sveglia e scattante, pronta a parare e a
colpire con decisione la sua avversaria. Al contrario della gigantessa, lei era
snella e atletica, con muscoli vigorosi in tutto il corpo; tuttavia la sua
femminilità restava intatta e molte erano le donne – ma anche gli uomini – di
Lutnag a cui faceva girar la testa.
Keitha, dal canto suo, non
poteva ancora vantare di una muscolatura tonica. Tuttavia, durante i sei mesi
trascorsi, aveva iniziato a sentirsi più forte, e quando contraeva i muscoli
delle braccia ne notava una sottilissima fascia che si stava formando sotto la
sua pelle abbronzata. Era ancora impercettibile, ma passandosi una mano sul
petto le pareva di avvertire quelle curve che già erano visibili sul petto
della sua amica. La sua avversaria era una bellissima ragazza bionda, proprio
come Keitha, che, anch’essa alle prime armi, impugnava goffamente la sua spada
di legno. Heledd sorrise alla sua avversaria, che ricambiò dolcemente, i capelli
color dell’oro di entrambe si colorarono di un giallo intenso nel momento in
cui il sole spuntò in alto sopra le montagne.
Le ragazze rotearono le spade
in aria, come per scaldarsi, compiendo movimenti veloci e saggiando la tensione
dei propri polsi. Tutte guardarono Ide che, con un lieve cenno di assenso,
appoggiò indice e pollice sulle labbra, in prossimità dei denti, e, con un
fischio, diede inizio agli allenamenti.