Nickname: lietome_ (sia sul forum che sul sito)
Titolo: spiral.
Personaggi: Regulus Black; Kreacher
Eventuali elementi del pacchetto: Asterion: situazione-episodio legato all’Horcrux
Note: vedi fondo.
ai veri amici
spiral
Regulus sbatte più volte le palpebre per abituarsi all’oscurità, respira buio e paura.
Il cuore gli batte veloce nel petto ed ogni battito gli scuote i pensieri sotto i capelli, scuri anche quelli e perciò quasi indistinguibili, smascherati solamente dal riflesso dell’acqua che, a tratti, li fa brillare di una luce verdastra.
La stessa luce gli scivola languida sul viso, sfumandoglielo con quella sua malsana tonalità.
Il ragazzo, magro dentro i suoi vestiti scuri, il mantello rosso borgogna che gli ricade pesante sulle spalle, dischiude le labbra.
Una fitta gli perfora le ginocchia, come se qualcuno vi avesse appena sparato sopra.
Regulus cade, le mani strette alla roccia e le nocche bianche, il sudore che gli scivola lungo la guancia destra.
Nella sua testa c’è un l’azzurro del soffitto nella Sala Grande ad Hogwarts il suo primo giorno. Un colore che sa non rivedrà più.
Mentre con le dita cerca un appiglio nella pietra dura, la sua mente vola al cappello parlante, al nome della sua casata pronunciato nella consueta maniera squillante.
Spinge sulle ginocchia e il flash provocato dal dolore gli annebbia la vista. Torna in piedi aggrappandosi al sorriso soddisfatto che sua madre aveva fatto quando aveva saputo che lui, il figlio prediletto, era stato smistato in Serpeverde. Si aggrappa a quel sorriso con tutte le forze che gli rimangono, vi ci si aggrappa molto più di quanto in realtà non faccia con la roccia che gli graffia i palmi.
Black socchiude gli occhi e torna a deglutire. Respinge il conato che gli annoda lo stomaco e, inclinando la testa all’indietro, ritorna ai propri fantasmi, sigillati da qualche parte sotto la pelle.
L’acqua lambisce le rocce poco sotto di lui e improvvisamente sente tutto il corpo andare in fiamme: lo stomaco, la gola, le dita.
Zelda, da dentro la sua testa, lo guarda sorridendo di un sorriso che getta benzina sul fuoco che lo sta divorando. Regulus geme più forte, mentre ripercorre la pelle candida della ragazza sotto le proprie dita.
“Reg, questo non può continuare.” La voce vellutata gli rimbomba nella testa mentre tiene gli occhi lucidi e pieni di lacrime stretti. Apre le labbra ancora una volta facendo appello alla sua più profonda forza di volontà, mentre il dolore sale sempre di più e il fuoco inizia a circondargli la cassa toracica.
“Io sono una, una…” La ragazza nei ricordi dentro la sua testa abbassa lo sguardo smeraldo e Regulus sente la propria voce, come se fosse distante anni luce, terminare la frase.
“Mezzosangue.” Il se stesso dentro la sua testa, dentro quel ricordo doloroso messo a tacere per troppo tempo, si alza, si veste velocemente e lascia quella pelle candida tra le lenzuola che avevano assorbito il loro profumo.
Tra le fiamme che lo stanno consumando, Regulus la bacia un’ultima volta, da lontano.
Gli occhi gli si sono abituati all’oscurità, in cui ora può distinguere le pareti che lo tengono in trappola, l’acqua scura mano a mano che diventa più profonda e il riflesso verdastro su ogni superficie, dalle rocce ai suoi vestiti.
Stringendosi dentro alla giacca nera, improvvisamente colto dai brividi, Regulus getta un’occhiata implorante verso il basso.
-Basta.- pronuncia a denti stretti. -Basta.- ripete, prima di tornare, tremando, a deglutire.
Appoggiandosi con la schiena agli scogli scivola verso il basso, mentre la spirale dei propri incubi torna a risucchiarlo in un turbinio di colori.
Prima che possa mettere a fuoco la nuova scena che il suo cervello, ormai stanco, gli propone, un urlo squarcia la caverna e rimbalza sulle pareti. Regulus si accorge solo poco più tardi che è lui stesso a produrre quel suono straziato e che è il male al petto a farlo urlare così.
Sembra che due mani gli stiano aprendo la cassa toracica e lui non può fare altro che limitarsi ad urlare, mentre, dietro alla fronte corrugata in cui si staglia il blu di una vena, prende forma il ricordo fumoso del viso di Voldemort.
Anche in quell’incontro con il Signore Oscuro Regulus urla, a denti stretti questa volta, mentre si lascia incidere sulla pelle il Marchio Nero.
