Capitolo 18
Rose si svegliò in preda
ad atroci dolori alla schiena.
Doveva aver sbattuto contro qualcosa. Si mise a sederea fatica,
massaggiandosi
la tempia. Scorpius era seduto accanto a lei, e sorrideva.
Non un sorriso vero, però.
Era di nuovo quel sorriso, lo
stesso di cinque anni prima, che le aveva rivolto durante il loro
incontro
notturno. Un sorriso amaro, che assomigliava tanto a una smorfia che
avrebbe
fatto qualcuno con del cioccolato amaro in bocca.
-Che è successo?
– chiese, allarmata. Di solito quel sorriso
non annunciava nulla di buono. Scorpius accennò una risata
stanca e la
rassicurò subito.
-Nulla Rosy. Caspita, ormai mi
conosci fin troppo bene… -
mormorò, sorridendo – nulla. Dobbiamo andare.
Diana ha deciso di aiutarci. Non
so come, ma quell’idiota di Potter è riuscito a
convincerla.
-Non chiamarlo così
– lo rimproverò. Scorpius la zittì con
un’occhiataccia. Rose avrebbe tanto voluto sfuriare per il
modo in cui aveva
osato zittirla, ma era troppo stanca anche per quello.
Si alzò a fatica,
stringendosi nel pesante maglione nero che
indossava. Scorpius si diresse fuori dalla caverna e lei lo
seguì. Fuori Albus
stava discutendo animatamente con una ragazza meravigliosa dai lunghi
capelli
neri. Doveva essere Diana. Nessun comune mortale poteva sperare di
arrivare a
raggiungere la perfezione, che quella mora trasudava da tutti i pori.
-Non c’è tempo
per questi capricci, Diana! – stava urlando
Albus – dobbiamo arrivare al più presto al fronte,
prima che i Demoni
raggiungano Hogwarts! Dobbiamo smaterializzarci – Diana
però rimase impassibile,
alzò gli occhi al cielo e sbuffò, come se stesse
parlando come un bambino che
si ostinava a non capire un concetto elementare.
Albus se ne accorse e strinse i pugni
dalla rabbia. Rose
sgranò gli occhi quando vide un alone di magia nera formarsi
intorno alle mani
del cugino. Anche Diana se ne accorse e ghignò maliziosa.
Solo
allora Rose si accorse che gli occhi dell’Angelo erano dello
stesso colore
della notte più scura.
-Senti Albus, lo vuoi il mio aiuto
sì o no? – chiese Diana.
Albus si costrinse ad annuire dopo un’occhiata di Scorpius,
ma non rilassò i
pugni. Diana allora battè le mani come una bambina che ha
appena aperto il suo
regalo di Natale trovandoci quello che desiderava.
-Dovremmo arrivare sul campo di
battaglia con quella?!? –
esclamò scandalizzato Scorpius, quando vide il mezzo di
trasporto sul quale
Diana aveva intenzione di viaggiare.
Era una barca a vela lunga quindici
metri e larga otto, in
legno di quercia. Sulla prua, in nero, era stato dipinto il nome della
barca
“La regina dei cieli”. Sulla vela Scorpius
riconobbe il simbolo degli Angeli,
una spada con la punta rivolta verso il basso intrecciata ad una rosa.
-Questa barca è stata
creata da uno dei primi Venerabili,
che l’aveva impregnata della sua magia per farla volare, da
poter in questo
modo seguire il suo Angelo quando viaggiava in volo. Il tempo su questa
barca
scorre diversamente. Ci metteremo una giornata ad arrivare, ma in
realtà non
saranno trascorse più di due ore. Ho bisogno di parlare
attentamente con il tuo
Angelo, Albus, e di esaminare la situazione.
Diana scoccò
un’occhiata di rimprovero ad Albus, che abbassò
lo sguardo.
-Perciò questo non
è affatto un capriccio.
Scorpius si diresse nella cabina del
comandante, dove Diana
lo stava aspettando. L’Angelo era seduto scompostamente sulla
sedia della
scrivania, con i piedi sul tavolo in legno.
Scorpius aveva paura di quella
ragazza dall’aspetto
lontanamente dark. Sapeva di essere più potente di lei per
quanto riguardava la
forza, ma l’esperienza e la conoscenza di Diana la portavano
su un altro piano
rispetto a lui.
