Titolo originale: Las cosas claras
Autore
originale: Mai Kusakabe
Traduzione:
Lilian
Potter
Pairing: Zoro/Sanji [Yaoi;
raiting
giallo]
Avvertimento:
Spin-off
di Vidas. (AU)
Leggibile
anche da chi non abbia letto Vidas.
Per chi
segue la serie e non ha ancora letto il capitolo 22, è sconsigliata in
quanto
contiene spoiler!
Le
cose chiare
Sanji
chiuse la porta della casa quando l’ultimo dei suoi amici se ne fu
andato.
Sospirando, il biondo si appoggiò contro il legno e portò la mano
destra alla
tasca dei suoi pantaloni in cerca di una estremamente necessaria
sigaretta. Si
fermò giusto quando le sue dita accarezzarono il pacchetto, ricordando
che al
padre di Zoro non piaceva che fumasse lì dentro.
Tornando
a sospirare, questa volta con fastidio più che con stanchezza, Sanji
prese una
delle chiavi appese ai ganci all’entrata, aprì nuovamente la porta che
dava
sulla strada ed uscì, chiudendola dietro di sé per evitare che il fumo
entrasse
in casa. Estrasse una sigaretta e la portò alla bocca, godendo per un
attimo
del semplice fatto di sostenerla tra le labbra prima di accendersela
deliziato.
Dando
il primo e profondo tiro, Sanji si appoggiò contro la parete della casa
costruita annessa al dojo che dirigeva il famoso spadaccino Dracule
Mihawk,
padre adottivo di quel coglione suicida del suo ragazzo.
Dopotutto,
avevano trascorso settimane da manicomio. Erano passati già quindici
giorni dal
fiasco con la banda di Crocodile che, nonostante grazie a qualche
miracolo
erano tutti sopravvissuti, era costato loro terribilmente caro. E
questo
contando che Sanji se n’era infischiato praticamente di tutti, ad
eccezione
dell’essersi assicurato che Robin fosse più incoraggiata e che il piede
di Nami
stesse guarendo bene. Non aveva ceduto alle lamentele di Rufy, neanche
solo per
farlo zittire, sul fatto che necessitava di carne per sopravvivere, né
alle sue
domande di frullati e purè di carne. Aveva ignorato le innumerevoli
proteste di
Usopp quando questo non la smetteva di ripetere come gli facesse male
tutto il
corpo per essere stato tanto coraggioso. Non si era neppure preso il
disturbo
di cercare qualche the speciale per Brook con il fine di riuscire a
tirarlo su
di morale un po’ dalla depressione in cui era caduto dal non poter
suonare per
mesi.
No,
erano due settimane che Sanji non prestava minimamente attenzione ai
suoi
amici, e avrebbe voluto buttarli fuori a calci quella sera quando erano
venuti
a visitare Zoro dopo che questo era stato dimesso, essendo l’ultimo che
avevano
lasciato uscire dall’ospedale. Era a malapena riuscito a sopportare le
due ore
di visita senza perdere i nervi, e si era sentito un mostro nel
sentirsi
sollevato quando quella banda di scandalosamente benintenzionati se
n’era
andata.
Sanji
non se ne andava, aveva parlato con Mihawk ed aveva ottenuto il
permesso di
restare un paio di giorni per vigilare che Zoro seguisse le indicazioni
dei
medici, e così facendo l’uomo non avrebbe dovuto cessare le sue
attività per
prendersi cura del figlio.
La
cosa certa era che Sanji aveva molto da dire a Zoro.
Si
era trattenuto, a fatica, nell’ospedale per il timore dei livelli su
cui avrebbe
potuto scalare la discussione, e si era limitato a passare quelle due
settimane
come una guardia silenziosa, persino una statua a volte, nella stanza
di Zoro,
ignorando i suoi intenti di cominciare una conversazione, i suoi
insulti ed
addirittura il paio di volte in cui aveva cercato di convincerlo a fare
qualcosa di divertente.
Sanji
diede un ultimo tiro alla sigaretta e la tirò al suolo, calpestandola
con il
tallone delle sue scarpe per spegnerla.
Deciso,
mise la chiave nella serratura ed aprì la porta, entrando ancora in
casa.
Adesso erano soli. Lasciò che la porta si chiudesse da sé ed andò nella
camera
di Zoro, dove il giovane era rimasto quando Sanji aveva accompagnato i
loro
amici alla porta.
