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Autore: Astry_1971    29/01/2008    13 recensioni
"In tutto il mondo magico, non esisteva un Pozionista capace come il suo ex insegnante, nessuno era stato mai in grado di eguagliarlo.
Se c’era un mago in grado di salvare suo figlio, questo era lui, e il fatto che fosse morto non era un motivo sufficiente per rassegnarsi."
Questa storia è stata scritta sull'onda dell'emozione suscitata dagli avvenimenti dell'ultimo libro. Ho sentito il bisogno di restituire ad una persona speciale, quello che la Rowling ha voluto negargli.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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ladymarie: non sai quanto mi incoraggiano le tue parole, sono felice che nonostante la “batosta” della morte di Harry, questo capitolo sia comunque piaciuto.
potterina_88_: l’amore, è esattamente il fulcro di questa storia e non solo quello di Harry per suo figlio, ma non dirò altro per ora, capirai più avanti a cosa mi riferisco. E già, Severus non è affatto un’anima nera ed io sono orgogliosa di essere fra quelle che hanno creduto alla sua innocenza anche quando tutto sembrava contro di lui.
Rotavirus: che posso dire, se non che adoro Severus quando si arrabbia?
SakiJune: vado avanti così? Ahahah! Vuoi che ammazzo qualcun altro?
Dracotta: grazie, spero che continuerai a seguire questa storia con la stessa passione fino alla fine.
Kagura92: oh, beh, in realtà siamo in tante a ricordarci di lui, e in molte non abbiamo dovuto aspettare le rivelazioni dell’ultimo libro per amare Severus. Eheheh, si, in effetti Harry è l’eroe, non possiamo lasciarlo morto, ti pare? Come ha detto il mio Severus, lui non vorrebbe indietro la sua vita al prezzo di quella di Harry, ma… chissà? Ne succedono di cose nel mondo della magia.
iaco:grazie anche a te, fedele lettore, spero di non deluderti.
Alce: certo Piton troverà molti cambiamenti nell’atteggiamento delle persone nei suoi confronti. Le nuove generazioni? Mmm! Direi che anche loro guarderanno il nostro prof con occhi diversi, ma sono ancora un po’ troppo giovani per innamorarsi di lui, non trovi?
Cateryna: sì, questa volta Harry ha superato se stesso in quanto ad incoscienza. Certo che le magie a volte possono sfuggire di mano…
Kary91: Severus avrà un bel da fare per cercare di salvare il piccolo Al. Ci riuscirà?
shandril : grazie, grazie, prepara i fazzoletti.
N.: bene, sono sempre contenta quando scopro che tante persone hanno creduto in lui nonostante le apparenze. È bello poter dire: noi conoscevamo il vero Severus.
Elisa: grazie anche a te, ecco pronto il nuovo capitolo.
M;IssSp: felice di averti intrigata con questa storia ;-D

Buona lettura!


