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Autore: Sundance    28/01/2008    8 recensioni
... I miei occhi risalirono il suo braccio fino al torace, proseguirono sul collo e si fermarono sulle labbra. Notai che sembrava giovane, cosa che si ricollegava bene alla voce, e che si era fatto la barba evidentemente. Poi in un impeto di coraggio estremo alzai di scatto gli occhi e li puntai nei suoi.
E mi sciolsi.
E capii perchè conoscevo quella voce.
Perchè la sentivo risuonare nella mia testa nei momenti più impensabili, perchè aveva pronunciato frasi che avrei sempre ricordato, perchè un "Depends on the one day" assume tutt'altra forma e sensazione quando è quella voce che lo dice.
E compresi anche che se mai avessi potuto sperare di incontrarlo, non sarebbe mai, MAI stato con il trucco sbavato da lappate di cane, i pantaloni sporchi per la caduta e l'espressione di una che sta per collassare.
Completata (sorpresa: capitolo 39 più epilogo)
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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There's a song that's inside of my soul,
it's the one that I've tried to write over, and over again
I'm awake in the infinite cold
but you sing to me over, and over, and over again
So I lay my head back down,
and I lift my hands and pray
to be only yours,
I pray to be only yours,
I know now, you're my only hope


"Sono stata felicissima di averti qui."
"Io di più, puoi scommetterci."
Linda mi si accosta e con aria seria e da agente segreto, si guarda attorno e fa:
"Senti, visto che siamo sole e qui nessuno capisce, posso dirlo ad alta voce?"
"Eh? Che cosa?"
"Che, per tutti i santi, mia sorella sta con Orlando Bloom! E lo bacia pure! Ahhh, come ti invidio!"
E saltella sul posto, frenetica. La gente la guarda e ride, ma si sa, all'aeroporto c'è sempre un bel clima. Io arrossisco e cerco di fermarla:
"Per favore, mi metti in imbarazzo..."
"Ma se non ti conosce nessuno!"
"Appunto! Voglio evitare etichette pure qui."
"See, ascolta, sono stata buonissima tutta l'altra sera, non ho fatto alcun commento, e comunque è stato un amore a parlare francese per me. Fa pure la 'erre' a modo, che uomo... maaaaamma, e te lo sei beccata te! Quasi quasi mi trasferisco anche io qui, si sa mai che passi William Moseley... In ogni caso, per tornare a noi, me lo dovevi, questo attimo di giubilo."
Mi studia e le spunta il classico sorriso malizioso che so ormai collegare ad una battuta che mi farà arrossire.
"Oh, attendo belle notizie, vista la scenetta gentilmente offertami due sere fa, e sappi che se avrete un figlio sarà proprio un amore, chissà che occhi avrà..."
Infatti. Mi nascondo il viso con una mano e con l'altra la allontano.
"Sparisci, non tornare per i prossimi tre anni."
"Tanto ti vedo prima: se a Natale non ci sei, mamma e babbo ti segano le gambine."
"Mi farò installare un paio di ruote, così evito di prendere il bus."
Mi guarda basita: "No, eh, l'english humor per favore evitamelo... Ci sarai, vero?", aggiunge più seria, preoccupata. Implorante. La mia sorellina di diciotto anni, che pur essendo maggiorenne continuo a considerare una bambina, sempre svagata, sempre sorridente, e adesso così seria mentre me lo chiede. Mi si stringe il cuore, e l'abbraccio forte.
"Non sono un granché come sorella, vero?"
"Perchè, scema?"
"Ti ho lasciata da sola, senza sostegno, e hai anche la maturità quest'anno, con loro che ti stressano per lo studio... Mi dispiace tantissimo."
