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Autore: startedrowning    16/07/2013    0 recensioni
Guardai l’orologio. 23:56. Quattro minuti e avrebbe compiuto gli anni. Tredici anni . Alle 21:00 eravamo già sotto le coperte ad abbracciarci. Stretti stretti, come due fratelli. Io sul lato destro del lettone, quello più comodo. Lui su quello sinistro. Aveva la tremenda abitudine di abbracciarmi da dietro, così sentivo il calore del suo corpo avvolgermi come un alone , il suo dolcissimo respiro sul mio collo. Louis mi svegliò, sussurrandomi all’orecchio di guardare l’orologio. Non appena sentii la sua voce mi svegliai di soprassalto, dandogli una capocciata in faccia. Poverino.
Silenzio. Completo silenzio. Ma non fu uno di quei noiosi silenzi, in cui non sai né cosa dire, né cosa fare.
Poggiò le sue labbra sulle mie. Iniziò a baciarmi delicatamente, le sue mani poggiate sui miei fianchi. Il mio cuore iniziò a battere forte, il mio corpo tremava.
Al diavolo i baci zuccherosi, quelli in cui “ le sue labbra sapevano di miele”. Bisogna ammetterlo. Il suo alito lasciava desiderare, e pure parecchio. Aveva un fiato insopportabile. Ma poco importa,quello fu solo un bacio tra due migliori amici, tutto qui. Il mio primo bacio. Il bacio più dolce della mia vita.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“ Across the ocean, across the sea startin' to forget the way you look at me now. Over the mountains, across the sky, need to see your face and need to look in your eyes. Through the storm and, through the clouds
bumps on the road and upside down now. I know it's hard baby, to sleep at night ,don't you worry cause everything's gonna be alright… ”
Bieber mi spacca i timpani. Sono delle semplici note basse, eppure mi piace ascoltarle così ad alto volume da procurarmi sordità già dai primi anni della giovinezza. Sono proprio masochista.
Credo di aver preso tutto: Letteratura, tedesco, storia, algebra. Sì, ho preso tutto. Per la prima metà della giornata sono a posto. Chiudo energeticamente l’armadietto, facendo girare tutta la gente intorno a me di scatto. Questa pila di libri è inevitabilmente pesante. Devo immediatamente mettere i libri nello zaino. Sento qualcosa tirare. Lo zaino non è più tra le mie dita. Mi volto.
<< Sai che sei una cretina patentata? >> Harry mi sorride con uno sguardo da presunto seduttore fallito. Ancora non ha capito che dopo diciassette anni che ci conosciamo non ha più speranze con me.
<< Questi armadietti di merda non li sopporto proprio. Poi mi ci metto anche io, col mio stupido vizio di agire senza prima riflettere. >> Gli rispondo, accennando un sorriso su un paio di labbra che stanno per perdere la pazienza.
Non risponde nulla. Apre la cerniera della mia cartella, aprendola da entrambi i lati. Io intanto afferro la pila di libri, per poi adagiarla all’interno dello zaino. A lavoro terminato, Harry chiude la zip dello zaino.
<< Non è tanto difficile, devi solo ricordarti di appoggiare i libri sull’armadietto, rigorosamente aperto, prima di aprire lo zaino. Ma a quanto pare sei talmente deficiente che... >>
Gli do una spinta con le braccia, facendolo allontanare di pochi centimetri. Spalanca le pupille, prendendomi in giro sulle mie apparenti forze da gigante con un sorriso ironico.
<< Mamma quanto sei potente! >> Esclama, spingendomi con forza verso l’armadietto. Devo ammetterlo, è più forte lui. Facciamo tanto di quel rumore che la gente si gira, di nuovo. La mia schiena che striscia contro la manopola dell’armadietto. Fa male, ma continuiamo a ridere come due matti. Si avvicina a me, poggiando delicatamente le sue mani sui miei fianchi. La nostra risata si prolunga. Sento il suo alito di fragola entrare nelle narici a causa della troppa vicinanza.
<< Credo di essere un po’ più forte di te. >> Le sue mani, inizialmente adagiate sui miei fianchi, iniziano pian piano a massaggiarli, esercitando una leggera pressione, che aumenta sempre di più con i secondi che passano. Sento i muscoli dello stomaco contrarsi dolcemente.
