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Autore: _fighter    18/07/2013    4 recensioni
Venezia, Italia.
Lei è una bellissima ragazza di vent'anni, dolce e gentile con tutti che dopo il liceo si trasferisce a Venezia, per andare all'Università.
Lui è un ragazzo di quasi ventidue anni, dolce e sicuro di se stesso ma irritante e irrimediabilmente bello, che a volte gira su Chatroulette.
"Se la prima è stata un caso, la seconda una coincidenza, la terza sarà destino?" scoppiammo entrambi a ridere.
 
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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PRIMA DI LEGGERE IL CAPITOLO, PRESTATE ATTENZIONE QUI(??), non è un ordine, però fatelo lol
Allora, volevo ringraziarvi ancora voi che state seguendo la storia, mi fa piacere che vi piaccia (sempre se vi piaccia lol)
Ho avuto modo di vedere che nell'ultimo capitolo, solo una persona ha recensito, la quale ringrazio sdfjkdn.
Io voglio anche scrivere la storia per voi che leggete, però vorrei comunque dei vostri pareri, consigli. Anche delle stupidate lol
Quindi perfavore, recensite? cwc
Anyway. Scusate se ho aggiornato tardi, anche se non è tardissimo ahaha
Questa settimana sono successe parecchie cose. 
L'attore che interpreta Matteo in questa storia, ovvero uno dei miei attori preferiti, mi ha risposto su twitter. YEP, Colton Haynes mi ha risposto jkfbdfghbdgdbg, non vi frega, lo so.
E poi, il giorno dopo è morto un attore di Glee e tutta la mia felicità è svanita. Io seguivo anche Glee, quindi.. sono stata male quando ho saputo di Cory.
In ogni caso, spero che questo capitolo vi piaccia perché c'ho messo un po' di tempo a scriverlo:)
Io, il 14 agosto parto e ritorno a settembre lol, quindi dovrei aggiornare altre due o tre volte, poi vado in pausa(?) ahahah
VOI RECENSITE E FATEMI FELICE, VI PREEEEEEGOOOOOOO CWWWWWWWWWC
NON PRENDETEMI A SCHIAFFI, MA HO FATTO ALTRI VIDEO AHAHAHAHAHHAHH :')
CHI SHIPPA AZZARCO? E CHI AZZEO? ecco i video:


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Original Video - More videos at TinyPic Azzurra e Marco♥


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                                                                                                         8. Tregua?

 


Era sabato mattina e, come promesso, non mi ero presa una sbronza. Mi stavo vestendo, silenziosamente, per uscire dall'appartamento e andare direttamente all'Università.  Non volevo correre il rischio di scendere con Anya e fare un'allegra colazione con Gianluca e Matteo, forse anche con la barbie. La sera precedente, quando eravamo tornate a casa, decisamente presto, per un po' avevo pensato di non parlare con Anya e andare direttamente a letto, ma ci ripensai. Discutemmo per un po' e arrivò alla conclusione che io avevo ragione. 'Grazie' pensai ironica, quando mi diede ragione. Matteo era in compagnia della sua barbie, cioè della sua amica, quindi non era un buon momento per parlare. Ero stata fredda e un po' maleducata, ma di certo non dimenticavo quello che Matteo aveva detto il pomeriggio.
Non capivo nemmeno perché me la prendevo così tanto. Anya continuava a dirmi "lo ha detto perché era arrabbiato" e non sapevo se crederle o meno.
Ma in ogni caso, mi facevo dei problemi senza senso. Non mi interessava quello che Matteo diceva di me, però comunque mi dava fastidio.
Il mio cervello era diviso in due e pensava due cose diverse, era stressante. Mi giravano troppi pensieri per la testa. Cosa gli avrei detto quando lo avrei visto? Perché, ovviamente, ci sarebbe stata occasione di vederlo presto. Doveva scusarsi lui, non di certo io. Nessuno gli aveva detto di preoccuparsi, nessuno gli aveva detto di chiamarmi in quel modo. Era stato lui a volerlo. E poi avremmo fatto pace? O litigato ancora? Litigare ancora non se ne parlava. Ne avevo avuto abbastanza di litigi, in un solo giorno. Volente o nolente, i nostri migliori amici si stavano frequentando e stavano bene. Noi non potevamo essere così cattivi da "impedire" il loro amore.
