Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: gwapple    16/07/2013    5 recensioni
Il sole soccombe alla carica delle tenebre, e quando perfino il tempo, che mai niente e nessuno è riuscito ad arrestare, si ferma, significa che qualcosa è in atto, sulla Terra o oltre essa.
Quattro cavalieri cavalcano in silenzio i loro sinistri destrieri: le ombre, dapprima ripudiate e scacciate dalla Terra, stanno prendendo possesso dei luoghi giudicati pieni di Luce.
Questa volta non sono gli angeli e i demoni a contendersi un pezzo di cielo o un lembo di terra... ma un'apocalisse è in atto, e solo una persona può fermarla: Dio. Ma Dio è sulla terra, e c'è qualcuno che lo sta cercando.
Tra angeli caduti, la sfortuna di due fratelli, una demone molto sexy, un cerbero addestrato, un Lucifero metallaro e un viaggio straordinario attraverso tre grandi regni, nasce questa storia.
Una storia di lacrime e sangue, dove il protagonista non è il solito bravo ragazzo ma un donnaiolo incallito ed è spalleggiato da un angelo con la fissa per le giacche di jeans.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Timeless'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Timeless 18 E' passato un bel po' di tempo dall'ultimo capitolo, ne siamo consapevoli... ma tra esami di maturità e stress vari, è un miracolo anzi che siamo riuscite a scrivere due capitoli ^^ Comunque, anche se si stanno avvicinando i test dell'Università, vi promettiamo che non mancheremo ai nostri aggiornamenti regolari. Anche perché ormai siamo arrivati alla parte più intrigante! :P E oggi, incontrerete due personaggi... particolari. Buona lettura ;)

∞ DEDICHIAMO QUESTO CAPITOLO A CORY MONTEITH, CHE PROBABILMENTE AVRA' INGRANDITO LE SCHIERE ANGELICHE A CASA DI FEL ç-ç


Image and video hosting by TinyPic
Ci mancherai, Cory 



Nel capitolo precedente...


La Selva Oscura è un luogo cupo, inquietante e maledetto. Jay e Felix sono costretti ad attraversarla, insieme al gruppo di dannati guidati dai Mietitori, per raggiungere le porte dell'Inferno. La foresta è abitata da cani infernali, che divorano i dannati che tentano di fuggire dal cammino prestabilito, riducendoli a brandelli di cenere insanguinata. Danielle confida a Jay che la sua anima ha qualcosa di particolarmente luminoso e puro che ha convinto Felix a fidarsi di lui: Jay sente tuttavia che c'è qualcos'altro sotto. La Selva è anche dominata da voci, che Jay stesso riesce a sentire, come se lo chiamassero. Ma esse sono le voci dei morti, e Felix vieta al ragazzo di ascoltarle. Più avanti scoprono che le anime all'Inferno hanno una forma materiale, sebbene non abbiano un cuore che batte, e per questo possono provare dolore e sofferenza. Felix spiega altresì a Jay il motivo per cui hanno intrapreso questo viaggio: recuperare una chiave in grado di trovare Dio. Questa chiave, secondo le scarne notizie in possesso dell'angelo, è nascosta da qualche parte all'Inferno, ma nessuno l'ha mai vista e sa che forma abbia. L'obiettivo di Jay e Felix è trovarla senza farsi riconoscere, e fuggire immediatamente dopo. Riusciranno nella loro impresa?

Now...







