CAPITOLO
QUARANTA
“Quindi
è finita?”
Harry
abbassò il capo, mordendosi il labbro. Che
poteva rispondere a questo punto? Erano andati avanti a litigare per
mezz’ora,
a urlarsi in faccia, a cercare di non picchiarsi, a dirsi improperi e
offendersi a vicenda. E ora il visino dolce e così
dispiaciuto di Ariel e il
tono ferito che aveva usato gli facevano tenerezza, stava quasi per
fargli
mandare il suo orgoglio a puttane per stringerla tra le braccia e
baciarla,
decidendo di darle un’altra possibilità.
Ma no, non poteva farlo. E non tanto per l’orgoglio. O
meglio, sì anche per
quello, non gli andava giù il fatto che lei lo tradisse,
tanto meno se con
Malfoy. Ma c’era anche dell’altro. Da un
po’ di tempo era confuso, non sentiva
più per Ariel la stessa passione che provava prima, non
l’amava più allo stesso
modo. Le voleva bene, certo, e sarebbe stata sempre un elemento
importante
della sua vita, ma non c’era più feeling, non
c’era più intesa. E forse non
c’era mai stata, doveva constatare ora, forse
l’unica cosa che aveva amato di
lei erano stati il suo corpo, il modo in cui si muoveva a letto.
Inoltre, era
cambiata parecchio da quando erano arrivati i suoi amici lì
e da quando aveva
rivisto suo padre. Non era più la ragazza dolce e
comprensiva che lui aveva
conosciuto, piuttosto era molto esuberante e disinibita, forse troppo.
E lui
non riusciva a capire questo cambiamento, non sapeva a cosa fosse
dovuto, se la
vera Ariel fosse quella o un’altra. E forse non
l’avrebbe mai capito. Quella
ragazza era decisamente strana, dava poche certezze e decisamente non
era il
tipo di persona di cui aveva bisogno lui.
“Sì,
è finita”, rispose infine, rialzando lo sguardo
ma senza avere il coraggio di guardarla negli occhi.
Al contrario di lei che non aveva smesso un attimo di guardarlo.
“Bene, allora.
Ti auguro tante cose belle”. Ariel gli voltò le
spalle e uscì dalla stanza a
passo di marcia, senza voltarsi indietro.
Harry ringraziò Merlino che non fosse una di quelle ragazze
che piangono o che
supplicano. C’era del risentimento nella sua voce e
chiaramente lo avrebbe
evitato come la peste, ma quello poteva sopportarlo. E in ogni caso la
cosa era
del tutto reciproca. In fondo, era stata lei
a baciare un altro, cosa pretendeva?
Scrollò
il capo cercando di liberarsi dei troppi
pensieri che gli vorticavano in testa e cominciò a mettere
in ordine il suo
baule.
Sirius
entrò in salotto reggendo un bicchiere di
Whiskey Incendiaro e si scontrò con la figura di Martha, in
piedi sulla
scaletta a pioli che tentava di appendere delle decorazioni natalizie
alla
finestra.
Si chiese perché non usasse la bacchetta, avrebbe fatto
decisamente prima e non
avrebbe rischiato di farsi male stando in bilico su una scaletta, ma
decise di
non chiederglielo. Lei, che gli dava le spalle, non l’aveva
nemmeno notato,
così lui se ne stava indisturbato appoggiato al mobiletto a
osservare il suo
fondoschiena e le lunghe gambe fasciate in stretti jeans. Un sorrisetto
malizioso gli decorava le labbra.
Dopo
qualche minuto, però, decise che non voleva
semplicemente limitarsi ad osservare e, poggiato il bicchiere sul
tavolo, piano
piano, senza fare rumore, cominciò ad avvicinarsi. Ma non le
era nemmeno
arrivato a un metro di distanza che lei, cercando di scendere dalla
scaletta,
mise un piede in fallo e perse l’equilibrio.
Se Sirius non avesse avuto i riflessi pronti in quel momento, sarebbe
sicuramente capitombolata per terra, facendosi parecchio male.
L’Animagus, in due rapide falcate, ricoprì i pochi
metri che lo separavano da
lei e la prese al volo. Martha, che si era accorta solo fugacemente di
quello
che era successo, si ritrovò improvvisamente a fissare gli
occhi grigi di
Sirius, distesa tra le sue braccia come una bambina piccola.
