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Autore: Sundance    27/01/2008    6 recensioni
... I miei occhi risalirono il suo braccio fino al torace, proseguirono sul collo e si fermarono sulle labbra. Notai che sembrava giovane, cosa che si ricollegava bene alla voce, e che si era fatto la barba evidentemente. Poi in un impeto di coraggio estremo alzai di scatto gli occhi e li puntai nei suoi.
E mi sciolsi.
E capii perchè conoscevo quella voce.
Perchè la sentivo risuonare nella mia testa nei momenti più impensabili, perchè aveva pronunciato frasi che avrei sempre ricordato, perchè un "Depends on the one day" assume tutt'altra forma e sensazione quando è quella voce che lo dice.
E compresi anche che se mai avessi potuto sperare di incontrarlo, non sarebbe mai, MAI stato con il trucco sbavato da lappate di cane, i pantaloni sporchi per la caduta e l'espressione di una che sta per collassare.
Completata (sorpresa: capitolo 39 più epilogo)
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E' una settimana perfetta. Ogni giorno, a pochi minuti dalla chiusura, sono certa di poter alzare lo sguardo e vederlo davanti a me, in attesa, il suo sorriso solare che illumina il cielo intero. Fin da poche ore dopo la partenza di Dom.

///////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////FlashBack///////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////

Leah sorride voltandosi dall'altra parte mentre mi chino a raccogliere un libro che ha urtato. Non mi è chiaro finchè a riprenderlo non è la sua mano, ma una che conosco altrettanto bene. Ne seguo il profilo fino a fissarlo negli occhi. Lo sguardo di Eros. Gli Dèi esistono, ne ho uno davanti. Posa il libro al suo posto e mi abbraccia, affondando il viso nel mio collo.
"Buon giorno, piccola Luna." Lo sussurra sfiorandomi con le labbra la gola, ed io avvampo. La sua pelle sotto le mie dita, il suo profumo sul mio viso, nei miei capelli il suo respiro...
"... Hi, my angel" bisbiglio. Sorride e si allontana posandomi le mani sul viso, avvolgendomi del suo sguardo scuro.
"Grazie." Lo guardo interrogativamente.
"Per il risveglio più dolce che abbia mai avuto."
Arrossisco. "Sarebbe stato un crimine, svegliarti. Anche se il desiderio di salutarti era così forte da fare male."
Mi investe di calore e sentimento, attraversandomi anima e corpo, ed io non vorrei altro se non tornare alla notte trascorsa assieme, solo poche ore prima, quando ogni mia remora era svanita del tutto...
"Vieni qui." Lo stesso invito. Che mi scuote il cuore. Mi perdo nella sua stretta e chiedo soltanto di assaporarla il più a lungo possibile.

///////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////FineFlashBack///////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////

