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Autore: Pikky    17/07/2013    4 recensioni
Roma, 73 d.C.
Sophia giunge a Roma da schiava. Ha un doloroso passato da donna libera da dimenticare, se vuole adeguarsi subito alla sua nuova condizione. Viene acquistata da un giovane patrizio, Lucio. Senza nemmeno accorgersene si innamorerà di lui, e quando se ne renderà conto sarà troppo tardi. Le diverse condizioni sociali li dividono, ma sarà l’amore in grado di unirli? Ma soprattutto, sono solo quelle a separarli o c’è qualcun altro a cui un loro eventuale amore risulterebbe dannoso?
[Prima classificata al contest 'Impossible Love' indetto da Gely_9_5 sul Forum di Efp]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità greco/romana
Capitoli:
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Schiavi d’amore

 

 

IV

Passarono i mesi, e il giorno del matrimonio di Lucio arrivò velocemente.

Furono mesi felici, anche con quella scadenza che incombeva, proprio perché Lucio e Sophia non la vivevano come tale. Non sarebbe cambiato nulla, tra loro; avrebbero continuato ad amarsi, con discrezione, come facevano tutti.

Avrebbero rispettato quell’implicita regola aurea che regnava in gran parte dei matrimoni e delle relazioni dell’Impero.

Il loro amore era troppo forte per rinunciarvi.

Sophia aveva trovato in esso una nuova ragione di vita che l’aveva aiutata a superare il proprio passato, dimenticandone le parti più brutte e serbando quelle più belle. Non si preoccupava troppo di quello che sarebbe successo in futuro perché Lucio le aveva accertato che tra loro non sarebbe cambiato nulla, e nelle sue parole aveva colto assoluta sincerità. Lucio l’amava davvero, per quanto all’inizio avesse fatto fatica a capacitarsene perché proprio non capiva cosa avesse potuto trovare in una semplice schiava come lei.

Il giorno del matrimonio, il ragazzo richiese esplicitamente lei per aiutarlo a vestirsi e a drappeggiare la toga intorno al corpo. Sophia aveva accettato senza opporre resistenza, perché restava comunque una sua schiava, ma non aveva compreso perché avesse voluto proprio lei.

– Ci ho pensato a lungo – le annunciò Lucio non appena lei ebbe finito di vestirlo. – Ho trovato una soluzione definitiva. Certo, non sarà facile, ma…

– Che cosa vai dicendo, Lucio? – gli domandò Sophia. Ormai aveva smesso di chiamarlo dominus da tempo, quando erano in privato. – L’abbiamo già trovata una soluzione.

– Sì, ma quella che ho in mente io è migliore! – esclamò, afferrandola per le spalle. – Sono stato uno stupido a non pensarci prima… Dopo che sarò sposato e mio padre soddisfatto della mia unione, perorerò la tua causa. Cercando di mostrarmi disinteressato, s’intende… Gli suggerirò di concederti la libertà con la manumissio. E una volta che l’avrai ottenuta, divorzierò e ce ne andremo da qui. Daremo scandalo, ma almeno saremo felici e potremo vivere il nostro amore alla luce del sole.

Sophia rimase a bocca aperta. Non ci aveva mai pensato. Sbatté gli occhi più volte, mentre la sua mente elaborava le parole che Lucio aveva appena pronunciato. Sarebbe tornata libera e avrebbe vissuto accanto all’uomo che amava.

– Dici sul serio? – fu in grado di dire, soltanto. In tutta risposta, Lucio la baciò con passione e Sophia ricambiò con altrettanto ardore.

– Sarebbe bellissimo, per noi… Ma… Sarebbe terribile, per te. Per la tua reputazione, per quella tua famiglia, per la tua carriera politica… Ne sei davvero sicuro? – domandò la ragazza, non appena si separarono. Era felice per quel nuovo sviluppo, ma voleva assicurarsi che Lucio avesse calcolato tutti i rischi.

– Sì, ne sono certo. Non sarà una soluzione immediata, me ne rendo conto, ma non voglio nemmeno continuare a incontrarti di nascosto da tutto e da tutti per sempre. Non mi importa di quello che succederà. Voglio averti accanto a me come donna libera, come moglie, non come una schiava. Non è quello che ti meriti, non è quello che meritiamo – rispose Lucio. – Ti avevo detto che avremmo trovato un modo, ed è questo.

Sophia non sapeva cosa dire. Qualsiasi parola sarebbe stata superflua. Con gli occhi lucidi, si sporse verso di lui e lo baciò con dolcezza.

– Ti amo – gli sussurrò poi, con un sorriso.

