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Autore: Alektos    29/01/2008    8 recensioni
La storia di Remus e Tonks, raccontata tramite song-fic.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Per l’ultimo capitolo ho scelto una canzone di Lionel Richie, Say you say me. Questo è il link al testo tradotto.

 

 

Say you, say me.

 

I had a dream I had an awesome dream
People in the park playing games in the dark
And what they played was a masquerade
And from behind of walls of doubt a voice was crying out

 

 

E invece no, qui ci sono solo io.

Sola, che buffa parola.

Fosse vero almeno. Invece no. Sono sola e circondata da gente. Mi ritrovo a camminare in un parco, poco distante da casa mia, è una bella giornata, il cielo è limpido e non si vede l’ombra di una nuvola.

Sento voci indistinte, confuse; i bambini urlano e giocano in mezzo alla neve sotto gli sguardi contrariati dei genitori: “Fill, torna non giocare con la neve o ti ammalerai!”

Come non sentire la voce di questa madre preoccupata, che cosciente del suo potere intima al figlio di non fare certe cose. E lui le fa. Sa che basteranno due capricci per far vacillare le certezze della donna.

Finalmente una panchina libera. Mi siedo e mi rendo conto che è terribilmente fredda. Ho ancora davanti agli occhi la scena di poco fa. Sorrido tra me e me.

Tutto ciò mi ricorda amaramente qualcosa di familiare, di già visto.

La consapevolezza di una persona che voleva dimenticare e un solo incontro per far crollare quella speranza.

Non è servito a nulla, tutti i miei sforzi sono stati vani. Il trasferimento, il nuovo lavoro, Mark…

Tutto vano, ma almeno posso dire di aver trovato un amico, un vero amico. Probabilmente Remus lo avrà scambiato per il mio ragazzo, e non  andato molto lontano dalla verità: Mark è stato il mio ragazzo. Ma anche con lui, non è andata. Era dolce, premuroso e aveva tutte quelle qualità che, a mio avviso, un uomo deve avere.

La solita storia, uomo perfetto, donna sbagliata. Mi piacerebbe tanto sapere che cos’ho che non va. Remus è scappato, Mark solo amici… e sono solo due di una lunga lista.

Sbuffo e poso i gomiti sulle ginocchia.

“Non c’è da essere tristi in una giornata come questa.”

Mi giro. Tanto ero presa dai miei pensieri non mi sono accorta che una signora anziana si è seduta al mio fianco. È tutta imbacuccata e porta un coloratissimo foulard avvolto sulla testa: molto bello!

Lei sorride mentre distrattamente lancia una manciata di non-so-cosa-sia ai piccioni che in grande quantità sono arrivati qui davanti.

“Creda abbia ragione. È una giornata meravigliosa.” Sospiro tornando a fissarmi i piedi.

“Non mi sembra, ragazza, pene di cuore?”

Torno a guardarla e involontariamente un sorriso mi sfugge un sorriso. Chissà perché tutte le persone vanno a parare su questo punto quando sono triste.

Forse perché è vero.

Già…” Ma perché poi ne sto parlando con una sconosciuta?

La vecchina rovescia il resto del contenuto del sacchetto che tiene in mano per terra e i piccioni gradiscono molto. Si alza e mi guarda, posandomi poi una mano sulla spalla.

“Se in inverno può comunque donarci simili giornate, il tuo non durerà per sempre.”

Fa due passi.

Improvvisamente noto che non c’è nessuno nei dintorni, credo siano tutti andati a casa a pranzare. Vedo solo qualche persona in lontananza.

La vecchina mi guarda, fa un mezzo giro su se stessa e si smaterializza.

Sgrano gli occhi, mai e poi mai avrei creduto fosse una strega. Sorrido nuovamente.

Sono questi gli incontri che ti cambiano la giornata. Mi alzo con un po’ più di spirito dalla panchina e tirando su il collo di pelo del mio cappotto Babbano, mettendo poi le mani in tasca, mi incammino. Non so dove, in realtà, non ho molta voglia di tornare a casa.

