Non so se mi infastidisce di più il fatto che abbiano interrotto il mio sogno o che il telefono squilli alle quattro del mattino. Appoggio la cornetta all’orecchio, e i rumori di sottofondo mi suggeriscono già il motivo della chiamata. “Buongiorno capo, mi spiace averla disturbata. Avremmo un indirizzo da comunicarle, se è abbastanza lucida” sospiro lievemente, tirandomi a sedere “Curtazzi, pensavo che ormai sapesse che quando il lavoro chiama io sono sempre lucida” lo ammonisco, con il solito tono che incute timore ai miei sottoposti “certo capo, ma non si può mai sapere. Io non sono a conoscenza di cosa fa lei prima di andare a dormire, perciò potrebbe…” “Curtazzi, l’indirizzo!” blocco subito i suoi sproloqui infilandomi, nel frattempo, i jeans con una mano sola e saltellando sul posto per non cadere.
Non appena ricevo l’indirizzo e il numero civico attacco senza troppe smancerie. Impiego meno tempo del previsto a raggiungere il luogo prefissato, e già da lontano vedo le luci lampeggianti della polizia che rischiarano il cielo ancora scuro.
Parcheggio l’auto e scendo proprio mentre Curtazzi e Genisti mi raggiungono a passo svelto “Cosa abbiamo?” domando, afferrando il caffè che la secondo mi porge “Lo vedrà fra poco” glissa misteriosa. La coda che le lega i capelli biondi è scomposta, e ciuffi sparsi qua e là mi suggeriscono che non sono stata l’unica ad essere svegliata questa mattina. La casa è completamente illuminata, e blocchi di polizia negano l’accesso ai curiosi in pigiama appostati davanti. Un agente alza il nastro per far passare noi tre, per poi lasciarlo ricadere al nostro passaggio.
Già dall’entrata riesco a farmi un quadro di ciò che troverò nell’altra stanza: chiazze di sangue rosso su pavimento e tappeto mi fanno da guida. In salotto gli schizzi sembrano virare al nero, tanto il colore è scuro, e le foto incorniciate che non si sono frantumante cadendo a terra raffigurano una ragazza molto bella che sorride ad ogni obbiettivo, e quella stessa ragazza giace stesa a terra, in una posizione scomposta; una macchia di sangue ingente tutt’attorno. Già ad una prima occhiata è chiaro che la causa della morte è la ferita causata dal foro di pistola in prossimità della clavicola sinistra; l’arma è a qualche metro di distanza, una Glock 30. Guardo Curtazzi in attesa di aggiornamenti.
L’uomo, sulla cinquantina, ormai completamente stempiato, mi si avvicina “Mary Jane, venticinque anni. Viveva da sola. Alcuni vicini ci hanno chiamato quando hanno sentito degli spari provenire dall’abitazione. Nessuno ha visto chi ha sparato, e tutte le strade del quartiere sono bloccate da posti di blocco. Sembra che una renoult si sia allontanata da qui all’ora della sparatoria. I ragazzi al distretto stanno controllando. Stiamo aspettando Handy, ma si presuppone che il colpo fatale sia stato questo” indica il foro sulla schiena, apparentemente senza avere altro da aggiungere.
Ancora accucciato accanto alla donna, appoggia un braccio al ginocchio e mi guarda, in attesa di qualcosa “Si sa chi è stato?” domando, accontentandolo. Curtazzi nega con la testa, ma a parlare è Genisti “i familiari sono stati avvisati, ma non riusciamo a rintracciare il fidanzato” conclude, facendomi capire più di quanto non abbia detto.
Iniziamo subito le indagini, e il coroner riesce a dirmi solo ciò che già sapevo. La balistica conferma, senza troppi colpi di scena, che l’arma che ha sparato il colpo è quella rinvenuta sulla scena del crimine. Cinque agenti vengono subito mandati ad ispezionare la casa della ragazza, ma per l’ennesima volta non abbiamo nulla su cui lavorare.
