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Autore: Blue Eich    18/07/2013    8 recensioni
Siamo alla fine del Grand Festival di Johto. Drew chiede a Vera di accompagnarlo in un viaggio a Sinnoh: perciò i due eterni antagonisti si troveranno fianco a fianco in una regione a loro sconosciuta.
Riusciranno a cavarsela? Capiranno finalmente i sentimenti che provano l'uno per l'altra? In che modo si evolverà il loro complicato rapporto? E, – ultima domanda ma non meno importante – stavolta, chi diventerà Super Coordinatore, realizzando il suo grande sogno?
Inoltre verranno a galla rivelazioni sul nostro protagonista tanto misterioso, gelosie, indecisioni e verso la fine mille intrecci di shipping. Come se non bastasse aggiungiamo persone che ovunque vanno li scambiano per fidanzati, imprevisti di ogni tipo, vecchi amici ritrovati, starter viziati, rivali ficcanaso e scenette imbarazzanti…
[La storia è stata corretta e modificata dall'inizio: invito chiunque l'avesse letta in passato a ridarci un'occhiata, potreste rimanere sorpresi.]
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Drew, Un po' tutti, Vera | Coppie: Drew/Vera
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
Capitoli:
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♥ Desire to be together ♥

~ Capitolo 36: Chi tardi arriva… ~

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«Sei… Sei l’Haunter del Centro Medico!» esclamò Vera, puntandogli il dito contro. Ancora non ci capiva niente, solo che le fonti dei suoi peggiori spaventi non erano due ma una sola.
«Proprio così!» Il Pokémon fece un giro completo su se stesso, come per farsi ammirare. «Ogni tanto faccio visita al Centro Medico di Sabbiafine, dove vi ho incontrati già due volte… Per vostra sfortuna!» Fece un sogghigno, mentre Vera fremeva dalla voglia di lanciargli qualcosa di pesante addosso, peccato che, anche se l’avesse fatto davvero, gli sarebbe passata attraverso. «A casa, nello Château, mi piace assumere le sembianze del mio ormai deceduto padrone… Sapete, per tenere viva per sua memoria.» Era strano sentirlo mentre parlava: la sua voce era sì grave, ma suonava melodiosa.
Drew stava iniziando a tranquillizzarsi e il suo equilibrio psicologico si era ripristinato. Aveva tutto una spiegazione. Niente entità oscure, solo un Pokémon Spettro! Era così sollevato ed euforico che gli chiese: «Come mai sai parlare?» come se stesse conversando al bar con un conoscente.
«Oh, immagino avrete sentito parlare del Gastly della Scogliera del Promontorio della Fanciulla.» Dava l’impressione di essere ben educato, dal modo in cui si esprimeva e il suo sorriso, or più discreto e cordiale.
«Oh, sì, mi hanno raccontato spesso quella storia, da bambino.» “Era una delle leggende con cui mia sorella si divertiva a spaventarmi…” pensò Drew, rassegnato a quei ricordi d’infanzia che non aveva interesse di condividere.
«Io sono un suo lontano parente!» rivelò Haunter, con un’altra giravolta. «Sapete, tutti in famiglia abbiamo il dono della parola.»
Vera continuava a sbirciarli e a passare il suo sguardo stralunato da l’uno all’altro. Non riusciva proprio a concepire una cosa simile, perciò decise che era meglio mettere fine a quel bizzarro incontro. Prese un respiro profondo. «C-Credo sia meglio se ce ne andiamo…»
«E smettila di fare la fifona» si sentì schernire dal rivale, scocciato dall’interruzione, ma non gli diede troppo peso.
Si voltò verso Skitty, che non aveva smesso – nemmeno per un secondo – di fissare la Sfera Poké negli artigli d’ombra del rispettivo proprietario. «Skitty, saluta la pallina: appartiene ad Haunter e deve riprendersela, hai capito?»
Il micio abbassò le orecchie e poi il muso. Era un addio troppo doloroso per il suo cuoricino, ma doveva essere forte: fece ciao-ciao con la zampa. Se la si osservava bene, comunque, la capsula al centro e la linea divisoria c’erano; come avevano potuto non accorgersene? Non che la Coordinatrice fosse al corrente che quell’affare avesse soggiornato nella sua borsa per tutto quel tempo, sia chiaro.
«Grazie e arrivederci» li salutò Haunter, educatamente. Poi si scompose nell’aria, lasciando come traccia di sé solo una lieve nube violacea.
Non l’avrebbero davvero rivisto più? Nessuno poteva saperlo con certezza.
«Phew…» La ragazza emise un sospiro di sollievo. Si alzò zoppicando, reggendosi alla spalla del rivale. «Se fosse rimasto ancora un po’, giuro che mi sarebbe venuto un colpo!» affermò, portandosi una mano al cuore ancora in agitazione.
In quel momento sentì un gelido respiro sul collo che la fece rabbrividire da capo a piedi. Cacciò un urlo così acuto che fece tremare le finestre delle abitazioni vicine, volar via un Wingull appollaiato su un palo da ormeggio e tappare le orecchie al Coordinatore.
«Grazie tante» sbottò quest’ultimo.
Il Pokémon Spettro proruppe in una fragorosa risata: erano anni che non si divertiva così. Sempre ridendo si allontanò e, più si allontanava, più la sua figura si rimpiccioliva, finché sparì del tutto.
 
