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Autore: NO LOVE    16/07/2013    10 recensioni
“Charlie, tesoro, domani dovrò partire per lavoro…. e starò via un bel po’ ” disse mia madre.
“Definisci un bel po’, mamma”
“Tesoro, io avrei voluto dirtelo prima, ma volevo che il tutto fosse più indolore possibile..”
“Avanti mamma, non te ne stai mica andando per sempre.. quanto starai via? Una settimana?”
“No, Charlie. Mi hanno trasferito a Los Angeles, è un trasferimento provvisorio, durerà soltanto un anno”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Passai il pomeriggio tra i libri a studiare chimica, letteratura e biologia, mentre quel nullafacente di Bieber era con i suoi squallidi amichetti a fare casino per la città, ero esausta.
La mattina successiva mi svegliai solo perché sentii le grida di Pattie e Justin che litigavano.
“Non ce la faccio più con te, sei un buono a nulla, mentre tu passavi la giornata a divertirti, Charlie studiava, come dovresti fare anche tu, dovresti prendere esempio da lei, visto che rischi di essere bocciato” disse Pattie rivolgendosi a Justin.
Non sentii nient’altro.
Ad ogni modo mi alzai e mi feci una doccia, mi vestii, Justin prese la moto e andammo a scuola.
Quando arrivai, seppi che il mio professore di scienze, che avevo alla prima ora, sarebbe mancato e che avremmo passato l’ora in biblioteca. Nel corridoio notai un ragazzo davvero molto carino che stava andando nella mia stessa direzione. Aveva i capelli castani, quasi biondi e un gran bel fisico che era nascosto sotto la maglietta abbastanza attillata che metteva in risalto i pettorali. Quando si girò verso di me notai subito degli enormi occhi azzurri, bellissimi, li avrei potuti guardare per ore. Smisi di pensare a qualunque cosa e mi persi nel suo sguardo.
“Ho qualcosa che non va?” disse stranito il ragazzo con gli occhi azzurri.
“Io cioè, no beh, si, no, no.. è solo che hai degli occhi veramente belli” cosa mi passava per la testa? Nemmeno lo conoscevo.
Fece un sorriso a 32 denti. “Grazie, anche i tuoi sono molto belli”
“Oh, grazie!” Ricambiai il sorriso.
“Sono Chase, comunque” mi tese la mano.
“Charlie” gli strinsi la mano sorridendo.
“Allora.. che fai adesso?” mi chiese gentilmente.
“Devo andare in biblioteca, il mio professore di scienze è assente”
“Anche il mio professore di scienze è assente e devo andare in biblioteca”
“Che coincidenza! Io frequento il corso del professor Grant.. e tu?” chiesi.
“Ehi, anche io.. aspetta, siamo nello stesso corso e non ci siamo mai visti?” disse lui ridendo.
Risi anche io e ci avviammo insieme verso la biblioteca.
Anche a pranzo ci sedemmo allo stesso tavolo e chiacchierammo un po’ delle nostre vite, del più e del meno.
“Ehi Callaway.. hai un nuovo fidanzatino?” sentii gridare da lontano.
Mi girai per guardare chi fosse. E chi poteva essere se non Justin con il suo solito irritante sarcasmo?
“Quando imparerai a farti i cazzi tuoi magari te lo dirò Bieber.” Riposi io ironica.
Si avvicinò al nostro tavolo.
“Allora, chi è questo sfigato?” rise.
“Ti conviene starmi alla larga” rispose Chase con aria minacciosa. I suoi occhi erano pieni di rabbia.
“Altrimenti? Che fai, chiami mammina?” disse Justin imitando la voce di un bambino.
Chase si alzò e dopo vari secondi, durante i quali sembrava stesse riflettendo sul da farsi, diede un pugno a Justin sulla guancia sinistra.
“No, non chiamo mamma, ti spacco la faccia amico” aggiunse dopo.