<< Che cazzo fai? Ti sei fatta male, Jade? >> Scruto i ragazzi da lontano. La voce di Liam riecheggia nel silenzio di un corridoio improvvisamente svuotato.
Harry stacca le sue mani dai miei fianchi con una velocità olimpionica. Mi chino per prendere lo zaino che  aveva lasciato cadere dalle mani per rispondere alla mia spinta.
<< Liam! >> Corro ad abbracciarlo, lasciando temporaneamente il “riccio” solo.
<< Ehi, piccola! >> accoglie il mio abbraccio con una dolcezza melliflua. Tra le sue braccia sono al sicuro. Le braccia del mio “fratellone”, o almeno così lo chiamo da quando siamo piccini.
<< Dov’è? >> gli chiedo, salutando velocemente Zayn, a cui non voglio recare disturbo, perché sta fumando.
Sento l’Iphone danzare nella tasca destra dei miei pantaloni. Lo prendo tra le mani, mentre un Harry abbastanza furioso si tappa le orecchie.
<< Senti  la tua suoneria/sveglia preferita, stronzo! >> Avvicino l’Iphone alle sue orecchie,godendomi lo spettacolino di lui che si contorce all’ascolto di “Marimba”, lasciando che il mittente della chiamata attenda. Guardo fugacemente lo schermo. Louis. Rispondo alla chiamata.
<< Devi venire qui. Ora. >> Dall’altra parte della cornetta un Louis abbastanza terrorizzato inizia a delirare.
<< Dove ti trovi? >> gli chiedo, con un tono abbastanza divertito.
<< Giardino della scuola. Solita panchina. >> Chiude la chiamata.
<< Ok, io vado ragazzi. Ci vediamo dopo. >> La mia voce si affievolisce, mentre mi allontano verso il giardino della scuola.
<< Sai che potremmo vivere in santa pace anche se non ti vedessimo più per tutta la giornata? >>La voce di Harry echeggia per tutto il corridoio.
<< Poi spiegami chi palpi… >> Sento le risate dei ragazzi, provocate dalla mia risposta. Mi volto, osservando il sorriso di Harry che resta a bocca aperta, come se non avesse la più minima idea di cosa stessi parlando.
<< Cosa c’è? >> Arrivo di soppiatto, spaventandolo.
<< Ehi… >> mi risponde, con la faccia da cucciolo. Leggo nei suoi occhi la solita paura. Indugio, cercando di avere l’ennesima conferma di ciò che sospettavo sin dall’inizio.
<< Ho paura… >> Gli sorrido, alzando un sopracciglio.
<< Cerca di capire…prendere un nove invece di un otto è importantissimo! >> Alzo le mani al cielo, per poi riportarle sulle mie cosce. Lo sapevo!
<< E tu cerca di capire che sei un secchione nato ed entrerai ad Harvard, ok? >> gli rispondo, tranquillizzandolo.
<< Si, certo, come no… >> Abbassa leggermente la testa, fissando i suoi stessi piedi che fluttuano a pochi centimetri d’altezza dal suolo. Lo fa sempre quando è insicuro di sé. Ma la questione è un’altra: o la panchina è troppo alta, o è lui ad essere leggermente basso. Leggermente, però.
Chino la testa, guardandolo negli occhi, che continuano a fissare i suoi piedi. Non appena i nostri occhi si incontrano mi sorride. Un sorriso dolcissimo. Inizio a sciogliermi. Addio mondo.
<< Come fai a sopportarmi da tutto questo tempo? >> Mi chiede, alzando finalmente la testa.
<< Boh. Lo faccio e basta. Ci conosciamo da quando siamo nati. Sei una parte di me. >> gli sorrido, ma in realtà sto mentendo. Lui è tutta la mia vita.
Mi sorride, affondando le mani nei miei capelli, assaporandone l’odore.
<<  Mmh… Miele, come sempre … >>  dice, mentre assume le sembianze di Winnie The Pooh.
<< A proposito di amicizia e compagnia bella, ti ricordi che giorno è oggi? >> Si allontana improvvisamente, guardandomi con fare sospettoso.
<< Il 20 Novembre. Perché? >> Gli sorrido, alzando il sopracciglio sinistro.
<< Quindi, tra qualche giorno sarà sabato, e… >> Mi sorride, credendo che gli ricorderò il giorno del suo compleanno in anticipo, come tutti gli anni. No, quest’anno sarà diverso. Quest’anno sarà tutto speciale.