"Quando arriverà?"
"Domani mattina presto. Ho il tempo di andarla a prendere e portarla a casa, prima di andare a lavoro. Così riposa un pò e poi può girovagare per Londra come desidera. Tu quali programmi hai?"
"Ho la giornata piena, e così venerdì. Ma mi farebbe piacere conoscerla."
"Davvero? Scommetto che ne sarebbe felice."
Sorride, poi china lo sguardo:
"Lo sa, di me?"
Ops. Non mi ero preparata a questa domanda. Lo guardo intimidita, poi dico la verità:
"Veramente, ecco... sì."
Silenzio. Mi faccio forza:
"Non potevo evitare, visto che verrà qui... però, intendo, è davvero riservata, se l'ho fatto è solo per scrupolo di coscienza, non per... ecco...". Accavallo le spiegazioni una sull'altra. Respiro profondamente e riprovo, con calma:
"E' giovane, ma è una bravissima ragazza, ha la testa a posto. Solo che mi conosce meglio di quanto mi conosca io, e perciò, ecco, lo ha sentito quando... quando ho cominciato a comportarmi in maniera diversa. Così le ho dovuto dire la verità."
"Ovvero?". Il tono è interessato, ma assolutamente sereno. Mi tranquillizzo.
"Ehm..." arrossisco furiosamente. Ripetere le cose che le ho raccontato davanti a lui vale è piacevole quasi quanto buttarsi dal quinto piano su cocci di vetro appuntiti.
"Ecco, che avevo incontrato qualcuno di veramente speciale. Che... se avevo un'aria strana era perchè... è perchè... come dice Dom... sono totalmente... andata."
Pronunciare queste parole mi costa uno sforzo pari a quello di lasciare il suo abbraccio. Ho chinato così tanto la testa che rischio di sbattere addosso alla gente, se non sto attenta. Lo sento stringere di più il braccio che mi cinge la schiena, e mi chiedo cosa stia pensando. Spero lo sappia, che non sono andata a dire ai quattro venti che sto con lui. Che se ne ho parlato, è stato solo per raccontare di un ragazzo meraviglioso cui ho dato il mio cuore, senza che nome e fama valgano qualcosa.
Ma la domanda che mi pone mi spiazza completamente.
"E... che ne pensa?". Lo guardo: sembra imbarazzato anche lui.
"Di che cosa, del fatto che sia totalmente andata?", domando lasciando da parte il pudore. Sorride confuso, chinando lo sguardo di nuovo. Mi appare Drew Baylor in carne e ossa. Ho un attacco di tenerezza difficile da frenare.
"No, in realtà...". Lo guardo interrogativamente, poi capisco cosa intenda e resto a bocca aperta.
"Cosa ne pensa... di te?" chiedo io sbalordita. Lui annuisce, sorridendo imbarazzato.
Lui che si fa dei problemi su cosa può pensarne un membro della mia famiglia. Lui. Orlando. Quello che mi ha salvato la vita da tre delinquenti. Quello che mi ha rimesso in funzione il cuore. Senza pensarci mi esce una risposta dettata da sincera passione:
"E' contentissima, perchè sua sorella ha accanto un ragazzo che le regala una favola ogni giorno. A lei basta sapermi felice, e lo sa, lo sente, che da quando ti ho incontrato, non passa giorno senza ch'io lo sia con tutta l'anima."
*Luna?! Hai rotto il freno a mano?!*
Oddio. Ci ho messo troppa foga. Mi guarda stupefatto ed io invariabilmente arrossisco fino alla punta dei capelli.
"Scusa, non volevo essere troppo esub..." borbotto, ma non mi lascia il tempo di finire la frase, perchè le mie labbra vengono catturate dalle sue con così tanto slancio che devo tenermi al suo petto per non indietreggiare. E restituisco in pieno. Sempre più spesso ultimamente la ragione viene meno e libera i miei sensi, costringendomi a cercare un controllo che non trovo, intanto che non mi riconosco. Luna, che detestava Cupido, che tratteneva pensieri e parole... resa selvaggia ed avida dal desiderio di questo ragazzo che mi preme il petto contro il proprio mozzandomi il respiro.
"Vale anche per me. Devi saperlo" mi sussurra a mezza bocca, separandosi quel tanto che gli permette di formulare le parole. Chiudo gli occhi, in preda a scosse elettriche. Torna un pò della compostezza che avevo, ma è sempre più scarsa. E va benissimo così.

Il giorno si promette chiaro e luminoso. La vedo arrivare prima di tutti gli altri, e subito cercarmi tra la folla. Mi individua e alza un braccio sventolando la mano, rischiando di colpire un povero passeggero con la giacca. Scuoto il capo ridendo: mia sorella.
"Oh, pardonnez-moi!" si scusa, e poi mi corre incontro. La abbraccio forte, dopo un mese intero di lontananza.
"Sei in Inghilterra, non si dice 'pardonnez-moi'!"
"Oh, se vuole ha capito lo stesso! Sorellona! Come stai? Fatti guardare! Wow, che figona mi sei diventata! Guardala, tutta rossa come sempre! Su questo non ci piove mai. E qui? Qui piove? E l'uomo? Dove sta?"
Si allunga per cercare Orlando, facendomi scoppiare a ridere per l'espressione.
"Spiacente di deluderti, ma non c'è."
"Nooo! Perfida! Ma come! Guarda che non te lo rubo, voglio solo vederlo, toccarlo, o almeno farmi fare un sacrosanto autografo!"
"Linda, se n'era parlato o sbaglio?"
"Senti, fammi essere scema come tutte le ragazze della mia età... tu sei nata vecchia, non sei mai stata adolescente, che ne sai di com'è?!"
"So solo che dovrai trattenerti un minimo, perchè fino a stasera probabilmente non lo vedi."
Resta a bocca spalancata: "Co... lui... stasera? Viene stasera?"
"Forse. Non lo so. Che c'è? Eri così contenta, t'è passato l'entusiasmo?"
Mi fulmina: "Oh, non cominciare a fare la sarcastica. E togliti quell'accento british, che mi metti i brividi. Dio mio! Ti sei inglesizzata!"
E con la sua parlantina a raffica che mi tempesta di notizie, non finisco di ridere per tutto il tragitto da Heathrow a casa.