Capitolo 18




Quando si furono avvicinati, e finalmente la sabbia lasciò il posto al percorso lastricato, il rumore dei loro passi echeggiò nel silenzio, donando al luogo un'aria ancora più inquietante.
I Mietitori erano gli unici che sembravano non produrre alcun rumore: scivolavano leggeri sulla pietra, i piedi -o chi per loro- completamente coperti dallo strascico della lacera casacca, i volti nascosti dai cappucci, come dei cadaveri usciti dalle tombe.
E Felix, ovvio. Ma Felix era un angelo, e Jay non si stupiva più di vederlo camminare leggiadro come se galleggiasse nell'aria.
Dietro il leggero velo di nebbia, le statue nere sembravano scrutarli, sebbene i dettagli non fossero ancora nitidi abbastanza per analizzarli meglio.
«Belli, vero?»
Jay sobbalzò, non aspettandosi quella voce sibilante all'altezza dell'orecchio.
Danielle, pensò deglutendo.
Poteva quasi vederla sorridere, dietro il suo collo, mentre si discostava da lui per riprendere il cammino e lo puntellava di tanto in tanto con il teschio in cima al bastone, forse per esortarlo a camminare o forse -anzi, sicuramente- perché si divertiva un mondo a spaventarlo.
«Avete un ottimo scultore qui ai piani bassi, eh?» tentò di scherzare Jay, regolarizzando il respiro.
«Credi che siano delle statue?»
Danielle rise, una risata che da silenziosa si fece sempre più rumorosa, costringendola perfino a tirare indietro la testa.
Eppure, il cappuccio non sfuggì.
La Mietitrice non disse nient'altro: continuò a camminare dietro di loro, più dietro del solito, sempre ridendo.
Che cazzo c'è di divertente? Si irritò Jay, stringendo i pugni, creando tra sé e Danielle più distanza possibile.
Solo in quell'istante si ricordò di Felix, quando l'angelo gli afferrò il polso.
«Non agitarti, non devono scoprirci.»
«Perché, se mi agito ci scoprono?» lo aggredì. Si impose di calmarsi, ma quella Mietitrice gli aveva messo addosso una strana ansia.
«Quelle non sono statue, Jay» disse invece Felix, lo sguardo più cupo del solito puntato sulle figure scure «Sono i primi peccatori dell'Inferno, legati a delle tombe e posti all'ingresso delle porte per intimidire i dannati.»
«Come i teschi disseminati un po' ovunque?»
«No, quelli sono i resti dei dannati che hanno tentato di fuggire nel corso dei millenni, e che sono stati sbranati per questo motivo dai cani infernali.»
Quasi come se avesse evocato le ossa, parlandone, Jay rischiò di incespicare in un femore.
«Quindi quelle anime sulle tombe hanno tipo... diecimila anni o giù di lì?»
«Il tempo qui non conta, ma tecnicamente, sì.»
Jay però non capiva.
«Ma scusa... se quelle sono anime, com'è possibile che di loro sono rimaste solo le... ossa?»
E Jay fu sicuro di aver visto le labbra di Felix fremere in quello che era un... sorriso? O forse era solo compatimento. Eppure...
Felix gli gettò un'occhiata vagamente... divertita?
Sto sognando?
«Come credi che siano fatto le anime, Jay?»
«Umh, tipo fantasmi?» si arrischiò, levando un sopracciglio quasi in gesto di scuse.
Aveva sempre immaginato le anime con l'aspetto simile a quello di Casper, che vagavano sulla terra galleggiando nell'aria per spaventare i vivi.
Felix adesso stava... ridendo.
 Jay fissò incredulo, con occhi spalancati e bocca dischiusa, il modo in cui l'angelo stava mostrando i denti, scuotendo la testa come se quella fosse la battuta più divertente del secolo.
E non era nemmeno una battuta!
Sì, sto sicuramente sognando.
«Oh, no, le anime sono incorporee, come i... fantasmi... solo sulla Terra, perché non vi appartengono. Non più. Appartengono all'aldilà, dopo la morte, e solo in esso possono mantenere la loro vera forma, che è materiale.»
«Ma allora che differenza c'è tra un'anima ed un corpo vivo?» pretese di sapere Jay, sempre più sconcertato «Che differenza c'è tra me» e si indicò «e loro?» e indirizzò l'indice verso le anime dei dannati.
«Il tuo cuore batte, il loro no.»
Il maggiore dei Denver si concesse qualche attimo per assimilare la notizia, battendo le palpebre mentre Felix lo superava.
Poi lo raggiunse in pochi balzi, con la fronte corrugata ed una risatina che premeva per uscire.
«Perciò sono come degli zombie biancastri, eh?»
E non resistette. Al diavolo l'inferno. Al diavolo le statue/cadaveri. Al diavolo le altre anime che lo scrutavano torve, probabilmente chiedendosi come si potesse ridere in una situazione del genere. Al diavolo il diavolo stesso, Jay rise apertamente, soprattutto quando Felix lo corresse, con tutta l'ingenuità che lo caratterizzava.
«Non proprio, perché non si decompongono.»
A quel punto Jay aveva le lacrime e Felix impallidì, quasi come se si stesse preoccupando per lui. Jay si aggrappò al suo braccio per riprendere fiato e gli diede un giocoso pugno sulla spalla.
«Non preoccuparti per me, sono lacrime di gioia, queste.»
«Non ero preoccupato» si difese Felix, tornando una statua di marmo.