Sbuffai rumorosamente uscendo dalla mia camera da letto. Niente colazione al bar quella mattina, quindi passai per la cucina. Biscotti!
Quella mattina avevo messo un paio di leggings neri pesanti, una maglia lunga beige pesante e gli Ugg dello stesso colore.
Il mio guardaroba era immenso, meglio sfruttarla quella roba. Adoravo i miei vestiti, adoravo i vestiti in generale!
Ero un'amante dello shopping e abbastanza spendacciona, nei limiti, ma lo ero. 
Dopo aver mangiato qualche biscotto, riportai il sacchetto nella dispensa della cucina. Andai in salotto per prendere la tracolla e il giubbotto.
Mi preparai e mi avviai verso l'entrata.
"Ehy, non mi aspetti?" Anya era ancora in pigiama e assonnata.
"Ehm... Scendo un po' prima, ti dispiace?" le dissi, sorridendo a mala pena. Era buffa con indosso il pigiama con i panda.
"No, ma dove vai prima?" 
"Non è poi così presto, scendo solo dieci minuti prima" 
"Va bene... Quindi non vieni con noi?" in quel noi, ero sicura al cento per cento, c'era anche Matteo.
"Anya..." mi bloccò prima che potessi dire qualcosa.
"Scendi per non vedere Matteo? Azzurra, ti comporti da immatura!" sembrò essere seria, mise anche le braccia conserte.
"Senti, ora no. Lo vedrò in giro, probabilmente all'Università più tardi e ci parlo, va bene?" le chiesi, quasi esasperata.
"E va bene, ma dovete parlare, diavolo!" sbuffò, sciogliendo le braccia conserte.
"Si, ti ho detto di sì, ora no..." abbassai lo sguardo e lo rialzai. "Andate a fare colazione al bar?" chiesi.
"Penso di sì, vengono qui... Quindi se non vuoi vedere Matteo ora, è meglio che scappi subito!" cercava di aiutarmi in qualche modo.
"Certo, vado, ci sei per pranzo?" le chiesi, aprendo la porta.
Annuì e io uscii dall'appartamento, dopo averle fatto un sorriso. 
Al portone Giovanni ancora c'era, forse era presto anche per lui. In cinque minuti ero già all'Università. Che stupida che ero. Scendendo prima cosa volevo risolvere? All'università c'erano poche persone, a quell'ora. Volevo evitare a tutti i costi Matteo perché... Oh andiamo, avevo vergogna!
La vergogna sarebbe dovuta passarmi quando lo avrei rivisto, ma questi erano dettagli.
Scusarmi di prima mattina sarebbe stato un trauma per il mio orgoglio. Anche se, io non ero la sola a doversi scusare.
Le parole di Matteo echeggiavano ancora nella mia mente, mentre giocherellavo con la tracolla. E pensare che lo avevo conosciuto su Chatroulette, chi si sarebbe mai aspettato di vederlo comparire nella mia vita?
Scossi la testa e mi alzai dalla panchina. Ne avevo abbastanza dei miei pensieri.
Decisi di leggere un giornale, quindi mi avviai verso l'edicola di fronte all'Università.
"Buongiorno" dissi, dopo aver aperto la porta. Quell'edicola era mezza vuota, era ancora presto.
"Buongiorno signorina, cosa le serve?" un signore sulla cinquantina si fece largo dietro il bancone, sorridendo cortese.
"Ha il Fashion Magazine?"
"Certamente" sorrise e io ricambiai, contenta.
Mi passò il giornale, pagai e uscii fuori iniziando a leggere la mia rivista.
Moda: i miei occhi luccicarono.
"Azzurra, ehy!" sentii chiamarmi e alzai il capo.
Restai sorpresa nel vedere chi avevo di fronte e l'unica cosa che pensai fu "Oh cazzo".
Marco era lì davanti a me che aspettava una mia risposta, almeno un saluto.
Mi ero completamente dimenticata di inviargli un messaggio o di contattarlo su facebook. Mi ero completamente dimenticata di lui a dir la verità, anche se era passato solo un pomeriggio. Tutta colpa della stupida litigata con Matteo.