Porto Linda a casa e vado a lavoro. Le lascio sul tavolo una cartina della metro e dei bus da prendere per raggiungere le varie zone, oltre ai soldi per il pranzo e per qualche extra, e le chiavi di casa, di cui non ho bisogno perchè l'ultima ad uscire è lei. Fortunatamente la stanchezza ha avuto il sopravvento, ma so per certo che appena si sveglierà verrà a cercarmi lungo tutta Oxford Street. Difatti, appena suonano le 12 e 30 Leah lancia un "Oh!" che ci fa voltare tutte e tre. Indica il vetro della libreria, al di là del quale una ragazza con i capelli castano chiaro, giacchetto azzurro e occhi nocciola ci sgrana un sorrisone facendo 'ciao' con la mano. Mrs Meadows la guarda perplessa, ed io le spiego chi è, arrossendo. Cynthia e Leah sorridono e Madam commenta:
"Senza dubbio ti assomiglia abbastanza da immaginare che siate parenti, ma per il resto sembrate agli antipodi."
"Ehm", rispondo, mentre le tre donne ridono guardandola saltellare al di là della porta con in mano un CD dei Queen appena acquistato, "effettivamente potremmo essere giorno e notte, ma è un bene, perchè ci compensiamo."
La presento a tutte e tre, poi andiamo a pranzo. Devo ammettere che dopo tanto tempo, parlare nella propria lingua è un piacere. Mi accorgo di dover riformulare delle frasi perchè la grammatica è diversa. Finita la pausa, le raccomando di stare attenta e di tornare entro le sette, altrimento resto chiusa fuori, e lei promette di tenere gli occhi aperti e vigili.
"Non si sa mai, magari lo becco per strada prima di stasera!"
"Linda..."
"Scherzo, tranqui... Ciao pupa!"

Alle sette ho finito di impilare i libri nelle scatole, e saluto le ragazze e Mrs Meadows uscendo fuori dal negozio. Respiro profondamente l'aria della sera. Fa un freddo tremendo, ma sto benissimo. Mi incammino verso la fermata del bus, sperando che quella piccola peste di mia sorella non abbia sconvolto i bravi londinesi, e intreccio le mani, sfregandole per riscaldarle un poco.
"Permettete che lo faccia io, my lady?"
Sorrido prima ancora di voltarmi. Ma ostento un'aria distaccata e regale:
"Se lo desiderate, my lord..."
"Assolutamente", afferma lui, prendendomi le mani e portandosele sotto la giacca, per posarsele sui fianchi. Non le trattengo affatto, anzi, glieli accarezzo piano. E' sempre un piacere poterlo fare. Orlando si china a baciarmi, e subito le mie mani salgono sul suo petto, teso e tonico sotto il maglione. Potrei mettermi a fare le fusa.
"Sei invitante, così caldo." Arrossisco subito dopo averlo detto e in fretta aggiungo: "Io sono sempre gelida."
"Allora è una fortuna che ci sia io" sorride lui, stringendomi forte. Se solo sapesse quanto ha ragione.
"Sei libero o devi lavorare?"
"No, per oggi ho finito. 'Serata Libera'" annuncia aprendo le braccia e respirando profondamente ad occhi chiusi. Scoppio a ridere, poi esclamo:
"Allora perchè non vieni a cena da me? Non hai ancora visto la mia nuova casa, e praticamente me l'hai scelta tu."
Sorride: "Vero. Vieni, ti accompagno, ho la macchina qui dietro."
Raggiungiamo l'auto e lui si fa avanti per aprirmi la portiera. Sorrido imbarazzata:
"Grazie, che cavaliere." Lui ride e risponde:
"Sei tu che hai deciso che gli inglesi debbano essere educati... non voglio contestare un giudizio così cortese."
Ridacchio anche io, e mi allaccio la cintura. Mentre fa il giro per sedersi, ricordo che è la prima volta dopo, quella sera, che salgo in auto con lui. Orlando mette in moto l'auto e guida verso casa mia, dopo che gli ho dato l'indirizzo.
Lui sorride, poi chiede, d'improvviso:
"Oh, ma... non è arrivata Linda?"
"Sì, stamattina."
"Sicura che non interrompo un tête-à-tête tra voi? Vorrete stare sole, parlare un pò..."
Scuoto il capo:
"Figurati, desidera assolutamente conoscerti, le ho messo troppa curiosità addosso."
Sorride lanciandomi un'occhiata e sussurra:
"Intrigante".
Lo fa con un tono così innocentemente malizioso che è difficile controllare il batticuore.

