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Autore: Syryus90    15/07/2013    4 recensioni
dopo un incidente per salvare un bambino, Jack comincia a ricordare pezzi della propria nuova vita che aveva dimenticato.
Grazie ad un dente cadutogli nell'incidente e a Dentolina, accederà ai ricordi perduti.
Cosa avrà ricordato?
chi avrà ricordato?
cosa centrano un drago e un ragazzo vichingo?
se volete scoprirlo non vi resta che leggere ;)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jack Frost, Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles Of Winter Spirit '
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Il gelo pungente del vento notturno spirò sui nemici di Berk che ancora guardavano la dove il loro capo aveva messo fine alla vita di un ragazzo dagli strani poteri.
Alvin ordinò hai propri uomini di prendere di peso Hiccup e di trasportarlo nel tragitto dal lago al villaggio, tutti stavano salendo sui draghi e nessuno, a parte un Vichingo , messo a sacco di patate sulle spalle di un energumeno, vide che dietro di loro stava accadendo qualcosa.
Il ghiaccio del laghetto, al centro si stava frantumando e sollevando, lasciando spazio a qualcosa che stava uscendo dalle sue profondità.
Quel punto preciso era irradiato dalla luce della luna che fece vedere chiaramente Chi stesse uscendo dal lago, Hiccup riprese totalmente padronanza di se quando vide “chi”; Jack Frost era tornato, era di nuovo immortale.
Jack appena fuori dal laghetto aprì a fatica gli occhi, accecati dalla luce improvvisa della luna; riprese bruscamente a respirare, le frecce che aveva conficcate nel petto uscirono senza lasciare traccia, anche la ferita della spada si chiuse completamente, lasciando solo una cicatrice.
Jack si trovò nuovamente faccia a faccia con la luna, come era già successo trent’anni prima, ma quella volta seppe benissimo cosa dire.
Jack: grazie, ti prometto che non sprecherò mai più il dono che mi hai dato – disse facendo un cenno con la testa per poi dirigersi verso il proprio bastone e raccoglierlo.
Si tolse gli stivali, gli avambracci e il mantello fatto con il pelo di yak, dopo di che si avviò verso Hiccup che lo guardava con le lacrime di gioia negli occhi, il sorriso riempì il suo volto.
Jack avrebbe voluto correre subito da lui e abbracciarlo, baciarlo per non lasciarlo mai più, ma prima avrebbe dovuto liberarlo dalla schiera di nemici che lo tenevano sott’occhio.
Il ragazzo di ghiaccio congelò a terra le zampe dei draghi presenti con un gesto del bastone, creando confusione e stupore nei rinnegati che subito tentarono di liberare i propri draghi, ma ogni tentativo era inutile, il ghiaccio di Jack era tornato ad essere spesso e resistente come una volta; niente lo avrebbe rotto.
Jack si sollevò in alto e studiò la posizione dei nemici, il rinnegato che teneva Hiccup in spalla era all’esterno rispetto agli altri, sarebbe bastato poco per distrarlo e permettere a Hiccup di scappare via; allora cominciò a bombardarli con delle sfere di ghiaccio lanciate ad altissima velocità, lanciandole da così in altro le sfere di ghiaccio divenivano letali e Jack doveva stare attento a non ferire il vichingo.
Il rinnegato che teneva intrappolato Hiccup venne colpito più volte alla testa, liberandolo per ripararsi con le proprie mani.
Jack: vi è bastato o ne volete ancora? – chiese lui giocoso e divertito, come non era da molto tempo, mentre svolazzava a destra e a sinistra.
Alvin: Gli spiriti di Odino, tentano di scacciarci – urlo con rabbia – tenete d’occhio l’ostaggio – ordinò hai propri uomini che cercarono inutilmente Hiccup.
Lui era già sgattaiolato via dal trambusto e, hai loro occhi, correva per raggiungere un vicolo cieco.
Poco prima della fine del laghetto però, Hiccup si scontrò con qualcosa di invisibile ai loro occhi, qualcosa che abbracciò; l’impatto tra di loro creò un leggero turbine di cristalli di neve.
Hiccup: Sei vivo – disse tra i singhiozzi e le lacrime di gioia.
Jack: non direi proprio vivo ma … non avrei mai permesso che finisse tutto così – disse stringendolo di più e passandogli la mano nei capelli per accarezzarlo dolcemente.
Il loro contatto era tornato lo steso di prima, freddo e caldo, ma questo non importava a nessuno dei due, in quel momento erano soli felici di essere vicini.
Jack: ora io li tengo impegnati, tu vai ad avvisare il villaggio del pericolo – gli disse guardandolo con le proprie iridi azzurre e profonde come non mai – porta qui i rinforzi.