Genisi si è proposta per parlare con i familiari della vittima, pensando che una donna possa avere più delicatezza in certe questioni. Da dietro il vetro ascolto ciò che hanno da dire, e davanti mi scorrono i visi del padre, della madre, della sorella maggiore e del cognato.
Nessuno sa cosa pensare dell’accaduto, ma quando viene nominato il fidanzato della vittima, Erik, tutti quanti sembrano arrivare alla stessa conclusione. Solo la sorella lo nomina prima di darne la possibilità a noi: “Forse non dovrei dirlo” tentenna “mi sembra di fare la spia. Forse non centra, però…” la voce della donna si affievolisce, e altre lacrime le rigano il volto.
La mia agente la incita a continuare “il suo ragazzo, Erik. Ultimamente litigavano spesso, e lui faceva cose strane” riesce solo a dire, prima di tornare ad avere lo sguardo vuoto con il quale ha risposto fino a poco fa.
“Lei sa per cosa litigavano?” chiede seguendo il protocollo l’agente Genisi, e come poco fa ecco la sorella che riprende possesso di se “no, non me ne parlava, però so che era stressata e non ce la faceva più. Così mi ha detto”
“Perché ha detto che Erik faceva cose strane?” questa volta il terrore negli occhi della sorella mi fa suonare un campanello d’allarme nella testa “So poco di questo, perché Jane se ne vergognava e non ne parlava con nessuno, però pochi giorni fa, dopo che avevano litigato di nuovo, Erik si è presentato a casa di mia sorella. Lo so perché ero lì con lei.
Ha cominciato a suonare al campanello, ma Jane gli ha detto, attraverso la porta, che non voleva parlargli, che c’ero io in casa e preferiva affrontare l’argomento il giorno dopo. È stato allora che Erik ha cominciato a prendere a pugni la porta, intimandola di aprire.
L’ha minacciata, dicendole che sarebbe entrando sfondando la finestra o cose del genere. Alla fine se ne è andato sgommando, ma prima ha urlato contro la casa come un pazzo. Non l’avevo mai visto comportarsi così” conclude l’ultima frase con un moto di puro terrore sul viso, già provato per la perdita della sorella.
Ormai è chiaro come tutti gli indizi portino al suo fidanzato, come confermano le impronte digitali sull’arma e il porto d’armi con cui è stata comprata. Il problema maggiore è, adesso, trovarlo.
Le televisioni locali invadono il parcheggio del distretto già da questa mattina, e adesso cominciano ad arrivare anche le televisioni più importanti. Il sindaco mi ha imposto il silenzio stampa per il solo fatto che vuole essere il primo a lasciare una dichiarazione; infatti non è certo un mistero ciò che è successo.
La foto dell’assassino è su tutti i giornali e in tutte le stazioni di polizia, compresa la più minuscola e dispersa. Non passerà molto tempo prima che riusciremo a prenderlo.
Anche se in effetti Erik ci toglie molta fatica, presentandosi in una stazione a un centinaio di chilometri dalla nostra. Non appena riceviamo la comunicazione ci prepariamo allo scontro con i suoi avvocati, ma anche questo problema non persiste: rinuncia a farsi difendere da qualsiasi avvocato, compreso quello d’ufficio.
Non che faccia una grande differenza, è ovvio, ma sarebbe riuscito a strappare una pena meno severa, forse. Decidiamo di interrogarlo subito, e io resto, come al solito, dietro al vetro ad osservarlo. Questa volta però, di fronte ad Erik c’è Curtazzi.
“Non volevo ucciderla” sono le sue prime parole. “eravamo in crisi ultimamente, e sembrava che non sarebbe durata ancora a lungo la nostra storia” il suo stato d’animo si ripercuote sulla figura sudata, il viso contratto, mentre che si passa una mano fra i capelli
“Io non riuscivo ad accettare la cosa. Quella sera avevamo litigato, e per sfogarmi ero andato al bar, a bere con gli amici” gli occhi persi in quei ricordi “Sono tornato a casa tardi, e forse avevo bevuto troppo. In segreteria c’era un messaggio suo”
Erik scoppia a piangere, singhiozzando sul tavolo lucido nella stanza degli interrogatori. “Jane diceva che non ce la faceva più e che mi stava lasciando. Capisce, per telefono?” Se la situazione non fosse quella che è, proverei un po’ di pena per quell’uomo. Se.