Ad ogni modo, era passato solo un pomeriggio quindi non avevo fatto poi male a non cercarlo... E poi, lui aveva fatto lo stesso.
"Uhm... Ciao Marco" cercai di sorridere, un po' imbarazzata.
Il pomeriggio precedente aveva cercato di baciarmi, e l'avrebbe anche fatto... Se solo quello stupido di Matteo non mi avesse chiamata. Anche quello avrebbe dovuto spiegarmi Matteo. Poteva aspettare che baciassi Marco.
"Come stai?" mi chiese, anche lui un po' in imbarazzo. Si portò la mano destra dietro la nuca e sorrise.
"Io bene, e tu?"
"Bene... Senti" abbassò la mano e iniziò a giocherellare con le proprie dita. "Domani sera, un mio compagno fa una festa a casa sua... Mi chiedevo... Ecco mi chiedevo se..." cavolo, certo che era abbastanza timido.
"Sì, ci vengo volentieri" scoppiai a ridere.
"In realtà volevo chiederti se potevi chiedere a qualche tua amica di venire, così da ingrandire la festa" mi riprese. La mia bocca formò una "O". 
"Ah..." ci restai malissimo, indurii la mascella per non prenderlo a calci e lui scoppiò a ridere.
Che bastardo, rideva anche. Era piegato in due dalle risate.
"Oddio Azzurra, dovresti vedere la tua faccia" continuò a ridere. Che diavolo rideva?
Vide che io non cambiai espressione e cercò di smettere.
"Stupida, volevo chiederti di venire con me, ci sei cascata!" continuò a sorridere.
A quella risposta lo guardai e scoppiai a ridere, lui mi seguì a ruota.
"Vaffanculo, Marco" dissi tra una risata e l'altra.
"Di nulla, piccola. Allora, accetti?" cercò di fermarsi e così anche io. Mi aveva chiamata piccola, arrossii e non poco.
"Certo che accetto, roccia" gli feci l'occhiolino, per nascondere l'imbarazzo.
"Bene, ora devo entrare. Il professore vuole vedermi dieci minuti prima, ci sentiamo per messaggio... oggi?" mi chiese, speranzoso.
"Certo!" gli sorrisi. Lui ricambiò e si avvicinò per stamparmi un bacio sulla guancia.
Con tutto l'imbarazzo del mondo, non mi dispiacque per nulla.
Lui si allontanò salutandomi (ancora) con un gesto della mano e gli sorrisi, contenta.
Ritornai a leggere la mia rivista, attenta però a chi potesse presentarsi davanti a me. Marco era stato già una sorpresa. 
Ritornai sulla panchina a leggere la rivista, altri dieci minuti e poi sarei dovuta entrare. 
Quella rivista mi piaceva, ma stava diventando noiosa anche quella.
Sentii degli schiamazzi arrivare da lontano. Era gente che rideva e parlava.
Di prima mattina chi era così felice? Mi guardai intorno, notando delle figure lontane avvicinarsi sempre di più. Solo quando furono abbastanza vicini, riconobbi la risata di Anya, poi quella di Gianluca e poi quella di Matteo.
Posai in fretta e furia la rivista nella borsa e cercai di nascondermi da qualche parte.
Erano quasi vicini, dove mi sarei potuta nascondere? Mi avrebbero notata comunque, vista la vicinanza. Ma quanto ci avevano messo per fare colazione? Mi alzai e guardai a destra e a sinistra. Possibile che non ci fosse un albero dove potermi nascondere? Guardai di nuovo verso di loro e incrociai lo sguardo di Anya. Matteo e Gianluca erano voltati verso di lei. Anya parve irrigidirsi, non sapeva che fare.
Io la guardai supplichevole, non volevo parlare con Matteo. Anya mi capì al volo e io corsi verso l'entrata dell'Università. Mi voltai, assicurandomi che nessuno potesse vedermi e vidi Anya con Gianluca andare verso il bar. Matteo, invece, stava camminando tranquillo verso l'Università. Diavolo, stava per arrivare. Mi voltai e corsi verso il secondo piano, verso la classe del professor Micheloni.
