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Autore: micRobs    18/07/2013    4 recensioni
Sebastian/Thad | Future!Fic, Slice of life.
Raccolta di daddies!Thadastian slegate tra loro e indipendenti l'una dall'altra.
1- How to welcome daddy.
2- Come fa lo pitidattilo?
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Sebastian/Thad
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Pairing: Sebastian/Thad + pargoli vari.
Genere: Sentimentale, Romantico, Generale, Commedia, Fluffissimo.
Avvertimenti: Future!Fic, Daddies!Thadastian.
Rating: Verde
Parole: 1243 (secondo Word)
Note d’Autore: Loro chiedono ed io eseguo. Avevo questa shot pronta da un po’, plottata mentre andavo a prendere mio padre all’aeroporto, e le dolci pulzelle del gruppo Thadastian mi hanno esplicitamente chiesto una daddies, so… tutta per voi, dolcezze ♥
E colgo l’occasione per augurare a tutti buone vacanze, visto che io domani parto e non potrò rompervi le scatole per un po’ :3
Note di betaggio: Vals ♥
 
 
 

How to welcome daddy

 
 
 
«Papi, che cosa fanno quei signori?»

Thad spostò lo sguardo nella direzione indicata da Seth e sorrise. A quell'ora della sera – l'orologio sul tabellone degli arrivi segnava che mancavano solo pochi minuti alle nove e trenta – e in un periodo relativamente di bassa stagione come poteva esserlo l'inizio di aprile, l'aeroporto era decisamente poco affollato, tant'era che, a parte lui e i bambini, vi era solo un'altra decina di persone ad attendere l'atterraggio dell'ultimo volo della giornata.
Aveva provato a convincere i suoi figli a rimanere a casa con sua madre, ma loro erano stati irremovibili e avevano insistito per accompagnarlo all'aeroporto a prendere Sebastian.

Era mancato poco meno di una settimana – a causa di un congresso di lavoro a New York – e la casa sembrava dolorosamente vuota, sebbene Seth e Demian contribuissero costantemente a tenere il silenzio lontano dalla loro abitazione.

«Sono... impiegati degli hotel e delle agenzie di viaggio» provò a spiegargli, per sedare la sua sete di continue nuove informazioni e farlo in maniera soddisfacente. «Aspettano i passeggeri del volo che non sanno dove andare.»

Seth schiuse le labbra in un muto «Oh» di mistico stupore, mentre Demian al suo fianco studiava con invidiabile concentrazione la piantina dell'aeroporto.
«Così non si perdono» annuì il bambino, dimostrandogli di aver capito alla perfezione quel concetto. «E perché c'hanno quei fogli in mano?» Continuò poi, tornando ad osservare due ragazze che parlavano tra di loro, reggendo tra le mani il nome del passeggero che aspettavano.

Thad ci pensò giusto un attimo, in modo da fornirgli la risposta più completa nel modo più semplice possibile, poi sorrise di nuovo. «Perché così, quando il passeggero scende dall'aereo, legge il suo nome sul foglio e sa dove deve andare.»

Seth lo osservò come se gli avesse rivelato chissà quale verità inconfutabile e annuì lentamente. «E se qualcuno di loro» li indicò di nuovo con un ditino. «C'ha scritto il nome di papà e papà va da loro? Come facciamo noi?»

Quella domanda parve risvegliare l'interesse di Demian che, improvvisamente, rivolse la sua attenzione a suo padre e a suo fratello, la fronte aggrottata in un'espressione preoccupata e confusa. «Ma papà lo sa che non deve andare da loro!» Obiettò, sapientemente. «Vero?» Chiese poi conferma a Thad, sollevando lo sguardo su di lui, immediatamente imitato da Seth.

Thad si prese solo un attimo per osservare i suoi figli con sguardo colmo di affetto e tenerezza, poi si chinò sulle ginocchia e, sorridendo, annuì. «Certo che lo sa» garantì, sistemando il colletto del giubbotto di Demian e ricevendo in cambio uno sbuffo scocciato. «Quando esce, ci vede e viene da noi.»

L'espressione sul viso dei bambini cambiò immediatamente ed entrambi ritornarono a sorridere, tranquillizzati dalle parole del padre. Un attimo dopo, le porte, che separavano la sala d'attesa dal salone del recupero dei bagagli, si aprirono e...

«Papà!»

«Papà!»

Sebastian comparve tra di esse, la giacca a vento sbottonata e il trolley al seguito. Non ebbe neanche bisogno di seguire le voci dei bambini per individuarli: non appena loro padre ebbe fatto la sua comparsa nel loro campo visivo, Thad perse tutta la sua attrattiva ed entrambi si fiondarono verso di lui che, prontamente, si chinò sulle ginocchia e li chiuse in un abbraccio caloroso e necessario.

«Ciao ometti» sorrise radioso tra i loro capelli. «Sentito la mancanza di papà?»