Hiccup: ok ma tu non strafare di nuovo – gli disse guardandolo con occhi dolci – non voglio che ti facciano di nuovo del male – mentre lo abbracciava nuovamente per poi baciarlo.
Quel baciò lasciò l’albino senza fiato, mentre stava per morire si era già arreso al fatto che non avrebbe più sentito il calore di quelle labbra, invece ora le stava nuovamente baciando con le proprie, perdendosi nel verde muschio degli occhi del vichingo.
Jack, dopo il bacio, portò Hiccup sul ciglio del burrone e lo diresse verso il villaggio mentre lui si dirigeva nuovamente verso i rinnegati, che si erano ormai liberati dalle morse di ghiaccio.
Jack: avete fatto due errori in un solo giorno – disse ai propri avversari che non potevano vederlo – il primo è stato far del male all’unica persona che io abbia mai amato – disse creando dei draghi di ghiaccio alti e imponenti, copiando la figura del drago Raudebjorn per spaventarli – il secondo è stato uccidermi e permettermi di tornare ad essere Jack Frost – disse facendo sputare dei lampi azzurri e bianchi dai draghi di ghiaccio animati.
Alvin: bruciate quei cosi, ora – urlò fuori di se il rinnegato – sono solo pezzi di ghiaccio, scioglieteli – ordinò hai propri uomini terrorizzati .
I rinnegati cominciarono a bombardare i draghi di ghiaccio con  palle di fuoco e armi di ogni genere, ogni volta che però ne colpivano uno, quello si rigenerava e tornava ad attaccarli senza sosta.
Il drago di Alvin ingoiò un intero drago di ghiaccio con la sua terrificante ed enorme bocca; inizialmente il capo dei rinnegati ne fu compiaciuto, ma subito dovette ricredersi, perché il proprio drago cominciò a contorcersi per il troppo ghiaccio ingerito.
Il rinnegato ruggì dalla rabbia e si mise in attesa della ripresa del proprio drago.
Jack in tanto, continuava a divertirsi e a prenderli in giro con i falsi draghi da lui creati, nessuno dei rinnegati sospettava minimamente che fosse lui il loro vero avversario e questo giocava a suo favore ma, quando uno dei draghi avversari lo notò tutto cambiò;  il gronchio nemico lo prese di mira e gli lanciò una palla di fuoco, Jack venne colto di sorpresa, si era distratto troppo, convinto che nessun drago lo avrebbe notato con degli avversari di ghiaccio come quelli; il colpo del drago lo centrò sulla gamba sinistra.
Jack cadde sul laghetto, mostrando così hai propri nemici che i draghi avevano colpito qualcosa, o meglio, qualcuno.
Loro potevano vedere la presenza invisibile che li minacciava.
Alvin: Draghi, sterminate lo spirito che ci sta attaccando – disse puntando dove era caduto Jack che lui non vedeva.
La sua morte sussurrante, appena notato Jack, emise un ruggito con il quale emanò l’ordine hai propri compagni, dopo di che lo puntò, pronto a mangiarselo non appena fosse stato stordito dagli altri attacchi.
Jack vide arrivare verso di se quel mostro pieno di denti che tritava il ghiaccio e il terreno circostante; era ancora stordito dal colpo di fuoco e da dolore della gamba, ma cercò di rialzarsi da terra, la gamba che era stata colpita gli doleva molto, il dolore era intenso e nemmeno con il proprio tocco di ghiaccio riusciva a farlo passare.
Jack: accidenti questa è proprio sfortuna – disse evitando quanto poteva i colpi degli altri draghi che lo sfioravano di poco.
La morte sussurrante era a pochi metri da lui pronto a divorarselo, lui cercò inutilmente di prendere il volo per scappare da esso, ma gli altri draghi lo stavano bloccando da ogni parte con i propri colpi, per Jack sembrava di nuovo la fine; dal cielo improvvisamente si senti un forte fischio, seguito da uno scoppio, un colpo bianco violaceo  attraversò il cielo e colpì inesorabilmente la morte sussurrante di fronte a Jack.
Lui allora sollevò il proprio volto, vedendo arrivare Calien.
Jack: Calien – urlò colmo di gioia nel vederla – piccola cosa ci fai qui? Sei ancora ferita non dovresti muoverti – disse lui preoccupato mentre lei le atterrava dinanzi.
Calien: sono venuta perché non potevo permettere che ti facessero del male – disse lei comunicando con Jack mentalmente.
Jack: tu parli ?! – urlò sconvolto.
Calien: no, solo tu puoi udire la mia voce – disse con una voce calda e gentile .
Jack. Ma come è possibile? – chiese colmo di emozioni nel sentire la voce della propria amica.