"A me no", risponde ricambiando la stretta e battendomi la mano sulla spalla, come faceva da bambina: "Se anche non avessi incontrato Orli, saresti stata comunque felicissima qui. E' il tuo posto. A casa, o in qualsiasi altro luogo diverso, non staresti bene. E a me a che servirebbe una sorella depressa?". Mi fa la linguaccia. Sorrido. Lei sghignazzando continua:
"Oltretutto, sei un'ancora di salvezza a ragionevole distanza. Così se scassano troppo o combino un guaio, posso sempre trovare asilo da te."
"Sicuramente, puoi contarci."
"E magari rivedere quel gran figliolo."
Sbuffo per trattenere una risata e scuoto il capo, ma non riesco a restare seria. La adoro.
"Vai, o chiedo alla hostess di legarti al motore di dietro."
"Sì, figurati, tempo due minuti e già sarò l'anima dell'aereo, una volta scesa mi chiederanno l'autografo per Miss Simpatia."
"Oh, a proposito", faccio io, tirando fuori un biglietto dalla borsa, "questo è da parte di Orlando."
Mi guarda a bocca spalancata e lo prende con mani tremanti: "Questo... questo è..."
"Un omaggio che ti ha fatto volentieri, prima di uscire di casa. Non sai come sia diventata fucsia per chiederglielo."
E' vero. Poco prima che uscisse gli avevo chiesto se poteva farmi un favore. Si era mostrato subito premurosissimo e attento:
"Qualsiasi cosa, dimmi."
Sicuramente non si aspettava di vedermi assomigliare al dolcevita bordeaux e sentirmi sussurrare: "Un autografo. Per Linda." Era rimasto interdetto qualche istante, poi era scoppiato a ridere, intanto che il mio colore peggiorava aumentando di intensità. "Certo, hai un foglio?". E così aveva firmato il famoso autografo che adesso Linda stringe in mano, ancora guardandomi sbalordita.
"Wow, mi ha fatto una dedica spettacolare! Ma è un angelo! Sposatelo subito, per favore." Scoppio a ridere. Dopo averlo firmato lo avevo baciato per ringraziarlo e lui avviandosi per le scale mi aveva lanciato un'occhiata dispettosamente divertita:
"Dì la verità: in realtà è per te, e la seduzione era un'altra tattica di cui ti servivi per poterlo avere, vero?"
Avevo raggiunto la temperatura di un bollitore, e lui se n'era andato ridendo per tutte le scale.
Abbraccio un'ultima volta Linda, che s'incammina saltellando, spensierata e contentissima, e resto a guardarla salire sull'aereo con gli altri passeggeri. Una volta imbarcatasi, mi volto per andare a prendere il bus. Suona il cellulare mentre scendo le scale mobili e lo tiro fuori dalla borsa, intanto che controllo l'ora: le 15.00. Una mano mi afferra lo stomaco e lo lascia subito andare, quando leggo il nome sul display.
"Hello?"
"Hi, lovely Moon." Un sussurro. Come può una voce arrivare ad avvolgere l'anima di una persona in questo modo?
"Hi, honey, what's up?" domando, cercando di suonare spigliata. Oddio, l'"honey" spigliatissimo non era.
"Sei all'aeroporto?". No, forse non sono stata impacciata come temevo. C'è il rumore d'un aereo, probabilmente alle mie spalle.
"Sì. Sappi che hai appena reso felice una giovane fanciulla francofona." Lo sento ridere.
"Mi fa piacere. Allora sei libera? C'è qualcuno cui farebbe piacere vederti, oltre a me naturalmente." Risuona un latrato in sottofondo.
"Sidi! Cucciolone, non lo vedo da una settimana e anche più!"
"Ha deciso di radere casa al suolo, se non lo porto fuori." Scoppio a ridere uscendo all'aria aperta.
"Mi pare giusto. Vi raggiungo subito, dove siete?"
"A circa cento metri da te."
Mi fermo, lasciando che le parole arrivino al cervello e formino una frase di senso compiuto.
"Più a sinistra."
