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Autore: smarsties    15/07/2013    8 recensioni
Sono passati due giorni dalla fine del reality e la parola d'ordine è "dimenticare". Piuttosto difficile se trovi lavoro nello stesso quartiere in cui abitano il tuo ex e la ragazza con cui ti ha tradita.
Spinti dal rancore, Duncan e Courtney daranno il via a un'intensa e a lungo andare ridicola sfide tra coppie, coinvolgendo rispettivamente Gwen e John, collega di lei. La demenzialità della situazione, però, potrebbe fornire la giusta spinta per maturare e, chissà, forse anche pedonare.
***
Dal settimo capitolo:
La ragazza venne sbattuta qua e là come una bambolina di pezza, per poi cadere – per pura coincidenza – sul petto di Duncan. Si aggrappò con forza alla sua maglietta, per evitare di cadere… peccato che a terra ci finirono entrambi.
Si ritrovarono stesi sul suolo, lui sotto e lei sopra. La situazione era alquanto critica.
Avrebbe voluto tanto rimanere accoccolata per un po’ sul suo petto, come ai vecchi tempi.
***
Non tiene conto dei fatti successivi ad A Tutto Reality: il Tour.
Genere: Demenziale, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan, Gwen, Nuovo Personaggio | Coppie: Duncan/Courtney, Duncan/Gwen, Trent/Gwen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La storia inversa: quando tutto va come non dovrebbe'
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Lunedì

 
Quella mattina la sveglia suonò presto. Alle sei e mezza, sebbene avesse potuto svegliarsi benissimo un’ora più tardi.
Una fioca luce filtrava dalle tapparelle della finestra.
Courtney si svegliò e si stropicciò gli occhi, ancora impastati di sonno.
Si stiracchiò per bene e batté le palpebre un paio di volte, per abituarsi al bagliore.
Si sedette a gambe incrociate, dando le spalle al muro
L’avventura stava per cominciare.
Emozionata? No, solo un po’ tesa.
Emozionata per cosa, poi? Sapeva benissimo che lei poteva essere perfetta in tutto, bastava solo la buona volontà.
Non era un lavoro così complesso, ce l’avrebbe sicuramente fatta!
Si guardò attorno, più che altro perché non sapeva cosa fare.
Ma in fondo, ci era abituata.
In quello stramaledetto reality, Chris li faceva svegliare sempre ad orari assurdi. Alzarsi più tardi, ormai, era quasi impossibile.
Ma non voleva ricordarsene. Era un nuovo giorno, l’inizio di tutto.
Di tutto ciò che aveva sempre sognato, o forse no?
Qualche mese prima il suo sogno era ben altro, ma adesso … era tutto finito, basta con questi ragionamenti assurdi!
Si era ripromessa di non pensare mai più a lui. E non lo avrebbe fatto.
Si alzò di scatto dal letto e lo rifece velocemente.
Poi si chiuse in bagno, per farsi una veloce doccia.
Ne riuscì cinque minuti dopo - con un buonissimo profumo di bagnoschiuma alla fragola - e aprì l’armadio.
Cosa mettere per il tuo primo giorno di lavoro in assoluto?
Certo, non poteva apparire discreta … ma neanche esagerata!
Optò per una semplice maglietta bianca e dei jeans, accompagnati da sandali grigi.
Beh, né troppo e né troppo poco.
Il trucco? Sì ma a sufficienza. Solo un po’ di matita nera sugl’occhi.
Si guardò allo specchio. Era abbastanza grande per vedersi tutta.
Doveva ammettere che era perfetta.
Infine, scese in cucina per fare una colazione decente.
L’ispezione della dispensa non servì a granché: c’era solo un pacco di biscotti e una busta di latte.
Beh, meglio di niente!
 