Davanti a casa non c'è nessuno. Che fine ha fatto? Controllo l'orologio. Le sette e trenta. Comincio ad essere preoccupata, non ha neppure chiamato. Lo faccio io. Al secondo squillo sento rispondere:
"Linda, dove sei?"
"Ffffrrrr... rdonami, son... frrrrrrrr... metro, non c'è linea, son q... frrrr...asi a casa, tranquilla!"
Click.
Orlando mi guarda, spostandomi una ciocca di capelli dal viso. Rabbrividisco: succede sempre quando mi sento tirare piano i capelli. Soprattutto se a farlo è lui.
"Tutto a posto?"
"Sì, sta arrivando, ma è in metro e perciò non c'è campo."
Mi sfiora ancora la ciocca con la mano. Un secondo brivido.
"Hai freddo?"
Scuoto il capo: "No..." ma sussulto di nuovo in conseguenza all'altra carezza.
"Sei sicura? Stai tremando."
Sussurro: "Sei tu che mi dai i brividi."
Mi guarda dapprima stupito, poi sfodera il sorriso sghembo che gli conosco bene:
"Oh, intendi, se faccio così?" e nuovamente mi tira appena i capelli, intrecciandoseli attorno alle dita. Una scossa mi attraversa partendo dal collo fino alla schiena, chiudo gli occhi.
"Per favore..."
"Per favore, cosa?", sussurra malizioso giocando con le mie ciocche color mogano, l'altra mano che si muove sul mio collo.
"... non smettere."
*Oh. Oh-oh.*
Apro gli occhi e incrocio il suo sguardo. E' caldo e indecifrabile, ma lo vedo accendersi mentre si avvicina. Mi bacia con labbra brucianti la pelle del viso, e scende lungo il confine del mio volto infiammandolo, finchè non raggiunge il collo. Schiudo le labbra trattenendo il respiro, quando la sua bocca mi preme sulla pelle e le sue mani mi scorrono lungo la schiena, i fianchi, le spalle, avvinghiandosi ai miei capelli.
Affondo le dita nelle sue spalle ed indietreggio portandomi contro il muro, le avverto contrarsi e soffoco un gemito quando lo sento mordermi il collo. Di nuovo è metallo fuso e incandescente che mi scorre nelle vene, ed appena mi lascia sono le mie labbra che cercano la sua pelle, ogni singolo centimetro libero da poter assaporare, mentre il suo profumo annienta l'ultimo briciolo di lucidità rimastami. Sento il suo respiro affannoso sulle spalle ed il mio cuore battere all'impazzata ma nessuno dei due si ferma, incuranti di dove siamo, in un susseguirsi di desiderio e brama crescenti.
Finchè dall'abisso sensuale in cui sto precipitando non emerge una voce sbalordita:
"L-Luna?"
Ci allontaniamo di scatto, voltandoci contemporaneamente: Linda mi sta, ci sta fissando a bocca aperta ad un metro di distanza.
Mi sento arrossire furiosamente e riprendo possesso delle mie mani. Chino lo sguardo non osando guardare nè lui nè lei.
Silenzio opprimente per cinque secondi lunghissimi. Poi Linda si schiarisce la voce e avanzando con la mano tesa verso Orlando fa:
"Hi, I'm Linda. Pleased to meet the guy who's kissing my sister."
Al ché io mi copro gli occhi con la mano, nascondendomi dal mondo intero, mentre 'il tipo che baciava sua sorella' le stringe la mano ridacchiando imbarazzato:
"Hi, pleased to meet you too."
Linda con aria indifferente mi porge le chiavi, ed io apro la porta senza alzare la testa.
"Sappi che dopo questo, quell'autografo lo pretendo." La guardo sghignazzare, e lascio andare un sospirone.