Alzo lo sguardo e lo vedo, appoggiato alla macchina scura, il cellulare in mano e gli occhiali da sole, a poca distanza da dove mi sono bloccata. Riesco a notare il sorriso compiaciuto che gli piega le labbra anche da qui. Nell'auto, il cagnone nero seduto sui sedili posteriori abbaia festoso dal finestrino aperto. Tutto il sole del cielo mi entra nel cuore. Senza abbassare il cellulare mi avvicino fino a raggiungere l'auto. Lo guardo, e lui sorridendo divertito china gli occhi:
"L'ho già fatta, una scena simile. Che dici, attacchiamo?"
"Oh". Chiudo subito il cellulare. "Che stupida."
Lui scoppia a ridere. E' incredibile. Una sorpresa al minuto. La vita con lui è adorabile. Mi guarda incuriosito, il sorriso luminoso: "Che cosa c'è?"
"Tu. Mi stavo beando della tua presenza." Lo vedo chinare il capo imbarazzato. Colpito e affondato. A volte sono troppo brava a mostrare i miei sentimenti, ci metto un'energia che sorprende anche me. Ma è lui a farmi quest'effetto. Mi viene da domandarmi se ho mai realmente amato, prima. Mi sento un pò come Romeo quando incontra Giulietta per la prima volta. 'Occhi, rinnegatelo...'
"Dunque... oggi sei..."
"Totalmente libero, e così domani. Una piccola vacanza. Dobbiamo festeggiare il tuo compleanno, no?" Sorride. Bellissimo. Linda ha ragione, sono schifosamente fortunata. Mi faccio rabbia da sola, quasi.
"Hai davvero concentrato tutti gli appuntamenti in questa settimana per essere libero oggi e domani... per me?"
Mi porta le mani sulle spalle e mi attira a sè. Poso la testa sul suo petto, e lui appoggia il mento sui miei capelli.
"Non te lo aveva detto, Dom?"
"Sì, ma non osavo crederlo."
"Perchè no?"
"E' troppo. Ricorda che non devi viziarmi." Lui scoppia a ridere e mi bacia la fronte.
"Lasciamelo fare finchè ne ho la possibilità. Non mi capita spesso di riuscire ad avere il tempo di fare quello che desidero. Perciò, per 48 ore intendo essere a tua completa disposizione."
"Credevo avessi detto di volerti prendere una mini-vacanza."
"Per me questa è una vacanza: fare ciò che desidero, ed io desidero stare con te il più possibile." Mi alza il viso gentilmente e mi bacia.
Cupido, perdona ogni mio insulto: da parte mia, sei scusatissimo. Sidi abbaia nuovamente, e noi ci separiamo per entrare in macchina, con un sorriso. Ancora non riesco a crederlo. Cos'è che disse Leah? Ah, sì: niente domande. Lascia che venga da sè.

Sidi corre davanti a noi per ogni viale del St James. Noi, mano nella mano, le dita intrecciate, lo seguiamo con lo sguardo, ma molto più spesso i nostri occhi vengono calamitati dai nostri volti. E non manchiamo mai di sorridere quando accade.
"A proposito, ma il famoso provino?"
"Ho dovuto rinunciare. Ho ricevuto una proposta per un film."
"Oh. E' una bella notizia! Dovrai partire presto?". Suono completamente spensierata, ma non penso affatto che sia del tutto una bella notizia. Egoisticamente, lo so. Però è vero che sono lieta della proposta. Lui mi guarda e risponde:
"No, ancora no, c'è tempo. Si vedrà."
"Prevedi una lavorazione lunga?"
"Non saprei, in realtà. Se così fosse, potrei non tornare per un pò."
"Oh." Sento che stiamo pensando tutti e due all'ultima volta, e decido di sviare il pensiero. "Beh, prendila come un'opportunità per vedere posti nuovi. Sai che invidia, magari il set è da qualche parte sotto il sole e vicino al mare... senza contare il bello di conoscere nuova gente."