***
 

 

Si era già fatta tutto il tragitto mentale.
A dieci metri da casa sua c’era una fermata, quella che avrebbe usato sempre. Dopo aver preso l’autobus, scendere quattro fermate dopo e, all’angolo della strada, ci sarebbe dovuto essere il bar. Facile!
Se avesse seguito quel programma, sarebbe arrivata sicuramente in orario almeno che, qualcuno chiamatosi “autista”, non avesse ritardato.
Quella mattina era una di quelle giornate.
Courtney era seduta su una panchina da già mezz’ora.
Giocherellava con le dita e, ogni tanto, sbuffava.
Se becco quello sprovveduto dell’autista, giuro che lo ammazzo.
Tutti i suoi tentativi di arrivare puntuale il suo primo giorni di lavoro, erano andati.
Diavolo!
Sbloccò il display del suo cellulare, per vedere che ora era. Le otto e diciannove minuti. L’autobus sarebbe dovuto essere lì già da ben quattro minuti.
Quattro minuti, ci rendiamo conto? E’ una cosa esagerata!
Quando le restò ben poca pazienza, finalmente arrivò l’autobus.
Destinazione “Victory Street, 55.”
 

 

***
 

 

Arrivata. Courtney era arrivata.
Si trovava davanti alla porta del bar.
Le iniziò a battere il cuore.
Perché dovrei essere nervosa? E’ solo il tuo primo giorno di lavoro in assoluto. Cerca di rilassarti, Court.
Prese un respiro profondo, per tentare di calmarsi almeno un po’.
Afferrò la maniglia e spinse la porta.
Tentò di ambientarsi.
Il posto non era male: pavimento a scacchi e i muri in legno. Faceva parecchio stile retrò ma, in fondo, le piaceva.
C’era persino un televisore!
-Cosa ci fa una così bella ragazza in questo posto?-chiese qualcuno alle sue spalle.
 Courtney si voltò.
-Sono qui per il lavoro. Sa dove mi posso rivolgere?-
-Io sono il proprietario. Mi chiamo Daniel.-
-Courtney.-
Si strinsero la mano.
Lo studiò attentamente.
Alto, fisico slanciato, capelli neri e occhi di un verde intenso, a detta sua, particolarmente belli.
-Allora, cosa dovrei fare?-domandò la ragazza, rompendo … il nulla.
-In teoria, dovresti prima fare una prova … -
Fu interrotto da un rumore di vetro che si infrange, proveniente da dietro il bancone.
-Sei assunta.-
Le indicò una porta nera.
-Vai lì. Dentro il primo armadietto a destra, dovrebbe esserci un grembiulino. Mettitelo e vai a lavorare. C’è un altro ragazzo che ti spiegherà tutto.-
 

 

***
 

 

Quel piccolo stanzino era agghiacciante, vuoto.
Solo dei semplicissimi armadietti in metallo.
Almeno, le informazioni di Daniel si rivelarono giuste. Courtney trovò un grembiulino di pizzo bianco, proprio dove indicato.
Notò un’altra porticina.
Provò ad aprirla e, miracolosamente, si ritrovò dietro il bancone.
Quando si dice colpo di fortuna …
Ma non era sola, no.
C’era anche un altro ragazzo, chinato a terra a raccogliere ciò che rimane di una tazzina. Intanto imprecava.
La ragazza si schiarì la voce.
-Senti, il capo mi ha detto di rivolgermi a te. In pratica, mi devi aiutare.-
Alzò lo sguardo e lo puntò verso la ragazza.
-Tu?-dissero in coro.
Eh già, Courtney aveva già avuto modo di “conoscere” il diretto interessato, il giorno prima.
-Scusa, ma tu non lavoravi nella cartolibreria qui vicino?-
-Mi hanno licenziato perché lanciavo gli oggetti contro i clienti. E’ colpa loro, non si danno mai una mossa. Mi mettono il nervoso, tutti! Ci mettono troppo tempo a cacciare i soldi e hai avuto modo di vederlo da te.-
Sospirò.
-Come ti chiami?-gli chiese.
-John. Non pensi anche tu che sia un bel nome?-
-Certo … io sono Courtney.-
 

 

***
 

 