Cap. 4: Di nuovo a Hogwarts

“Noooooo! Perché, perché?” Ginny era aggrappata alla tunica della sua amica e la strattonava.
“Ginny, Ginny, ti prego ascolta!” Hermione l’afferrò per i polsi. “Lo sai che non avrei mai potuto fermarlo: Harry aveva deciso, ha scelto, lo ha fatto per suo figlio, anche tu avresti fatto lo stesso.”
“No, no, non è vero, ti prego dimmi che non è vero.”
Continuò ad urlare l'altra, gettandosi in ginocchio. “Harry, perché non me l'hai detto? Perché?”. “Ginny, io... mi dispiace, mi dispiace.” Hermione si era chinata e cercava di rimettere in piedi l’amica.
“Devi pensare ad Albus ora, Piton è qui, lui lo guarirà, vedrai.”
Alzò lo sguardo: Severus Piton era immobile sulla soglia del grande portone del castello, un’ombra nera contro il sole morente.
Si avvicinò lentamente alle due donne.
“Dov’è?” domandò con voce atona, fissando gli occhi pieni di lacrime della più giovane.
Hermione spinse l’amica tra le braccia della professoressa Chapman che la sostenne accompagnandola su per le scale.
“Il preside ha voluto che fosse spostato nel sotterraneo, per rendere più semplice il suo compito: se la notizia dovesse diffondersi, l’infermeria si riempirebbe di curiosi.”
“La notizia?” mormorò, mentre seguiva la sua ex allieva.
“Per ora solo gli insegnanti sono stati informati di quello che è successo, ma se qualcun altro dovesse venire a sapere che è tornato… beh, insomma lei, e poi Harry… non vorrà qui flotte di giornalisti, non è vero?”
Il mago non rispose.
Camminava lentamente. I suoi occhi scrutavano le pareti, ogni quadro, ogni iscrizione scolpita in quelle antiche pietre.
C’erano molti nomi, tracce dell’ultima battaglia.
Quanto sangue aveva macchiato quei corridoi?
Le mura erano tappezzate di iscrizioni commemorative: ogni lastra di marmo ricordava dolorosamente che lì qualcuno aveva perso la vita durante il terribile scontro finale.
La sua mente tornò alle grida e le esplosioni che aveva potuto sentire dalla Stamberga. Scosse la testa, per scacciare quel pensiero penoso, e continuò a camminare seguendo Hermione, come se percorresse il corridoio per la prima volta.
I suoi passi si arrestarono bruscamente di fronte al busto di marmo nero che troneggiava davanti all’aula di Pozioni.
Hermione non potè fare a meno di sorridere, notando l’espressione del mago: era sconcertato e infastidito al tempo stesso, mentre fissava la sua stessa immagine.
Piton scrutava la piccola scultura come se stesse guardando una pozione andata a male, le labbra piegate obliquamente e il naso arricciato. La strega immaginò che quel marmo per lui avesse addirittura un odore sgradevole.
Poi Severus si voltò verso di lei.
Lo sguardo era nuovamente triste, osservò pensieroso la sua accompagnatrice, evidentemente, pensò Hermione, doveva essersi accorto che la sua allieva secchiona ora era diventata una donna.
“Quanto tempo è passato?” domandò con un filo di voce.
“Diciannove anni.”
Il volto di Piton si fece più pallido, mentre la mano si protendeva verso la porta lignea di quella che era stata per anni la sua aula. Ne sfiorò la superficie con la punta delle dita, prima di chiuderle rabbiosamente in un pugno.
“Andiamo, portami dal ragazzo.” disse secco.
Hermione accennò ad una porta in fondo al corridoio, proprio accanto al vecchio studio del professore.
“E’ lì”
Severus la superò ed entrò nella stanza.
La camera era al buio. Ad un cenno del mago, tutte le candele si accesero illuminando un piccolo letto nell’angolo.
Su una sedia sonnecchiava un Elfo domestico.
Il figlio di Potter aveva gli occhi chiusi e un’espressione sofferente.
Piton si avvicinò, e il suo sguardo si posò sulle piccole dita che stringevano spasmodicamente le lenzuola.
“Da quanto tempo è così?” domandò cupo.
“Due giorni, non ha mai ripreso conoscenza.”
Al suono delle loro voci, l’Elfo saltò giù dalla sedia.
“Brizzy non dormiva. Brizzy ha chiesto di vegliare il piccolo Potter, finché lui non guarisce.”
“Sì Brizzy, lo so che non dormivi, ora lasciaci soli: il professore è qui per curare Albus, vedrai che presto starà meglio.” disse amabile Hermione.
Piton non si mosse, non degnò Brizzy di uno sguardo, mentre i suoi occhi erano fissi sul bambino.
Quando l’Elfo uscì chiudendo la porta dietro di sé, Severus scosse il capo.
“Non credo di poter fare qualcosa per lui.”
“Deve provarci.”
“Potter ha sempre pensato che esistesse una soluzione per tutto,” scattò. “Beh! Non è così.”
“Lui non si è mai arreso, è vero. Ha tentato l’impossibile ed è riuscito a riportarla indietro, ora sta a lei decidere cosa fare della vita che le ha regalato.” disse, e uscì anche lei dalla stanza.