Calien: Jack, le furie buie bianche non esistono, io sono stata creata per te, per aiutarti nel continuare la tua missione – disse lei aiutandolo a rialzarsi – io sono parte del tuo potere che ora deve esserti restituito.
Jack: ma così facendo, cosa accadrà a te? – chiese lui con uno sguardo perplesso e triste intuendo quale sarebbe stata la risposta della dragonessa.
Calien: mi dissolverò, come se non fossi mai esistita – disse lei guardandolo con dolcezza.
Jack: No – protestò lui puntando il bastone atterra sollevando un vento fortissimo seguito da dei cristalli di neve – non permetterò che accada, non ti lascerò morire per me – disse lui furente – Sdentato cosa farebbe senza di te? – chiese lui con sguardo addolorato.
Calien: Lui sapeva che io non ero un drago, lo ha sempre saputo – disse lei con una nota triste nella voce – prima di venire qui l’o salutato e gli ho detto di raggiungere Hiccup con gli altri draghi, perché io sapevo cosa stava succedendo qui – disse ritrovando la totale dolcezza della sua voce.
Jack allora si avvicinò a lei e la abbraccio per poi accarezzarla sul muso, avrebbe voluto chiederle tantissime cose; come sapeva che li stava succedendo il finimondo? Come mai non aveva sentito la sua voce prima? Ma dinanzi a quei pochi istanti che sentiva gli rimanevano, ogni domanda sembrava banale.
Jack: non voglio che tu scompaia – gli disse sul procinto di piangere.
Calien: Succederà, che Noi lo vogliamo o meno – disse lei chiudendo gli occhi lucidi – perché tu ora non hai più bisogno di me, ma anzi, hai bisogno del tuo completo potere per sconfiggerli e salvare Berk – disse lei soffiandogli dolcemente del vento freddo tra i capelli come fosse una carezza.
Jack: mi dispiace piccola – gli disse lasciando che le lacrime rigassero il suo volto albino – mi mancherai – disse infine abbracciandola e dandole un bacio sul muso.
Calien: lo so – disse lei lasciando cadere una lacrima.
Calien divenne improvvisamente luminosa, proprio come il significato del suo stesso nome, sollevandosi da terra di parecchi metri; Jack si sentì trasportare anch’egli e si ritrovo dinanzi alla dragonessa che splendeva come una stella, ad un centinaio di metri da terra.
I due volteggiarono in tondo per qualche minuto mentre Calien aumentava l’intensità della sua luce, girarono finche i loro corpi non si scontrarono; qualcosa però era accaduto mentre nessuno osservava, un ombra leggera aveva interferito con al riunione dei due.
In quel momento arrivò Hiccup con i cavalieri di Berk al completo e assieme a loro vide la scena dalla groppa di Sdentato.
Hiccup: Jack – urlò in lontananza in preda al panico.
Il corpo di Jack e Calien si unirono, lei tornò ad essere solo una parte del potere di Jack e l’ombra che li aveva raggiunti precedentemente si dissolse.
L’unione dei due creò un enorme bagliore; ciò diede a Jack il vantaggio sui nemici che ormai stavano contrattaccando con tutte le loro armi possibili, di metallo o di fuoco che fossero.
Jack non era cosciente in quel momento, il suo corpo si muoveva automaticamente, Hiccup in mezzo a tutta quella luce riuscì a distinguere a malapena la sagoma di Jack al suo centro che evocava una tromba di ghiaccio e neve unendo le proprie mani sul centro del bastone.
La tromba investì i nemici che vennero scaraventati violentemente al di là della foresta.
Jack si rannicchiò, come se cercasse di contenere il troppo potere che aveva assorbito dalla sua cara amica, ma quel potere accumulato era troppo grande per lui ed era, per qualche strano motivo, fuori controllo, doveva smaltirlo velocemente.
Così, sotto gli occhi increduli dei presenti, un esplosione di ghiaccio venne rilasciata da Jack, illuminando il cielo di tutta Berk.
 
Quando Jack riaprì gli occhi non si ricordava più niente.
Era in un crepaccio di montagna, ricoperto di ghiaccio sulle pareti, il sole era alto nel cielo e accanto a se aveva il proprio bastone fidato.
Jack: Dove mi trovo ? – si chiese guardandosi attorno e balzando fuori dal crepaccio con il proprio bastone alla mano – in che razza di posto sperduto sono finito? E dove è la mia mantella? – si chiese nuovamente guardando il panorama dinanzi a se.
Di fronte aveva solo una fitta foresta e un’enorme distesa di acqua al di la di essa.
Jack: sono su un’isola? – si chiese guardandosi attorno.