Quando
entrò nella stanza vide che, ovviamente, Zoro si era tolto tutte le
bende dal
torso, braccia e gambe, sicuramente perché gli davano fastidio. Almeno
aveva
avuto l’accortezza di lasciare quella della testa, che copriva l’ora
inservibile occhio sinistro.
Il
giovane dai capelli verdi lo guardò, e gli dedicò un sorriso che
pretendeva
essere beffardo ma che però non riusciva ad esserlo.
-Continuerai
a non parlarmi?-
-Sei
un fottuto idiota.- disse Sanji, ancora sotto il telaio della porta.
Zoro
rimase in silenzio, cosicché, cominciando a camminare lentamente verso
di lui,
il biondo continuò a parlare con sorprendente calma. –Un coglione
suicida che
non ha nessun apprezzamento per la sua vita o per le persone che si
preoccupano
per lui, un pezzo di merda egoista che si lancia di faccia nel pericolo
senza
neanche pensarci.- lo raggiunse e si fermò di fronte a lui. –Sei un
fottutissimo figlio di puttana.-
Ed
allora, con stupore di entrambi, Sanji alzò un braccio e gli tirò un
pugno sul
petto, ancora indolenzito a giudicare dalla smorfia di Zoro, che lo
stese di
spalle contro al letto.
-Hai
finito?- domandò Zoro, nel vedere che Sanji non si muoveva.
-No,
non ho finito!- gli urlò Sanji, sedendosi sopra di lui e mollandogli
uno
schiaffo sulla guancia destra. –A che cazzo credi di giocare andando in
giro a
fare il suicida in quella maniera, eh?! Quasi ti ammazzano! Quasi ti
ammazzano
mezza dozzina di volte, bastardo! Ed allora cosa?! Tu muori e mi lasci
qui,
adesso che già mi preoccupo per te e ho perfino iniziato ad amarti?!
Sei un
fottuto egoista!-
Senza
cercare di scostarsi, Zoro alzò una mano e la portò alla guancia di
Sanji
quando questo ebbe terminato di urlargli addosso, accarezzandola
leggermente
con il polso.
-Questo
è tutto?- domandò, senza poter evitare di sorridere lievemente.
-Per
adesso. Stronzo.- rispose Sanji. Già molto più calmo, anche lui senza
accennare
a muoversi dalla sua posizione seduta a cavalcioni su Zoro.
-Cosicché
mi ami, eh?-
Sanji
rimase paralizzato per un momento prima di rendersi conto che, in
effetti, tra
tutte le cose che gli averla urlato gli era scappato quel piccolo
dettaglio.
-E
se anche fosse?-
Sorridendo
più ampiamente, Zoro portò la mano dalla guancia del biondo fino alla
sua nuca
e lo fece piegarsi, unendo le loro labbra in un lento ma ardente bacio
che
Sanji, nonostante tutto il suo cattivo umore, non potè evitare di
corrispondere.
Al
separarsi, Zoro disse:
-Anch’io
ti amo, anche se sei un donnaiolo pervertito che si preoccupa per delle
cazzate.-
Dandogli
un altro pugno, questa volta più flebile, nel petto, Sanji si sdraiò su
di lui,
accomodandosi nel letto.
-Non
sei nelle condizioni di rimproverare niente, imbecille.- Nel sentire la
mano di
Zoro cominciare a scendere dalla sua spalla, un sinistro sorriso si
dipinse sul
suo volto. Gli era appena venuta in mente la maniera perfetta perché
quel
testardo capisse che faceva sul serio. –E spero che tu vada d’accordo
con la
tua mano, perché non avrai nient’altro per un bel pezzo.-
La
mano sulla sua spalla si fermò di colpo.
-Oh,
andiamo, non prendermi per il culo.-
-Questo
è precisamente quello che pretendo.-
FINE.
Giuro che si è
tradotta da sola.
Amo questo pairing!
Ed ecco
concluso questo meraviglioso spin-off di Vidas, dove finalmente una
delle
coppie di ‘’comparsa’’ ha avuto i suoi spazi. Credo che anche per chi
si sia
avventurato nella lettura senza conoscere la long, gli avvenimenti
siano stati
piuttosto comprensibili. Ad ogni modo, voi cosa ne pensate? Spero sia
piaciuta
anche a voi quanto è piaciuta a me. Se vi va, fatemelo sapere (: A
domani con l’ultimo
capitolo di Vidas!