Jay avrebbe volentieri riso ancora, ma poi un movimento improvviso costrinse le anime a fermarsi e lui con loro. Non si era reso conto di quanto si fossero avvicinati fin quando non si ritrovò a dover alzare gli occhi per seguire il profilo delle immense porte scure.
Il mietitore alla testa del gruppo si era fermato ad un passo dalla prima fila di tombe con appese le anime dei dannati, ormai immobili come statue nere.
Ve ne erano cinque per lato, e poi... le porte.
Jay deglutì e lasciò il braccio di Felix.
Anche se erano una delle immagini più inquietanti su cui avesse mai posato lo sguardo in tutta la sua vita, Jay si rese ben presto conto di non riuscire a smettere di fissarle; quelle grandi porte massicce, la testa del demone, quel filo di sangue...
 Era l'immagine stessa del terrore e della morte. Era l'inquietante rappresentazione del peccato.
Era tutto ciò che il mondo aborriva. E, nello stesso tempo, ciò di cui era fatto.
Jay si riscosse dai suoi pensieri quando, con un fruscio del mantello nero che indossava, Danielle gli passò accanto; la osservò perplesso mentre oltrepassava le anime e i Mietitori, il passo sicuro e un sorriso appena accennato sulle labbra sottili e pallide.
«Che vuole fare?» chiese rivolto a Felix il quale si portò un dito sulle labbra, invitandolo a tacere.
 La Mietitrice si era portata proprio al centro della piccola folla, alzando le braccia lunghe e magre: Jay pensò che sarebbe stata anche affascinante se non fosse stato per quello sguardo spento, privo di vita.
Uno sguardo che era del tutto diverso da quello di Felix. E in effetti... gli occhi erano l'unica parte espressiva del suo amico piumato.
«Anime peccatrici!» la voce di Danielle lo riscosse dai suoi pensieri, facendogli nascere un brivido che lo scosse dal profondo. Era esattamente così che, da bambino, si era immaginato la voce di Dio nel momento in cui avrebbe richiamato a sé le anime il giorno del Giudizio, quando il prete leggeva la Bibbia nelle ore del catechismo.
«Voi che avete ignorato la voce della vostra coscienza! Voi che nella vostra esistenza siete vissuti nel peccato e che nel peccato siete morti, ascoltate le mie parole!»
Il silenzio regnava sovrano sulla folla; inconsciamente Jay trattenne il respiro, come se pensasse che avrebbe potuto essere un rumore molesto capace di spezzare l'atmosfera che si era creata.
Il ghigno sulla faccia di Danielle crebbe, diventando ancora più minaccioso.
«Questo è la fine del vostro cammino terreno e l'inizio di quello eterno! Qui voi pagherete i vostri errori, i vostri peccati, qui le vostre anime bruceranno in quei vizi che in vita avete così fedelmente seguito, dimenticandovi dell'esistenza di un mondo ultraterreno, voi poveri sciocchi legati al vostro mondo e incapaci, nel vostro egoismo, di guardare oltre!»
Le porte alle sue spalle si aprirono, facendo urlare la folla di anime: anche Jay avrebbe voluto urlare, scappare senza guardarsi indietro. Non poteva, non ci sarebbe stato modo per farlo: la vita di suo fratello dipendeva anche da quello, così come anche la vita di sua madre, quella di Bill, quella di Gwen... le persone che aveva conosciuto, i luoghi che più aveva amato: tutto era nelle sue mani e nella sua capacità di andare avanti, con coraggio, anche di fronte a Lucifero stesso.
Danielle ghignò al terrore sui volti che la circondavano e fece un passo per spostarsi di lato. Subito gli altri Mietitori presero a spingere le anime che accompagnavano verso le porte, verso quella luce accecante che altro non era se non il risultato del riverbero delle fiamme sui muri.
«Andiamo» quello di Felix fu un sussurro, ma nella testa di Jay risuonò come un urlo: il ragazzo, tuttavia, annuì e seguì l'angelo verso la luce.
Fu un attimo. Il suo sguardo incrociò quello della Mietitrice e Jay venne attraversato da un brivido freddo nell'improvvisa, spontanea, consapevolezza che Danielle sapesse; mentre le passava accanto, e non seppe mai se se lo fosse semplicemente sognato o se fosse vero, ma la sentì sussurrare qualcosa che lo gelò sul posto.
«Buona fortuna umano... e speriamo che il peso della carne non ti ostacoli troppo.»
Si girò a guardarla per dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma Felix lo aveva afferrato per la manica e trascinato dentro.
Il ghigno maligno sulla faccia di Danielle risplendette nella sua mente come avrebbe fatto il sorriso stesso del diavolo.
E non l'aveva nemmeno ancora visto, il diavolo!
Jay batté le palpebre per la forte luce, un attimo dopo l'oscurità fu così intensa che gli bruciarono gli occhi.
Per un attimo gli parve di cadere, e così si aggrappò al braccio di Felix, tanto per assicurarsi che fosse ancora lì accanto a lui.
Il cuore accelerò i battiti. Fece guizzare lo sguardo da un punto all'altro ma non vedeva che buio. Un'immensa, infinita, totale macchia nera senza contorni.
L'attimo successivo credette di essere morto.
Quello dopo ancora gli assicurò di non essere solo, poiché le anime da qualche parte accanto a lui lanciarono urla strozzate o gemiti spaventati.
Qualcuno invocò pietà.
Qualcun altro, con la voce chiara di un bambino in lacrime, chiamò la mamma.
