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Autore: Mai Kusakabe    18/07/2013    2 recensioni
Lo raggiunse e si fermò di fronte a lui. –Sei un fottutissimo figlio di puttana.-
Dopo che Zoro ha perso l’occhio nell’incidente con la banda di Crocodile, Sanji ha molte cose da dire a quel suicida del suo ragazzo. [SPIN-OFF di VIDAS; leggibile anche da chi non l’ha letta.]
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji | Coppie: Sanji/Zoro
Note: AU, Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: Spoiler!
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Titolo originale: Las cosas claras
Autore originale: Mai Kusakabe
Traduzione: Lilian Potter
Pairing: Zoro/Sanji [Yaoi; raiting giallo]
Avvertimento: Spin-off di Vidas. (AU)
Leggibile anche da chi non abbia letto Vidas.
Per chi segue la serie e non ha ancora letto il capitolo 22, è sconsigliata in quanto contiene spoiler!

 

 

Le cose chiare

 

 

Sanji chiuse la porta della casa quando l’ultimo dei suoi amici se ne fu andato. Sospirando, il biondo si appoggiò contro il legno e portò la mano destra alla tasca dei suoi pantaloni in cerca di una estremamente necessaria sigaretta. Si fermò giusto quando le sue dita accarezzarono il pacchetto, ricordando che al padre di Zoro non piaceva che fumasse lì dentro.

 

Tornando a sospirare, questa volta con fastidio più che con stanchezza, Sanji prese una delle chiavi appese ai ganci all’entrata, aprì nuovamente la porta che dava sulla strada ed uscì, chiudendola dietro di sé per evitare che il fumo entrasse in casa. Estrasse una sigaretta e la portò alla bocca, godendo per un attimo del semplice fatto di sostenerla tra le labbra prima di accendersela deliziato.

 

Dando il primo e profondo tiro, Sanji si appoggiò contro la parete della casa costruita annessa al dojo che dirigeva il famoso spadaccino Dracule Mihawk, padre adottivo di quel coglione suicida del suo ragazzo.

 

Dopotutto, avevano trascorso settimane da manicomio. Erano passati già quindici giorni dal fiasco con la banda di Crocodile che, nonostante grazie a qualche miracolo erano tutti sopravvissuti, era costato loro terribilmente caro. E questo contando che Sanji se n’era infischiato praticamente di tutti, ad eccezione dell’essersi assicurato che Robin fosse più incoraggiata e che il piede di Nami stesse guarendo bene. Non aveva ceduto alle lamentele di Rufy, neanche solo per farlo zittire, sul fatto che necessitava di carne per sopravvivere, né alle sue domande di frullati e purè di carne. Aveva ignorato le innumerevoli proteste di Usopp quando questo non la smetteva di ripetere come gli facesse male tutto il corpo per essere stato tanto coraggioso. Non si era neppure preso il disturbo di cercare qualche the speciale per Brook con il fine di riuscire a tirarlo su di morale un po’ dalla depressione in cui era caduto dal non poter suonare per mesi.

 

No, erano due settimane che Sanji non prestava minimamente attenzione ai suoi amici, e avrebbe voluto buttarli fuori a calci quella sera quando erano venuti a visitare Zoro dopo che questo era stato dimesso, essendo l’ultimo che avevano lasciato uscire dall’ospedale. Era a malapena riuscito a sopportare le due ore di visita senza perdere i nervi, e si era sentito un mostro nel sentirsi sollevato quando quella banda di scandalosamente benintenzionati se n’era andata.

 

Sanji non se ne andava, aveva parlato con Mihawk ed aveva ottenuto il permesso di restare un paio di giorni per vigilare che Zoro seguisse le indicazioni dei medici, e così facendo l’uomo non avrebbe dovuto cessare le sue attività per prendersi cura del figlio.

 

La cosa certa era che Sanji aveva molto da dire a Zoro.

 

Si era trattenuto, a fatica, nell’ospedale per il timore dei livelli su cui avrebbe potuto scalare la discussione, e si era limitato a passare quelle due settimane come una guardia silenziosa, persino una statua a volte, nella stanza di Zoro, ignorando i suoi intenti di cominciare una conversazione, i suoi insulti ed addirittura il paio di volte in cui aveva cercato di convincerlo a fare qualcosa di divertente.

 

Sanji diede un ultimo tiro alla sigaretta e la tirò al suolo, calpestandola con il tallone delle sue scarpe per spegnerla.