Justin se lo stava mangiando con gli occhi e dopo pochissimo tempo sferrò un cazzotto a Chase. Così cominciò la rissa. Io ero ferma, completamente pietrificata dalla violenza con cui i due si colpivano.
Quando arrivò il preside i due si fermarono.
“Bieber e McKain, in presidenza, immediatamente” disse.
 
JUSTIN P.O.V.
Entrai a mensa con i miei amici, quando scorsi da lontano Charlie con un ragazzo. La rabbia iniziò a ribollire dentro di me, così decisi di stuzzicarli un po’ e per capire se stessero insieme. Ad un tratto, mi interessava con chi si vedeva quella sfigata.
“Ehi Callaway.. hai un nuovo fidanzatino?”
“Quando imparerai a farti i cazzi tuoi magari te lo dirò Bieber.” Rispose lei.
“Allora, chi è questo sfigato?” risi.
“Ti conviene starmi alla larga” rispose lui cercando di intimorirmi. Non mi faceva paura.
“Altrimenti? Che fai, chiami mammina?” dissi io sarcasticamente.
Il ragazzo di Callaway si alzò e mi tirò un pugno in faccia.
“No, non chiamo mamma, ti spacco la faccia amico” disse poi.
Ero incazzato nero, non solo era con Charlie e nessuno doveva avvicinarsi a lei, inoltre mi aveva dato un pugno.
Risposi con un altro cazzotto ancora più forte, e lì iniziò la rissa; finché non arrivò il preside.
“Bieber e McKain, in presidenza, immediatamente” disse.
Allora era così che si chiamava lo stronzo. Ce la saremmo vista fuori scuola, me l’avrebbe pagata cara.
Il preside ci condusse nel suo ufficio ed una volta arrivati e dopo averci fatto sedere iniziò un pallosissimo discorso su quanto sia sbagliato litigare e quanto sia bella la pace, l’armonia e la fraternità, dopo aver sentito le prime 3 frasi smisi di ascoltare, e solo ogni tanto annuivo per dare l’impressione di star ascoltando. Ce la cavammo entrambi con una nota disciplinare e nulla di più, grazie a Dio, se fossi stato sospeso mamma mi avrebbe ucciso.
Usciti dall’ufficio, McKain iniziò a camminare, lo fermai.
“Stalle alla larga.” Dissi serio.
“Cosa?”
“Stai alla larga da Charlie Callaway” dissi con aria minacciosa.
“Altrimenti? Che fai, chiami mammina?” disse imitando la mia voce durante la discussione.
“Non sono in vena di scherzare, stalle alla larga e basta, altrimenti saranno guai seri per te amico”
“Ma chi sei tu? Charlie ha detto di essere single. Non sei il suo ragazzo, non puoi decidere per lei.” Mi rispose.
“Ho detto. Stalle. Alla. Larga.” Scandii bene le parole, e poi mi allontanai dirigendomi nella direzione opposta alla sua.
Mi sentivo strano, alcune volte non me ne importava minimamente di quello che faceva o di con chi stava Charlie, altre volte mi sentivo in dovere di essere protettivo come fossi il suo ragazzo. Ai tempi delle scuole medie mi piaceva da impazzire, ma mi vergognavo di faro sapere, così la prendevo in giro per non farle sospettare niente.. al liceo avevo iniziato a non sopportarla davvero, ma dalla notte in cui avevamo presumibilmente fatto sesso, qualcosa era cambiato.
 
CHARLIE P.O.V.
Da quando erano andati in presidenza, non avevo rivisto ne Chase ne Justin. Mi chiedevo cosa fosse successo, e soprattutto perché Bieber dovesse sempre rovinare tutto; magari Chase non mi avrebbe più parlato pensando di mettersi nei guai a causa di Justin. Oddio quanto odiavo Bieber, doveva sempre rovinare tutto, doveva fare qualsiasi cosa per rovinare la mia vita.
Finita la scuola, come al solito aspettai Justin per poter tornare a casa. Mi ero già preparata un bel discorsetto da fargli, così appena lo vidi arrivare gli dissi tutto quello che avrei dovuto dirgli da anni.