Questa idea mi piace di meno, decisamente. Scorro con gli occhi tutte le 'colleghe di lavoro', e la mia autostima scende vertiginosamente a zero. Scoppia a ridere e mi ferma, guardandomi bene in faccia. Resto un pò perplessa.
"Che ho detto?"
"Dovresti vedere che cipiglio battagliero hai! Stai valutando l'idea di uccidere qualcuno, o per te 'conoscere nuova gente' equivale al piacere di una visita dentistica?"
"Ha-ha, divertente. Stavo pensando alle gambe di qualche attrice", borbotto imbarazzata. Prende pure in giro, lui.
"Gelosa?" sussurra piano. Oddio. Accidenti. Scoperta. Un fanale puntato su di me, come una ladra.
*Brava. Clap-clap-clap, applausi.*
"Nossignore. Proprio no. Ma davvero, eh." Mi rifuto di alzare gli occhi, rossa quanto un semaforo. Prendo un respirone e arrischio un'occhiata, ma lui intercetta il mio sguardo e scoppia nuovamente a ridere. E stavolta lo imito anche io.

Verso le sei comincia a calare la sera, e si alza un'arietta fredda. Orlando raggiunge Sidi e lo lega col guinzaglio, riportandolo da me. Il cagnone mi salta addosso sbilanciandomi, ma riesco a sostenerlo perchè so cosa aspettarmi ormai, e lo coccolo affettuosamente. E' un cucciolone bellissimo, senza contare che è un mio fan e che io ricambio in pieno.
"Devi andare?". Di già?, vorrei aggiungere.
"Riporto a casa lui, dopodichè torno da te." Tu-tump. "Ti sei dimenticata che dobbiamo festeggiare?"
"Oh... no, io... ahm... che programmi hai in mente?". Patetica, me lo dico da sola.
Sorride: "Tu preparati, e lascia fare a me." Sensi all'erta. Arrossisco violentemente.
"Se... se mi dai un'idea di... di per che cosa devo prepararmi... così, ecco... magari scelgo il vestito adatto...". Ho le guance in fiamme. Mi sorride e me le accarezza con entrambe le mani.
"Ti ho già detto che sei straordinariamente attraente, quando arrossisci?". Non mi aiuta con il porpore, ma gradisco infinitamente il complimento.
"Mi fido del tuo senso estetico, dopotutto vieni dal Paese della moda", aggiunge ridendo. Io ricambio:
"Non è una garanzia, ma farò del mio meglio per essere più che presentabile." L'occhiata di apprezzamento che mi lancia devo essermela sognata.
"Sei sempre incantevole, anche senza doverti impegnare." Mi scioglie. Quello sguardo così vivido. Così tenero.
No, non me l'ero immaginata l'occhiata, dopotutto.

Cammino nervosamente davanti alla finestra del salotto. Di tanto in tanto lancio uno sguardo agitato e raggiante nel contempo allo specchio, che mi rimanda un'immagine a cui non sono abituata. Complessivamente, se non sapessi di essere io, potrei definirmi avvenente: il vestito da sera celeste-polvere, dal taglio semplice, mi arriva fino alle caviglie; non è troppo attillato, e ricade in maniera naturale lungo i fianchi. Ai piedi, un paio di decoltè nere lucide. Il cappotto nero sottile, più corto dell'abito e più attillato, riprende bene sia le scarpe che la borsa nuova, da sera. Fondamentalmente, dovrei davvero sentirmi carina, ma ci riesco solo se penso di non stare guardando un riflesso. I capelli sono lucenti, ben pettinati e illuminati da riflessi mogano. Gli occhi di due sfumature diverse sono sottolineati dalla matita color bronzo. Il mascara è nero e, finalmente, water-proof, ma senza essere troppo ostinato da togliere. Mentalmente ringrazio Leah che me lo ha consigliato. A Cynthia va la mia gratitudine per le scarpe. Nei quindici giorni in cui Orlando era lontano, mi avevano trascinata a fare shopping per un sabato e una domenica interi, per tirarmi su con la medicina di ogni donna: gli acquisti. E adesso, anche se all'inizio non riuscivo a capire che cosa farmene di un abito, una borsa e un cappotto da sera, devo ammettere che quelle due sono davvero lungimiranti. Guardo l'orologio, e non faccio in tempo a vedere che sono le sette e mezza, che la sua macchina parcheggia sotto il palazzo. Il batticuore aumenta e sale di grado. Prendo un respiro profondo, mi guardo per l'ultima volta allo specchio, e finalmente esco.