“Forse è stato l’alcool, forse la disperazione all’idea di perderla, so solo che ero in macchina, e più mi avvicinavo a casa sua, più sentivo la rabbia crescere” Il cambiamento d’umore dell’uomo fa insospettire Curtazzi, che mi fa un gesto con la mano. Avverto alcuni agenti di stare pronti davanti alla porta in caso la situazione prenda una brutta piega.
“Lei non poteva lasciarmi così. Avrebbe dovuto dirmelo in faccia, che non voleva più vedermi” le sue parole sono accompagnate con un pungo sferrato sul tavolo. “signore, si calmi o dovrò ammanettarla” lo avverte il mio uomo. Le parole sembrano fare effetto, in parte.
“Avevo una chiave di riserva nel mio mazzo, e ho aperto la porta. Forse ho fatto troppo casino, perché lei stava accendendo le luci in casa. Quando mi ha visto mi ha detto che me ne dovevo andare o avrebbe chiamato la polizia, ma io volevo solo parlarle” la voce di nuovo dolce, al pensiero della sua ragazza.
Le registrazioni saranno un problema, in aula: il suo avvocato, se se lo saprà giocare, lo farà interdire. Non in grado di intendere e di volere, ecco come lo giudicheranno. Forse ha un problema di scatti d’ira, forse soffre di personalità doppia o quella roba lì, o forse è un bravo attore che sa a cosa sta andando incontro, fatto sta che potrebbe passare in carcere meno tempo del dovuto.
“Le ho spiegato che l’amavo, e che volevo sentirle dire il contrario, ma Jane ha insistito col dire che mi avrebbe denunciato e tutte quelle balle lì. Sapevo che non ne era capace, così le ho dato una spinta ad aprire gli occhi, mostrandole la pistola” anche Curtazzi rimane interdetto
“Come voleva aprirle gli occhi?”. La spiegazione, talmente semplice da dare i brividi, fa calare il silenzio nella stanza interrogatori: “quando si ha paura, tutto ti è più chiaro. Se Jane avesse visto la pistola, avrebbe capito che l’unica cosa che importava ero io” il sorriso innocente viene rimpiazzato, nuovamente, da una smorfia di odio
“Ma lei no! Ha detto che ero pazzo se credevo che l’avrei convinta. Ma lei mi apparteneva, non aveva nessun diritto di lasciarmi. Così ho sparato, per convincerla, ma lei è caduta a terra. Devo aver sbagliato mira, ero distrutto dal dolore, ma avevo capito cosa avevo fatto, e non potevo rimanere lì. Mi avrebbero accusato del suo omicidio, e io non posso averla uccisa, non intenzionalmente, perché l’amavo”
La frase sconnessa mi penetra nella testa, squarciandola in mille pezzi. Poco prima di disattivare l’audio dalla sala interrogatori, però, sento la sua ultima frase: “Lei era l’unica donna che ho amato veramente, in tutta la mia vita”. Premo il pulsante e distolgo lo sguardo dalla stanzetta, nauseata.
