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Autore: LittleLucy51    18/07/2013    0 recensioni
Tu ed io, ci siamo solo noi due
Il nostro futuro è oscuro. Dove potremmo andare, ora..?
La mia anima è sopraffatta dal dolore, e questo mi sta uccidendo
L’eco del mio pianto risuona attraverso il cielo stellato
Il mondo è enorme. Che canzone vuoi che io canti per te?
Sono sul punto di scoppiare a piangere
La tua mano, che sto stringendo diventa sempre più fredda
La tua voce sta svanendo e diventa sempre più lontana
Ti prego, non lasciarmi.
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una calda giornata di luglio.

Una ragazzina sui 16 anni dai lunghi capelli biondi, camminava scalza tra i campi di grano.
Indossava un abito azzurro con le maniche a palloncino, con dei ricami di pizzo in fondo alla gonna e un capellino sempre dello stesso colore del vestito.
Le piaceva la campagna, gli odori, i colori e tutto ciò che la caratterizzava.
Ogni tanto andava a salutare i contadini che lavoravano con l’aratro, gli portava un bel bicchiere di limonata fresca per alleviargli la stanchezza del loro duro lavoro.

Tutti l’amavano. Era una ragazza sempre allegra e sorridente, adorava cantare alle feste del paese dove viveva e molto compaesani rimanevano meravigliati dalla sua bellezza.
“Non farebbe mai del male a qualcuno, nemmeno a una mosca” così pensavano tutti.

Nessuno avrebbe mai pensato che dentro in quel bel corpo, si nascondesse in realtà uno spirito maligno. Del resto lei in verità non era nient’altro che un’assassina.
Lei la odiava quella parola: assassina. Il solo pensiero scattava in lei la collera più totale.
“io voglio che tutti mi amino per quello che sono” pensava la ragazza “nessuno mi dovrà far del male, oppure io lo…UCCIDERÒ, io sono una brava ragazza, io lo DEVO essere”

Camminava ore ed ore in quei bellissimi e dorati campi di grano, si divertiva a correre con Kira, il cane pastore del suo amico contadino.

Un bel giorno mentre giocava con lui nel campo più vicino al villaggio, due forestieri si avvicinarono alla bella ragazza con mali intenzioni.

- ehi, ti andrebbe di farci fare un giro turistico? – le domandò uno di loro.
- non ho intenzioni di fare una cosa del genere a degli sconosciuti, che nemmeno hanno la buona educazione di presentarsi – gli rispose la ragazza.
- stai calma bambina, siamo nuovi di qua e non conosciamo bene il posto, quindi ci chiedevamo se… -
- se potevo venire con voi così che abusiate di me, vero? –
- ehi ehi ma cosa stai dicendo? Il caldo ti ha dato alla testa? – disse il forestiero allungando la sua mano per afferrarla.
- cosa credi di fare? – fece un passo indietro per deviare la presa – ho capito subito cosa vorreste fare e vi prego di andarvene, se no.. –
- se no cosa? – l’atro compagno molto più veloce di lui, prese la ragazza per un braccio.

Nel giro di pochi minuti gli occhi di lei avevano cambiato colore: dall’azzurro mare erano passati a un rosso sangue.
Il suo corpo fu ricoperto di fiamme viola che poco a poco salirono sul braccio dell’uomo.
I due forestieri presero velocemente fuoco e vennero carbonizzati, di loro rimasero solo le ceneri.
Uno dei paesani, purtroppo la vide compiere quell’orribile gesto e subito corse dal capo villaggio.

Dopo attente riflessioni e domande poste alla ragazza, prese la decisione di bruciarla al rogo come se fosse stata una strega.

Pochi giorni dopo arrivò il momento dell’esecuzione.

Tutti gli abitanti del villaggio si radunarono intorno alla piazza per guardare la sua orribile morte.
Le legarono le mani dietro la schiena e fu portata su una piattaforma dove al centro si eleggeva un enorme tronco.
Un addetto prese una torcia e diede fuoco ai piccoli pezzi di legno che stavano ai suoi piedi.
L’ardente fuoco iniziò col bruciarle le gambe e man mano salì sempre più in alto, finché di lei non ne rimase più traccia.