Jack non capiva il perché si trovasse in quel luogo e così chiamò il suo amico vento e si fece trasportare via, oltre le nuvole, oltre il mare, fino a tornare a casa sua sul laghetto della sua creazione.
Quando arrivò a casa chiuse le palpebre; quando le riaprì, si ritrovò seduto a gambe incrociate, dinanzi a Dentolina che lo guardava ansiosa.
Dentolina: allora? – chiese impaziente gonfiando leggermente le proprie piume per l’eccitazione e la curiosità – che cosa hai ricordato grazie al dente Jack ?
Jack sgranò gli occhi nel capire che la visione era finita e che lui era tornato nel presente.
Da quando aveva cominciato a ricordare nel presente erano passate solo poche ore in realtà e la Fatina dei denti era rimasta sempre accanto a lui.
Jack si alzò di scatto e cominciò a camminare nervosamente avanti e indietro, continuando a scuotere la testa.
Jack: non può essere tutto qui! – disse agitato – Non Deve! – urlò fuori di se.
Dentolina: Jack che ti succede ? – chiese preoccupata con la sua immensa dolcezza.
Jack allora non ce la fece più, lanciò via il dente che aveva in mano e urlando scappò via dal palazzo della sua amica, Dentolina fece solo in tempo a vedere le lacrime di Jack che cadevano dal suo volto colmo di ira.
Un po’ frastornata per la scena alla quale aveva assistito, lei si avvicinò al dente che l’albino aveva lanciato via con violenza, lo raccolse dolcemente e lo guardò, vedendo in esso il riflesso del passato che Jack aveva appena finito di ricordare; vide solo due draghi, uno nero e uno bianco; e due ragazzi, uno con gli occhi verdi e uno con gli occhi azzurri, entrambi castani, che si baciavano dolcemente.
Dentolina riconobbe immediatamente che il ragazzo dagli occhi azzurri era Jack, ma non si spiegava il perché sembrasse così umano, così vivo.
Non sapendo più cosa fare, vista la situazione disperata, Dentolina si diresse al polo nord per chiedere consiglio al suo amico Nord, anche se quella era una sera speciale, perché era l’unica sera di vero lavoro che lui doveva fare.
Era la vigilia di Natale.
 
Jack nel frattempo era tornato a casa, era tornato a Burgess sul suo laghetto, dietro la casa di Jamie .
Il vento lo fece atterrare nel boschetto davanti al laghetto dove lui vide che il suo amico, ormai cresciuto dai tempi della battaglia con Pitch, stava pattinando con la sorella minore Sofie e una ragazza dai lunghi e ricci capelli rosso ramati.
Jamie ormai aveva vent’anni e la ragazza accanto a lui era certamente la sua ragazza, nel vedere i sorrisi che i due si scambiavano, lui ebbe un tuffo al cuore, ricordandosi di come si sentiva quando insegnava a pattinare a Hiccup.
Era tornato a casa per  fuggire da quei ricordi e invece, si trovò dinanzi a delle scene che gli ricordavano sempre di più il legame che aveva con il suo Hiccup, ma soprattutto gli ricordavano quanto gli mancasse.
Jamie improvvisamente notò Jack, che era appoggiato dietro ad un albero li vicino, si scusò con la sorella e la fidanzata dicendo che doveva andare in bagno, dopo di che raggiunse Jack e senza che lui se ne accorgesse, lo trascinò via prendendolo per un braccio.
Jack: Jamie, cosa stai facendo? – chiese lui confuso.
Jamie: bene – disse una volta che girandosi in dietro non vide più il laghetto – ora possiamo parlare – disse voltandosi verso Jack con sguardo serio.
Jack: mi hai trascinato fin qui solo perché mi dovevi parlare? – chiese lui ridacchiando e ciondolandosi con il suo bastone sulle spalle – ma non dovresti essere la a divertirti con Sofie e con la tua ragazza? – gli chiese con fare furbo – non è carino lasciarle la da sole – gli disse rimproverandolo con il dito puntato sul suo naso.
Jamie: non fare il finto tonto Jack – disse lui serio – ho visto il tuo sguardo di prima – disse sedendosi su di una roccia li vicino – amico mio, non ti ho mai visto così triste in dieci anni che ti conosco.
Jack si sentì smascherato, il suo sorriso divenne spento per poi affievolirsi lentamente mentre sentiva su di se lo sguardo indagatore dell’amico.
Jack: non credo che tu mi possa aiutare questa volta Jamie – disse chinando il capo e girandosi di spalle – è una cosa che va al di sopra del tempo stesso.
Jamie: ci sono guai in vista quindi? – chiese preoccupato.
Jack: no – disse scotendo la testa – riguarda qualcosa che avvenne duecentosettanta anni fa – disse lui rigirandosi verso l’amico.