Avevo la prima ora di lezione in quella classe, per fortuna. Non c'era nessuno in classe, era presto, ma era l'unico modo per "scappare" da Matteo.
Mi sedetti su una sedia e mi passai stancamente una mano sul volto. 
Sembravo una stupida bambina che scappava dall'uomo nero. Mi stavo comportando da immatura e non lo sopportavo. Io non ero così, Matteo mi faceva un effetto strano... Come se fossi in imbarazzo, e lo odiavo, odiavo esserlo.
Cinque minuti dopo, notai che la stanza iniziava a riempirsi, segno che era ora.
Entrò anche il professor Micheloni che andò a posizionarsi dietro la cattedra.
Sorrisi quando il professore alzò il capo verso di me, lui ricambiò.
"Signorina Azzurra, vuole venire un attimo qui?" mi chiese, sistemando dei libri.
"Certo" mi alzai e andai verso di lui. "Mi dica!"
"Ricorda quel concorso che fece l'anno scorso?"
Essendo una delle migliori alunne della classe, l'anno precedente il professor Micheloni mi spinse a partecipare ad un concorso dell'Università. Era un concorso dedicato alla scrittura e il miglior articolo avrebbe vinto quattro giorni di totale relax a Los Angeles, con un'altra persona. Ovviamente, l'altra persona doveva essere dell'Università, non esterna, ed era tutta una spesa della scuola.
Io, pensando subito a me ed Anya, non persi tempo e accettai di partecipare.
D'altronde non c'era nulla da perdere e se avessi partecipato, avrei avuto l'opportunità di visitare la bellissima LA. Il sole, la gente famosa, la spiaggia, il mare, lo shopping... tutto quello che desideravo. Le capacità le avevo, se avessi vinto ne sarei stata contentissima ma... sicuramente, non ce l'avrei fatta.
Ero sempre stata pessimista e lo odiavo, però non potevo farci nulla.
"Certo che mi ricordo, si sanno i risultati?" chiesi, ansiosa.
"No, però usciranno lunedì. Avvisa anche le altre in classe, oggi dobbiamo lavorare parecchio!" mi sorrise, quasi rassicurante.
"Va bene" sorrisi e mi voltai.
Richiamai le altre otto ragazze della mia classe, che avevano partecipato al concorso con me, e le avvisai che il lunedì sarebbero usciti i risultati.
Tutte emozionate mi ringraziarono per la notizia e tornarono a posto, io le imitai.
La lezione iniziò e io sperai con tutto il cuore di aver vinto quel viaggio.

Quando tutte le lezioni terminarono, tornai a casa. Arrivai all'appartamento e sperai con tutto il cuore Anya fosse tornata, avevo una fame da lupi.
Ma come avevo immaginato, Anya ancora non c'era. Sbuffai e andai in camera da letto per spogliarmi e mettere il mio pigiama rosa pieno di maialini.
Era una cosa imbarazzante, ma era l'unico pigiama caldo che mi piaceva.
Uscii dalla camera e andai in cucina. Prima però, presi il cellulare per inviare un messaggio ad Anya:
"Ci metti ancora tanto? O posso cucinare? :)
Mi stupii del fatto che la sua risposta arrivò in un battibaleno:
"Sto arrivando, prepara, cucciola! :)"
Decisi allora di iniziare a cucinare, quello che riuscivo a fare.
Come primo, preparai la carbonara, l'unica cosa che mi riusciva perfettamente perfetta. Come secondo, invece, salmone arrosto. Meglio qualcosa di semplice, non volevo uccidere Anya. Mentre stavo mettendo i bicchieri in tavola, sentii il campanello.
Aggrottai le sopracciglia, Anya aveva dimenticato le chiavi? Stamattina non era scesa con me, quindi le aveva dimenticate come le capitava spesso. 
Uscii dalla cucina e andai verso l'entrata, aprendo la porta.
"Idiota, hai dimen-" mi fermai di colpo. 
Sbarrai gli occhi, stupita e imbarazzata, serrando la mascella.
"Bel pigiama!" mi disse, neutro.
"Che vuoi?" chiesi, fredda.
"Di certo non scappare come un bambino" disse irrigidendosi e rabbuiandosi in volto. E adesso cosa diavolo c'entrava?!