-Allora.. –
cominciò Diana, senza neanche guardarlo – chiudi
la porta e iniziamo. Tu sei Scorpius, giusto?
Il biondo annuì. la ragazza
sorrise amaramente.
-Un nome appropriato per un Angelo.
La costellazione dello
Scorpione… - mormorò tra sé e
sé – dimmi, quanti anni hai? Quattordici?
–
Scorpius ghignò malevolo e incrociò le braccia.
-Sedici – rispose. Diana
parve sorpresa, poi inarcò un
sopracciglio. Sembrava soddisfatta ma anche spaventata.
-Quindi se più potente di
me. Interessante… ma non credo che
andrai molto lontano, ragazzo mio, se continui a incanalare la tua
magia nel
mostro che ti graffia il petto – Scorpius sgranò
gli occhi e chiese spiegazioni.
-Fen non ti ha detto nulla, vero?
Raccontami – lo incitò.
Così Scorpius le raccontò tutto: quando aveva
scoperto di essere un Angelo,
come era stato felice quando aveva scoperto che Rose era la sua Custode
e Albus
il suo Venerabile, l’addestramento di Fen. Fino a concludere
con il tradimento
di Albus.
-Così – disse
l’Angelo, mentre aggrottava la fronte cercando
di assimilare tutte le informazioni – Fen aveva intenzione di
sacrificarti per
riportare in vita Perseus ed Eltanin? Non mi sorprende,
anch’io avrei fatto lo
stesso. Con una minaccia come quella dei Demoni, non avrei perso tempo
nemmeno
ad addestrare la tua Custode. Ti avrei sacrificato e basta.
-Ti ringrazio –
sbottò Scorpius, arricciando il naso. Diana
si strinse nelle spalle.
-Ragazzo mio, per quanto tu sia
potente, nessun Angelo potrà
mai eguagliare la forza dei Primi. Perseus ed Eltanin avrebbero
distrutto in un
attimo i Demoni e Fen non si sarebbe dovuto preoccupare oltre. Invece
il tuo
Venerabile ha parlato, rivelandoti il piano del mago, e mandando tutto
a monte.
-Già –
confermò Scorpius, stringendo i pugni – quel
viscido
doppiogiochista…. – Diana alzò un
sopracciglio e alzò gli occhi al cielo.
-Più sono potenti
più sono capricciosi – sospirò lei
– scommetto
che non hai lasciato ad Albus il tempo di spiegare vero? I Venerabili
sono
stretti in un Patto di ferro che li lega a Fen. Dopotutto, è
stato lui ad
addestrare il primo di loro, quando tutti lo consideravano un mostro.
Non
possono né cambiare fazione in guerra né far lui
un torto, anche se si tratta
della semplice rivelazione del più stupido dei segreti.
Pena, la morte.
Scorpius sgranò gli occhi,
ritrovando il suo equilibrio.
Albus non lo aveva tradito. Era stato costretto a tradirlo, alla fine
però gli
aveva rivelato tutto, mettendo a rischio la sua stessa vita.
-Probabilmente Fen aveva deciso di
dirti tutto, per questo
Albus è ancora vivo – constatò la
ragazza.
Scorpius annuì, e la
ringraziò. Poi le chiese come aveva fatto a carpire il
mostro che dimorava nel
suo petto.
-Io so leggere le Aure. Suppongo che
Fen non ti abbia
spiegato nemmeno questo, perciò inizierò
dall’origine. Noi Angeli abbiamo due
tipi di magia: lo In, che usiamo per portare a termine le magie
più semplici e
benevole, e lo An, che invece è il nostro potere nascosto,
travolgente e
distruttivo. Ognuno di noi incanala questi due tipi di magie in diverse
emozioni o in immagini. Io, ad esempio, incanalo lo In
nell’immagine del mio
Venerabile Luis – la sua sicurezza vacillò un
attimo – e lo An nel mio odio per
i Demoni, nella mia ricerca di vendetta – strinse i pugni e
una luce verde
illuminò la stanza, donandole un’atmosfera
spettrale.
-Questi due tipi di magia formano
l’Aura di ogni Angelo.