Nell’oscurità della grotta, Regulus spinge il petto in fuori discostando la spina dorsale dalla pietra per cercare di placare la sofferenza, mentre nei meandri più bui della sua testa Voldemort sogghigna e muove la bacchetta nell’aria sopra il suo braccio teso.
Il nome Regulus è quello della stella più brillante della costellazione del Leone, ma in quell’occasione, e in molte di quelle a venire, il giovane Black non si era sentito né splendente né coraggioso come il suo nome suggeriva.
Mentre forti braccia si fanno largo attraverso le sue costole, Regulus rivede lo sguardo di tutte le persone che ha torturato e ucciso e potrebbe giurare che siano loro le mani che ora lo stanno facendo a pezzi.
Deglutisce ancora prima di portarsi le mani alla gola. Sente la sete e allo stesso tempo la repulsione a quel liquido perlaceo che continua a bere, spinto da una motivazione che non ricorda nemmeno più quale sia. Sudore misto a lacrime gli solca il viso teso in un’espressione quasi disumana.
Non sente più i piedi e continua a digrignare i denti, scosso dalle convulsioni.
Le immagini dietro i suoi occhi grigi e spenti si susseguono confuse, si mescolano le une alle altre senza dare tempo al giovane uomo di capirle del tutto, lasciandolo solo con la propria agonia.
Poi tutto d’un tratto un’immagine si stacca dalle altre. È la figura di un uomo più alto e piazzato di Regulus, ma che cammina con lo stesso passo, facendo oscillare le braccia allo stesso modo.
Il giovane Black aspetta che il fumo cereo che copre la figura voli via per vedere il viso dell’ombra. Mentre l’uomo si avvicina sempre di più, restando nel suo alone offuscato, Regulus non smette di tremare, solcato dagli spasmi.
Sente il cuore pesante nell’attesa che la nebbia gialla dentro la sua testa si diradi. Ha una pietra, dello stesso colore e formato di quelle che lo circondano, dentro al petto e ogni battito lo fa piegare in due per le fitte, che lo colpiscono sempre in un posto nuovo.
Quando il viso dell’ombra è ormai vicinissimo, Regulus capisce chi è che lo sta osservando serio da dietro quella cortina di fumo e ogni dolore che prova si amplifica.
Suo fratello lo guarda con occhi severi e malinconici, ha la barba lunga di qualche giorno, all’interno di quella sua fantasia, e anche nella maggior parte dei ricordi che ha di lui.
Sente la sete farsi più acuta e le lacrime aumentare d’intensità quando il maggiore dei fratelli Black, all’interno di quello che non sa se definire ricordo o sogno, si china a posargli un bacio sulla fronte, come l’ultima notte che l’ha visto a casa.
Poi è il buio anche dentro la sua mente.
Kreacher lascia cadere tintinnando nel bacino la conchiglia con il quale ha forzato a bere il suo padrone fino a quel momento e abbassa lo sguardo sul ragazzo.
Regulus, facendosi forza e senza smettere di mugolare tra i denti, si è messo carponi e ora protende il corpo e lo sguardo verso il lago.
-Acqua.- sillabano le sue labbra secche senza produrre però nessun suono. -Acqua.- tornano a dire.
Dentro gli occhi melmosi di Kreacher la figura di Regulus che protende una mano verso l’acqua ha una tonalità castana, così come le pareti della grotta e l’acqua stessa.
Prima che l’esile mano del giovane Black possa toccare la superficie del lago, Kreacher abbassa le palpebre pesanti e, il medaglione originale nella tasca della tunica logora, schiocca le dita, ubbidendo per l’ultima volta agli ordini ricevuti dal giovane mago.
N.d.A.
Bene bene bene, ce l’ho fatta a finire questa Os appena in tempo.
Mentre scrivevo avevo un sacco di precisazioni da fare poi qui nelle note, ma ora che ho finito non me ne viene in mente nessuna.
Spero che la storia vi sia piaciuta e che non vi sia venuta la nausea a forza di realtà-pensiero-realtà-pensiero. Scrivere di Reg mi è piaciuto, mi piacciono questi personaggi che danno praticamente carta bianca per quanto riguarda la personalità. La situazione era, invece, strutturata (in quanto mi ha fatto piacere seguire il prompt), ma è stato comunque bello cercare di non scrivere qualcosa di scontato. E spero davvero di esserci riuscita, ma non sta a me decidere.
Concludo ringraziando El per il supporto costante e Weas, per la sua ideona di nominare Kreacher solo alla fine.
E grazie mille a tutti voi.
xx
_____________________________________________________________