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Autore: Ponds    15/07/2013    1 recensioni
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Dicono che gli amici siano il più grande dono che uno possa possedere,
io dico che gli amici sono le stelle che costernano la nostra vita.
Possono cadere, calare, sfumarsi e tu intanto stai lì ad osservarli,
impotente mentre cadono, esprimendo l'unico desiderio che non svanisce.
Genere: Drammatico, Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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A Mary,
che la pazienza non l'abbandoni mai.


DAI RICORDI DEL DOTTOR JOHN H. WATSON
EX UFFICIALE MEDICO
DELL'ESERCITO BRITANNICO
PARTE II

Forse c'è ancora speranza. Ma cos'è la speranza se non amore? Volevo vedere il suo volto roseo ancora una volta. Volevo parlare con lui, con la sua genialità e dirgli quanto mi era mancato. Dirgli che per me era come un fratello. Dio, sembravo una ragazzina.
Esitai un attimo prima di girarmi, volevo assaporare quell'ultimo istante di solitudine per poi gettarmi nelle braccia delle emozioni e farmi avvolgere in quell'invisibile vortice di pace e amore dove potermi sentire protetto. Quindi lo feci, mi girai. Ma non vidi nulla. Eccola! Eccola lì! La speranza che svanisce.
E poi d'un tratto una voce familiare «John!» e poi ancora «John, caro!». Un'alta figura si erigeva davanti a me, gli occhi come stelle, il vestito come pece e la pelle chiara. Lo sguardo era dolce e le mani erano ricoperti da guanti neri. Mary. Oh Mary cara. Lei era la mia luce, ma le luci non durano per sempre. Prima o poi svaniscono e si spengono. Holmes invece era il mio tutto e il tutto non svanisce mai.
«John, dobbiamo tornare a casa.» Mi alzai silenziosamente e la seguii. Arrivammo a casa e si vedeva chiaramente che Mary non sapeva cosa fare o cosa dire, non era mai stata brava a nascondere quello che pensava. Per una sfortunata coincidenza neanche io sapevo cosa dire e la cosa migliore che mi era venuta in mente di fare fu rinchiudermi nella mia stanza.
Con il tempo rinchiudermi nella mia stanza divenne rinchiudermi in me stesso. Mary era preoccupata, aveva chiamato i migliori dottori di Londra per visitarmi, ma la diagnosi era sempre uguale. «Mrs. Watson, suo marito ha subito un grande shock, ha bisogno di riposo.»
Erano passati cinque mesi dalla morte di Holmes quando successe. Erano stati cinque mesi di silenzi, cinque mesi di assoluti silenzi.
«John non puoi continuare così!» Urlò Mary davanti a me, le sue labbra avevano assunto una piega amara e si muovevano convulsamente «Sono tua moglie, non riesco proprio a reggere questa situazione! Siamo una coppia: io senza te non vivo! E anche per te dovrebbe essere così!» Non avevo mai visto Mary così arrabbiata. Poi arrivo il colpo finale per lei «Ma per te noi non siamo una vera coppia! La vera coppia eravate tu e Holmes!» Mary scoppiò in pianto. Sapevo che da una parte era vero, ma io avevo sposato Mary, non Holmes e anche se non lo davo a mostrare ero ferito da quelle parole. Mi alzai e me ne andai.
Presi una carrozza e andai fuori città, avevo bisogno di piangere e di stare tranquillo. Non mi piace mostrare i miei sentimenti, sono pur sempre un militare.
Non leggevo più giornali da molto, ero completamente fuori dalla vita sociale di Londra e dintorni, ma come poter ignorare un venditore di giornali che urlava in mezzo alla strada? «Settimo omicidio risolto per l'ispettore Lestrade! Accorrete signori! Accorrete!»
La speranza è l'ultima a morire.




♦ ♦ ♦ ♦

Note dell'Autore.
Buonasera!
Mi chiamo Ponds aka Sara e questa è la mia seconda FF sul
libro di Arthur Conan Doyle, Sherlock Holmes. Questo è un
continuo, so che in molti andranno a vedere nella sezione
Sherlock della BBC, ma ricordatevi che se Arthur non scriveva
nulla, Cum non poteva recitare. In questo capitolo ho cercato di
rendere nel modo più evidente il significato di speranza descritto nella
precedente poesia, di renderlo in qualche modo reale, di
trasformare l'astratto in concreto. Spero vi piaccia.
Tutte le critiche saranno ben accette.
Voglio migliorare, ma se voi non mi aiutate è impossibile per me farlo.
Tanti saluti.
Ponds. ♥
  
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