Cosa ci faceva un bambino là sotto? I bambini non erano creature innocenti? E com'è che Jay non l'aveva notato prima?
Il giovane Denver era privato della vista, ma gli altri sensi funzionavano benissimo. Vi era ovunque un tanfo insopportabile, umido e denso come di carne in putrefazione, e uno strano freddo che si attaccava alla pelle.
Allungò una mano alla sua destra e incontrò una superficie ruvida e viscida. Era gelida. Staccò la mano con un brivido e quando si strofinò le dita le trovò bagnate di qualcosa.
Deglutì.
Forse quella era veramente la fine.
Il bambino scoppiò a piangere.
Alcune anime di adulti lo imitarono.
Poi qualcuno, probabilmente uno dei mietitori, sussurrò qualcosa: era appena un sibilo, come un sospiro tra i denti marci, senza alcun senso compiuto.
Jay sentì un brivido risalirgli lungo la schiena, ma poi successe qualcosa. All'improvviso si accese una luce.
Un cono di luce che bagnò un pavimento in mattoni squadrati di pietra, solo per una manciata di passi davanti al Mietitore della prima fila.
Jay batté le palpebre ormai abituate al buio, e quando mise a fuoco l'ambiente circostante si rese conto che la luce proveniva da due torce poste su degli anelli di osso alle due pareti ai lati.
Il piccolo dettaglio insignificante era che le torce erano dei teschi umani, con delle fiammelle nelle orbite vuote.
Il resto della torcia aveva la forma di un femore.
Jay liberò la presa sul braccio di Felix, e riprese a camminare dietro le anime che seguivano il Mietitore. Ogni volta che la creatura superava il cono di luce, le due torce si spegnevano lasciando posto alle due successive. Jay e Felix erano all'ultima fila, così si assicurarono di non rimanere troppo indietro, o avrebbero dovuto affrontare di nuovo il buio.
Il budello di pietra sembrava non finire mai, e Jay iniziò ad avvertire un senso di oppressione all'altezza del petto. Accorgersi che il liquido sulle pareti era sangue non era per niente confortante, e sebbene si fosse ripulito le dita sui jeans, rimanevano delle tracce rossastre.
In più, quel maledetto senso di claustrofobia lo avvolse come un panno bagnato attorno alla bocca.
Aveva la nausea, si sentiva debole e aveva il respiro e il battito accelerato.
«Jay... Jay... resta con me!» lo esortò Felix, scuotendogli la spalla.
Jay riaprì gli occhi.
Non ricordava nemmeno di averli chiusi.
Fu colto da un'ondata di panico, che si affrettò a esorcizzare: non poteva mollare adesso, non quando erano così vicini.
Guardò Felix in cerca di conforto, e annuì silenziosamente quando l'angelo rispose al suo sguardo.
Continuarono a camminare per quelli che parvero secoli, col rumore dei loro passi che riecheggiava nel cunicolo, fin quando le pareti si allargarono ad abbracciare in cerchio una stanza molto più vasta.
Era spoglia se non fosse per una scrivania con due uomini seduti dietro ed un altro in piedi, e vari scaffali di uno strano materiale dal colore di carne marcia sul quale Jay decise di non indagare, ricoperti di varie boccette contenenti organi, bulbi oculari e sangue.
Qualcuno ebbe un conato. Un'altra anima si piegò per vomitare, ma non gli uscì niente dalla bocca. Il bambino pianse più forte e Jay si limitò a distogliere lo sguardo.
 Non avrebbe mai creduto possibile l'idea di ringraziare il signor Guirao per avergli mostrato spesso la sua collezione di organi. Per lo meno riusciva a non farsi impressionare più di tanto, anche se questo sembrava un brutto scherzo del destino.
«Allora, muoversi, muoversi!» intimò uno dei due uomini seduti dietro la scrivania, agitando una mano come per ordinare un gregge di pecore particolarmente irritante.
Indossava una corona di alloro in testa e una tunica rossa, e aveva un grosso naso adunco. Jay aveva come l'impressione di conoscerlo.
L'altra figura invece era molto più pacata. Aveva un'espressione tranquilla e serena, che stonava col luogo circostante, portava le mani incrociate sul grembo ricoperto da un peplo bianco bordato di porpora, e osservava le anime con un aspetto tutt'altro che minaccioso, la pelle olivastra e i riccioli scuri. Anzi, sorrise addirittura al bambino in lacrime, e il piccolo smise immediatamente di piangere, asciugandosi gli occhi.
Jay corrugò le sopracciglia e diede una breve gomitata a Felix.
«E' un angelo, vero?»
L'aveva capito subito. Nessuno era in grado di giocare con così tanta facilità con le emozioni degli uomini.
«Sì» si limitò a dire Felix.
L'uomo col naso adunco stava appuntando qualcosa su un enorme librone dalle pagine ingiallite, con una penna d'oca di quelle che si utilizzavano nel medioevo. Accanto a lui c'era un calamaio ormai praticamente vuoto.
«Allora, nome prego» disse annoiato mentre la prima anima, di una donna coi capelli scuri, stretta nel suo trench beige, porse il proprio biglietto con mani tremanti.
L'angelo recuperò il biglietto e lesse il nome all'altro, che lo trascrisse sul libro. Poi impresse un sigillo a forma di pentacolo con la ceralacca rossa, e, come per magia, sul polso dell'anima della donna comparve un simbolo, che Jay non riuscì a identificare a quella distanza.