"Devo prendere Gianluca e andare via" finì, mettendo le braccia conserte.
"Gianluca?" chiesi, quasi spaesata, evitando di rispondere la sua provocazione iniziale.
"Sì, Gianluca, è qui con Anya, no?" mi chiese, facendosi un po' serio anche lui.
"Cosa? Matteo, non c'è Gianluca e nemmeno Anya" misi le mani sui fianchi.
"Come no? Mi ha mandato un messaggio dicendo che era qui con Anya e che dovevo salire per chiamarlo!" rispose, quasi arrabbiato con me.
"Non c'è nessuno, idiota! Senti dei rumori per caso? Sono sola in casa. Anya mi ha mandato un messaggio dicendo che stava venendo, da sola. Gianluca non c'è e non doveva nemmeno venire qui!" dissi, rivolgendomi allo stesso modo. Che diavolo stava succedendo?
Sentii il mio cellulare squillare, per un messaggio però.
"Mando un messaggio a Gianluca!" prese il cellulare e iniziò a digitare.
"Io vado a prendere il mio. Se... se vuoi entra!" 
Mi voltai per andare a prendere il cellulare e mi diedi della stupida. Doveva restare fuori, perché ero gentile?
Entrai in cucina, presi il cellulare e trovai un messaggio di Anya.
"Sorpresaaaaaa! Buon pranzo, cucciola. Io e Gianlu siamo in un ristorante, a dopo!:)
P.s. ti prego, non ammazzarmi
"
Non ci potevo credere. Non ci volevo credere. Era tutta una trappola.
Iniziai a digitare un messaggio crudele verso Anya e sentii anche la porta chiudersi all'entrata.
"Ci hanno fregati, Dio!" Matteo entrò nervoso in cucina.
"Ma va?!" feci, ironica.
Mi guardò di sottecchi. Avevo paura che, da un momento all'altro, gli uscisse il fumo per il naso e le orecchie.
"Che volevano risolvere con questo? Me ne vado a casa" si voltò. "Ciao!" disse duro.
Cavolo quanto lo odiavo e, diavolo, quanto mi odiai in quel momento.
"Aspetta!" gli urlai quasi, prima che uscisse dalla cucina.
Si fermò e si voltò, quasi scocciato.
"Ho preparato tutto per me e Anya" indicai quello che avevo preparato. "E quei due bastardi ora sono al ristorante, come penso tu sappia. Vuoi... restare?" gli chiesi quasi in sussurro.
Mi guardò come per chiedere "fai sul serio?" e io cercai di fare una faccia convincente.
L'intento di quei due era fare riconciliare me e Matteo, quindi era un bene sfruttare quella situazione.
Aveva rilassato le spalle, si era arreso e io sorrisi a mala pena. Mentre lui si sedeva, io mettevo i piatti in tavola.
"Grazie" sussurrò, quando gli passai il piatto.
Mi sedetti anche io e cercai di mangiare, anche se ero troppo imbarazzata per farlo. Io non guardavo lui e lui non guardava me, era plausibile.
Alzai gli occhi solo una volta e, guarda caso, lui fece lo stesso in quel momento.
"Senti Matteo, mi dispiace..." iniziai, abbassando il capo. La carbonara era diventata più bella di Matteo. No scherzavo, ma era l'unica cosa che riuscivo a guardare.
"Mi hai vista stamattina? Mi dispiace di essere scappata, mi dispiace di non averti "affrontato" diciamo... Mi dispiace per come mi sono comportata ieri sera, sono stata poco cortese e mi dispiace quello che è successo ieri. Non avrei dovuto reagire in quel modo, ti eri solo preoccupato per me e... e io sono uscita fuori di testa!" a quel punto alzai lo sguardo. Lui mi guardava, quasi dispiaciuto.
"Non devi scusarti. Certo, ti sei comportata da immatura andandotene ma non te ne faccio una colpa... Lo avrei fatto anche io" si fermò, sorridendo un po.
Quanto era bello il suo sorriso?