“Oh!”
esclamò lei, fissando Sirius come se fosse la
prima volta che lo vedeva.
“Cerca
di stare più attenta”, la ammonì lui,
usando
però un tono dolce, come un padre che cerca di avvertire la
propria figlia
senza spaventarla. Poi la rimise a terra e le spostò dagli
occhi una ciocca di
capelli che era sfuggita alla coda disordinata.
“Sì,
certo”, rispose Martha, prendendo altre
decorazioni dal cestino per decorare anche i mobili.
“Grazie”.
“Perché
non usi la bacchetta? Faresti prima e non
rischieresti di romperti l’osso del collo”.
“Preferisco
farlo così. Mi piace mettere le
decorazioni”, sospirò lei, senza guardarlo. Ci
stava mettendo tutta la cura del
mondo per appendere quelle palline colorate, come se volesse prolungare
il
lavoro per non dover guardare Sirius. Comunque era vero, le piaceva
decorare le
stanze, soprattutto se per le feste di Natale. Quando era piccola e
ancora
viveva con sua madre in Colombia lo facevano sempre insieme e si
divertivano a
cantare e ballare nel farlo.
Uno di quei tanti ricordi che la facevano sorridere e piangere allo
stesso
tempo.
“E
poi, non è bello usare la magia per ogni cosa”,
aggiunse.
Aveva passato molto tempo nel mondo babbano e si era abituata a non
usare la
magia, anche se era da sola. Certe volte capitava che relegasse la
bacchetta in
un cassetto e che la lasciasse lì per mesi. In quei momenti
era consapevole che
stava rinnegando una parte di sé, ma proprio come i ricordi
di sua madre, anche
la magia alle volte la faceva soffrire. Molte cose della sua giovinezza
la
facevano soffrire.
“Certo.
Capisco”.
Con
la coda dell’occhio vide Sirius buttarsi sul
divano alle sue spalle e riprendere in mano il suo bicchiere di
Whiskey. Chiuse
per un paio di secondi gli occhi e trattenne un sospiro di
rassegnazione.
Avrebbe preferito che se ne fosse andato, non le andava di parlare con
lui
perché sapeva qual era l’argomento che avrebbero
dovuto affrontare.
“Hai
ancora intenzione di andartene?” le chiese lui
ad un certo punto.
“Penso
sia la soluzione migliore”. Martha si voltò
per afferrare tutto il cesto in cui erano contenute le decorazioni, ma
evitò di
guardare l’uomo seduto sul divano.
“Per
chi?”
“Per
entrambi”.
“Questo
l’hai deciso tu”.
Le
parve di notare un tono di polemica nella voce di
Sirius e un litigio era proprio ciò che voleva evitare in
quel momento.
“Perché
devi sempre complicare le cose?”
“Complicarle?
Io?”
Lo
vide alzarsi di scatto e osservarla come se
avesse detto la bestemmia più grossa del mondo. Allora
finalmente anche lei si
voltò a guardarlo.
“Guarda
che non ti ho mica costretta a venire a
letto con me. E non capisco perché ti ostini a negare i tuoi
sentimenti. Lo so
che provi ancora qualcosa per me, come io provo qualcosa per
te…”.
“Sirius,
ti prego”. Sperava di riuscire a calmarlo
con uno sguardo di supplica, ma così non sembrava.
“Ti
prego cosa? Se non mi ami dimmelo guardandomi
negli occhi e ti lascerò in pace”.
Cadde
il silenzio. Martha fissò i propri occhi in
quelli di Sirius ma non disse niente. Le parole le si erano come
incastrate in
gola.
Con
la coda tra le gambe, uscì dalla stanza quasi
correndo e si chiuse in bagno. Poi abbassò i pantaloni e si
sedette sulla tazza
del water, coprendosi gli occhi con le mani e lasciando che le lacrime
le
cadessero copiose sulle guance. Trattenne però i singhiozzi
perché nessuno la
sentisse. Dopo essersi finalmente calmata, prese un po’ di
carta e si pulì. Si
mise a cercare tracce di sangue, ma niente. Il suo ciclo mestruale era
in ritardo
di due settimane e non era affatto un buon segno per lei che era
puntuale come
un orologio svizzero. Inoltre, non era caduta dagli scalini
perché aveva messo
male il piede. Aveva avuto un mancamento, tutta la stanza aveva preso a
girare
improvvisamente. E nemmeno quello era un buon segno.