Rune antiche: sicuramente enochiano.
Dopodiché il Mietitore rimasto indicò col suo lungo bastone col teschio un arco a sesto acuto, oltre il quale non si vedeva la continuazione del cunicolo. Vi era come un velo nero.
La donna lo attraversò e sparì.
La fila scorse sotto lo sguardo vigile del Mietitore, e quando arrivò il suo turno Jay batté una mano sul tavolo, puntando l'indice dell'altra sull'uomo col naso adunco.
«Tu sei Dante Alighieri!»
L'aveva capito praticamente alla seconda occhiata. La corona d'alloro e lo sguardo nervoso del tipo erano stati una conferma. Era incredibile. L'aveva studiato a scuola per anni, ma chi avrebbe mai pensato di poterlo incontrare in carne e ossa, e per di più in quel luogo?
Dante era l'unico che, come lui, aveva attraversato i tre regni dell'Oltretomba da vivo. Avevano qualcosa in comune.
Felix sembrava stupito quanto Dante. Ma per motivi diversi. Jay sentì la nuca pizzicare, avvertendo lo sguardo del suo angelo addosso. Probabilmente l'amico si stava chiedendo che cosa avesse in mente. Del resto dovevano passare inosservati.
Dante invece batté le palpebre, alzando lo sguardo dall'enorme tomo polveroso, la penna d'oca che ebbe uno scatto tra le sue dita.
«Prego?»
«Tu sei Dante Alighieri, ti ho riconosciuto» Jay gongolò tornando in posizione eretta. Fece un gesto col mento, indicando Dante, e si rivolse a Felix.
«Ho visto triliardi di sue immagini sui miei libri di letteratura. Me l'hanno pure chiesto agli esami di maturità per il diploma, i bastardi!»
L'angelo accanto a Dante si schiarì la gola.
«Sì... sono io» Dante lasciò la penna sul librone «Esami di maturità?»
«Dovremmo continuare col nostro lavoro» intervenne l'angelo coi ricci, impassibile, ma con una certa nota di impazienza.
«Oh sì, giusto, giusto» convenne il Poeta.
Poi, sottovoce, sporgendosi verso Jay «Intendi dire a scuola? Mi hai... studiato?»
«Beh, ci costringono a farlo» replicò Jay sullo stesso tono «Però devo dirlo, sei bravo.»
Dante appoggiò la schiena sulla sedia, tutto compiaciuto.
«Hai visto, 'Gil? Te l'avevo detto io che avrei fatto storia!»
L'angelo tramontò gli occhi al cielo.
Felix osservava la scena perplesso, Jay curioso.
«Oh diamine, se lo sapesse Archie...»
«Jay» lo ammonì piano Felix ma Jay lo ignorò.
«Posso avere un autografo?»
Dante batté le palpebre.
«Cosa?»
«Sono un tuo grande fan!»
«Tu cosa?»
«Un fan!» rimarcò Jay, scandendo bene le parole.
«Un faro?»
«No! F-A-N!» Jay allargò le braccia «Lo siamo tutti: Archie è un fan migliore di me. Ha letto tutti i tuoi libri... e non solo a scuola, intendo. La Divina Commedia la saprà praticamente a memoria, a volte cita dei versi tanto per fare sfoggio di cultura. Proprio come un fan!»
«Di nuovo questa parola» il Poeta assottigliò gli occhi.
«Credo stia per "fanatico"» intervenne l'angelo al fianco di Dante.
«Oh» Dante più che deluso pareva sorpreso. Scrollò le spalle, con un sorriso. «Beh, sai che diceva mio padre? Non importa se si parla bene o male di te. L'importante è che se ne parli!»
«Tuo padre è Dio» cantilenò l'angelo, paziente.
«Certo che sei pesante, Virgilio!» sbottò il Poeta.
Jay perse il controllo della propria mascella.
Virgilio. Il poeta latino che aveva guidato Dante attraverso l'Inferno e il Purgatorio?
Archie avrebbe venduto un rene per poter vivere un'esperienza del genere.
Quando sarebbe tornato indietro, Jay gli avrebbe portato un bel souvenir. Non poteva sprecare un'occasione del genere.
Si frugò eccitato nelle tasche, fin quando non trovò il proprio portafoglio. Recuperò uno dei tanti scontrini che aveva ammucchiato tra una piega e l'altra e lo poggiò sul tavolo.
«Ti prego, devi solo scrivere il tuo nome qui sopra!»
«Perché?»
«Dante, no» gli proibì Virgilio, senza alzare la voce.
«Ma è solo uno stupidissimo nome!» reagì il Poeta.
«E poi questo ragazzo è un mio fanatico, giusto?»
«Ammiratore, diciamo» lo corresse Jay con un sorriso affabile. «Allora?»
E Felix intervenì per la prima volta in quella conversazione.
«Per favore, Maestro, è solo l'ultimo volere di un uomo che sta andando a morire.»
Jay si voltò lento verso Felix, così sorpreso e riconoscente che gli si bloccarono le parole in gola.
Virgilio parve pensarci un po'. Poi sospirò. «E va bene...»
Jay e Dante esultarono.
Dante scrisse il suo nome, con precisione, poi restituì lo scontrino a Jay, che lo rimise nella giacca con un sorriso che andava da orecchio a orecchio. Come un bambino che ha appena mangiato un gelato.
«Ti chiederei di fare una foto, ma il mio cellulare...» e lo estrasse per mostrarlo «... è piuttosto vecchio e non le può scattare.»
E per la prima volta nella sua vita invidiò il cellulare senza tasti di Archie, quello che aveva il nome di un asciugacapelli.
«Che diavolo è quello?» quasi urlò Dante alla vista del cellulare. Jay alzò le sopracciglia e agitò appena l'apparecchio, con fare interrogativo.
«Dante!» avvisò Virgilio.