Imparando a leggerla, si possono apprendere diverse informazioni. Tu
incanali
il tuo In nell’immagine di tua madre, e lo An nella rabbia
che ti porti dietro
verso l’intera umanità, che ti ha disprezzato da
quando eri bambino. Odiandoti,
trattandoti come un mostro, esiliandoti nella solitudine… -
Scorpius si tappò
le orecchie, mentre le orribili immagini della sua infanzia correvano
davanti
ai suoi occhi.
-Capisci ora, Scorpius? Saper leggere
le Aure è importante
per un Angelo, perché è da questo che deriva uno
dei nostri più grandi e
temibili poteri. Noi leggiamo l’ animo umano, percependone i
suoi meandri più
profondi e nascosti. Sappiamo torturare anche solo con le parole,
portando le
persone alla completa disperazione. Per quanto me ne vergogni, questa
capacità
mi stata utile più di una volta.
-Vuoi dire che quando vedo mia madre
nella mia mente…
-È solo
un’immagine, una materializzazione della tua magia,
nulla di più. Un vago ricordo che impersona lo In
– spiegò Diana. Scorpius
abbassò lo sguardo.
Un vago ricordo. Solo questo.
Un’immagine vacua di sua
madre, che per colpa sua, per dare alla luce un Angelo dannato, aveva
perso la
vita.
-Non ti crucciare – disse
Diana, leggendogli nel pensiero –
anch’io ho perso mio padre per questa stupida regola. So che
fa male. Ma non ti
devi abbandonare alla disperazione. E ora chiamami la tua Custode, ho
bisogno
di scambiare due chiacchiere anche con lei.
Rose avanzò incerta verso
la scrivania dove era seduta
Diana. Aveva visto l’aria sconvolta di Scorpius quando era
tornato dalla
“chiacchierata” con lei, e non era affatto
tranquilla. Poche erano le cose che
riuscivano a sconvolgere il suo biondo amico. L’unica cosa
buona era che
Scorpius aveva fatto pace con Albus. Alla loro maniera però.
Rose avrebbe giurato di non aver mai
visto un Serpeverde chiedere
scusa. Scorpius aveva chiesto scusa a suo cugino con un cenno, che
Albus aveva
accettato. Genio chi li capisce.
-Avvicinati, non mordo mica
– disse Diana con un sorriso
stanco – Rose giusto? Volevo semplicemente chiederti se
volevi farmi qualche domanda
– Rose annuì. qualche domanda ce l’aveva
eccome.
-Un po’, in
realtà – confessò, sorridendo
– tu sai leggere
le Aure, giusto? Allora perché io non riesco a usare la
magia manuale? Insomma,
sono talmente incapace che mi stupisco ogni volta che Scorpius mi abbia
scelta…
Dov’è la tua Custode? E se posso chiederlo, quanti
anni hai?
Diana sorrise dolcemente. Quella
ragazzina le ricordava
tanto Seira, la sua Custode…
-Perché è
difficile usarla, soprattutto per chi è alle prime
armi. Abbi pazienza e fai esercizio. Scorpius non ti ha
“scelto”.
Semplicemente, il forte sentimento che ti lega a lui ha fatto in modo
che
diventassi la sua Custode. La mia Custode è morta due anni
fa nel proteggermi
in una missione per cercare di recuperare il mio Venerabile. E ho
centoventiquattro
anni.
Rose rimase senza fiato. Avrebbe
voluto dire qualcosa, ma
un’esplosione proveniente da fuori la fece sobbalzare. Le due
ragazze si
precipitarono fuori.
-Siamo arrivati –
annunciò spettralmente Albus. Rose deglutì
e tirò fuori i suoi fidati coltelli, mentre osservava nubi
rosse come il sangue
innalzarsi verso il cielo, rompendo la sua perfetta armonia.
Lo so, è un ritardo pazzesco, e non ho scusanti. Sono stata due settimane (per il tempo brutto da una sono diventate due) e poi…. Avevo da fare. scusate ancora, ma non so se riprenderò i tempi di prima. In realtà non so nemmeno se concluderò questa storia, avendola iniziata come un esperimento e nient’altro. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, grazie a tutti.
I
commenti sono sempre graditi, anche se negativi.
Alla prossima :-*