Apro il portone tremando appena. Non capisco perchè debba essere così nervosa, e mi impongo di calmarmi. Stranamente ce la faccio.
Lo vedo mentre di spalle chiude la portiera e si volta verso di me; mi rivolge un sorriso sorpreso nel trovarmi già lì, che però in un attimo si trasforma in un'espressione stupefatta. Oh, mamma. Ho dimenticato qualche indumento?
*Veloce ripasso mentale: no, c'è tutto.*
Allora che cosa non va? Mi fissa come se non mi avesse mai vista prima. Mi schiarisco la voce piano, imbarazzatissima, e di nuovo sento bruciarmi le guance.
"Se... ecco... Posso cambiarmi, ci metto poco." Dirlo è più facile, tenendo gli occhi incollati al suolo. Lui mi si avvicina e mi prende le mani. Alzo lo sguardo e lo fisso, interrogativamente:
"Sei semplicemente stupenda. Una visione davvero." Il tono e lo sguardo sono così sinceri che un'ondata di gioia mi attraversa. Il cuore corre senza freno.
*Ringrazia, Luna.*
"Oh... io... grazie." Sorrido, rilassandomi, e mi prendo il tempo di osservarlo attentamente. Nuove pulsazioni cardiache a dismisura. Sta d'incanto. La giacca nera copre appena la camicia più chiara, e riprende il colore dei pantaloni eleganti. Un modello in abito da sera. Sospiro profondamente. E' semplicemente l'uomo più attraente che abbia mai visto.
"Sei... non c'è un termine. In nessuna lingua ch'io conosca. Sono tutte limitate."
Sorride scendendo di uno scalino distogliendo un secondo lo sguardo, imbarazzato, poi mi offre la mano, su cui poso la mia, ridacchiando tra me e me di questa parodia di 'Titanic'. Ma il solo annegamento che rischio, è quello nei suoi occhi profondi quando li rialza a fissarmi, e con un brivido vi leggo lo stesso desiderio che devono mostrare i miei.

"Dove andiamo?"
"Sorpresa."
Sorrido. Dev'essere un vizio, quello delle sorprese.
"Un aiutino?"
"E' ora di cena, trai le tue conclusioni."
"Mhmm, fammi pensare..." mi porto un dito alle labbra e fingo di rifletterci seriamente. Lui mi lancia un'occhiata divertita. La ricambio.
Resto colpita da una constatazione improvvisa: mi fa bene vederlo sorridere. Mi fa bene fisicamente, intendo. E' come se tramite questa espressione ogni affanno si dissolvesse. Mi accorgo di sospirare nuovamente.
"A che cosa pensi?", mi domanda.
"Veramente, a te." Mi sfugge la risposta prima che possa considerare la domanda.
Sorride incuriosito: "E che cosa pensi a mio riguardo?"
"Non farmelo dire, suonerei terribilmente scontata." Ridacchia e fa:
"Tu dimmelo, magari detto da te suona originale." Mi lancia un'occhiata a metà tra l'implorante e il divertito. Prendo coraggio e fiato, e rispondo:
"Pensavo... a una cosa che mi disse un'amica tempo fa, quando il suo ragazzo dovette partire per diversi mesi. Sai, faceva il militare, lo avevano trasferito in un'altra città. Lei affermava che se non l'avesse mai conosciuto, non ne avrebbe sentito l'assenza, e che ne soffriva."