Avevo preparato e messo in freezer le lasagne, uno dei piatti preferiti di Linda, per cui non dovetti fare altro che infilarle nel forno e attendere, mentre lei aiutava Orlando a sistemare la tavola. C'era un pò di disagio all'inizio, non certo dovuto alla scena a cui aveva assistito. Immaginai che fosse perchè ancora non riusciva a vedere vari personaggi, che aveva amato come tutte le ragazze, nel corpo di un uomo soltanto, in carne ed ossa. Certo, avere Will Turner a cena non è da tutti, ma io avevo cominciato all'estremo opposto, perciò per me sarebbe strano insolito trovarmi davanti lui e non Orlando. Ma capii presto che non era per questo: la sentii spiegare, incespicando qua e là, che il suo inglese era abbastanza limitato, e che avrebbe voluto poter parlare come sempre, ma temeva di dover ricorrere continuamente a me per tradurre. Ammirai la sua sincerità, specie davanti ad un ragazzo che non conosceva. Mi chinai a controllare le lasagne per poter correre a trarla fuori d'impaccio, ma d'improvviso fui attratta dal suono continuo delle loro voci. Incuriosita, mi affacciai. Erano seduti sul divano; Linda chiacchierava in perfetta serenità, con un'espressione leggermente sorpresa sul viso, mentre Orlando le rispondeva allo stesso modo. Stavano dialogando in francese. Aveva trovato il modo di poterla mettere a suo agio. Fui conquistata dal suo tatto. Sapeva che Linda aveva studiato solo francese a scuola, glielo avevo detto io. Così aveva deciso di risolvere il problema in modo gentile e cortese, come era solito fare.
Mi videro mentre li guardavo e Orlando sorrise: "Quoi? Qu'est-ce que c'est ?"
Scossi il capo: "Absolument rien." Linda mi guardò raggiante. Affermai di essere pronta e spedii Linda a lavarsi le mani. Tornai in cucina e tolsi le lasagne ben cotte dal forno, sorridendo tra me e me. Mi sentii toccare le spalle e voltai la testa per incontrare i suoi occhi.
"Come mai sorridi?"
"Perchè sei davvero un ange, mon cher", risposi divertita. Lui sorrise, di quel sorriso caloroso che adoravo.
"Mi sembra il minimo. E' così cordiale, senza contare che non ha fatto commenti sulla scena in cui si è imbattuta poco fa, ma petite délicieuse", mi sussurrò all'orecchio tirandomi i capelli con delicatezza.
Un'altra scossa da capo a piedi. Come se non bastasse aver scoperto un mio punto debole, anche parlare in francese lo rendeva incredibilmente seducente.

"E' stato davvero un piacere conoscerti."
"Il piacere è stato mio, Linda."
"Sono contenta di lasciare Luna nelle tue mani. Trattala bene, ma non viziarmela troppo."
Orlando ride abbassando lo sguardo: "Tenterò."
"Linda!" cerco di riprenderla, ma lei mi blocca:
"Guarda che vale anche per te: se scopro che fai la perfida torno qui e ti riporto a casa."
Lo sento fasciarmi appena un pò di più le spalle col braccio, e ne esulto. Linda scuote il capo guardandoci:
"Vabbè, inutile dirlo. Vado, ehm, a... beh, qualcosa mi invento. Notte!" e sguscia in camera mia.
Orlando sorride divertito e mi guarda: "E' davvero simpatica. In certi momenti mi ha ricordato Dom, è incredibile."
"Non dirlo a me, ci vivo da diciotto anni." Mi si incrina il sorriso. Mi mancherà quando dovrà ripartire. Orlando deve intuirlo perchè mi alza il mento con un dito.
"Hai nostalgia di casa?"
"Sì, penso sia normale. E' stato un cambiamento con la 'c' maiuscola."
"Pensi mai di tornare?"
Lo guardo attentamente. Mi ricambia, con tale tenera innocenza da smuovere un sasso.
"No. Solo a Natale, per le feste. Non ti libererai di me, spiacente" sorrido per tranquillizzarlo.
Mi bacia dolcemente sulle labbra, sussurrando: "Me lo auguro davvero."
E anche se non c'è ombra di seduzione, il mio cuore accelera la corsa.





Eh, si: oggi solo un capitolo.
Ma è perchè sono stata fulminata da un pensiero e ne ho scritti altri due o tre che verranno solo dopo un pò.
Praticamente, mi sono avvantaggiata XD
Grazie di cuore per il sostegno e la pazienza che dimostrate. Ve ne sono grata in modo effettivamente quasi palpabile.
Un bacione a tutte!
Giulia
  
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