Jamie: accidenti, un bel po’ di tempo fa devo dire – disse rilassandosi – e come mai questa cosa ti turba così tanto?
Jack: perché ho appena riavuto dei ricordi che avevo perso – disse guardando il cielo – ed erano davvero importanti per me.
Jamie: allora non capisco – disse confuso passandosi una mano sui capelli – perché se erano così importanti, sei così triste dopo averli recuperati?
Jack: Perché riguardano una persona che conoscevo e che ho perso per sempre – disse con voce strozzata dal dolore – e perché l’o abbandonata in un momento di bisogno – disse infine sedendosi nella neve portandosi le ginocchia alle spalle con le braccia.
Jamie non aveva mai visto Jack ridotto in quello stato, per lui era un ragazzo tutto palle di neve e piaceri, mentre li davanti a se, aveva un ragazzo distrutto dal dolore e dal rimpianto; solo una domanda gli scorreva nella testa in quel momento, una soltanto, ma non sapeva se era il caso di fargliela.
Jamie: Jack, questa persona tu – disse avvicinandosi a lui e sedendosi anch’egli nella neve – l’amavi? – chiese con tutta la dolcezza possibile.
Jack allora sollevò lentamente il viso per poi girarsi a guardare Jamie che lo fissava teneramente; allora non riuscì più a trattenersi e dopo aver annuito, Jack chinò nuovamente il capo per nascondersi.
Jamie: ma duecentosettanta anni fa, nessuno poteva vederti – disse lui ricordandosi di essere stato il primo a vederlo.
Jack: è questo il punto – disse lui con poca voce – nei ricordi che ho appena ritrovato, ho scoperto che un intero villaggio mi vedeva e credeva in me – disse mostrando solo i propri occhi – e il primo ragazzo che mi ha visto si chiamava… - si fermò perché non riusciva a pronunciare il suo nome senza rischiare di piangere – Hiccup – disse infine.
Jamie rimase sconvolto alla notizia.
Jack aveva dimenticato per chissà quale arcano motivo, un intero villaggio che credeva in lui, che lo vedeva.
Jamie: Jack, posso immaginare che non sia facile – disse lui mettendogli la mano su una spalla – ma se non mi racconti cosa è successo non posso aiutarti – gli disse lui inginocchiandosi di fronte a Jack.
Jack allora decise di fare un respiro profondo e raccontare tutto al proprio amico che parola dopo parola rimaneva a bocca aperta; non riusciva quasi a credere a ciò che sentiva.
Draghi, Vichinghi, stelle che esaudiscono desideri e Jack Frost innamorato, di un ragazzo per di più e come se non bastasse Jack era stato fatto fuori in quel modo assurdo e cruento.
Jamie cercava di metabolizzare le informazioni di Jack, quando lui finì di raccontare dicendo che si era risvegliato senza ricordi e se ne era tornato a casa dall’altra parte del mondo.
Jamie: tu avevi perso la memoria? – chiese sbigottito.
Jack annuì.
Jamie: ora capisco perché sei così sconvolto – disse mettendosi una mano nei capelli – non sai cosa è successo a chi è rimasto la, nel passato.
Jack annuì nuovamente abbassando le gambe e mettendole incrociate dinanzi a se mentre si appoggiava al bastone.
Jack: Hiccup è stato il primo, in tutti i sensi – disse deglutendo e arrossendo un po’ – e io non ho saputo proteggerlo.
Jamie ormai non sapeva più cosa dire, non aveva pregiudizi sulle persone che amavano qualcuno dello stesso sesso ma non sapeva come aiutare il proprio amico, così gli si avvicinò e gli fece appoggiare la testa sulla sua spalla rimanendo così per un bel po’ di tempo.
Jack aveva bisogno solo di quello in fondo, un amico col quale confidarsi e una spalla sul quale piangere, forse era proprio per quel morivo che era tornato a casa mentre era in preda alla disperazione.
 
Dentolina le frattempo stava volando al polo nord alla massima velocità, sfrecciando tra le nubi come solo lei poteva fare.
In mano aveva ancora il dente di Jack che rifletteva ogni tanto dei pezzi di ricordo che lei si fermava a osservare, per poter meglio capire cosa avesse sconvolto il suo amico in quel modo.
Ogni tanto, nel vedere i ricordi arrossiva e distoglieva lo sguardo, sapendo che certe cose era meglio che rimanessero segrete e private, ma Dente da latte, che la accompagnava in quel viaggio, non era del tutto d’accordo e continuava curiosa a guardare i ricordi di Jack, incitando i due ragazzi che vedeva riflessi nel dente, come se stesse guardando un film d’amore.
Dentolina arrivò infine al polo Nord, dove entrò in fretta e furia nella fabbrica di giocattoli di Babbo Natale.