Se ami davvero una persona la lasci andare
Note dell’autrice:
Se ami davvero una persona la lasci andare. Credo che sia la frase più significativa. Non credo che ciò che ho scritto sia molto diverso dalla realtà, e questo mi fa pensare. Come ragazza vorrei davvero che tutto questo finisse, e non parlo solo per me, ma anche per tutte le mamme, per tutti i padri, per tutti quelli che hanno paura di sentire ancora la stessa storia, per chi ha paura che la vittima sia qualcuno che conosce. Non è molto quello che ho fatto, non è nulla, anzi, però è un grido che andrebbe ascoltato, e vorrei che altre persone lo seguissero. Volevo solo che tutte queste donne, ragazze, bambine morte per quello che viene definito amore abbiano giustizia, e che finalmente venga fatto qualcosa per loro. Ogni fatto, luogo o nome di persona nel mio scritto è di pura fantasia, e qualsiasi collegamento a fatti o persone realmente esistenti è puramente casuale, però ci sono nomi che non sono frutto della mia fantasia. Nel 2012 centotre donne sono state uccise, nel 2013, attualmente, ne sono state uccise trentadue(scusate se i dati non sono aggiornati) solo in Italia. Io vorrei che questa lista la leggeste tutta, completamente, senza saltare neppure un nome, guardate gli anni di ognuna. Vi ringrazio per avere letto, chiedo scusa se ho ferito la sensibilità di qualche lettore, e vi lascio all’immensa lista di persone, qui sotto.
Mami
2012
Lenuta Lazar, 31 anni
Yuezhu Chen, 20 anni
Antonella Riotino, 21 anni
Antonia Azzolini, 66 anni
Fabiola Speranza, 45 anni
Nunzia Rindinella, 78 anni
Stefania Mighali, 39 anni Daniela, 8 anni
Rosetta Trovato, 38 anni
Grazyna Tarkowska, 46 anni
Enzina Cappuccio, 34 anni
Sharna Gafur, 18 anni
Maura Carta, 58 anni
Leda Corbelli, 65 anni
Cristina Marian, 23 anni
Domenica Menna, 24 anni
Elda Tiberio, 93 anni
Loveth Eward, 22 anni
Ave Ferraguti, 72 anni
Rosanna Siciliano, 37 anni
Immigrata africana, 25 anni
Antonia Bianco, 43 anni
Nike Adekunle, 20 anni
Edyta Kozakiewicz, 39 anni
Tommasina Ugolotti, 77 anni
Wally Urbini, 88 anni
Fernanda Frati, 70 anni
Elisabeth Sacchiano, 73 anni
Qiaoli Hu, 39 anni
Brunella Cock, 30 anni
Patrizia Klear, 31 anni
Gabriella Lanza, 49 anni
Gabriella Falzoni, 51 anni
Francesca Alleruzzo, 45 anni
Chiara Matalone, 19 anni
Anna Cappilli, 81 anni
Esmeralda Encalada, 49 anni
Maria Diviccaro, 62 anni Maria
Strafile, 65 anni
Rita Pullara, 64 anni
Concetta Milone, 77 anni
Annamaria Pinto, 50 anni
Hane Gjelaj, 46 anni
Carmela Iamundi, 52 anni
Alfina Grande, 44 anni
Camilla Auciello, 35 anni
Gianna Toni, 50 anni
Giacomina Zanchetta, 67 anni
Tiziana Olivieri, 40 anni
Rosa Genovese, 26 anni
Vanessa Scialfa, 20 anni
Antonietta Giarrusso, 65 anni
Pierina Baudino, 82 anni
Matilde Passa, 63 anni Carmela
Russi, 36 anni
Rosa Amoroso, 80 anni
Mariana Marku, 30 anni
Giovanna Sfoglietta, 82 anni
Julissa Feliciano, 26 anni
Alessandra Cubeddo, 36 anni
Donna dominicana, 31 anni
Maria Enza Anicito, 42 anni