Mi faccio forza e continuo:
"Ma secondo me... secondo me varrebbe la pena soffrire indicibilmente la tua mancanza, giusto per... per averti potuto conoscere."
*Oddio, Luna. Lo hai fatto davvero.*
Respiro in religioso silenzio, gli occhi fissi sulla strada, sul semaforo che scatta dal giallo al rosso. Ma quel che voglio più di ogni altra cosa è poterlo guardare, e quindi li riporto su di lui. Che lascia il volante e mi prende il viso tra le mani, baciandomi le labbra così fieramente da non lasciarmi il tempo di prendere fiato. Non mi aspettavo una reazione del genere, ma non ci penso due volte a ricambiare bacio e passione. Ci allontaniamo giusto nel momento in cui il semaforo torna verde e le auto davanti a noi riprendono ad avanzare. Mi fissa negli occhi accarezzandomi la guancia, lo sguardo luminoso. E' lo sguardo che si accompagna al "Depends on the one day" di tutte le mie fantasticherie, quello per cui l'ho riconosciuto ai Kensington Gardens un mese prima. Gli dono un'altra fetta di cuore, probabilmente l'ultima rimastami. Un mese soltanto, già un mese. La concezione del tempo non vale più assolutamente nulla.

"E' un posto meraviglioso. Mi sento come un pesce fuor d'acqua, è da favola", sussurro guardandomi attorno. E' il ristorante più bello che abbia mai visto. Non c'è una sola cosa che non sia perfetta, dalle camicie dei camerieri puntuali e precisi come orologi svizzeri, ai lampadari tirati a lucido sotto le volte del tetto del salone, dorate e dipinte in stile rinascimentale.
"Direi piuttosto che sembri perfettamente a tuo agio. L'ambiente ti si addice, non stoni minimamente, te lo assicuro. Anzi. Semmai è il contrario."
"Ne sei certo?"
"Assolutamente. Guardati attorno: vedi una donna più affascinante?" mormora sorridendo.
Arrossisco di nuovo.
"Non sono un giudice corretto, non posso essere imparziale."
"Oh. Allora, lasciami giudicare al posto tuo. Semplice, no?".
Lo guardo cercando di concentrare tutto l'amore che gli porto in una sola occhiata. La ricambia con altrettanta intensità. Ricordo di come mi sentii vulnerabile la prima volta che mi fissò così, al parco. Ma stavolta non ho paura di farmi vedere come sono. Nè di fargli leggere cosa provo dentro. Un canto continuo, dolcissimo, sublime, senza un solo accordo che suoni diversamente dall'altro. Ecco, lui è questo: è la mia canzone.
Il cameriere si avvicina prendendo le ordinazioni, interrompendo quel muto dialogo. Lascio vagare gli occhi nella stanza guardandolo andare via e mi fermo sulle bellissime finestre ad arco. Londra illuminata, Londra sotto le stelle. Mi assale una felicità incontrollabile. Sento le lacrime agli occhi, e chino la testa, in estasi, senza smettere di sorridere. Non potrei riuscirci comunque.
"Luna, va tutto bene?". Premuroso. Dolcissimo amore mio. Annuisco appena.
"Sei sicura?" mi chiede nuovamente, tendendosi in avanti e portando una mano sulle mie.
"Sì, sono solo...", mi interrompo per guardarlo. Non ci credo. Non sono vera, non è reale. Ma è un sogno bellissimo, e voglio viverlo fino in fondo.
"... solo felicissima. Lo sono davvero."
Non so con che tono lo abbia detto, ma deve essere stato molto più che incisivo, perchè le sue mani stringono le mie come se da esse dipendesse la sua vita. Un piacevole tepore mi riscalda, partendo dal petto.
Lo guardo fissarmi profondamente, e mi perdo in quel colore stupendo, così scuro, così rassicurante. Devo trattenermi con tutta me stessa per non confessargli quanto ben oltre l'amore io sia.
"Orlando...?"