Dentolina: Nord, Nord – urlò appena entrata – Nord abbiamo un problema con Jack – disse cercandolo in mezzo al trambusto del natale imminente e schivando gli Yeti che trasportavano gli ultimi regali da confezionare.
Nord: Dentolina – disse uscendo da dietro una montagna di giocattoli che aspettavano di essere messi nel sacco dei regali – cosa ci fa tu qui? – chiese allegro come sempre – tu è venuta per vedere preparativi di natale? – chiese euforico.
Dentolina: no nord – disse lei mortificata – sono qui perché abbiamo un problema con Jack, un problema molto grande – disse lei mostrandogli il dente di Jack Bianco come la neve.
Nord: che cosa tu intende? – disse guardando enigmatico il dente che lei teneva tra le mani.
Dentolina sfiorò il dente mostrando a Nord un frammento di ricordo di Jack, nel ricordo lui era umano e cavalcava un drago bianco, accanto aveva un ragazzo che cavalcava un drago nero, i due stavano facendo una gara.
Nord: ma questo è impossibile – disse guardando Dentolina con occhi socchiusi e increduli.
Dentolina: È successo qualcosa nel passato di Jack, qualcosa di importante che lo ha distrutto – disse lei stringendo a se il dente – giusto oggi l’o fatto accedere hai ricordi di questo dente e lui, dopo aver ricordato, è scappato via completamente sconvolto – disse chinando il capo addolorata – tu l’avessi visto Nord, Jack stava piangendo – disse guardando fuori dalla finestra – so che sei impegnato perché oggi è natale, ma domani potresti comunque cercare di aiutarmi a dare una mano a Jack? – gli chiese con dolcezza.
Nord: credo di avere soluzione pronta già oggi – disse passandosi le dita sul mento e sulla barba – devo solo trovare Jack e portare lui qui – disse guardando il suo globo di neve apri portali.
Dentolina: sai già dove si trova Jack in questo momento? – chiese stupita.
Nord: em, no in effetti io non sa dove è che Jack si trova ora – disse ridacchiando allegro – tu ha qualche idea di dove lui è? – chiese alla fata dei denti.
Dentolina: no, purtroppo no, ma potremmo andare per esclusione – disse lei avendo in mente dove lui potesse essere.
Nord: Bene allora comincia a cercare – disse lui incartando all’istante un giocattolo – affido a te ricerca di Jack, io devo finire due cose qua prima di partenza – disse poi girandosi verso uno yeti che gli stava porgendo una cartella con un foglio da controllare – e quanto voi arriva, io porterà con me Jack in mio viaggio di consegna di regali – disse mostrando un dolce sorriso alla fata che sgranò gli occhi incredula.
Dentolina: allora volo, ci vediamo dopo Nord – disse lei entusiasta, sfrecciando fuori e lanciando il globo di neve per aprire il portale magico.
 
In tanto Jack e Jamie stavano ancora parlando e Jack cominciava a sentirsi un po’ meglio, anche se non di molto.
Jamie per tirarlo su di morale, gli stava raccontando qualche piccolo aneddoto divertente accaduto li a Burgess negli ultimi due mesi che lui era mancato.
Gli raccontò di come sua sorella fosse scivolata nella neve facendo un’imbarazzante figura dinanzi alle proprie amichette, di come lui fosse inciampato, cadendo su uno skateboard e di come poi si sia schiantato contro la porta del garage della propria ragazza e di come Cremina, un’altra dei ragazzini che aiutò i guardiani ai tempi, avesse sistemato a palle di neve dei bulli che infastidivano dei ragazzini più piccoli, diventando l’eroina del quartiere.
Jack osservava Jamie raccontare ogni piccolo particolare come fosse ancora un bambino iperattivo, si agitava, mimava gli eventi; era davvero un concentrato di energia, ma anche allora al ragazzo di ghiaccio, tornò alla mente il suo Hiccup.
Quella gioia di affrontare gli eventi, quell’energia incontrollata che aveva.
Jack: se solo non avessi mai desiderato di essere mortale come lui … – pensò tra se e se.
Jamie allora notò che Jack era tornato malinconico e si fermò, cercò di disincantarlo, ma ormai era nuovamente immerso nei ricordi di un tempo molto lontano.
Improvvisamente dal bosco si sentì arrivare qualcuno.
Sofie: fratellone – disse lei con voce vispa e sonora – dove ti sei nascosto?
Ragazza: Jamie, non fare scherzi – disse la sua fidanzata – dobbiamo andare, è ora della cena a casa tua.
Jamie allora si ricordò della cena serale della vigilia e si alzò in piedi di scatto sistemandosi i capelli.