Furono necessari alcuni minuti prima che le labbra di Vera smettessero di tremare e riacquistasse il controllo. Incanalò aria nei polmoni e contò pazientemente fino a dieci, guardandosi attorno con paranoia. Nessun pericolo all’orizzonte.
«Ti sei calmata?» domandò Drew, mentre controllava il PokéKron al polso per la milionesima volta. Mancavano solo venti minuti alla chiusura delle iscrizioni per la Gara, dovevano sbrigarsi.
Vera annuì e tentò di muovere un passo, ma una fitta la pervase da cima a fondo come una scarica elettrica. «Ahi…» mugolò.
«Sta’ ferma» l’ammonì Drew. «Non puoi camminare in quello stato.»
Vera abbassò lo sguardo sulla propria gamba destra. La caviglia era gonfia e arrossata; provò a sfiorarla con l’indice ma lo ritrasse subito stringendo i denti, perché il dolore era insopportabile.
«Sali, così andiamo al Centro Medico» annunciò Drew, che era girato per farla salire su di sé.
La Coordinatrice esitò. Ormai aveva già deciso, non c’era altra scelta. Si pentì improvvisamente dell’abbondante colazione di quella mattina: di sicuro sarebbe stata pesantissima…
«Beh, che aspetti?»
Si fece coraggio e, sostenendosi sul piede sano, avvinghiò le braccia al suo collo. Poco dopo, sentì le sue ginocchia che venivano avvolte dalle braccia di lui. Non le era mai capitato di essere trasportata a quel modo da qualcuno: si sentiva tremendamente agitata e, allo stesso tempo, un po’ elettrizzata. Però anche in imbarazzo, perché visti da fuori potevano sembrare ridicoli e non voleva che lui sembrasse ridicolo a causa sua. Attanagliata da una miriade di pensieri simili, poggiava piano il capo contro alla sua schiena e vedeva il paesaggio scorrerle davanti agli occhi.
 
Raggiunto il Centro Pokémon entrarono e Drew si chinò in prossimità dei divanetti in pelle, così Vera scese piano e si sedette, osservandolo mentre con la solita sicurezza si avviava alla reception per prenotare loro una stanza. Cercava di cogliere in lui cenni di affanno, per capire se avesse faticato a portarla fin lì. Forse aveva mal di schiena o alle gambe e simulava di star bene? Dopo aver studiato i suoi movimenti, ne dedusse di no. O forse era un attore bravissimo?
Lo sentì ringraziare con calore l’Infermiera Joy e ritornò con tra le mani un po’ di garza e un flaconcino di disinfettante dal tappo verde, che posò sul tavolo di vetro di fronte a lei.
«Sai medicarti da sola?»
Vera annuì, anche se titubante.
«Perfetto, allora io vado a iscrivermi alla Gara.» Drew controllò che il Pass fosse al suo posto nel taschino del portafoglio e le lasciò la sua chiave. «Non ci metterò molto, okay?»
«Va bene, a tra poco…»
Così rimase sola. Gettò un’occhiata seriosa alla garza, come se fosse un nemico da cui mettersi in guardia. Quando Altaria da Swablu si era ferito all’ala era stata lei a cambiargli regolarmente le bende. Fasciare se stessa non poteva essere tanto più difficile, no?
 
Drew entrò in camera e non vide esattamente ciò che si aspettava di vedere. Vera era sì sul suo letto, sana e salva, ma…
«E dai, non guardarmi così, non è poi tanto male» si difese lei, girando la testa, un po’ offesa ma con le guance color porpora. «Almeno ci ho provato.»
«Menomale che eri capace» la schernì, sedendosi al suo fianco. Quella era la fasciatura più goffa e storta che avesse mai visto. Cominciò a disfarla con mano abile e la riavvolse più dritta e morbida. «Così ti stringe?»
La ragazza scosse il capo. Era incantata da come potesse sembrare esperto anche mentre compiva un gesto così semplice. C’era qualcosa che Drew Ross non sapesse fare bene?
«Ecco, ora è a posto.»
«Grazie, sei stato gentile…» gli disse, abbozzando un sorrisino. Cercò di dimenticarsi la scena al più presto e anche la figura da sciocca che aveva fatto. «A che ora comincia la Gara?»
Drew, rialzandosi, distolse lo sguardo. «Le iscrizioni erano chiuse. Non posso più partecipare.»
Fingeva che non gli importasse, ma Vera sapeva quanto ci fosse rimasto male e si sentì divorare da un viscerale senso di colpa. «Oh… mi dispiace» disse, sporgendosi per abbracciarlo. Una vocina nella sua testa l’aveva avvertita che avrebbe potuto essere respinta bruscamente per un eccesso d’ira, invece no. Strinse la presa sulla sua giacca. «Se non avessi dovuto aiutarmi, saresti arrivato in tempo…»
Drew per istinto si pietrificò e arrossì davanti al suo affetto così spontaneo e candido, poi i muscoli si rilassarono. «Va bene così» commentò solo. Le riservò una carezza fugace tra i capelli, accompagnata da un sorriso: Vera valeva molto più di una stupida Gara.

 

 

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Angolo Autrice
Hallo!
Abbiate pazienza se la prima parte non è pienamente razionale ^^”
Una cosa. Grazie… Grazie di cuore a tutti voi… Cosa sarei, io, senza di voi? Siete liberi di non credere che leggendo le vostre recensioni (e il numero delle visite) mi viene da piangere, – anche ora – ma siete molto importanti per me. Anche solo due righe mi scaldano il cuore… Non vi deluderò. Lo prometto.
Adesso vado, avrei leggermente sonno… (3.56!)
Alla prossima,
Bye-bye!
-H.H.-
   
 
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