"Dimmi, piccola Luna."
"... Grazie. Dico sul serio."
Sorride serenamente: "Per che cosa? Ricorda che sono io in vacanza."
Sorrido divertita, e lui ricambia, aggiungendo:
"Mi dispiace solo aver dovuto anticipare la cena a stasera, dato che il tuo compleanno è domani."
"Non fa niente, scherzi? Anzi. Così ho una festa prolungata, che posso volere di più?"
Ride annuendo: "E' vero, da questo punto di vista hai completamente ragione."
"Già", confermo, facendo scivolare le mie dita sulle sue. Lui me le accarezza piano, delicatamente. Mi accorgo che è quasi come se i nostri corpi non riuscissero a stare lontani, e cercassero continuamente un motivo per potersi sfiorare. Arrossisco, ma non c'è pudore che possa smorzare le mie sensazioni. Ho passato il punto di non ritorno.

"Sono contento che ti sia piaciuto."
"Piaciuto? E' un ristorante principesco! Mai visto niente di più sfarzoso, e ti assicuro che sono stata in molte città, ne ho visti diversi di belli, ma questo li ha battuti tutti. Grazie."
"E' un piacere" sorride, ammiccando. Mi sfiora la guancia, ed io mi avvicino perchè non si distragga dalla strada, prendendogli la mano e tenendola contro il viso. E' così calda.
Oh. Oddio. Mi sono ricordata di una cosa...
"Senti, se... se non sei stanco, o non devi andare subito, ti dispiacerebbe salire un momento in casa? C'è una cosa che devo darti. Un regalo, in effetti." Sorrido, spiegandomi meglio.
"Che cos'è?" chiede incuriosito, guardandomi.
"Sorpresa! Espressamente arrivata dalla Madrepatria", sorrido divertita. Lui mi lancia un'occhiata allegra.
"Credevo fosse il tuo compleanno."
"Sì, ma questa cosa risale a qualche settimana fa. Non farmi domande, ti prego, sennò finisco per svelarlo prima del tempo."
Lui ridacchia e annuisce: "D'accordo. Nessuna domanda. Ma in ogni caso, anche io devo darti il tuo regalo."
Lo guardo allibita: mi ha fatto un regalo? Oltre a tutto il resto?
"M-ma... ma non dovevi..."
"Come no? Non si usa fare così?" sorride divertito.
"Ma credevo... pensavo..." mi assale la curiosità "Che cos'è?"
Scoppia a ridere: "Sorpresa!"
E per il tono che usa comincio a ridere anche io.

Arrivati a casa, Orlando aggira l'auto per aprire la portiera e aiutarmi a scendere. Lo ringrazio con un sorriso lieto, intanto che cerco le chiavi e mi avvicino al portone. Lo sento chiudere la macchina, e trovate le chiavi le infilo nella serratura, voltandomi per invitarlo ad entrare. Mi sta fissando attentamente, quasi con avidità. Mi sento avvampare. Lui nota che lo sto guardando, e mi sorride, speciale come solo lui riesce a rendere un sorriso:
"Perdonami. E' che sei davvero meravigliosa, vestita così. Sembri un dipinto."
Arrossisco di soddisfazione, impacciata.
"Sono contenta di piacerti." Lo guardo. "Per me è lo stesso. Dico davvero." Anche lui china lo sguardo, imbarazzato, e sorride. Prendo un profondo respiro e giro la chiave nel portone, invitandolo a seguirmi fino al mio appartamento. Una volta lì, apro la porta, ed entriamo.




Ta-Daaaaammmm!!! XD
Premettendo che la canzone sopra riportata è "Only Hope" di Mandy Moore,
desidero ringraziare ognuna di voi, per tutto ciò che commentate.
Me commossa ç.ç E Cecy, tranquilla: internet dà problemi a tutti, ma la storia è qui anche per te, non scappa ^.^ Un bacione, fanciulle care! Giulia
  
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