Le ragazze uscirono dal bosco e trovarono i due ragazzi al centro di una piccola radura in mezzo a dei cedri alti.
Sofie: Jack – disse correndogli in contro e travolgendolo con il suo abbraccio.
Jack: hei Sofie – disse lui sorridendole – come ti sei fatta grande dall’ultima volta che ti ho vista, ormai sei una signorina – disse dandole dolce un buffetto sul naso.
Sofie aveva i capelli lunghi e biondi, il viso era rimasto tondeggiante e tenero come quando era piccola, la frangia davanti all’occhio era sostenuta da una forcina con sopra un fiore bianco; il vestito che indossava aveva una gonna con delle sfumature orizzontali che andavano dal bianco al blu  e sopra di esso portava un giubbetto di jeans che faceva risaltare i suoi tondi e grandi occhi verdi smeraldo.
La ragazza di Jamie invece era alta con il viso stondato e aveva addosso un vestito lungo fino quasi alle caviglie, di un colore verde scuro, i suoi occhi erano di un forte azzurro acqua e i suoi capelli, lunghi e ricci, erano di un favoloso rosso ramato e gli arrivavano fino alla fine della schiena; per coprirsi dal freddo, indossava solo una sciarpa color panna e alle mani indossava dei guanti anch’essi color panna e fatti di lana .
Jamie: Sofie, lascia in pace Jack, così lo stritoli – disse il fratello vedendo che la sorella continuava a stritolare il povero Jack.
Jack: Tranquillo Jamie, gli devo essere mancato in questi tre anni che lei non mi ha visto – disse lui accarezzando la testa della ragazzina – piuttosto cerca di spiegare cosa sta succedendo alla tua ragazza, perché la vedo un po’ perplessa – disse indicandola – credo che lei non mi veda per niente.
Jamie allora notò il viso stranito della propria compagna, capì immediatamente che Jack aveva ragione, perché le sue iridi non riflettevano l’immagine del suo amico.
Jamie: Amily, so che ti sembrerà assurdo, ma… - cercò le parole più delicate per descrivere la situazione – hai presente Jack Frost? – chiese per addolcirgli la pillola.
Lei si limito a fissarlo stranita e ad annuire.
Jamie: be, lui al momento è qui accanto a noi – disse sparando il colpo in modo secco chiudendo gli occhi.
Lei sbatte più volte le palpebre e poi cominciò a tentare di parlare, mentre lentamente, dinanzi ai suoi occhi, un ragazzo si materializzò, allora si ricordò un aneddoto della propria vita risalente a sette anni prima.
Era dispersa nel bosco, non trovava più la strada di casa.
Era inverno e si stava facendo notte, lei era tutta sola, non sapeva più cosa fare, quando ad un tratto gli apparve un ragazzo dai capelli bianchi e le iridi azzurre.
Lei era intimorita, allora lui per rassicurarla creò un cavallo realistico con i cristalli di neve e la fece trasportare da esso; lei allora non ebbe più paura, perché amava i cavalli e cavalcarne uno magico fu un immensa gioia.
Il ragazzo la guidò fino alla fine della foresta, dove si trovò sulla riva di un laghetto ghiacciato dietro ad una casa, allora il ragazzo le accarezzò la testa e la salutò, volando via verso il cielo.
Dopo che lui se ne fù andato, un altro ragazzino arrivò con i propri amici e insieme la portarono a casa di uno di loro per farle chiamare i genitori.
Il ragazzo alla quale apparteneva la casa era Jamie.
Amily: tu – disse indicando Jack – tu mi hai portata in salvo quella volta – disse saltellando di gioia – allora eri vero e anche il cavallo di ghiaccio era vero – disse esultando volteggiando su se stessa.
Jamie: era lui il ragazzo che ti aveva portato fuori dal bosco? – chiese lui enigmatico.
Amily: si era lui – disse felicissima annuendo col capo – oh mio dio, sono stata salvata da Jack Frost – disse esultando nuovamente.
Jack e Jamie si guardarono e risero per l’esuberanza della ragazza.
I quattro continuarono a parlare e a scherzare senza sosta, Amily osservava attentamente l’aspetto di Jack affascinata dai ghirigori eleganti che si formavano quando congelava qualcosa.
Mentre si divertivano, in lontananza senza che loro se ne accorgessero, si aprì un portale che risuonava come tante piccole campanelle di natale; da esso usci, frenetica come sempre, Dentolina che era alla ricerca disperata di Jack.
Stava setacciando la foresta puntando al laghetto dove sapeva che Jack abitava, quando improvvisamente udì la sua risata cristallina; incredula si voltò e vide il proprio amico in compagnia di Jamie e della sorellina.
