Ciao a tutti!!! Sono tornata e, finalmente, la settimana prossima mi laureo(piange di incredulità e gioia!!).

Per festeggiare posto un nuovo capitolo, anche per augurarvi una buona estate e buone vacanze. Avviso già che fino a fine settembre/inizio ottobre non potrò postare nulla perché dove vado in vacanza, non c’è internet . Però m’impegnerò a scrivere, così quando torno posto!

Spero continuerete a seguire la storia e che questo capitolo vi piaccia. Se mi lasciate un commentino, poi, farò i salti di gioia peggio di un fuoco d’artificio!!!:)

Ciaooooooo!!

 

Capitolo Dieci:

Qualche mistero in più!

 

Aveva fatto un buon lavoro, per ora. Era solo l’inizio. Aveva insilato il dubbio in loro. Presto si sarebbe vendicato di lei e l’avrebbe distrutta davanti a tutto il mondo. Non vedeva l’ora. Sorrise malignamente. Doveva solo avere pazienza ancora per un po’. Presto Tsunade l’avrebbe pagata cara. Sì, molto cara.

 

Un ragno gigantesco è schifoso passeggiava sul bordo della sua vasca da bagno. Kiba fece una smorfia disgustata, prendendo un pezzo di carta igienica e uccidendo il ragno per poi gettarne il cadavere nel wc. Sbuffando e completamente dimentico della storia della tenda, si girò versò lo scaffale sopra il lavandino, recuperando la lente d’ingrandimento.

Osservò attentamente il simbolo: sembrava un minuscolo ventaglio la cui parte inferiore era bianca e quella superiore rossa, divise da una fascia trasparente. Non l’aveva mai visto prima.

Kiba sospirò. Cosa doveva fare? Credere a quei documenti? Ma se non sapeva neanche chi glielo mandava.

Uscendo dal bagno, rifletté che c’era solo una cosa da fare per il momento, ovvero avvisare Gaara e Naruto e mostrare loro cosa aveva ricevuto, per poi decidere come affrontare la situazione.

Prese il cellulare e compose velocemente il numero di Gaara. Il telefono squillò cinque-sei volte prima che scattasse la segreteria. Stufo, Kiba compose il numero del biondo, ma si ripeté la stessa storia. “Ma dove diavolo sono finiti?”si chiese, lasciandosi cadere a peso morto sul letto.

 

Mentre facevano colazione, il cellulare di Sasuke prese a suonare insistentemente. Il moro lanciò un’occhiataccia al telefono, leggendo il nome di Itachi. Alzò gli occhi al cielo. Sicuramente l’aveva chiamato per dirgli qualche stupidaggine. Tipico di Itachi!

Naruto lo fissava incuriosito, aspettando che si decidesse a rispondere al cellulare.

Il moro avvicinò riluttante l’apparecchio al l’orecchio:

“pronto?”

“Sasu?, ci dobbiamo vedere subito!”. Strano, la voce di Itachi non era calma e scherzosa come suo solito.

“perché?” chiese il più piccolo degli Uchiha.

“Devo mostrare una cosa, a te e Neji. Molla tutto quello stai facendo e vediamoci in ufficio tra mezz’ora!” e riattaccò.

Decisamente c’era un problema. Itachi non era assolutamente il tipo da parlare con tale tono e, soprattutto, non riattaccava mai il telefono così seccamente.

Sasuke alzò lo sguardo, incontrando quelli azzurri del biondo.

A Naruto bastò guardare Sasuke per capire che era meglio andarsene.

“Teme, io devo andare…sai…il lavoro…” ma se era sabato!

Fece per alzarsi dal tavolo, ma il moro lo bloccò per un braccio, spingendolo contro il tavolo di legno.

Sasuke lo fissò dritto negli occhi, avvolgendo le braccia intorno al suo corpo.

“stavolta vedi di non sparire, dobe… abbiamo ancora dei discorsetti in sospeso!” e lo baciò. Naruto ricambiò con passione il bacio.