Kaur Balwinde, 27 anni
Sabrina Blotti, 44 anni Claudia
Benca, 23 anni
Rosina Lavrencic, 60 anni
Marika Sjakste, 29 anni
Alena Tyutyunikova, 12 giugno
2012
Franca Lo Iacono, 61 anni
Erna Pirpamer, 32 anni
Jasvyr, 32 anni Jaspreet, 7 anni
Raachida Lakhdimi, 37 anni
Stefania Cancelliere, 39 anni
Anna Gombia, 75 anni
Alessandra Sorrentino, 26 anni
Antonina Nieli, 26 anni
Donna 80enne
Maria Anastasi, 39 anni
Lyzbeth Zambrano, 30 anni
Clara Comellini, 88 anni
Mariangela Panarotto, 61 anni
Francesca Scarano, 41 anni
Samantha Comelli, 30 anni
Sandra Lunardini, 47 anni
Anna Iozzino, età imprecisata
Lisetta Bardini, 74 anni
Iolanda di Natale, 73 anni
Loredana Vanoi, 60 anni
Bruna Giannotti, 80 anni
Mariola Hoxha, 32 anni
Laila Mastari, 24 anni
Sebastiana Corpora, 68 anni
Pasquina di Mascio, 65 anni
Svetla Fileva, 30 anni
Maria Teresa Campora, 40 anni
Alessia Francesca Simonetta, 25
anni
Carmela Popolato, 79 anni
Erica Ferrazza, 29 anni
Donna nigeriana, 30 anni
Vincenzina Scorzo, 56 anni
Carmela Petrucci, 17 anni
Cindy Vanessa Candela Arroyo, 25
anni
Antonietta Paparo, 36 anni
2013
24 gennaio 2013,
Vercelli Domika Xhafa 47
anni
18 gennaio 2013,
Bernareggio (Monza e Brianza) Antonia Stanghellini 47 anni
17 gennaio 2013,
L’Aquila Boshti Hrjeta 36
anni
27 febbraio 2013,
Rieti Katharina
Diepenbruck 38 anni
24 febbraio 2013,
Budrio (Bologna) Jamila Assafa 31
anni
11 febbraio 2013,
Napoli Giuseppina Di Fraia 52
anni
3 febbraio 2013,
Dolianova, (Cagliari) Giuseppina Boi 87 anni
3 febbraio 2013,
Casal di Principe (Caserta) Olayemi Favour 24 anni
27 marzo 2013, Porto
Recanati (Macerata) Anna Maria Gandolfi 57 anni
2 marzo 2013, Attimis
(Udine) Denise Fernella
Graham 43 anni
18 aprile 2013,
Acilia (Roma) Michela
Fioretti 41 anni
16 aprile 2013,
Montebelluna (Treviso) Denise Morello 22 anni
7 aprile 2013,
Marcelli di Numana (Ancona) Adriana Mihaela Simion 26 anni
6 aprile 2013,
Cisterna (Latina) Francesca Di
Grazia e Martina
Incocciati 56 e 19 anni
1 aprile 2013,
Ravenna Adela Simona Andro 35
anni
27 maggio, Porto Recanati Anna Maria Gandolfi, 57 anni
24 maggio 2013,
Corigliano Calabro (Cosenza) Fabiana Luzzi 15 anni
24 maggio 2013,
Guardamiglio (Lodi) Angelica Timis 35 anni
22 maggio 2013,
Cadoneghe (Padova) Silvana Cassol 50 anni
15 maggio 2013,
Palermo Erika Piechulska e Micaela Gauril entrambe 34
anni
11 maggio 2013, Poggiomrino (Napoli) Erika 23 anni
4 maggo 2013,Reggio Calabria Immacolata Rumi, 53 anni
3 maggio 2013,
Acilia (Roma) Chiara Di
Vita 28 anni
2 maggio 2013, Roma Alessandra Iacullo 30 anni
2 maggio 2013,
Castagneto Carducci (Livorno) Ilaria Leone 19 anni
25 giugno 2013, Ravanusa ( Agrigento) Giovanna Longo, 60 anni
21 giugno 2013, Benevento Raffaella Ranauro, 41 anni
18 giugno 2013, Foligno ( Perugia) Sandita Monteanu, 38 anni
13 Giugno 2013, Conselve ( Padova) Chiara Bernardi, 25 anni
8 giugno 2013, Bologna Silvia Caramazza, 39 anni
9 luglio, Landriano, nel Pavese Tiziana Rizzi, 36 anni
10 luglio, Palermo Rosi Bonanno, 26 anni