Quasi non credeva hai propri occhi, solo poche ore prima aveva visto Jack disperato e in lacrime, ora invece lui era li che sorrideva e scherzava.
La scena riempì il cuore di Dentolina di gioia, piano piano si avvicinò e si fermò a poca distanza da loro.
Sofie: Dentolina – urlò lei per la grande, seconda, sorpresa di natale.
Jack: Dentolina?! – disse guardandola con uno sguardo rammaricato per come se ne era andato dopo che lei gli aveva fatto un favore.
Dentolina allargò le braccia per ricevere Sofie che le si fiondò addosso, come aveva fatto con Jack solo pochi minuti prima.
Dentolina: piccola Sofie – disse lei abbracciandola dolcemente e facendola volteggiare con se sollevate da terra – quanto tempo che è passato, ti trovo davvero cresciuta sai? – disse lei guardandola bene e girandole attorno.
Jack: Dentolina, io.. – cerco le giuste parole per scusarsi del suo comportamento precedente ma l’unica cosa che seppe dire fu – mi dispiace.
Dentolina: Non preoccuparti Jack, so perché se andato via così velocemente – disse lei  abbracciandolo dolcemente – e so anche come aiutarti, per questo motivo devi venire con me al polo nord – disse lei facendogli l’occhiolino.
Jack: Non dirmi che proprio oggi sei andata da Nord a disturbarlo – disse lui nel panico – non posso disturbarlo proprio l’unica notte dell’anno nella quale lavora senza sosta – disse lui agitato.
Dentolina: Veramente vorrebbe il tuo aiuto – disse lei facendo spallucce.
Jack: cosa? – disse girandosi con gli occhi sgranati come quelli di Jamie e di Sofie .
Dentolina: Nord vorrebbe che tu lo aiutassi a portare i regali a tutti i bambini del mondo – disse lei sfarfallando leggermente.
Jack rimase sbigottito dalla grandiosa notizia, un enorme sorrisetto gli si stampò sul viso; Jamie e Sofie esultarono per lui che ancora non ci poteva credere, Amily cominciò solo allora a vedere la fatina dei denti rimanendo incantata a guardarla.
Jamie: wahoo, Jack non è grandioso? – disse scotendo l’amico ancora impalato e incredulo – aiuterai Babbo natale – sottolineò con entusiasmo.
Jack: Io aiuterò nord – si disse esultando leggermente – Io Aiuterò Nord – disse saltando verso il cielo e volteggiando per l’emozione per poi tornare verso Dentolina – che stiamo aspettando, sbrighiamoci ad andare al polo nord – disse lui frenetico.
Dentolina: nord mi ha lasciato uno dei suoi globi di neve per arrivare da lui più velocemente – disse mostrando il globo rosso e trasparente – credo che ora dovresti salutarli – disse indicando con un cenno della testa Jamie e le ragazze.
Jack annuì.
Jack: Jamie, grazie per avermi risollevato il morale – disse facendogli un cenno con la testa.
Jamie: hei siamo amici, tu hai sempre aiutato me quando ne ho avuto bisogno – disse avvicinandosi e tirandogli una leggera pacchetta sulla spalla – era giusto che io aiutassi te per una volta no? – disse ridacchiando.
Jack ridacchiò e poi si voltò verso Sofie e Amily.
Sofie: mi mancherai tantissimo Jack e ricordati di passare anche da casa nostra ok? – disse lei salutandolo con una mano.
Jack: lo farò senz’altro – al rassicurò.
Amily: È stato un vero piacere jack – disse lei chinandosi leggermente in avanti.
Jack: anche per me – disse lui sorridendo – fate i bravi mentre non ci sono, perché tanto quando arriverò io ci scateneremo.
Dentolina aprì il portale per il polo Nord e vi entrò seguita ruota da Jack.
Jamie, Sofie e Amily, una volta chiuso il portale si girarono e tornarono a casa di Jamie, per festeggiare la vigilia di natale.
Un natale in cui Jack Frost avrebbe aiutato Babbo Natale a portare i doni a tutti i Bambini buoni del mondo.



nel prossimo capitolo Jack riceverà uno strano regalo di snogg... natale :)
quale sarà?
e che succederà dopo aver aiutato Nicolas Nord a consegnare i regali hai bambini?
scopritelo nel prossimo capitolo ;)
cap 10 : Frammenti Dal Passato

colgo l'occasione per fare gli auguri a una delle mie più grandi fan ;)
tantissimi auguri New Moon Balck :D tvtttb

se vi piace la storia vi prego, recensite, aspetto con ansia i vostri commenti e le vostre opinioni :)
ps: le immagini di fine capitolo sono mie personali realizzazioni ;) spero vi piacciano, le aggiungerò appena posso :)
  
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