Era sicuro che se avessero avuto tempo, non si sarebbero limitati a qualche bacio di saluto.

Si staccò lentamente dal moro, prese a borsa che si era portato dietro e, dopo un’ultima occhiata al moro, uscì dalla porta senza una parola.

Sentiva ancora il tocco di Sasuke sulla pelle. Come avrebbe fatto a farne a meno?

Sospirando, entrò nell’ascensore e recuperò il cellulare dalla borsa.

C’erano ben 3 chiamate da parte di Kiba, ma addirittura 6 da parte di Gaara.


 

Niente! Non c’era proprio niente di compromettente. Tsunade stava fumando di rabbia.

Seduto di fronte a lei, Jiraya rileggeva i fascicoli su Naruto, Kiba e Gaara.

Nonostante le approfondite indagini, non era emerso nulla che potesse incastrare i ragazzi o, che almeno, li potesse in qualche modo collegare a Kyuubi.

Jiraya fissò la procace direttrice della Hokage Bank. Inutile dire che era fuori di sé, ma lui aveva sfruttato appieno l’ascendente che aveva sulla donna, convincendola ad affidargli il compito di indagare sui tre ragazzi. Ovviamente,

si era premurato di modificare qualche dato per farli risultare completamente puliti.

Per sua fortuna, anni di relazione duratura avevano portato Tsunade a fidarsi cecamente di lui ed era certo che, per il momento, la situazione era tranquilla. Per di più, aveva appena scoperto il modo di distrarre la donna.

“Tsunade, calmati…”

“non dirmi di calmarmi! Devo trovare quel ladruncolo da quattro soldi e fargliela pagare!” esclamò la donna infuriata.

Jiraya si sollevò dalla sedia girevole, ponendosi di fronte alla bionda.

“fossi in te archivierei momentaneamente il caso Kyuubi. Abbiamo un problema molto più grande adesso.”. Tsunade alzò le sopraciglia, sorpresa. L’uomo la fissò dritto negli occhi e disse: “ Orochimaru non si trova più nella clinica. È scappato!”.

Tsunade sentì il suo sangue gelarsi nelle vene.


 

Itachi lo fissava in modo veramente strano.

A Gaara era quasi venuto un colpo quando, negli spogliatoi si era ritrovato il moro alle spalle. Ovviamente era arrossito subito, ma aveva anche notato come l’altro sembrava stupito di vederlo, quasi fosse la prima volta.

Gli aveva domandato se c’era qualcosa che non andava, ma Itachi si era limitato a scuotere a testa, continuando a guardarlo.

L’aveva squadrato dalla testa ai piedi più volte, facendo imbarazzare Gaara più del solito.

Dopo alcuni minuti, che sembravano interminabili, il moro gli aveva fatto un sorrisino, così diverso dai soliti sorrisi che gli riservava, e gli aveva messo tra le mani una busta.

Gaara guardò la missiva confuso e poi alzò lo sguardo verso il moro.

Lentamente aprì la lettera e vi tirò fuori una foto. C’erano lui, Kiba e Naruto e la scritta KYUUBI.

Se Gaara avesse potuto spalancare di più gli occhi, i bulbi oculari sarebbero fuoriusciti di sicuro. Aveva smesso di respirare e forse stava anche tremando. Non lo sapeva. Era senza parole oltre ogni dire.

“Puoi spiegarmi questo?”chiese gentilmente Itachi.

Gaara era ancora immobile, completamente spiazzato e sorpreso. Lentamente, fletté le ginocchia e si sedette su una delle panchine dello spogliatoio. C’erano solo lui e Itachi.

Non riusciva nemmeno a parlare, le sue corde vocali sembravano paralizzate.

“va bene, quando ritrovi le parole chiamami” sussurrò il moro, andandosene.