John passò davanti alla ragazza, intanto ringhiava.
Poco dopo, tornò indietro con un paio di tazzine e si diresse verso un cliente.
-Senta, ora mi sta dando veramente sui nervi. Vuole un caffè? Bene, eccolo. Se lo può scegliere. Freddo, tiepido, caldo, a temperatura ambiente, con lo zucchero, senza … -
Mentre continuava a delirare, lanciava le tazze in ogni direzione.
Una, per poco, non colpì in piena testa Daniel.
-Se non vuoi essere licenziato, adempi al tuo dovere con serietà!-gli urlò dall’altra parte.
-Scusi capo, non succederà più!-
Courtney, vedendolo tornare indietro, scosse la testa.
-Che hai combinato?-sorrise.
-Era indeciso, così gli ho dato tutti i tipi di caffè che ci sono.-
Lei inarcò un sopracciglio.
-Ok, gli ho lanciato contro le tazzine, ma lui mi stava dando … -
-Il nervoso?-lo precedette.
-Esatto!-
La ragazza si voltò un attimo e vide un ragazzo che premeva insistentemente una campanella, posizionata sul bancone.
Gli si avvicinò.
-Finalmente, vedo che qui si va molto alla … -
Si paralizzò, anzi si paralizzarono entrambi. Soprattutto Courtney.
Non ci poteva credere. Lui gli era davanti. Di nuovo, dopo ormai tre giorni.
-Duncan?-chiese perplessa.
-Principessa?-ribatté lui. –Che diavolo ci fai qui?-
-Ci lavoro. Tu che fai qui?-
-Sono venuto a prendere un caffè. Ora, siccome gli ordini li do io, vai immediatamente a farmene uno.-
Il viso della ragazza stava per diventare viola.
Vai immediatamente a farmene uno?Ma chi si crede di essere?
Nessuno poteva parlarle così!
Gliel’avrebbe fatta pagare.
Lasciò la tazza di caffè che aveva in mano a raffreddare, per un po’. Ma proprio un po’. Circa dieci minuti, per essere precisi.
-Ce l’hai fatta. Avevi qualche problema con la macchinetta?-la prese in giro.
Tentò di ignorarlo e rimase rigida.
Gli diede la tazzina e …
-Ma che diavolo, è gelato!-esclamò.
-Davvero? Scusami, devo averlo fatto freddare un po’ troppo.-disse Courtney con un sorriso di disappunto strafalso. –Vado subito a riscaldartelo.-
Sparì nuovamente con la tazzina e, questa volta, la poggiò su un fornello – a proposito, chissà cosa ci faceva lì …
Una manciata di minuti dopo, tornò da Duncan.
-Spero sia di tuo gradimento.-disse con una risatina sotto i baffi.
Lui ne bevve un po’.
-La lingua mi va a fuoco, è bollente! Dammi un bicchiere d’acqua!-
Lei riempì un bicchiere al lavandino e glielo gettò addosso, infradiciandolo come si deve.
-Grazie.-disse con la stessa eccitazione di Noah. –Si può avere un caffè decente o no?-
Questa volta prese la zuccheriera e, davanti a lui, la rovesciò accidentalmente nella tazza.
-Ops!-
-Dimmi la verità, lo stai facendo apposta, vero?- chiese Duncan guardando ciò che doveva essere un caffè.
-Come puoi pensare una cosa del genere?-
Si alzò e andò via.
-E torna a trovarci!-gli urlò Courtney poco prima che varcasse la soglia.
Una volta fuori, lei scoppiò in una fragorosa risata maligna.
-Wow, e poi che sono io l’esagerato.-disse John ammirato.
-Infatti, tu sei esagerato.-
-Stai imparando dal maestro. Brava!-
I due, sorridendosi compiaciuti, si batterono il cinque.
 