«Oh scusa: che angelo è quello?»
«Niente» rispose Felix, con un'occhiata eloquente. Jay rinfoderò il telefonino.
«In ogni caso, buona permanenza in questo luogo di perdizione!» continuò Dante. Poi, rivolto a Virgilio «Senti, ma è giusto che un mio ammiratore vada all'Inferno?»
«Dante, sono ordini dall'alto.»
«D'accordo, ma non si potrebbe fare un'eccezione?»
«No, mi è stato ordinato di portare quest'anima all'Inferno, in pasto a Lucifero» Felix pose fine alla discussione e Jay si irrigidì.
In che squadra stai giocando, Fel?
«Oh» adesso Dante sembrava veramente turbato «Accidenti, ragazzo, che fine terribile. Non la augurerei nemmeno al mio peggior nemico.»
«Tu non hai nemici» gli ricordò Virgilio, come un professore stanco col suo alunno meno attento.
«Beh, sì, ma... oh va al diavolo!» si schiarì la gola «Oh, scusa, non volevo dire... non letteralmente... oh»
«Fa niente» commentò Jay, vagamente divertito.
«Non dovrebbe essere permesso di nutrire quel mostro.»
«Purtroppo, è necessario» Virgilio poi si rivolse agli ospiti «Il nome, prego.»
Jay estrasse il biglietto che gli aveva stampato Minosse.
Virgilio lesse il nome. «Harry Potter.»
«Harry Potter» ripeté Dante con una smorfia «Ho già sentito questo nome...»
Jay trattenne il fiato, spaventato. E se li avessero scoperti?
Dante intinse la penna nel calamaio e sorrise «Forse anche tu hai dei... "fanatici" sulla Terra, eh?»
Jay afferrò l'occasione al volo «Proprio così!»
Dante ridacchiò. «Mi auguro che non sappiano mai a cosa è stato destinato il loro idolo. Ah! Se i miei sapessero a cosa sono stato destinato io! A rimanere qui a fare da guardia all'Inferno, puah!»
Ricalcò la penna sulla gambetta dell'H, ma l'inchiostro veniva a tratti. Agitò la piuma d'oca e riprovò. Niente.
«Per tutti gli angeli del Paradiso!»
La intinse ma non vi era più inchiostro.
«Altro inchiostro!» ordinò autoritario, battendo il calamaio sul tavolo. La terza figura -quella in piedi, allampanata e gracile, rimasta in ombra per tutto il tempo-, annuì veloce e andò a scartabellare tra i ripiani degli scaffali, spostando le boccette di organi.
«Sono il più importante Profeta del Signore e mi relegano qui, ti sembra un trattamento equo?» Dante buttò nervosamente la piuma sul libro. «Ormai tutto il dannato Ade si è modernizzato, sicuramente avrai visto le carrozze metalliche che ci sono sopra, in stazione.»
«Si chiamano treni» illustrò Virgilio, con un fare accademico che a Jay ricordò il suo fratellino.
«Quello che è» fece Dante, distratto «Beh, adesso ci sono dei macchinari molto più efficienti per registrare i nomi ma NO! Il Grande Poeta deve scrivere su un maledettissimo libro! Perché devo essere l'unico a fare fatica? Quei cosi coi tasti sarebbero molto più utili e veloci!»
Jay provò a immaginarsi Dante Alighieri con un laptop.
Era indeciso se ridere o rimuovere l'immagine dalla retina.
«E' il... Signore che decide?»
«Lui decide ogni cosa» decantò Dante con fare teatrale, irritato.
«Beh allora prova a... chiederglielo, no?» tentò ancora Jay.
Dante gli rivolse un'occhiata significativa.
«Pensi che sia nella testa di Dio? Beh, non lo sono!»
«Tecnicamente, lo sei» puntualizzò Virgilio.
«Sta' zitto.»
Jay si ritrovò a sorridere. Gli ricordavano tanto i suoi battibecchi con Archie. Voleva tornare a casa per iniziarne altri. Voleva così bene a suo fratello...
«Dante, sono un angelo. Non puoi darmi ordini.»
«Beh, nemmeno tu!» lo rimbeccò Dante.
«E nemmeno saresti diventato un angelo se non fosse stato per me!»
«Ecco che ci risiamo» sospirò Virgilio alzando gli occhi al soffitto mentre Dante iniziava a snocciolare le sue lamentele.
«Tu, d-dannato, mi hai abbandonato!»
«Questo non è vero, io-...»
«Stavo parlando con te e all'improvviso -PUFF- sei sparito nel nulla!»
«Non ti ho mai abbandonato... stavo obbedendo agli ordini di Nostro Signore.»
«Chiudi la bocca, bugiardo! Mi hai lasciato con LEI, codardo che non sei altro!»
Jay pensò che Lei corrispondesse a Beatrice, la donna angelo amata da Dante, che aveva guidato il poeta al Paradiso, sostituendosi a Virgilio.
Ah, dovrebbe sentirmi Archie, adesso! Non potrebbe più dire che non ho mai studiato!
«Smettila di giudicarmi» continuò Virgilio.
«A lei non è mai importato niente di me! Io le dichiaravo amore eterno e lei mi ignorava. E tutto per un "bene superiore". Sai cosa penso io del "bene superiore"? Eh?»
«Dante...»
«Ho capito, ho capito: non qui. Ma in ogni caso, ti sei fatto sostituire da quell'odiosissima saccente, che mi trattava come una pezza ai piedi. E io ero il Profeta!»
«Già.»
«E guarda dove sono adesso! Dietro una stupida scrivania a scrivere carte! E' il mio destino continuare a scrivere per sempre? Perché non posso andare nell'Eden con i beati e gli altri angeli? O al Paradiso come tutti i comuni mortali?»
Jay corrugò la fronte: e così Eden e Paradiso erano due posti diversi? Avrebbe dovuto chiedere a Felix, più tardi.
«Proprio perché sei un Profeta. E' il destino dei Profeti continuare a servire Dio. Dovresti essere fiero della fiducia che ripone in te.»