 

Mark si era offerto di stare con me oggi. Sapeva che dopo ieri avrei avuto bisogno di qualcuno. Ma ho declinato l’invito. Mi sono appoggiata anche troppo a lui. È giusto che ci riesca da sola, come mi sono ripromessa fin dall’inizio.

Una maschera, sto indossando una maschera. Ma passerà. Penso che la vecchina abbia ragione.

E penso anche che quello che provo per Remus ora, non sia assolutamente diverso da quello che provavo prima. Ma almeno ho tentato e lo farò ancora fino a quando non ritroverò me stessa.

È strano come la brezza fredda che mi scompiglia i capelli mi piaccia, mi fa sentire viva, Mi accorgo di essere felice, per la prima volta dopo tanto tempo. Non ne ho motivo, ma è così.

 

As we go down life's lonesome highway
Seems the hardest thing to do is to find a friend or two
A helping hand - Some one who understands
That when you feel you've lost your way
You've got some one there to say "I'll show you"

 

Involontariamente è proprio quello che ha fatto quella signora stamattina. Mi ha detto che non può piovere per sempre, giusto per usare frasi fatte.

Se guardo davanti a me non vedo altro che temporali, ma giustamente prima o poi smetteranno e io ritroverò me stessa. Basta piangersi addosso. Basta veramente.

Senza rendermene conto mi sto dirigendo verso casa, si vede che le mie gambe si sono stufate di camminare, per oggi, e vogliono stendersi sul divano.

Guardo le case e le persone: tutto sommato non è un brutto quartiere, tutt’altro. Ma quella casa rosa, c’è sempre stata?

Che botta! Maledetta me e la mia distrazione. Beh, non può significare altro che sono sulla strada giusta. Alzo lo sguardo per vedere chi è la mia vittima, questa volta.

Tonks.”

Remus.

Piove, me lo sento.

Sono immobile, non riesco nemmeno a balbettare qualcosa di insensato. L’unica parte viva dentro di me è il cuore, che batte a velocità sorprendente. Meglio che mi calmi.

Remus. Io, perdonami non stavo, e quindi. Sai…

Frase senza senso, sto riprendendo il controllo di me stessa.

Ci guardiamo per qualche istante, incapaci di fare qualunque cosa. Il mio respiro accelera improvvisamente.

“Cosa ci fai da queste parti?”, chiedo, accennando ad un sorriso. Fortuna che le mie mani sono rimaste in tasca, altrimenti inizierei a giocherellare con i guanti, nervosamente. Ma a quanto vedo, lui è più imbarazzato di me.

“Oh, io… camminavo.” Mi risponde. “C’è freddo.”

Noto con piacere che anche lui sta parlando a vanvera. Ma è più bravo a mascherarlo.

Quanto vorrei saltargli addosso. Ma questo non sarà possibile. Abbiamo fato le nostre scelte. Nulla, però, mi impedisce di stare con lui.

“Ti va un caffè?”

Era troppo tempo che non stavo sola con lui. Ne ho bisogno.

Annuisce un po’ incerto e lentamente ci incamminiamo.

Con sua grande sorpresa non lo conduco in un bar, ma in casa mia. È più vicina, ma probabilmente questa è solamente una scusa patetica.

Una volta dentro noto con piacere che il suo aspetto è più curato, vuol dire che non si è lasciato andare. Lo faccio accomodare poi mi eclisso a preparare il caffè in cucina.

“Ci metto un attimo.”

Ma così non è. Una volta rimasta sola sento un peso opprimente a livello della stomaco. Appoggio entrambe le mani sul bordo del lavello mentre la caffettiera inizia ad emettere suoni arrabbiati. Segno che il caffè è pronto.

Ma non mi importa, in questo momento sto cercando di riprendere il controllo sul mio respiro. Batto un pugno sul lavello, arrabbiata per il mix di sensazioni che sto provando: sono felice, arrabbiata, confusa, incredula…

Ha ripreso a piovere. Troppo presto.

I rumori minacciosi della caffettiera cessano di colpo. Nemmeno il tempo di capire che due mani mi prendono per le spalle e mi fanno girare.

“Sono un verme. Non ho fatto altro che farti soffrire.”

Faccio due respiri profondi e lo guardo.