 

***
 

 

Daniel era stato gentile.
Siccome il bar rimaneva chiuso per pranzo, aveva permesso a John e Courtney di restare a mangiare lì.
Seduti ad un tavolino, nel silenzio più completo, guardando la televisione … cosa volevano di più.
C’era persino l’aria condizionata!
-Forse lavorare in estate non è poi così male.-aveva confessato John. –Guarda che comfort che abbiamo!-
Courtney si era limitata ad annuire.
Stranamente, lui – credetemi, non lo farebbe mai – le aveva anche dato un pezzo del suo panino, per non farla morire di fame.
Era stato carino da parte sua; non lo credeva così … dolce.
E tra una bibita ghiacciata e una chiacchierata, ci scappava anche qualche risata. Una di queste, aveva fatto uscire tutta l’acqua dal naso di John.
Per un attimo, Courtney rimase a guardare la televisione.
Non ci poteva quasi credere, il telegiornale stava trasmettendo una cosa poco piacevole.
<< E adesso parliamo della coppia migliore di “A Tutto Reality”: La Gwuncan! >>
Coppia migliore?
Se Courtney non stava per spaccare lo schermo con un cucchiaino da tè, poco ci mancò.
-Ehi ma quello non è il tizio che hai maltrattato?-chiese John indicando un immagine di Duncan, apparsa appena sullo schermo. –Allora è famoso.-
Lei lo zittì con uno sguardo furente.
<< Una fonte vicina ha loro, ha dichiarato che i due, per il ritorno a casa, abbiano organizzato una festa con i loro amici più intimi. Questo è l’unico video diretto che abbiamo di ieri sera. >>
Non sapeva cosa era successo e non intendeva saperlo.
A quanto pareva, i due traditori avevano lanciato, dal balcone del loro appartamento, dei secchi d’acqua gelata sopra i cameraman del TG.
Non cambieranno mai,pensò Courtney sospirando.
<< Adesso passiamo ad un altro articolo, sempre sullo stesso argomento … >>
Temeva di sapere quale fosse l’altro articolo.
Spense la televisione, prima che potessero fare qualche critica anche su di lei.
Ed essere giudicata, in quel momento, era l’ultima cosa che le serviva.
-Perché l’hai spenta? Mi iniziava ad intrigare.-disse John polemico.
Più lo guardava e più pensava che i loro caratteri erano simili.
-Io odio quell'essere e non voglio sentire altro che lo riguardi, tutto qui.-sputò fuori.
-Che ti ha fatto di male?-
Lui mise un braccio attorno alle spalle della ragazza.
Avrebbe voluto raccontargli tutto ma, in pochi minuti, era impossibile racchiudere sentimenti provati in tre anni.
-Ma lo hai mai visto “A Tutto Reality?”-si limitò a domandare Courtney.
-No. Sei famosa anche tu, per caso?-
Sospirò.
-Lasciamo stare. In un certo senso è meglio così.-
 

 

***
 

 

Gwen stava rileggendo – forse per la centesima volta – il suo libro thriller preferito del suo autore preferito.
Strano a dirsi, ma leggere le piaceva molto. La coinvolgeva; era come se facesse parte anche lei di quel racconto.
Si rivedeva nei personaggi.
Era totalmente immersa quando, uno scatto sinistro di serratura, la riportò sulla Terra.
Duncan era tornato.
-Dove sei stato tutto questo tempo?-chiese andando verso di lui. –E come mai sei tutto bagnato?-
-Courtney.-biascicò lui secco.
-Courtney? Che centra lei?-
-Lavora nel bar qui all’angolo e mi ha lanciato addosso un bicchiere d’acqua. Ora scusami ma ho il bisogno di farmi una doccia.-
Il punk si fece spazio e si diresse verso il bagno sbattendo la porta.
Gwen scosse la testa.
Diamine, ma non si è proprio rassegnata?
 
 
 
 
 
 
 

 

Angolo dell’autrice:
Salve.
Sono sempre io a rompervi in questo lunedì (wow, l’avrò fatto apposta?) sera.
Che ne pensate di questo capitolo? Io, sinceramente, lo adoro.
Come ho già detto, per il momento mi dedicherò solo a questa long ma ho in fase di stesura anche il sedicesimo capitolo di A Tutto Reality: Il College.
A proposito, vi ringrazio delle nove recensioni lasciate nello scorso capitolo di quella storia e delle tre in questa.
Ho ricontrollato velocemente gli errori e non ne ho notati. Se ce ne sono, fatemi sapere.
Ora vado.
Ci si vede presto :*
 

Solluxy <3

 

  
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