Itachi passò davanti a Shisui senza nemmeno salutarlo. L’espressione di Gaara era la conferma. Nemmeno tutte le parole del mondo sarebbero state più esaurienti.

Era…non sapeva nemmeno definite cosa stava provando.

Rabbia? Dolore? Delusione? Sorpresa? Non lo sapeva nemmeno lui.


 

Si era blindata all’interno del suo ufficio. Le guardie erano schierate in ogni angolo della banca, tutti i sistemi di allarme erano inseriti, le telecamere a circuito chiuso attivate. Persino i sistemi di riscaldamento e di condizionamento erano posti sotto controllo.

Nemmeno una mosca sarebbe potuta penetrare.

Eppure, Tsunade non era affatto tranquilla. Conosceva perfettamente il suo nemico e Orochimaru era un avversario da non sottovalutare. Era spietato e vendicativo e la donna sapeva che niente l’avrebbe distolto dal suo piano di vendetta.

Sì, Orochimaru voleva vendicarsi di lei, era ovvio. Lei gli aveva portato via tutto e lui di sicuro non sarebbe stato a guardare. Voleva annientarla, probabilmente.

Ma Tsunade avrebbe venduto cara la pelle. Non aveva ingannato e ricattato le personalità più influenti di Konoha e ottenuto ciò che voleva per poi cedere il tutto così facilmente.

Orochimaru la voleva morta? Non ci sarebbe riuscito!

Doveva trovarlo prima lei e farlo fuori. Questa volta definitivamente.

 

Naruto arrivò presso l’appartamento di Kiba in pochi minuti. Suonò il campanello e vide il moro scendere le scale ed uscire dal portone.

“ciao Naru, andiamo?” il biondo annuì.

Si diressero silenziosi verso l’Icha Icha Paradise. Qualcosa di certo non andava.

Jiraya li aveva convocati, tutti e tre.

 

Neji aveva tirato un sospiro di sollievo. Per fortuna Kiba non si era accorto della sua presenza, dopo aver visto il ragno. Si sentiva un miracolato.

Dopo qualche minuto, però, il cellulare del professore aveva squillato e, dopo una semplice risposta, qualcuno aveva suonato il campanello e Kiba era uscito di casa, chiudendo la porta a chiave e portandosi dietro la busta.

Ovviamente, il detective ne aveva approfittato per andarsene subito. Non voleva certo ritrovarsi di nuovo nella stessa situazione di prima.

Mentre si trovava sul pianerottolo, il suo telefono cominciò a vibrare. Era un messaggio di Itachi che gli intimava di andare in ufficio entro mezz’ora.

Non sapeva il perché, ma aveva una bruttissima sensazione.

 

Risposte ai commenti!!!!

Erol89: ciao! Sono riuscita ad aggiornare prima del 2016!!sono contenta che tu abbia continuato a seguire la fic, ti ringrazio tantissimo anche per il commento!! Grazie e alla prossima, cioè a settembre/ottobre. Ciaooooooo!!!

Lorelei95: ciao carissima!!grazie del commento!! Spero ti piaccia il chappy, anche se fino a ottobre probabilmente non aggiornerò, spero continuerai a seguirmi! E attendo trepidante che i tuoi aggiornamenti!! Hai il blocco dello scrittore?

Spero di sentirti presto!! Ciaoooo!!

mekbul: ciao! Grazie mille del commento! Spero che il nuovo capitolo ti piaccia. Nel prossimo capitolo si capirà un po’ di più chi è l’informatore, giuro! Spero continuerai a seguire la fic. A presto!!!

ryanforever: a quanto pare anche il biondo è d’accordo con Sasuke, che dici? Spero ti piaccia l’evoluzione della storia e lo sviluppo, giuro che durante le vacanze scriverò! Grazie e ciao!!
 

Grazie a chi segue la fic, a che l’ha messa tra i preferiti e a chi legge. Ricordo sempre che un commento non ha mai ucciso nessuno!! Ciao e buona estate!!