Fanfic su attori > Jared Leto
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Autore: artemide82    27/01/2008    6 recensioni
Autunno a New York, un attore che cerca di calarsi nella parte...ed una ragazza che gli ricorderà il sapore di certi momenti.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SCUSATE SCUSATE SCUSATE QUELLO CHE NON PUO' PIU' NEMMENO DEFINIRSI RITARDO. A MIA DISCOLPA DICO SOLO CHE IO PER SCRIVERE HO BISOGNO DI ISPIRAZIONE E CON QUELLO CHE HO DOVUTO FARE IN QUESTO PERIODO L'ISPIRAZIONE SAREBBE SFUGGITA A CHIUNQUE.

HAVE FUN






La finestra era aperta, l'aveva lasciata così perché l'aria che iniziava a profumare di primavera nonostante fosse in una delle più caotiche metropoli del mondo le ricordasse che la natura tende ad essere più forte di ogni folle impresa umana.

Sedeva alla piccola scrivania che da poco tempo aveva trovato la sua nuova dimora in quell'affollato salotto del Village. Il suo portatile era acceso e lo schermo proiettava su di lei la luce bianca di un foglio elettronico pieno di parole. Il the fumava lentamente nella tazza, in infusione e Viola accostò un ginocchio al mento rannicchiandosi sulla sedia mentre aspirava il primo tiro da una sigaretta. Improvviso l'odore del the al gelsomino portato dalla leggera brezza serale colpì i suoi sensi e i suoi ricordi, sorrise mordendosi il labbro pensando a come il tempo nonostante tutto fosse passato, e a come, contrariamente alle sue aspettative, lo avesse fatto in fretta travolto dagli assoluti ribaltamenti subiti dalla sua vita. Era come se l'aver incontrato Jared l'autunno precedente avesse dato il via ad una cascata di eventi che in pochi mesi l'avevano trascinata dove si trovava adesso. Sempre nel suo salotto, è vero, sempre la stessa persona...ma con un libro in classifica da settimane, e tutto quello che ne era derivato.

La pagina finita che aveva davanti, per esempio, era un articolo per un'importante rivista, che la pagava bene pur di avere il suo punto di vista sugli eventi del mondo. Scriveva, e viveva di quello ormai, e benché si ostinasse a continuare a condividere l'affitto con Maggie e a rimanere attaccata con le unghie e con i denti al suo quartiere e alla sua vita quella nuova situazione l'aveva portata a viaggiare parecchio, in giro per l'america a promuovere il suo libro, a fare letture in affollati caffè letterari di San Francisco e pure ad affrontare interviste per giornali e tv. Era apparsa in tv...lei che neanche la guardava. E la prossima settimana...l'Europa. Il ritorno alle radici, in qualche modo.

Una voce conosciuta alla radio la strappò improvvisa ai suoi pensieri, una voce appena distorta di un'intervista telefonica, esattamente come lei l'aveva sentita al suo orecchio in tutto quel periodo.

Jared.

Jared che aveva ripreso la sua strada dopo poco più di due settimane dal loro incontro. Jared che allora era apparso quasi ogni sera con i suoi occhi azzurri ed il suo sorriso perfetto. Jared e le sue mani, Jared e la sua pelle. Jared che poi se n'era andato. E a lei non era rimasto altro che quei ricordi e un telefono che squillava inaspettato alle ore più strane portandole la sua voce, voce che sembrava sempre un po' assonnata all'apparecchio, voce che piano piano aveva imparato a conoscere in ogni sua sfumatura, per poter capire il suo umore ed i suoi pensieri ora che non poteva guardarlo negli occhi. Occhi che poteva fissare solo in fotografia, occhi che riuscivano a bucare l'obbiettivo, certo, ma non era proprio la stessa cosa.

E lei aveva cominciato a temere che prima o poi il tempo avrebbe confuso e sbiadito il ricordo di quella sensazione.

L'ultima volta che aveva guardato quegli occhi...la sera prima che lui partisse, la sera dello stesso giorno in cui aveva finito di riguardare il suo libro che adesso davvero si poteva dire finito. Eccola lì...la fine, ed in qualche modo l'inizio.

Quella volta erano usciti a tarda notte, per passeggiare un po' ed annusare l'odore delle foglie bagnate.

Lui si era stretto nel cappotto e le aveva preso la mano, lei se l'era lasciata stringere. Si era accorta di quanto le sue mani le piacessero poco a poco. Forse era sola parte esteticamente imperfetta di lui, quel solo minimo difetto che concretizza la bellezza e la innalza a sublime.

  • domani parto per il Canada

aveva detto dopo un silenzio perfetto durato a lungo in cui avevano comunicato solo attraverso il rumore dei loro passi e del loro respiro che si addensava in nuvolette bianche.

Lei non aveva risposto. Limitandosi a sorridere tristemente con lo sguardo rivolto a terra.

Che c'era da dire dopotutto? Sapevano fin dall'inizio che sarebbe successo, e forse era proprio per quel motivo che il loro rapporto si era sviluppato in maniera così perfetta.

Erano entrambi serenamente coscienti che la loro era una bolla in cui si erano rifugiati dal mondo e che era inevitabilmente destinata a scoppiare.

Cosa potevano fare? Forse folli promesse di amore e attesa che sapevano entrambi destinate ad essere infrante? Scadere nell'ipocrisia più spicciola? Non erano adolescenti che si erano conosciuti in vacanza, dopotutto. Lanciarsi in una situazione come quella, o anche solo pensare di farlo, avrebbe distrutto ogni traccia di quella spontaneità da loro così cercata e protetta fino a quel momento.

E a ben pensarci, c'era una sola possibile cosa da fare.

Viola aveva alzato gli occhi su di lui.

  • Jared. Sai dove trovarmi se capiti a New York, e hai anche il mio numero se avrai voglia di sentirmi, di raccontarmi qualcosa. E magari capiterà di incontrarci ancora per caso...oddio, per caso...non sarà difficile per me sapere dove sei per la maggior parte del tempo.

Lui sorrise.

  • questo è ingiusto, vorrei anch'io poterti spiare.

  • Dov'è finito il tuo famoso egocentrismo? Perché mai ti interesserebbe spiarmi?

  • Per vedere se pensi A ME, è ovvio!

Risero, e stavano ancora ridendo quando lui la strinse in un abbraccio, i loro volti vicinissimi, gli occhi blu di lui che non le erano mai sembrati più grandi, o belli o penetranti, penetranti in un modo così assoluto da essere quasi crudele, per un attimo, un folle attimo, questo la spaventò perché capì che, se anche avesse voluto, non sarebbe mai riuscita a nascondere niente a quegli occhi così coscienti della loro intelligenza e del loro potere.

Un lampo improvviso di comprensione in quello sguardo come a conferma del suo pensiero, Jared dischiuse la bocca per dire qualcosa, ma si trattenne, mordendosi il labbro, per poi sorridere come un bambino scoperto durante una marachella, lei sorrise dolcemente a sua volta, scuotendo impercettibilmente la testa in segno di diniego, prima di baciarlo.


La mattina successiva Viola aveva scacciato la malinconia di quella partenza con un sospiro, prima di guardare il libro pronto da spedire al professore della New York University, prima di afferrarlo e con decisione chiuderlo in una grande busta marrone.

Nello stesso momento, su un aereo diretto a Montreal due occhi blu erano incollati alle pagine di una personale ed esclusiva copia dello stesso libro.

  
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