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Autore: nothanks    15/07/2013    1 recensioni
Lettere. A chi non piace scriverle? A chi non piace riceverle? E se i mittenti e i destinatari fossero più di uno? Se fossero cinque? Non sarebbe di certo una novità; di nuovo, ci sarebbe solo il fatto che nessuno di loro sa dell'esistenza degli altri quattro e che scrivono tutti ad una stessa persona: Caroline. Caroline, Caroline che si trasferisce di città in città, Caroline che conosce tanta gente e che, proprio fra questa gente, troverà cinque ragazzi, destinati ad incontrarsi, un giorno, ma non a causa della loro amica in comune, ma a causa di un sogno in comune. Cosa succederà quando scopriranno di avere tutti la stessa migliore amica da anni? E chi sarà mai questo "Sesto Destinatario"? Caroline ne ricordava solo cinque...e le sarebbero bastati, diceva.
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5: Inverno 2001-2002 – Mullingar, Westmeath, Irlanda

L’inverno passò velocemente, non quanto l’estate, ma velocemente. Caroline fu la nuova compagna di banco di Niall e passò l’anno scolastico ridendo con lui, specialmente quando Miss Price lo faceva uscire dalla classe – almeno due o tre volte alla settimana – perché disturbava le lezioni.
Un giorno di Gennaio, quando uscirono da scuola, i genitori di Caroline non erano ancora arrivati e si ritrovarono a parlare in cortile.
– Oggi Miss Price ti ha cacciato ben due volte! È un record!
– Non è colpa mia…! – sapeva quanto non fosse vera quella sua frase e rise per il suo tentativo di passare come una vittima.
– Dài! Non fai altro che cantare durante la giornata! La la la lalalalala la... – cominciò a far finta di essere una cantante e usò la mano di Niall come microfono – È logico che poi Miss Price ti rimproveri. – e continuò a ridere.
– Pe-Però…Però…
– Però cosa? – gli fece una linguaccia.
– Però – le fermò la mano – è anche colpa tua! Io parlo con te e Miss Price mi rimprovera...
– E, quando canti, di chi è la colpa? – Caro continuava ad avere un sorriso provocatorio e guardava Niall dritto negli occhi.
– Beh… Lo faccio perché voglio farti ridere!
Caroline rise e corse verso la strada: Niall le stava per chiedere cosa stesse facendo ma poi si accorse della macchina dei Butler.
– Hey!
– Chi arriva prima vince!
– Ma…non è giusto!
Caroline si era già seduta in macchina quando arrivò Niall che salutò ansimando Mrs. Butler e si sedette.
– Non vale. Sono partito più tardi. – le sussurrò nell’orecchio, ma lei si voltò verso il finestrino, sorrise e sussurrò:
– Certo, come no!
Ogni pomeriggio , Niall e Caroline facevano i compiti insieme: se non fosse stato per quelle performance non richieste in classe, sarebbe stato un alunno modello… Per quanto riguarda Caroline…beh, lei lo era già. Quel giorno, appena finirono, cominciarono ad ascoltare della musica al giradischi.
– Non ne avevo mai visto uno…
– Era di mio nonno, ce l’ha regalato quando siamo venuti qui…
– Che canzone è questa?
– Ah, boh! – Caroline rise e andò a chiedere alla madre – Ha detto che si chiama Come Together di non so chi…dei Battles o Beatles, qualcosa del genere… – fece spallucce e fece finta di suonare una chitarra elettrica scuotendo la testa a ritmo di musica; i suoi capelli colpirono la faccia di Niall che le si era avvicinato per far finta di cantare e si gettarono a terra per ridere.
– CAAAAAAROLINE! CHE STATE COMBINANDO LÌ?
Si alzarono e gridarono all’unisono: – NIEEEENTEEEEEE! – continuarono a ridere e a muovere la testa come se conoscessero quella canzone da sempre. Giocarono un po’ con alcune biglie e poi, quando Georgia preparò la merenda, si precipitarono in cucina e fecero una delle loro solite gare di cibo.
– VINTO! Ora, Caroline, devi inchinarti a me!
– No!
– Fallo! – cominciò a farle il solletico e Caroline fu costretta a obbedirgli.
– Brava bassotta, brava.
– Non chiamarmi bassotta! – lo tirò giù con lei, a terra, e lo colpì alla spalla – sono solo un po’ più bassa di te…non è colpa mia se tu sei altissimo!
La guardò sorridendo e le disse alzando un sopracciglio: – Certo, come no.

 

   
 
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