«Certo, certo, lo so... ma dov'è Dio, adesso?»
E' quello che stiamo cercando di scoprire, avrebbe voluto rispondere Jay. Ma invece tacque.
In ogni caso, il discorso sembrava aver sollevato una patina di malinconia che oscurò perfino Virgilio.
Dante cambiò discorso, adesso con voce più bassa e meno accesa.
«Comunque, il punto è che sei sparito senza avvertirmi. Non... non ti ho nemmeno potuto dire "addio"...»
«Ma stavo seguendo il volere di Di-»
«Mi sei mancato, dannazione!»
Jay, che stava facendo saltare lo sguardo da uno all'altro, si bloccò, incredulo.
Virgilio sembrava sorpreso quanto lui dalla dichiarazione.
«... oh. Mi dispiace, allora. Ma per lo meno, ho fatto del mio meglio nel mio compito: proteggerti.»
Jay spostò lo sguardo su Felix. «Questo mi ricorda qualcuno...»
Felix rispose al suo sguardo, non più freddo e impassibile come sempre, ma quasi... grato? E in parte anche dispiaciuto.
Jay sorrise e Felix rispose con una piccola smorfia che sembrava un sorriso. Tuttavia, un attimo dopo era sparito.
«Grazie, amico» confessò Dante.
Virgilio non sembrava credere alle proprie orecchie. «Davvero?»
«No... sì! Tu -voglio dire- te lo meriti. Da sempre.»
«... troppo gentile.»
«Mi hai aiutato tutte le volte che ero in pericolo... e anche quando non lo ero, quindi... grazie, sul serio.»
«Questo è un bene.»
«Non ti ci abituare! A proposito...» riprese Dante, all'indirizzo di Jay «So che sarà il tuo ultimo viaggio e non uscirai mai più di qui...»
Quanto ti sbagli.
Jay si dovette far violenza per non far reagire i suoi muscoli facciali in nessun modo. Doveva imitare l'immobilità statuaria di Felix.
«Però... beh, non è colpa tua se sei stato destinato a un fato tanto crudele. Quindi, se mai lui» e puntò la penna d'oca su Felix «ti dovesse lasciare da qualche parte o dovesse scomparire come questo qui» accennò a Virgilio «Promettimi che tornerai qui da me, intesi? Così, tutti e due insieme, potremmo cercare la nostra vendetta!»
«Dante!»
«Che c'è adesso, 'Gil?»
«Sei un profeta del Signore, uno dei Beati. Dovresti essere puro e incontaminato. Questo linguaggio non ti si addice. Non puoi parlare di vendetta!»
«Dettagli...» biascicò Dante come un bambino rimproverato dal genitore.
Virgilio si acquietò e Dante divenne nervoso.
«Non lo dirai a nostro Padre, vero?»
«No, non preoccuparti, non lo farò» lo rassicurò Virgilio. Dante annuì riconoscente e poi tornò al suo compito.
«Allora, il mio inchiostro?!» si infiammò.
 «Sì, sì, mi scusi, è che non volevo interromperla!» si scusò il giovane paggio -probabilmente anche lui un angelo o uno dei beati- allungando la boccetta di inchiostro nuova.
Dante gliela strappò con fare rabbioso dalle mani e intinse la penna. Scrisse Harry Potter sul libro, e Jay si premurò di nascondere il polso dietro la schiena, prima che si accorgessero che non aveva il marchio.
«Qual è il tuo nome, angelo?»
Felix aprì la bocca, ma poi la richiuse e deglutì. Jay avvertì il pericolo, e si tese come un gatto col pelo irto.
Non aveva mai visto Felix tanto umano come in quel momento.
«Fa parte della procedura» spiegò Virgilio, mentre Dante attendeva con la penna in mano.
«Felix» rispose per lui Jay.
Felix impallidì e si voltò a guardarlo come se volesse strappargli il cuore dal petto e divorarlo seduta stante.
Jay si limitò a fargli l'occhiolino.
«Felix» ripeté Dante facendo schioccare la lingua, ad assaporarne il suono. «Mmm, mi piace» scrollò le spalle e scrisse il nome sul libro. «Però che brutto lavoro ti è toccato, eh Felix?»
Felix annuì, incapace di rispondere perché troppo smarrito, mentre Virgilio lo fissava intensamente, come se gli stesse sondando l'anima.
«Beh» Dante alzò gli occhi su Jay mentre premeva la ceralacca sul libro e girava pagina. «E anche per oggi abbiamo finito. O meglio... per ora. Mi spiace per te, ragazzo. Goditi i tuoi ultimi momenti e... addio.»
Jay annuì e gli regalò un sorriso che uscì come una smorfia.
«E' stato un piacere conoscerti, Dante!» salutò, mentre il Mietitore li superava silenzioso, dirigendosi verso l'arco.
«A-anche per me» rispose Dante, indeciso «Credo.»
Jay gli diede finalmente le spalle, e aspettò che Felix lo raggiungesse.
«Tranquillo» gli sussurrò accostandoglisi mentre il Mietitore si fermava di fronte all'arco.
«Felix non è il tuo vero nome, no?»
Jay non capiva perché il suo amico non fosse arrivato prima alla conclusione.
«Il nome di un angelo non ha importanza, si accorgeranno presto dell'imbroglio, Jay. Non avremmo dovuto dire nessun nome. Ma ormai...» sospirò «E' troppo tardi. Dovremmo fare più in fretta del previsto. Per lo meno non hanno ancora scoperto il tuo segreto.»
Il Mietitore sollevò un lembo del velo nero. Non appena lo fece, una zaffata di calore soffiò in faccia a Jay, che sentì le guance imporporarsi e gli occhi diventare lucidi.
Lì dietro vi era l'Inferno.
Felix prese un lungo respiro. «Andiamo.»
Gli poggiò una mano sulla spalla e varcarono la soglia, ritrovandosi risucchiati nell'oscurità.