* * *



Il mago, rimasto solo, si guardò attorno.
Non ricordava quella stanza. Il suo sguardo si posò sulle numerose ampolle allineate sugli scaffali e poi sul calderone posizionato in un angolo, lontano dal letto. Evidentemente la camera era stata preparata apposta per lui, perché potesse avere tutto l’occorrente per trovare una cura, senza farsi vedere troppo in giro.
Si avvicinò al bambino: era gracile e pallido.
Spostò la sedia e si accomodò accanto al letto.
Dall’altra parte, sul comodino, c’erano diversi recipienti: ciotole e bottiglie contenenti varie pozioni. Immaginò che avessero tentato di contrastare la maledizione, facendo un pessimo lavoro, a giudicare dalle condizioni del piccolo.
Poi i suoi occhi si spalancarono: sul ripiano, insieme alle boccette di vetro, c’era una bacchetta, la sua bacchetta.
Chi l’aveva conservata per così tanti anni?
Si protese sul letto e la afferrò, quasi con timore.
Una sensazione di calore e insolita forza lo invase.
Puntò immediatamente la bacchetta sul piccolo Potter e cominciò a recitare l’incantesimo che aveva usato per bloccare la maledizione che aveva colpito Silente.
Dovette ripeterla molte volte, consumando quasi tutta l’energia magica appena ritrovata. Tanto che, persino tenere sollevato il braccio che reggeva il legno magico, divenne troppo faticoso.
Si appoggiò al letto stringendo la piccola asticella nera con entrambe le mani perché non sfuggisse alla presa. Finché tutto divenne buio.
“Albus, oh, Albus!”
Il mago riaprì gli occhi: una cascata di capelli rossi gli solleticava il viso, mentre qualcosa gli tratteneva le dita.
Sollevò il capo e si accorse che il piccolo aveva ripreso conoscenza e si era praticamente aggrappato alla sua mano stringendola con forza, certamente senza rendersene conto.
Intrappolato in quella scomoda posizione e con la signora Potter che non aveva esitato a scavalcarlo pur di abbracciare il suo bambino, il mago non trovò di meglio che liberarsi con uno strattone e scivolare nell’angolo più lontano della stanza.
“Il ragazzo non è ancora salvo,” grugnì.
Ginny si voltò e lo fissò negli occhi, nel suo sguardo vi era un misto di odio e gratitudine verso l’uomo che aveva appena svegliato il suo bambino, ma che era tornato prendendosi la vita del suo sposo.
“Può aiutarlo?” mormorò, stringendo Albus tra le braccia.
“Non lo so ancora” disse gelido, poi si avvicinò alla porta da cui Hermione osservava la scena con le braccia incrociate.
Richiamò una pergamena che era appoggiata su un tavolino e la consegnò alla strega dopo averla sfiorata con la bacchetta facendovi comparire un elenco di ingredienti.
“Ho bisogno di queste cose.”
Hermione fissò per qualche istante la scrittura minuta.
“Non sono facili da trovare, non di questi tempi. Molti negozi a Notturn-Alley sono stati chiusi, dopo che…”
“La magia oscura non si combatte con la camomilla, signorina Gran...” lo sguardo del mago cadde sulla fede nuziale di Hermione che finse di non notarlo e prese a giocherellare con l’anello rigirandoselo più volte nel dito.
Dopo aver gustato, fino alla più impercettibile sfumatura, l’espressione stupita e imbarazzata del mago, decise crudelmente di rincarare la dose.
“D’accordo! Per le erbe, sono sicura che il professor Paciock potrà esserle d’aiuto.”
“Il professor Paciock?” mormorò Piton.
Le labbra di Hermione si piegarono in un ghigno soddisfatto, ma fu solo un istante, prima che il suo sguardo tornasse ad essere triste.
Forse non avrebbe dovuto compiacersi di quella situazione: era evidente quanto l’uomo si sentisse fuori posto, non aveva detto niente da quando era tornato a Hogwarts. L’aveva seguita in silenzio e aveva fatto ciò che gli avevano chiesto: curare il figlio di Harry Potter.
Ma era come se non gli importasse nulla di poter respirare di nuovo. Non sembrava più vivo e reale del suo ritratto nell’ufficio del preside.
“Mamma, chi è quel signore?”
Gli sguardi di tutti si posarono sul bambino che ora osservava quello strano personaggio vestito di nero, con gli occhi spalancati.
Gli occhi di Lily Evans.
Piton barcollò all’indietro, come se fosse stato improvvisamente colpito da uno schiantesimo.
Si afferrò al tavolo dietro di sé, cercando di rimanere impassibile.
Ma a Hermione non era sfuggita la sua reazione.
Decisamente Piton doveva essere messo al corrente di molte cose.
Forse avrebbe trovato il modo di apprezzare la nuova vita che gli era stata concessa, dopo un sonno di diciannove anni.
I suoi occhi si erano chiusi cercando il conforto di un ricordo, in un mondo in cui tutto sembrava precipitare inesorabilmente verso la rovina.
Lo aveva lasciato da traditore, solo e odiato da tutti.
Cosa poteva esserci di peggio che morire fissando gli occhi della persona che più d’ogni altra ha desiderato la tua fine, nella pietosa illusione di trovarvi l’amore che non hai mai conosciuto?
La strega si avvicinò a Ginny e al piccolo Albus e disse sorridendo:
“Quel signore è un amico di mamma e papà. E’ venuto per guarirti,” poi si rivolse a Piton, mentre il suo sorriso si allargava sempre di più.
“E questo, è Albus Severus.” disse marcando particolarmente il secondo nome.
Il mago guardò la donna come se si fosse trasformata improvvisamente in un Troll, poi gettandosi il mantello sulle spalle uscì rapidamente dalla stanza.