– Anche io ti amo, Sophia – disse lui di rimando, prima di stringerla di nuovo tra le proprie braccia.

I due amanti rimasero abbracciati a lungo, beandosi di quel contatto e di quella nuova prospettiva di vita. Avrebbero coronato il loro sogno, e il loro amore non sarebbe stato più impossibile.

Ignoravano però che qualcuno avesse assistito a quella scena dall’inizio alla fine, da dietro la tenda che celava l’uscio della stanza di Lucio.

Ignoravano che, a quelle parole che avevano reso così felice Sophia, questi fosse inorridito e avesse maledetto il giorno in cui il ragazzo aveva portato a casa quella schiava.

Ignoravano che il senatore Tito avesse in mente altri piani, per loro.

 

L’uomo convocò Sophia nel proprio tablinum qualche giorno dopo.

– So tutto – le annunciò, senza troppi preamboli. – So che razza di idee hai messo in testa a mio figlio, non so se volontariamente o meno. Vi ho sentiti, prima del matrimonio – spiegò dunque, giusto per chiarire ogni dubbio.

Sophia impallidì. Quando era stata chiamata, aveva pensato di doversi occupare delle solite faccende, non che il padre di Lucio avesse scoperto la loro relazione e che ovviamente non ne fosse felice. Cosa sarebbe successo, ora? L’avrebbe punita? L’avrebbe rivenduta? L’avrebbe uccisa?

Rimase in silenzio, per timore di peggiorare le cose.

– Ho pensato a lungo a cosa fare. Devo allontanarti da lui, questo è palese. Ho dovuto scegliere tra molte possibilità e sono giunto a quella che credo reputerai l’opzione migliore sia per me che per te, ne sono certo – iniziò a spiegare dunque.

– E quale sarebbe, dominus? – squittì Sophia, stringendosi le braccia attorno al corpo, sentendo improvvisamente freddo.

– Ti concederò la manumissio. Non sono un uomo crudele (1). In cambio, però, tu dovrai andartene. E non intendo solo da questa casa; dovrai andartene da Roma. Ti darò del denaro, così ti semplificherò le cose – rispose l’uomo.

Sophia doveva aspettarselo, ma non se la sentiva di accettare. – Non sono in vendita – disse debolmente. Nel momento stesso in cui udì le proprie parole, capì di averle scelte male.

– E invece sì che lo sei, è questo il punto. Tu sei solo una schiava, sei solo una merce. Mi reputo un uomo magnanimo e quindi ti ho offerto la possibilità di andartene di tua spontanea volontà, e l’afferrerai al volo quando udirai cosa ti accadrà altrimenti – ribatté Tito, sfoderando la propria astuzia. In quanto senatore, era abile ad usare le parole e a persuadere le persone, e con gli anni aveva affinato le proprie capacità oratorie.

Cosa… cosa mi accadrà, dominus? – domandò Sophia, timorosa. Deglutì a fatica. Non sapeva cosa aspettarsi.

– Se non accetterai, ti venderò – le dichiarò Tito, con una semplicità a tratti disarmante. – Ti venderò al peggior lupanare di Roma, dove intratterrai uomini del tuo rango fino allo sfinimento. Fino alla morte – proseguì dunque, con un sorriso felino. – È la sorte peggiore che ti possa capitare, e io mi accerterò che sia davvero tale.

Sophia serrò gli occhi, disgustata da quella prospettiva. Tempo prima, quando era stata svuotata di ogni ragione di vita fino a perdere la propria dignità, non le sarebbe importato. Ma ora… Avrebbe preferito morire, piuttosto. E lo avrebbe fatto, si sarebbe tolta la vita da sola, se non fosse stato per la creatura che aveva iniziato a crescere nel suo grembo. Se n’era accorta dopo il matrimonio, realizzando improvvisamente che era ormai da più di due mesi che il suo ciclo mancava di presentarsi. E il motivo poteva essere uno solo. Non l’aveva ancora detto a nessuno, anche perché non aveva ancora deciso cosa fare. Aveva preso in considerazione l’ipotesi di fuggire, per paura che il padre di Lucio scoprisse tutto e vendesse sia lei che suo figlio.

– Accetto la tua proposta, dominus – decretò dunque, facendo appello a tutta la propria forza di volontà.