Doveva
andarsene, sì. Forse era la soluzione
migliore. Inoltre, si era allontanata parecchio dalla sua vita, dalla
sua
musica, dai suoi fan. Quello era il mondo che le piaceva veramente e
doveva
ritornaci, almeno per fare un po’ di chiarezza.
Ariel
entrò silenziosamente nella stanza di James,
infilando prima la testa attraverso la soglia e poi tutto il corpo,
come per
accertarsi prima che non stesse facendo niente di particolare. Il che
non era
da lei.
“Ciao”,
lo salutò cupamente. Poi, senza aggiungere
altro, si avvicinò e si sedette per terra di fronte a lui,
incrociando le
gambe. James, che se ne stava anche lui a gambe incrociate con la
chitarra in
grembo, la osservò attentamente con le sopracciglia
inarcate. “Che succede?” le
chiese.
Lei
trasse un gran respiro e disse: “Mi sono
lasciata con Harry”.
Lui
la guardò per qualche secondo, poi riportò
l’attenzione sulla sua chitarra e sospirò:
“Mi dispiace”.
“No,
non è vero”.
James
ridacchiò.
“Non
hai fatto altro che lamentarti della mia storia
con Harry. Non ci credo che sei dispiaciuto”.
Il
ragazzo mollò la chitarra e fissò la sorella
dritto negli occhi. “Ariel, se tu ci stai male certo che sono
dispiaciuto. Non
mi piace se sei triste. Certo che comunque penso che sia meglio
così. Tra di
voi non avrebbe mai funzionato”.
Lei
si ritrovò ad annuire, anche se un pochino
amareggiata. “Hai ragione. Come sempre”.
“Dai,
vieni qua”. Il fratello si protese per
abbracciarla e lei si fiondò subito tra le sue braccia,
lasciandosi stringere e
cullare. “Sabes que te quiero muchìsimo (lo sai
che ti voglio tanto bene)”, le
sussurrò lui.
“Yo
tambièn (anche io)”, gli rispose lei.
Quando
si staccarono, Ariel gli prese la chitarra e
si mise a suonare e canticchiare una canzone: “Black star,
black star, forever
you will be. A shining star,
a shining star, be were, ever you can. A
rock star, rock
star…”.
Intanto
James se ne stava a guardarla con un sorriso
dolce a dipingergli le labbra, la testa sorretta dalla mano, il gomito
poggiato
sul letto.
Lily,
attraverso il riflesso della finestra,
osservava James in piedi dietro di lei, le mani in tasca e
un’espressione
assorta dipinta in volto.
“Allora…
pensi… pensi di esserlo?” le chiese,
portando lo sguardo sulla sua nuca.
“Non
ne sono sicura”, rispose lei, senza voltarsi.
Si strinse le braccia al petto, come faceva sempre quando era
preoccupata e
tesa, e si morse un labbro.
“Be’…
facciamo un test”, propose lui allora,
avvicinandosi a lei e abbracciandola da dietro. Lei sciolse le braccia
e le
portò su quelle del marito, poggiate sulla sua pancia.
“Sì,
potremmo farlo”.
“Dovremmo
farlo”.
“E’
che… James…”, iniziò, ma si
bloccò di colpo,
fissando un punto oltre la spalla di James. Si era girata tra le sue
braccia
per averlo di fronte, ma non aveva il coraggio di guardarlo.
Più che altro non
sapeva come dirgli quello che sentiva senza farsi fraintendere.
“Dimmi”,
la incitò lui, guardandola dolcemente.
“Se
lo facciamo e risulta positivo, ho paura che…”.
“Di
cosa?” Ora negli occhi di James si poteva
leggere curiosità. Ma anche una certa preoccupazione. E di
certo non era
quest’ultimo sentimento che Lily voleva fargli sentire.
“Non
so se sono pronta…”.
“Ad
avere un altro figlio?!” esclamò lui spalancando
gli occhi sorpreso. “Tesoro, sapevamo che presto sarebbe
arrivata Jolie e
poi…”.
“No,
non è questo”, lo interruppe Lily. Si
mordicchiò di nuovo il labbro. Proprio non sapeva come
dirglielo. “Ho paura che
tutto finisca di nuovo… come l’ultima volta. Ad
Harry non è di certo andata
bene e hai sentito cosa hanno detto i ragazzi, che…
Harry…”.