“Va tutto bene Remus”, un sorriso forzato, “È una cosa mia. Tu non centri, non più ormai.”

Mi scosto prendendo la caffettiera e versando il caffè nelle tazzine, poi gli faccio segno di ritornare di là. Lui è incredulo.

Mentre beviamo inizio a porgli le domande più disparate nel tentativo di dimenticare quello che mi ha detto poco fa. Ma non serve a nulla; lui approfitta di un attimo di silenzio da parte mia per tornare all’attacco.

Tonks, io non posso più evitare l’argomento.” Posa la tazzina sul vassoio accanto alla mia.

Ma non capisce che io non ne voglio parlare?

“Forse è stato un errore venire qui oggi. Ma io dovevo farlo.”

Remus!”, lo blocco. “Sono stata io a dirti di venire a prendere un caffè, non sei stato tu a sbagliare. Probabilmente mi reputavo pronta.”

Silenzio. Lo sento fare un profondo respiro.

“No.”

“No?”

 

So you think you know the answers - Oh no
'Couse the whole world has got you dancing
That's right - I'm telling you
It's time to start believing - Oh yes
Believing who you are: You are a shining star

 

“No. Io ero qui per vedere te.”

Io ero qui per vedere te. Non capisco. Cosa vuole ancora?

“Io non capisco”, dico.

“Avevo bisogno di vederti Tonks.” Pausa. “Ieri ero andato da Molly per farmi dire dove fossi. E ti ho trovata là. Non sai cosa ho provato in quel momento.”

Probabilmente quello che ho provato io, Remus.

“E oggi non sono qui per caso. Avevo bisogno di parlarti.”

Sto pregando, implorando il io cuore di rimanere dentro, di non uscire, di farsi bastare lo spazio che ha.

“Dimmi.” Non so come ho fatto a rispondere rimanendo così calma.

“Non ci girerò intorno e mi spiace se questo ti farà star male nuovamente, ma mi sei mancata.”

Alzo lo sguardo fino ad incrociare il suo.

“Anche tu.” Rispondo. “Ma ormai non ci credo più, Remus. Sto cercando di rifarmi una vita”, continuo amareggiata.

“Anch’io”, mi risponde, “Ma senza te non ci riesco.”

“Nemmeno io, ma non ci credo più. So che scapperai, è nella tua indole.”

Tonks!”, mi chiama alzando la voce e prendendomi una mano.

Inizia a parlare, ma non riesco a sentire una parola di quello che dice: sta farneticando su quanto è stato stupido, sui suoi errori. Gli dispiace avermi fatto soffrire. Ma io non capisco. Da quando mi ha preso la mano, non capisco più nulla. “Io voglio stare con te!”

Questa l’ho capita.

Remus”, mi avvicino a lui, “Lo vorrei anch’io, ma credo sarebbe un errore, un grosso errore crederci nuovamente.”

Mentre parlo, contro la mia volontà mi avvicino sempre di più alle sue labbra fino a sfiorarle.

“Credici”, mi dice una volta separati, “Io ci credo e so che è la cosa giusta. Finalmente l’ho capito. Non posso vivere lontano da te.”

Mi lascio andare contro di lui, completamente avvolta dalle sue forti braccia. Chiudo gli occhi.

“Nemmeno io”, sussurro.

“Ti amo, Tonks.”

Apro gli occhi e salendo leggermente raggiungo nuovamente le sue labbra. “Ti amo.”

Mi perdo nel suo bacio e quando mi poso nuovamente contro di lui, noto con piacere che dentro di me ha smesso di piovere.

 

Say you, say me; say it for always
That's the way it should be
Say you, say me; say it together
Naturally

 

 

THE END

 

Finita.

I ringraziamenti sono d’obbligo. Grazie a chi ha seguito la storia fino a qui e a chi ha commentato.

 

DEBBY 93: non so se si è capito quello che Molly ha detto a Remus, ma in questo capitolo c’è.

Laura: grazie, ma così poi mi monto la testa. XD

Cucciola: felice che tu non mi abbia strozzata.

Rainsoul: No, non credo tu dovessi specificare. So che sarei stata in pericolo se non lo avessi fatto.

Nonna: Una domanda. Felice? XD

 

  
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