– Sapevo ti saresti mostrata ragionevole – disse Tito, soddisfatto. – E visto che sei stata subito arrendevole, ti farò un’altra proposta. È da poco morto un mio liberto che si occupava di una mia villa a Pompei, e non ho idea di come rimpiazzarlo. Tu saresti perfetta, ho visto come ti destreggi bene nel tablinum. E poi potrei tenerti d’occhio e accertarmi che tu stia davvero alla larga da mio figlio. Potrebbe sempre venirti qualche strana idea di contattarlo, e non posso consentirlo – propose infine. Già che c’era, voleva trarre qualcosa di utile per sé, da quella situazione. (2)

– Accetto anche questo, dominus – assentì Sophia. – Un impiego del genere e quindi anche una dimora potrebbero farmi comodo – argomentò. Ora era il suo turno di fare rivelazioni. Trasse un respiro profondo e annunciò: – Aspetto un figlio.

Guardò con la coda dell’occhio il senatore e vide scomparire dal suo viso quell’atteggiamento di disprezzo e superiorità che aveva assunto fin dall’inizio del loro colloquio.

– Lucio lo sa? – chiese, serio.

Sophia scosse la testa, in tutta risposta.

– E non dovrà saperlo – decretò l’uomo. – Potrebbe fare qualche pazzia e gettare fango sulla nostra gens, e questo non lo posso permettere. È per questo che devi andare via, capisci? L’amore che prova per te l’ha accecato al punto che non pensa più al bene della nostra famiglia, alla nostra reputazione! – spiegò quindi, cambiando completamente atteggiamento. Stava rivolgendosi a lei come una persona del suo rango, anziché trattarla come la sua schiava.

Sophia annuì, e Tito proseguì: – Gli dirò che sei scappata. È meglio così. Se restassi e qualcuno scoprisse la vostra relazione, potrebbe usarla contro di lui. Ha già iniziato il cursus honorum (3) e diventerà senatore, un giorno, e la nostra famiglia ha dei nemici disposti ad usare ogni arma per oscurarci.

Quelle parole fecero impallidire Sophia. Aveva visto fin troppo bene le estreme conseguenze dell’avere nemici di famiglia, e non voleva essere costretta ad assistere di nuovo ad un simile scempio, men che meno sapendo che sarebbe successo a causa sua. Se Lucio avesse fatto la fine di Alèxandros non se lo sarebbe mai perdonata, e lei non poteva permetterlo.

Si convinse che stava agendo per il bene di Lucio e della sua famiglia, sebbene le costasse molto. Stava rinunciando al proprio sogno d’amore, ad una vita felice accanto alla persona che amava, ma lo stava facendo per una giusta causa, per non metterlo in pericolo. Sperò che crescere il figlio che portava in grembo l’avrebbe aiutata a riempire quel vuoto che già iniziava ad avvertire al centro del petto.

Quando si ritirò nella propria stanza, tempo dopo, dette sfogo a tutte le sue lacrime.

Non avrebbe mai più rivisto Lucio.

Il loro amore impossibile era finito, e ora lei avrebbe vissuto il resto dei propri giorni separata da lui.

 

 

Note

(1)  So che può sembrare un paradosso, ma è così. Per quel poco che appare, Tito è un uomo buono a cui l’onore della famiglia sta a cuore e per il quale farebbe di tutto. Se qualcuno ha letto la mia one-shot su Paolo e Francesca, sempre in questa sezione, sa che non mi piace rendere gli antagonisti troppo cattivi, e così ho fatto anche questa volta. Insomma, anche i cattivi hanno un lato umano e alcune serie tv (‘Once Upon a Time’ in primis) lo insegnano molto bene.

(2)  Anche questa decisione può sembrare strana, ma mi sono detta che in fondo i Romani hanno sempre avuto una mentalità utilitaristica, quindi ho optato per questa soluzione. Mi serviva a fini narrativi, come capirete nel prossimo capitolo.

(3)  Il cursus honorum era il percorso obbligatorio per chiunque volesse intraprendere la carriera politica; era costituito da tappe ben scandite, ognuna corrispondente ad una carica precisa. Man mano che si avanzava le cariche aumentavano di prestigio.

 

Eccomi qui anche con il quarto capitolo. Non mi soddisfa granché, ma sarete voi a giudicare. Spero di essere stata abbastanza attendibile dal punto di vista storico; il contest a cui la storia ha partecipato prevedeva un amore impossibile con degli ostacoli, e quindi ho costruito la trama a questo modo. Spero vi piaccia^^

Il prossimo capitolo sarà l’ultimo; sto pensando alla possibilità di scrivere un breve epilogo, ma vi parlerò meglio di questa idea quando pubblicherò il quinto capitolo, entro la fine della settimana, dato che poi domenica parto.

Ringrazio ancora chi ha letto lo scorso capitolo, chi ha recensito e chi mi ha inserita tra le seguite/preferite/ricordate.

A presto^^

Sara

   
 
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