Soltanto una piccola e calda luce bianca alla fine prese il volo e si diresse verso il cielo fino a scomparire.
I paesani di quel piccolo villaggio da quel giorno dimenticarono quel piccolo e terrificante episodio e continuarono la loro ordinaria vita.

Che epoca era? Che giorno era? Chi era quella ragazza? Quanto tempo è passato? E soprattutto cosa era quella luce?
Troppe domande che non ottengono ancora una risposta ben chiara.
 


 
Una ragazza sulla ventina, camminava scalza per le stanze di casa sua. Era sera e fuori pioveva.

Decise di dirigersi verso la sala padronale e di sedersi su una grossa poltrona di velluto rosso che stava vicino alla finestra. Si mise ad osservare le gocce che scendevano violentemente sul vetro.
I lunghi capelli castani scendevano per tutta la sua schiena, indossava un abito bianco con delle decorazioni sul corpetto e sulla gonna.

Abitava in una grande casa che quasi sembrava un castello. Tante stanze aveva, una casa che era anche troppo per una singola persona, ma per lei era molto importante. Lì tra i muri e i cassetti si nascondevano segreti, tradizioni, sogni e ricordi che erano sempre appartenuti alla sua famiglia.
Ma ora si ritrovava sola in quell’immensa reggia.

Soltanto una persona aveva il diritto e il dovere di restare accanto a lei: la sua cameriera.

Chiuse un momento gli occhi e per un istante pensò a sua madre.

- padroncina? – le chiese la cameriera, che si era avvicinata alla ragazza – che cosa ci fa qui? –

Lei non rispose, era troppo assorta nei sui pensieri.
La cameriera di schiarì la voce, pronta ad urlare per risvegliarla – KATEEEEEE! –
- eh? Cosa? – si girò di scatto verso di lei, tutta agitata –oh sei tu, Alice… -
- e chi altri se no? – le rispose con un sorriso – a cosa stavi pensando?
- mmm… a niente che ti possa interessare –
- non fare la scorbutica, puoi sempre confidarti con me quando ne senti la necessità –
- lo so, ti pago apposta anche per questo – rispose seccata.

Alice si mise davanti a lei con le ginocchia piegate e con un altro raggiante sorriso le disse:
- non è questione di soldi. Io ci sarò sempre per te quindi… - ma non fece in tempo a finire la frase che Kate di scatto si alzò dalla poltrona.

E come se fosse stata travolta da un istinto omicida le urlò un “non è vero!” accusatorio.

- ma cosa state dicendo? – rimase allibita, non le aveva mai rivolto così la parola. Lavorava per lei solo da pochi mesi e per quel poco tempo che era lì, le era sempre rimasta accanto. Allora perché la stava accusando di una cosa così spregevole?
Kate si porto le mani sul viso per nascondere la sua espressione triste.

- mi dispiace… non so cosa mi è preso. Forse ero ancora assorta nei miei pensieri, scusami -
- non preoccuparti, mi hai un po’ sorpresa –  e le rivolse uno dei suoi sorrisi rassicuranti.
- forse sono un po’ stanca. È meglio che vada a riposare –
- d’accordo. La sveglierò alle 9, va bene per lei? –
- si si –

Detto ciò attraversò la stanza per poi dirigersi verso la proprio camera al piano superiore, lasciando la cameriera sola e nel dubbio più totale su quanto era appena accaduto.
Arrivata a destinazione, chiuse la porta dietro di sé.

Era un camera grande e molto umile, e anche nella sua semplicità essa rispecchiava perfettamente il carattere della ragazza.
Lei era sempre stata passiva, chiusa in se stessa in modo che nessuno potesse farle di nuovo del male.

Si buttò sul letto che stava al centro della stanza e tra un sospiro e l’altro girò la faccia verso la finestra per guardare di nuovo la pioggia che cadeva.
“cosa mi sta succedendo?” penso tra se e se “io non voglio ricordare, voglio dimenticare, ti prego aiutami madre”
Chiuse lentamente gli occhi e una lacrima solitaria scese e bagnò un po’ il cuscino su cui era appoggiata.