To be continued ~





Next >>
Capitolo 19

La prima cosa che pensò fu che quel vento caldo, fin troppo caldo, avrebbe potuto scioglierlo, liquefacendo la pelle, la carne, i muscoli. E che le lingue fiammeggianti che vedeva erigersi danzando con il vento sferzante lo avrebbero raggiunto nel loro cammino di morte.
Ma poi, riuscendo faticosamente a distogliere la sua mente da quel vortice di pensieri neri e fuligginosi come l'Inferno stesso, riuscì a vedere oltre il fumo delle fiamme, oltre il vento che gli sferzava il volto come uno schiaffo: e vide, percepì, la vera essenza dell'Inferno.






~ Angolo Autrici { ovvero quelle folli di Lady Holmes e Miss Watson } ~

Vegonunmed a tutti, lettori! :D [--> per chi si stesse chiedendo che diavolo significa questa parola, sappiate che è il corrispettivo Enochiano di "Ciao" *-*] {in corsivo le frasi di Miss Watson, normali quelle di Lady Holmes}
Credo che questo sia un capitolo decisamente importante.
Non solo perché siamo ad un passo dall'entrare nell'Inferno vero e proprio, non solo perché ci avviciniamo sempre più al faccia a faccia con Lucifer.
No.
Questo capitolo è di grande importanza anche perché è stato dedicato a Cory, l'attore di 31 anni morto sabato scorso. La sua morte ci è stata di grande aiuto per capire moltissime cose e per riuscire a vedere quanto la vita sia breve.
Cory non era che un ragazzo come altri, è vero, non era un santo e forse non aspirava nemmeno ad esserlo. Eppure aveva un sogno e con la sua morte ha mostrato quanto sia importante afferrare i sogni, non aspettare.
Ed è per questo che abbiamo deciso di dedicargli il capitolo. Per ringraziarlo di tutto ciò che ci ha insegnato, anche se ormai non potremo più farlo dal vivo.
Tornando al capitolo, credo che Jay stia per affrontare tutte le sue peggiori paure o.o Insomma, siamo all'Inferno e ci conoscete abbastanza, direi, da non scommettere sulla sua sopravvivenza!
...
Okay, magari non siamo così crudeli. Forse. Non scommetteteci niente, in ogni caso!:P
E ora, passo la parola alla mia collega!
*Asciuga le lacrime* I-io... non so cosa dire T__T
Cory è stato un duro colpo per entrambe. Abbiamo visto Glee (io, a dire il vero, lo STAVO vedendo, sono a metà della seconda stagione) ma adoravamo Finn e Cory e... era così giovane.
Ma non voglio rattristarvi ancora di più.
Io e la mia collega abbiamo avuto parecchi problemi in questo periodo, tanto che eravamo arrivate alla conclusione che non avremmo potuto scrivere per un bel po'.
Ma questa cosa ci ha fatto riflettere.
Un giorno ci sei, e l'altro, chissà?
Quindi bisogna inseguire i sogni. Anche per chi, come lui, ci ha provato fino in fondo, ma non ce l'ha fatta. Non ha avuto il... tempo.
Il tempo è prezioso, il nostro sogno è scrivere, e così è quello che facciamo. Quello che faremo.
E non importa se ci saranno ostacoli e difficoltà, supereremo anche quelli.
Abbiamo deciso di onorare Cory inserendolo come personaggio, lo vedrete più avanti. Se lo merita.
E per quanto riguarda la storia... già iniziamo a sentire l'aria dell'Inferno.
Nel prossimo capitolo ci addentreremo proprio tra le fiamme eterne -e già avete avuto un assaggio nell'anticipazione-.
Detto questo, spero che questo capitolo vi abbia fatto sorridere un po', con l'incontro con questi due personaggi così eccentrici e adorabili.
Personalmente, ho sempre amato la Divina Commedia, Dante e Virgilio. E ci sembrava D'OBBLIGO inserirli, considerando che si fa spesso riferimento alla sua opera in Timeless.
Jay ha proprio bisogno di ridere... non so quando accadrà di nuovo. Se accadrà di nuovo.
Ma nooo, cosa ditee, noi NON siamo crudeli!! u.ù
Anyway, alcune delle battute di Dante e Virgilio le avevo trascritte mesi fa su twitter, in inglese -perché crea battute in inglese? Vi chiederete. VORREI SAPERLO ANCHE IO, vi rispondo-, ma tralasciando i miei problemi mentali, beh, sappiate che alcune battute suonavano MOLTO meglio in lingua originale! x°D
Tipo quel "che diavolo è questo? Oh, scusa, che angelo è questo?" è la traduzione [?] di "What the hell is that? Oh, sorry: what the heaven is that?!"
Detto ciò -che non interessava a nessuno LOL- quest'oggi abbiamo scoperto che Eden e Paradiso NON sono la stessa cosa {si sente tanto come Dora l'esploratrice}. Nell'Eden risiedono gli angeli e alcune anime beate, in Paradiso, i comuni mortali. Ma avrete più notizie in seguito u.ù
COMUNQUE, è tardi, io e la mia collega vi salutiamo, e vi auguriamo delle belle vacanze!
Aggiorneremo presto, non temete!

E ricordate: la musica è la voce dell'anima! *^* E Cory... insegna agli angeli a cantare :')


Image and video hosting by TinyPic


 
†††

1. Dante Alighieri:

Image and video hosting by TinyPic

Image and video hosting by TinyPic

2. Virgilio:

Image and video hosting by TinyPic

Image and video hosting by TinyPic

3. Dante e Virgilio nel loro viaggio:

Image and video hosting by TinyPic

Image and video hosting by TinyPic

Image and video hosting by TinyPic

Image and video hosting by TinyPic

4. Jay sorridente quando chiede l'autografo:

Image and video hosting by TinyPic

R.u.b.r.i.c.a: GIF A RANDOM


1. Un Jay a random tanto per farvi sbavare (?):

Image and video hosting by TinyPic

2. Il nostro impavido Denver all'interno del cunicolo:

Image and video hosting by TinyPic

3. L'occhiolino a Fel:

Image and video hosting by TinyPic

4. Quando Virgilio gli concede l'autografo:

Image and video hosting by TinyPic
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: gwapple