Thad osservò quella scena e sorrise, avvicinandosi lentamente alla sua famiglia e aspettando che qualcuno si rendesse conto anche della sua presenza. Una signora alla sua destra, anche lei in attesa, gli rivolse uno sguardo divertito e consapevole, al che Thad ridacchiò e scosse lievemente la testa.

«Sì, io ormai servo solo a portare in giro i bambini» commentò, all'indirizzo della signora che rise a sua volta.

A quelle parole, Sebastian sollevò leggermente il viso e gli rivolse uno sguardo divertito e adorante, ma senza sciogliere l'abbraccio intorno ai suoi figli. «E non ti lamentare sempre, tu» lo ammonì bonariamente, sorridendogli in maniera inequivocabile.
 

*°*°*°

 

Un paio di mesi dopo, Thad e i suoi figli si trovarono di nuovo all'aeroporto, di nuovo ad aspettare Sebastian di ritorno da uno dei suoi congressi. New Orleans, quella volta. Un'altra settimana trascorsa senza la sua ingombrante e difficilmente ignorabile presenza in casa, un'altra settimana trascorsa con Seth e Demian che si litigavano il diritto di dormire nel lettone, un'altra settimana trascorsa diviso a metà. Thad si domandava come fosse possibile che, dopo tutto quel tempo insieme, gli facesse ancora così male stare lontano dal suo uomo.

Quella sera, l'aeroporto era notevolmente più vivo e brulicante di viaggiatori, amici e parenti accorsi a salutare o accogliere i loro cari, hostess, steward e impiegati di vario genere.

Thad teneva saldamente le mani dei suoi figli per evitare di perderli di vista in un luogo così affollato, mentre scrutava quelle familiari porte beige, in attesa che si aprissero e rivelassero il motivo per cui loro erano lì. Quando i primi passeggeri iniziarono ad attraversarle, Seth lasciò la mano di suo padre e iniziò a frugarsi freneticamente in tasca.

«Seth, non adesso» lo richiamò l'uomo, gettando continue occhiate alle porte e cercando intanto di riprendere la mano di suo figlio. «Non è il momento, dammi la mano.»

«Ma papà!» Si lamentò il figlio, imbronciandosi in maniera tenerissima. «Era qui e adesso non lo trovo più.»
Thad aggrottò la fronte in un’espressione confusa. «Cosa…?»

«Ce l’ho io!» Lo interruppe però la voce di Demian che, immediatamente, scivolò via dalla sua stretta e iniziò a tastarsi le tasche dei jeans. «Lo avevi lasciato in macchina ed io l’ho preso.»

«Non l’avevo lasciato in macchina, mi è solo caduto.»

«Ma lo avevi perso e adesso ce l’ho io.»

Così dicendo, sfilò dalla tasca un foglio malamente piegato in otto parti, mentre Thad posava a entrambi una mano sulla spalla per essere certo di non perderli di vista. Sotto il suo sguardo attento e vigile, Seth si avvicinò a suo fratello e lo aiutò a dispiegare il foglio con un'attenzione e una cura che Thad non aveva mai visto in nessuno dei due. Aggrottò la fronte, ma proprio mentre stava per domandare di che si trattasse, i bambini lo aprirono completamente e lui si sentì sciogliere di orgoglio e tenerezza: grande quanto tutta la pagina e colorata da sgargianti tinte rosse e arancioni, la scritta "Papà" faceva bella mostra di sé.

«Così sa dove deve andare anche se non ci vede» spiegò Demian, allo sguardo ancora sbalordito di Thad.

Quest'ultimo spostò una mano tra i loro capelli e glieli spettinò affettuosamente, poi si chinò appena e baciò la guancia ad entrambi. «Papà ne sarà tanto felice, sapete?»

E, infatti, non appena Sebastian varcò la soglia e trovò le figure dei suoi figli che reggevano tra le mani quel foglio di carta stropicciato – sotto sopra, per giunta – si aprì in un sorriso dolcissimo e raggiante, posò la valigia a terra e allargò le braccia per accoglierli. E loro non se lo fecero ripetere di nuovo: un attimo dopo, erano premuti contro il petto di un Sebastian sorridente ed emozionato.

«Ciao, mostriciattoli

Ancora una volta, Thad si ritrovò a osservare la perfezione della sua famiglia e, ancora una volta, rimase vicino a loro nell'attesa che si accorgessero anche di lui. «Ciao, amore» lo salutò infine, la voce divertita e leggermente sarcastica. «Ci sono anche io, sai?»

Sebastian sollevò finalmente lo sguardo su di lui e gli fece l'occhiolino, senza smettere di sorridere adorante. «Guarda che eri compreso anche tu tra i mostriciattoli.»
 


 
 
 
 
The End




Yup, avete letto benissimo: ho deciso di iniziare una raccolta di fanfiction, slegate tra loro, dedicate agli Smythe-Harwood.
Sorpresi? Felici?
Non ve ne frega una mazza?

No, l'insetticita non ha effetto su di me, mi dispiace

Non aspettatevi aggiornamenti regolari, però: ovviamente, arriveranno quando avrò idee su cui scrivere :3

Robs.

   
 
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