Quella notte sognò la sua famiglia mentre stava facendo un picnic sotto a un grande quercia, erano tutti così felici e allegri, tranne lei.
Se ne stava in disparte a osservarli senza proferire parola.
I suoi occhi spenti guardava il viso di sua madre. Se lo ricordava ancora, non era cambiato di una virgola.
 Ma allora cosa era quella fitta che premeva sul suo petto mentre pensava a lei?

Poi il sogno cambiò di nuovo e questa volta era circondata dalle oscure tenebre.
Lei se ne stava rannicchiata con le mani sulle orecchie, impaurita.
Voleva solo svegliarsi, andarsene da quell’orribile posto.
Una piccola luce celeste volò sopra la sua testa.

- vuoi dimenticare non è vero? –
- si – disse senza pensarci due volte.
- anche se questo comprenderà dimenticare anche le tue origini? – le chiese di nuovo la luce.
- si si voglio solo dimenticare tutto, tu puoi esaudire questo mio desiderio? Ti supplico… -
- per chi lo vuoi fare? –
- …per Alice –

La luce si espanse sempre di più e divenne così chiara da accecarla.

- se questo è quello che vuoi dal profondo del tuo cuore, io lo realizzerò. Ma ricordati anche se dimenticherai tutto, ricordati solo che tu non sei come tutti gli altri –

Kate allungò una mano verso la calda luce ed essa piano piano entrò in lei  fino ad arrivare alla testa per cancellarle i ricordi.

-…grazie – disse infine.
 



Mi aggrappai ad un filo e mi infilai in un ago arrugginito
Il rumore graffiante mi feriva le orecchie
Insieme ad un consunto abito pieno di ricordi
Ci siamo solo noi due in una cornice, due visi molto magri
La bambola che stavo trasportando per attenuare la mia solitudine
Si è rotta
Ha perso un braccio, e non ha più gli occhi
Ti prego, potresti cucirla e ripararla?
Dentro una stanza solitaria, chiacchieravo con una bambolina
“Sei una bambina fredda che non ride mai”
Questo è ciò che mia madre mi diceva
Mentre cenavo da sola
Io e la mia bambolina li mangiammo
Un pezzo di pane freddo e
Il riflesso del mio volto nella zuppa di pomodoro
Una piccola voce cantava “lalala” risuonava solo un poco nella fredda stanza
Sedeva nel mezzo e scomparve sopra la mia testa!
Un suono solitario? Non è solitario?
Una notte solitaria, io sono sola
Sta iniziando a marcire da tutte le parti
Dentro una stanza solitaria, chiacchieravo con una bambolina
“Tu non sei una cattiva ragazza o qualcosa del genere”
Questo è ciò che la mia bambolina diceva
Mentre cenavo da sola
Io e la mia bambolina li mangiammo
Un grande pezzo di carne fredda
E una rossa, scura gelatina
In un libro illustrato di una qualche epoca
C’era l’immagine di una famiglia che rideva deliziata
Il mondo della magia e il mio mondo, sono così...differenti

 
L’affetto che era stato lasciato indietro, se ne andò, e nessuno se ne accorse
La ragazza che era come un diavolo nel dire bugie presto dimenticò cosa aveva perduto
E perfino ciò che aveva visto alla fine dell’inferno
Lei non riuscì più a trovarlo.















Angolo dell'autrice

Saaaaalve :3 dopo una lunga pausa sono ritornata con una nuova storia u.u
Le frasi in corsivo sono state presa da una canzone di Miku Hatsune che si intitola "Patchwork Toxin"
Una canzone molto macabra xD ho tagliato solo un pezzo finale che non mi sembrava proprio il caso di non mettere.
Quindi ci risentiamo al prossimo capitolo e mi raccomando ditemi cosa ne pensate di questo primo capitolo ^^
Ciauuu :D

 

  
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