"Mi dispiace di averti chiamato quando eri con Marco" disse, ma il suono delle sua voce faceva intendere il contrario. "Mi dispiace di averti chiamata in quel modo ieri... Mi dispiace tanto, non volevo, giuro. Non penso per nulla quello che ho dettoanzi, il contrario. Ero solo arrabbiato e preoccupato, mi dispiace ancora!" mi disse, davvero dispiaciuto. Sorrisi debolmente, poi risi a mala pena.
"Va bene, tregua per un po'?" chiesi divertita.
"Tregua momentanea!" mi sorrise.
Iniziammo a parlare del più e del meno durante il pranzo, come degli amici normali. Matteo, oltre ad essere perfettamente stupendo, era anche simpatico quando voleva. Mi faceva ridere, era un bel tipo.
"Com'è andato l'appuntamento di ieri?" mi chiese, bevendo un po' di birra.
"Bene dai, tutto sommato è un tipo simpatico Marco" dissi, facendola breve.
"Ma è una checca" fece altezzoso, stiracchiandosi sulla sedia.
"Se tu, decerebrato, non mi avessi chiamato, mi avrebbe baciata. E ti avrei anche provato che checca non è!" incrociai le braccia sotto il seno.
"Certo, maialino, certo!" disse, alludendo al mio pigiama.
Feci un verso arrabbiato. "E a te? Con la tua vecchia amica, com'è andata?" gli chiesi, con tutta l'acidità che avevo in corpo.
Lui sorrise, quasi beffardo. "La mia vecchia amica non era una, erano due, tu ne hai vista solo una" sorrise ancora di più. 
Cosa si sorrideva? Mi faceva quasi schifo. Se le era scopate tutte e due, immaginavo. Feci una faccia tra il disgustato, shockato e arrabbiato.
"Ed erano entrambe le mie sorelle gemelle, Gloria e Alessia" finì, con una risatina. Ci godeva a guardarmi shockata?
La bocca mi si aprì in una "O" gigante e aggrottai le sopracciglia. Ecco perché quella ragazza era così bella, era sua sorella! Ne fui tanto sollevata, ma non lo diedi a vedere. Mi contenei e risi anche io, per prenderlo in giro però.
"E non dovevi uscire con una vecchia amica?" gli chiesi, ora me la ridevo io.
Sembrava essere un po' impacciato. Oh oh, Matteo che non sapeva come rispondere ad Azzurra, cosa succedeva?
"Le ho dato buca per uscire con le mie sorelle!" voleva apparire sicuro, ma non lo era per nulla.
"Certo, Matteo, certo!" lo imitai, ridendo.

Finimmo di mangiare, sempre parlando con battutine e risate. Lui finiva sempre con l'essere irritante, però era bello stare con lui.
"Che facciamo ora?" mi chiese, dopo avermi passato l'ultimo piatto.
Mi volle aiutare per forza a sparecchiare e lavare i piatti, anche dopo averglielo negato.
"Io di solito dormo, dopo mangiato" feci le spallucce. "Tu che fai?" 
"Se vuoi andare a letto, fai pure, io vado a casa" mi disse, premuroso.
"No no, non ho voglia di dormire" risi. "Resta pure!" Gli avevo detto resta pure? Mentalmente mi diedi dell'idiota. Ero troppo gentile nei suoi confronti.
Volevo non averlo detto, però ormai era fatta e lui sorrideva ebete.
"Va bene..." voleva sembrare serio, però si vedeva che era contento. In un certo senso lo ero anche io, mi faceva piacere.
"Comunque, anche io il pomeriggio mi addormento un po'" continuò, contenendosi.
Annuii. "E quindi... Vuoi dormire?" chiesi, quasi imbarazzata.
Lui si sentì parecchio a disagio, si grattava la nuca e guardava da tutta parte tranne che verso di me.
"No! Guardiamo un film o boh, non so" fece, 'sta volta guardandomi.
"Uhm... Andiamo in salotto e pensiamo!" risi, andando in salotto. Lui mi seguì e si posizionò sul divano. 
Io giravo per il salotto in cerca di qualche ispirazione e, in quel momento, trovai il pc. Lo presi e mi voltai verso di lui.
"Chatroulette?" chiesi ridendo, scuotendo il pc. Lui sorrise e poi scoppiò a ridere.