James
notò qualcosa luccicare negli occhi di sua
moglie e capì immediatamente che erano lacrime. Quando ne
vide scivolare una la
raccolse col pollice. “Tesoro, non andrà
così. Jolie è cresciuta con noi, lo
sai… e per quanto riguarda Harry, lo salveremo. Non ti
preoccupare. Andrà tutto
bene”. Le sorrise teneramente, stringendola più
forte tra le braccia.
“Vorrei
avere la tua stessa fiducia”, sospirò lei,
appoggiando la testa sulla sua spalla e circondandogli la vita.
“Finché
ci sarò io andrà tutto bene”, le
sussurrò,
cullandola.
Lily
lasciò andare qualche altra calda lacrima, ma
l’abbraccio di James e le sue parole ebbero immediatamente il
potere di
rassicurarla.
Che cosa avrebbe fatto senza di lui?
“Quindi
vi siete lasciati?” chiese Ginny, riponendo
un libro tra gli scaffali.
“Sì”.
“Forse
non avrei dovuto dirtelo”.
“Oh
no, tu hai fatto benissimo”.
Madame
Pince lanciò un’occhiataccia ad Harry che
aveva parlato un po’ troppo a voce alta. Il ragazzo le chiese
scusa con lo
sguardo e abbassò il tono. “Ti
ringrazio”.
“Di
niente… insomma…”, la grifoncina era
improvvisamente arrossita e cercava di guardare da tutt’altra
parte per evitare
lo sguardo del ragazzo. “L’ho visto e non mi
sembrava giusto non dirtelo. Sei
il suo… eri il suo ragazzo”.
“Sì,
giusto”.
Ormai
non avevano più niente da fare lì. Ginny stava
per spostarsi, ma per sbaglio sbatté contro il fianco di
Harry facendolo finire
contro la scaffalatura dietro.
“Oh
Merlino! Mi dispiace!” esclamò allarmata.
“Tranquilla.
Non è successo niente”, cercò di
calmarla lui, sorridendole gentilmente.
“Non
ti sei fatto male?”
“Ma
figurati”.
“Oh,
ok”.
“Senti,
hai da fare adesso? Ti va di fare una
passeggiata in cortile?”
“Una
passeggiata in
cortile?” Dalla sua espressione, sembrava che Harry le avesse
appena chiesto di
andare a vivere su Plutone. Cercò, però, di darsi
immediatamente un contegno.
“Sì… sì, va bene”.
MILLY’S
SPACE
Hola!!
Bene, sembra che presto succederà qualcosa ^^
Allora, volevo solo fare alcune precisazioni. Numero uno: la canzone
che canta
Ariel si intitola Black star ed è di Avril Lavigne.
Numero due: non so che senso abbia la scena tra Lily e James ma sono
tenerissimi secondo me ^^
Numero tre: vi avevo detto per caso di non sottovalutare la piccola
Ariel? ^^
Detto
questo, grazie per la cortese attenzione. Spero che
mi lascerete qualche recensione, sono sempre contenta di riceverne. E
non
dimenticatevi di farmi visita nella mia pagina facebook (https://www.facebook.com/MillysSpace).
Inoltre,
recentemente ho pubblicato una oneshot yaoi, mi piacerebbe che le deste
un’occhiata
se vi piace il genere. La
trovate tra le
storie originali.
Bacioni,
Milly.
FEDE15498:
sì, anche a me ispirano di più Ariel e Draco,
però come hai sottolineato tu la
cosa non è molto fattibile. Ma si vedrà ^^.
Be’, spero ti sia piaciuto anche
questo capitolo e fammi sapere cosa ne pensi : ) Bacioni.
PUFFOLA_LILY:
wow, lo scorso capitolo ti è piaciuto così tanto?
Mi fa molto, molto piacere.
Sì, Ariel non è una ragazzina così
dolce e innocente come sembra. Quel ruolo è
di Emmie ^^. Martha sceglierà Sirius, dici? Qui non sembra
tanto, ma chissà. Io
non dico niente *risata malefica*. Be’, fammi sapere cosa ne
pensi di questo
capitolo. Un abbraccio, M.
P.S. no, non sono una grande fan di Ginny, ma penso che stia bene con
Harry.
DUBHE01:
Ariel/Draco? Hmmm, chi lo sa ^^ Ora come ora la cosa sembra poco
fattibile.
Alla prossima, spero : ) Ciao, ciao, Milly.