 

Deciso, mise la chiave nella serratura ed aprì la porta, entrando ancora in casa. Adesso erano soli. Lasciò che la porta si chiudesse da sé ed andò nella camera di Zoro, dove il giovane era rimasto quando Sanji aveva accompagnato i loro amici alla porta.

 

Quando entrò nella stanza vide che, ovviamente, Zoro si era tolto tutte le bende dal torso, braccia e gambe, sicuramente perché gli davano fastidio. Almeno aveva avuto l’accortezza di lasciare quella della testa, che copriva l’ora inservibile occhio sinistro.

 

Il giovane dai capelli verdi lo guardò, e gli dedicò un sorriso che pretendeva essere beffardo ma che però non riusciva ad esserlo.

 

-Continuerai a non parlarmi?-

 

-Sei un fottuto idiota.- disse Sanji, ancora sotto il telaio della porta. Zoro rimase in silenzio, cosicché, cominciando a camminare lentamente verso di lui, il biondo continuò a parlare con sorprendente calma. –Un coglione suicida che non ha nessun apprezzamento per la sua vita o per le persone che si preoccupano per lui, un pezzo di merda egoista che si lancia di faccia nel pericolo senza neanche pensarci.- lo raggiunse e si fermò di fronte a lui. –Sei un fottutissimo figlio di puttana.-

 

Ed allora, con stupore di entrambi, Sanji alzò un braccio e gli tirò un pugno sul petto, ancora indolenzito a giudicare dalla smorfia di Zoro, che lo stese di spalle contro al letto.

 

-Hai finito?- domandò Zoro, nel vedere che Sanji non si muoveva.

 

-No, non ho finito!- gli urlò Sanji, sedendosi sopra di lui e mollandogli uno schiaffo sulla guancia destra. –A che cazzo credi di giocare andando in giro a fare il suicida in quella maniera, eh?! Quasi ti ammazzano! Quasi ti ammazzano mezza dozzina di volte, bastardo! Ed allora cosa?! Tu muori e mi lasci qui, adesso che già mi preoccupo per te e ho perfino iniziato ad amarti?! Sei un fottuto egoista!-

 

Senza cercare di scostarsi, Zoro alzò una mano e la portò alla guancia di Sanji quando questo ebbe terminato di urlargli addosso, accarezzandola leggermente con il polso.

 

-Questo è tutto?- domandò, senza poter evitare di sorridere lievemente.

-Per adesso. Stronzo.- rispose Sanji. Già molto più calmo, anche lui senza accennare a muoversi dalla sua posizione seduta a cavalcioni su Zoro.

 

-Cosicché mi ami, eh?-

Sanji rimase paralizzato per un momento prima di rendersi conto che, in effetti, tra tutte le cose che gli averla urlato gli era scappato quel piccolo dettaglio.

 

-E se anche fosse?-

 

Sorridendo più ampiamente, Zoro portò la mano dalla guancia del biondo fino alla sua nuca e lo fece piegarsi, unendo le loro labbra in un lento ma ardente bacio che Sanji, nonostante tutto il suo cattivo umore, non potè evitare di corrispondere.

 

Al separarsi, Zoro disse:

-Anch’io ti amo, anche se sei un donnaiolo pervertito che si preoccupa per delle cazzate.-

 

Dandogli un altro pugno, questa volta più flebile, nel petto, Sanji si sdraiò su di lui, accomodandosi nel letto.

 

-Non sei nelle condizioni di rimproverare niente, imbecille.- Nel sentire la mano di Zoro cominciare a scendere dalla sua spalla, un sinistro sorriso si dipinse sul suo volto. Gli era appena venuta in mente la maniera perfetta perché quel testardo capisse che faceva sul serio. –E spero che tu vada d’accordo con la tua mano, perché non avrai nient’altro per un bel pezzo.-

 

La mano sulla sua spalla si fermò di colpo.

 

-Oh, andiamo, non prendermi per il culo.-

-Questo è precisamente quello che pretendo.-

 

FINE.

Giuro che si è tradotta da sola. Amo questo pairing!
Ed ecco concluso questo meraviglioso spin-off di Vidas, dove finalmente una delle coppie di ‘’comparsa’’ ha avuto i suoi spazi. Credo che anche per chi si sia avventurato nella lettura senza conoscere la long, gli avvenimenti siano stati piuttosto comprensibili. Ad ogni modo, voi cosa ne pensate? Spero sia piaciuta anche a voi quanto è piaciuta a me. Se vi va, fatemelo sapere (: A domani con l’ultimo capitolo di Vidas!

 

 

  
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