<< …e verrò a dormire da te. >> gli rispondo, deludendo le sue aspettative.
<< Ma… >>
<< In bocca al lupo per il test, Lou! >>
 Suona la campanella. Finalmente si entra a scuola. Beh, non proprio finalmente. Perlomeno me la sono svignata da Louis.
 
 
 
 
Mensa. Che bello. Un’ora di completo relax, anche se il cibo si direbbe abbastanza pietoso. L’ora di algebra è stata così pesante che il suono della campanella mi sembra un toccasana. Esco dall’aula.
Vado in cerca dei ragazzi, ma specialmente di Louis, che avrebbe dovuto affrontare un test di fisica oggi.
Si, certo, per il test di fisica. Ma a chi voglio darla a bere?
Mi fermo davanti all’aula di fisica, accanto alle macchinette, aspettando che Louis esca da quella stanza infernale. Ecco, accanto alle macchinette. Chi potrebbe mancare? Un soggetto di media altezza, dai capelli biondi, gli occhi azzurri, e uno stomaco infinito. Una di quelle classiche persone che “ mangiano e non ingrassano”. Niall, la mia seconda cotta. La prima è stata Louis. Diciamo che lo è ancora. Diciamo che lo amo da impazzire e la finiamo qui. Ma Niall fa comunque la sua parte. Lui non è uno qualsiasi. E’ stato lui ad avere l’onore di vedere la mia pataffiola per primo. Esatto, quella cosa lì. E che grande onore! Eravamo all’asilo. Ricordo tutto come se fosse stato ieri. No, non è vero, non ricordo nulla, tranne il fatto che Niall era molto curioso, e così facemmo un patto : io gliel’avrei fatta vedere se e solo se lui mi avesse dato l’opportunità di dare una sbirciatina(che poi divenne una sbirciatona) al suo coso,anzi, cosino. L’operazione andò in porto. Ancora adesso ci prendiamo in giro l’uno con l’altro, ridendo della nostra prematura natura perversa.
Scruto il suo fisico, i suoi lineamenti, il suo aspetto. E’ un ragazzo così genuino, così vero. Prende un sacco di roba da mangiare, evidentemente oggi ci sono gli gnocchi. Ah, già, è mercoledì. Oggi è il giorno degli gnocchi. Niall li odia, ma più che altro qui fa un po’ tutto schifo, quindi non gli do torto. Dopo aver svuotato metà del contenuto della macchinetta si gira, notandomi. Mi guarda negli occhi e viene verso di me, sorridendomi. Sulle sue labbra un sorriso così bello da fare invidia al mondo.
<< Sfondato di cibo, buongiorno… >> gli sorrido, mentre si avvicina.
<< Buongiorno anche a te, vogliosa del mio cazzo. >> Mi abbraccia, nonostante abbia un quintale di roba in mano.
<< Cosa ci fai qui? >> Mi chiede.
<< Sto aspettando che Lou esca dall’aula di Fisica. Oggi aveva un compito molto importante, che potrebbe determinare il voto sulla sua pagella. Sai, lui vorrebbe entrare ad Harvard. >>
<< Già è tanto se riesco a compilare i moduli per l’iscrizione, figuriamoci a superare i test d’ingresso. >> Niall esplode in una risata che contagia anche me.
<< Oh, Niall! >> mi scaravento addosso a lui, abbracciandolo con dolcezza.
<< Ora mi aiuti a raccogliere quello che hai fatto cadere. >> dice Niall, accogliendomi tra le sue braccia.
Finalmente la porta si apre. Ma Louis non è solo. Una bella castana, con i capelli ondulati e lunghi gli fa compagnia. Ridono, scherzano, e quando lo chiamo sembra non curarsi minimamente della mia presenza. Si avviano verso la mensa, ignorando i vani tentativi di attirare la loro attenzione. Lo stomaco mi si chiude. Niall mi fissa. Sembra quasi preoccupato.
<< Tutto ok, Jade? >> adagia le sue mani sulla mia schiena, improvvisando un effimero massaggio apparentemente rilassante.
<< Niall, stasera ci ingozziamo di pizza. >> E tra gli esulti di Niall , ricordi bui iniziano a riaffiorare nella mia mente. Ricordi di quando , per risolvere i miei problemi, l’unica soluzione era quella di precipitarmi sul cibo.
  
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