"Sul serio?" mi chiese retorico, anche se annuii. "E va bene!" terminò, sedendosi comodo sul divano. Saltai sul divano, di fianco a lui, contenta.
L'imbarazzo comunque c'era, eravamo abbastanza vicini e io stavo per arrossire da un momento all'altro.
Per fortuna, Chatroulette si aprì e non dovetti pensare alla vicinanza.
"Andiamo? Io chiudo gli occhi" dissi, cercando di aprire la finestra del primo partner.
"Dai, non fare l'esagerata" mi canzonò.
Lui guardai di sottecchi, irritata. Dio, solo lui riusciva ad irritarmi così tanto. La schermata si aprì e un ragazzo apparì.
"Ciao" ci salutò, sorridente. Era un semplice ragazzo sulla ventina, come noi.
"Ciao" dicemmo all'unisono io e Matteo.
"Facciamo una cosa a tre? Mi piace!" aveva la faccia da maniaco, sorrideva come un maniaco.
Io non sapevo che dire, volevo ridere ma quel tizio mi faceva anche paura.
"No, ciao!" fece Matteo, chiudendo la schermata per far apparire il secondo partner. 
Ridendo, mi voltai verso di lui. Aveva una faccia quasi sconvolta, era così tenero. Avrei voluto abbracciarlo, era vicinissimo a me.
Scossi la testa e guardai di nuovo lo schermo. Sentivo il suo odore tanto vicino, sembrava un profumo ma era il suo odore, cavolo.
"Ciao" apparì una ragazza, questa volta.
"Ciao" dicemmo ancora all'unisono, io e Matteo.
"Che ci fate a quest'ora su Chatroulette?" ci chiese, neutra. Sembrava essere simpatica.
"Nulla" guardai Matteo, lui fece lo stesso. "Ci annoiavamo" ritornai a guardare la ragazza. "E tu?"
"Lo stesso, quanti anni avete?" ci chiese, addolcendo un po' il tono di voce.
"Io quasi ventuno e lui" indicai Matteo. "quasi ventidue" conclusi.
"E tu?" continuò Matteo, al posto mio.
"Io diciannove e sono di Napoli" ci disse. Nessuno le aveva chiesto di dove fosse, ma dettagli.
"Io sono di Salerno" sorrisi. "Però ora siamo tutti e due a Venezia, lui è di Venezia" le dissi.
"Bello, siete all'Università?" ci chiese e noi annuimmo.
"Sìsì" rispondemmo, ancora insieme.
"Va bene, ragazzi devo andare, ci si vede" ci salutò e chiuse.
"Cavolo, l'unica normale e ci ha mollati" feci una faccia triste. Matteo si voltò verso di me e sorrise.
"Dai che ne troviamo altri!" rise, voltandosi verso il pc aprendo la finestra del terzo partner. 
Risi anche io, però poi mi fermai. Feci un verso disgustato, vedendo lo schermo. 
Un tizio, anche di sabato pomeriggio, non aveva nulla da fare. Doveva masturbarsi davanti ad un computer, che schifo.
Matteo mi coprì gli occhi con una mano e con l'altra, cercò di la finestra di questo tizio.
"Non guardare, non guardare!" mi diceva Matteo.
"Ma ti pare che guardo? Muoviti a togliere, idiota!" gli dissi, tenendo la sua mano sui miei occhi.
Aveva le mani troppo grandi, diamine, prendeva tutto il mio viso. Erano morbide però. Ci voleva così tanto per cambiare partner?
"Hai fatto?" chiesi, quasi scocciata.
"Sì! Sei tu che non mi molli la mano" rise forte. Lasciai subito la sua mano e arrossii.
"Non è vero!" urlai stridula, cercando di guardare lo schermo e non lui. Smise di ridere e mi guardò per un tempo abbastanza lungo.
Quando cavolo esce il prossimo partner? Lo sbirciai con la coda dell'occhio e guardava ancora, era irritante. Però aveva quel sorriso del cavolo, troppo stupendo. Volevo chiedergli di smetterla di fissarmi, ma mi sarei imbarazzata troppo.
"Ciao" ci voltammo insieme verso le schermo. Era una ragazzina, mio dio, ma c'erano solo ragazzini lì sopra?
"Ciao!" cercai di apparire carina. Matteo mi imitò.