* * *



“Perchè non gliel’ha impedito?” Piton gridava a pochi centimetri dal ritratto del vecchio preside.
“E’ stata una follia, io non posso far niente per il ragazzino, come non ho potuto far niente per lei, e questo lei lo sapeva.”
“Severus…”
La voce di Silente era dolce e affettuosa.
“Se ben ricordo, avevi sempre sperato di trovare una cura per me e, forse, ci saresti riuscito se le cose non fossero precipitate. Il Severus Piton che conoscevo, non era tipo da arrendersi facilmente.”
“Il Severus Piton che conosceva è morto,” soffiò.
Silente abbassò lo sguardo prendendo un profondo respiro.
“Allora torna al Ministero. Puoi invertire l’incantesimo, se vuoi.”
Gli occhi neri del mago si strinsero in due fessure.
“Certo, che lo farò,” disse trattenendo a stento la collera. “In fondo, è questo che ci si aspetta da me, non è così?”
“E’ questo che pensi, Severus? Harry non ha posto condizioni: lui si è sacrificato per suo figlio, per dargli una possibilità. Non era affatto sicuro che saresti riuscito a guarirlo, ma ha scelto la speranza.”
“La speranza.” mormorò l’altro, chiudendo gli occhi.
“Sì, Severus, la speranza. Una volta sapevi cos’era”.
“Ho smesso di crederci quando ho perso lei.”
“Eppure hai saputo regalarla a tutti noi.”
Piton sollevò lo sguardo, e il ritratto di Silente sorrise accennando ad una targa d’argento sulla mensola. Il mago bruno si avvicinò e lesse l’iscrizione incisa nel metallo:


A Severus Piton, per il suo immenso coraggio.
Lontano dagli onori,
morì in silenzio per aprirci la strada alla vittoria.




“E’ una frase stupida,” sentenziò.
Silente piegò la testa di lato, osservandolo con un’espressione curiosa.
“Trovi? Io l’ho sempre ritenuta, come dire? Appropriata.”
“Io ho fallito miseramente. Tutta la mia vita è stata un fallimento e la mia morte non poteva essere più inutile. Ancora non capisco come Potter sia sopravvissuto, ma forse anche questo faceva parte del piano? Un piano del quale io non dovevo essere messo al corrente, naturalmente.”
“Naturalmente,” gli fece eco l’altro, mentre il sorriso svaniva dalle sue labbra.
“Ha solo una vaga idea di quello che ho provato, mentre stavo condannando a morte il figlio di Lily?” gridò, artigliandosi al bordo della scrivania, quasi a volersi trattenere dal gettarsi contro il ritratto del vecchio preside.
“Mentre infrangevo il giuramento che avevo fatto sulla sua tomba? Avevo promesso di proteggerlo, ad ogni costo.”
“Severus, mi dispiace, ma non c’era altro modo.”
“Avrebbe potuto fidarsi di me.” la collera spezzò la sua voce, mentre le dita sottili si stringevano sul ripiano di legno con tale forza da lasciare i segni delle unghie.
Come se l’aria fosse diventata improvvisamente insufficiente, il mago spalancò di scatto la bocca, ma nessun altro suono usci dalla sua gola.
Ci fu un lungo silenzio, poi il vecchio preside sollevò lo sguardo, incrociando le iridi nerissime dell’altro.
“Aiuterai il ragazzo?” mormorò.
Severus fissò il ritratto con le labbra serrate, poi si voltò di scatto.
“Farò quello che posso.” sospirò e usci dalla stanza.


Continua…






  
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