“Okay, partiamo dal fatto che ti odio da morire e continuiamo col dire che la devi finire di intrometterti. Justin, le cose non funzionano più come prima, ho 16 anni e non sono il tuo zerbino. Devi lasciarmi in pace una volta per tutte. Non puoi arrivare mentre io sto parlando con qualcuno e iniziare con i tuoi soliti stupidi giochetti. Sei incredibile, riproponi sempre le stesse cose, gli stessi litigi. Non ce la faccio più, lo vuoi capire? Oddio sarebbe stata molto meglio partire con mamma per Los Angeles” gli dissi al limite di una crisi isterica.
“Mmmh. Okay.” Si limitò a dire lui. Il solito menefreghista. Avrei scommesso qualunque cosa sul fatto che non aveva ascoltato nemmeno mezza parola, ah.. ma questa volta non l’avrebbe passata liscia.
“Mi hai ascoltato almeno?” dissi.
“Si, ho capito, non lo farò più, okay? E’ questo che vuoi sentirti dire?” mi rispose. “Ora monta sulla moto e andiamo a casa, non basta la scuola, ti ci metti anche tu.” Continuò.
Chiusi la bocca come mi era stato implicitamente chiesto di fare. Quel ragazzo aveva potere su di me. Non riuscivo a non ascoltare quello che mi diceva di fare. Salii sulla moto.
“Un ultima cosa” fece una pausa “è il tuo ragazzo?” continuò.
“No, a malapena lo conosco”
Salì anche lui e mise in moto. Arrivammo in pochi minuti, Justin era andato velocissimo.
“E’ stato bello” dissi senza pensare.
“Cosa?” mi rispose Justin confuso.
“Correre, sulla moto intendo” dissi un po’ imbarazzata.
Sorrise.
“Sali” mi disse.
Senza pensarci due volte, mi rimisi il casco e salii di nuovo. Justin accelerò, eravamo a 150 km/h penso, andava più veloce di prima. Una volta avevo paura di correre sulle moto. Ora mi piaceva tantissimo, sentivo il vento in faccia scompigliarmi i capelli, avevo la sensazione di poter andare ovunque avessi voluto, sentivo quasi di poter volare. Justin accelerò ancora di più, mi strinsi a lui. Dedussi che fossimo arrivati in campagna poiché non vedevo più case. Cominciammo a rallentare, ci fermammo su una collinetta. Justin mi fece segno di scendere dalla moto, e così feci. Si stese sul prato verde della collina, lo imitai.
“E’ bellissimo qui, vero?” mi disse.
Annuii. C’era una vista mozzafiato, si vedeva tutta la campagna e in lontananza la città. Iniziammo a fissare il cielo, amavo guardare le nuvole, me lo faceva fare papà quando ero piccola, mi diceva che gli angeli vivevano sulle nuvole e che da lì ci proteggevano.
“Come conosci questo posto?” dissi a Justin.
“Ci vengo ogni volta che sono incazzato nero” mi rispose.
Poi calò il silenzio. Rimanemmo lì per l’intero pomeriggio, ammirando la bellezza del posto.
Quel bellissimo silenzio che si era creato fu interrotto dalla suoneria del cellulare di Justin.
“Merda, è mamma. Dobbiamo tornare immediatamente.” Disse rivolgendosi a me, poi rispose al telefono.
“Ciao mamma” “Si” “Tutto bene, siamo vivi” “Ora torniamo” “No mamma, stiamo qui io e Charlie, non l’ho abbandonata fuori scuola” “Okay mamma” “Si, ciao”
Risi, era la tipica conversazione tra mamma e figlio, quando si faceva tardi nel tornare a casa. Rise anche Justin.
Montammo sulla moto e tornammo a casa per cena.
 
 



SPAZIO AUTRICE: okay, questo capitolo non mi convince tanto.. spero che almeno a voi piaccia! Fatemi sapere con una recensione.
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