Lei sembrava essere colpita da Matteo, infatti guardava solo lui.
"Ehm, quanti anni hai?" gli chiesi tossendo, per attirare l'attenzione verso di me.
"Io?" si voltò, come fosse stata distratta, verso di me. No, tua sorella, idiota. "Io ne ho quindici e mezzo, e voi?" chiese, questa volta ad entrambi.
Ripetei ancora una volta che io ne avevo quasi ventuno e Matteo quasi ventidue.
"Ah e state insieme?" ci chiese, tranquilla. Io mi voltai verso Matteo e lui si voltò verso di me. 
Scoppiammo a ridere come dei dementi, non la smettevamo più.
"Che avete da ridere?" ci chiese, quasi scocciata.
"Siamo solo amici" dissi, smettendola di ridere. Magari avessi avuto un ragazzo come lui. "Sì, infatti" continuò lui.
"Davvero? Sembrate una coppia simpatica, invece. Provateci!" ci sorrise. Alla fine, non era cattiva la bimba, ma... COSA AVEVA APPENA DETTO?
"Cos-" iniziai a dire, volevo ridere ma non ci riuscivo. Matteo guardava la ragazza e guardava me, come a riflettere sopra a quello che aveva detto lei.
"Naah, siamo solo amici!" continuai, cercando di essere sicura, però sembrai troppo antipatica.
"Ora scusaci, dobbiamo andare!" la salutai e chiusi la schermata, prima che Matteo potesse fiatare.
"Hey, ma era simpatica" disse, fingendosi arrabbiato. Sbuffai, sempre scherzando, poi ridemmo entrambi.
Sentimmo la porta dell'entrata chiudersi e poi, nel salone apparvero Anya e Gianluca. Dio mi voleva bene, non sapevo che dire a Matteo.
Era stata una mini - conversazione imbarazzante.
"Siamo a casa e voi state ridendo, EVVIVA!" urlò.
"Guarda che siamo davanti a te, non siamo mica sordi, eh!" le dissi stendendomi del tutto sul divano, incrociando le braccia sotto il seno.
"Lo so" rise. "Allora, avete fatto pace?" continuò Gianluca al posto suo.
"Tanto la paghi" Matteo entrò nella conversazione, alzandosi e spintonando Gianluca. I due risero e io ed Anya ci unimmo a loro.
"Festeggiamo stasera, ora tutti a casa propria, o camera" disse Anya, guardando verso di me. "Dopo dobbiamo andare tutti a lavoro, quindi riposatevi per stasera!" concluse, sorridendo.
"Va bene, amore" Gianluca andò verso Anya e l'abbracciò. Io e Matteo ci guardammo, io imbarazzata e lui impacciato. Cercai di fare del mio meglio.
"Ci vediamo stasera, cucciolotto" dissi a Matteo, alzandomi dal divano, per rompere il ghiaccio. Volevo buttarla sul ridere e lui prese la battuta al volo.
"Va bene, principessa!" Matteo mi tenne il gioco, era divertente, mi piaceva 'principessa'. Mi diede anche un bacio sulla guancia. Non mi sarei mai lavata quella stupida guancia, ormai rossa. Matteo mi innervosiva, mi irritava e mi metteva in imbarazzo, non sapevo come comportarmi con lui. 
"Ci state per caso prendendo in giro?" chiese Gianluca, fingendosi arrabbiato. 
"Ma no!" dicemmo io e Matteo, guardandoci.
"Ohh" Gianluca lasciò Anya. "Andiamo, prima che ti prenda a calci" prese Matteo per le braccia e lo trascinò verso l'entrata.
Io e Anya scoppiammo a ridere e all'unisono li salutammo. "A stasera!" urlammo. Loro fecero lo stesso e si chiusero la porta alle spalle.
"Ricordami che devo ucciderti!" dissi ad Anya.
"Invece di ringraziarmi... Andavate d'amore e d'accordo" sorrise. Io le feci la linguaccia, seguendola in cucina.
"Aiutami a preparare qualcosa per stasera e poi andiamo a riposarci un po' anche noi" mi disse, prendendomi sotto braccio.
"E va bene" mi arresi, cingendole la vita.
  
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