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Autore: Aki_anyway    19/07/2013    2 recensioni
[Storia interrotta]
Chester, Cheshire, Nord Inghilterra.
Anno Domini 1257.
Harry è il figlio di Lord Des Styles, signore di Chester; Niall è un ladro di strada; Zayn è uno scultore; Louis e Liam due cavalieri: come si intrecceranno le vite dei cinque ragazzi durante l'attesissima Fiera di Chester?
Dal testo: "Il destino è come un fiume in piena che ti travolge con la sua portata. Il destino ti lascia senza scampo, senza uscita, senza una via di fuga. E’ qualcosa di tremendamente crudele e violento, ma allo stesso tempo può diventare fonte di vita e di amore. Tutto accade per un motivo, con uno scopo preciso, tutto ci riconduce svolta dopo svolta a un traguardo che è solo nostro. Questo può essere gioia così come dolore, non lo puoi sapere, non lo potrai dire fino a che non lo avrai raggiunto, ma solo una cosa è certa: tu non puoi decidere."
#Larry
Genere: Azione, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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_Voci nel buio_

 
L’aria gelida della notte entrava con un soffio dalla finestra aperta, ma Harry non era troppo impegnato per curarsene.
Il riccio era pienamente concentrato a modulare con cura la voce a ogni nota in un canto melodioso, era attento alla perfezione, a non sbagliare nemmeno un dettaglio. Il suo sguardo accarezzava le colline scure che si stendevano dinnanzi a lui, la le luna illuminava e le colorava di toni grigiastri che si riflettevano nelle iridi verdi del ragazzo.
Un silenzio che sapeva di morte avvolgeva la sua voce profonda che andava disperdendosi nel buio, accompagnata solo dal canto solitario di un assiolo.

Ormai la speranza di Harry stava svanendo.
Nessuna voce si sarebbe unita alla sua nemmeno quella notte.
Erano ormai tre giorni che sperava, che provava, che si distruggeva la mente per ricavare dai ricordi qualche informazione che potesse aiutarlo a trovare il giovane a cui appartenesse la voce che gli aveva rapito il cuore. Per la prima volta si era sentito completo, anche se per un solo istante, parte di qualcosa di unico e indistruttibile.

Ma nulla, attorno a lui solo il silenzio della campagna inglese. Harry fece un lungo sospiro, fermandosi un attimo di cantare.
Il giovane stava passando davvero un brutto periodo, avrebbe solo voluto sprofondare in una fossa e riemergere dopo che tutto lo schifo che la Fiera di Chester stava portando fosse svanito. Non ne poteva più degli sguardi inquisitori a corte, delle voci di corridoio, di passare le notti insonni  a chiedersi cosa aveva sbagliato, a chiedersi del perché non fosse mai all’altezza. Inoltre a volte si svegliava di soprassalto pensando di udire quella voce così leggera entrare dalla finestra, ma ogni volta era solo uno stupido sogno. Nulla di più.
Certe volte il sogno era così reale che Harry finiva per crederci davvero e questo rendeva ancora più brusco il risveglio.
Era strano, ma anche in quel momento gli sembrava che un soffio di vento più gelido degli altri trasportasse insicuro la voce delicata all’interno della sua stanza.
Harry tese l’orecchio e un attimo dopo un brivido gli percorse la schiena provocandogli un tremito, ma non a causa del freddo.

Si rese conto che questa volta la voce era reale, incredibilmente reale, proprio come la prima volta che l’aveva udita.
Istintivamente si avvicinò di più alla finestra, appoggiandosi sul davanzale, e un ampio sorriso gli si disegnò immediatamente sul volto, facendo comparire le due piccole fossette ai lati della bocca.
Rimase un attimo incantato ad ascoltare la melodia delicata che gli giungeva alle orecchie. Chiuse gli occhi per percepire ogni sua singola sfumatura, per essere avvolto da ogni singola emozione che gli stava procurando e tutti i brutti pensieri scomparvero in un secondo.
Decise di riunire finalmente le loro tonalità in un coro che parlava di perfezione, un’ottava più alta e una più  bassa, di nuovo a fondersi assieme come fossero sempre state una cosa unica, inscindibile.
Harry non poteva credere che  una voce senza volto fosse riuscita a rubargli un piccolo angolo di cuore, ma ancora di più faticava a credere che esistesse una voce che potesse combaciare così perfettamente con la sua. Forse a cantare era il suo angelo custode, doveva per forza essere così, solo in questo modo si potevano spiegare i forti brividi che lo stavano attraversando in quel momento.

A un certo punto dei rumori provenienti da fuori interruppero la voce leggera dell’altro ragazzo, ponendo fine così anche ai pensieri di Harry.
“Scusa, devo andare!” la voce sottile e delicata gli arrivò diretta, sgretolando la magia di quel momento e in un secondo lasciò spazio al terrore di non risentirla mai più.
Devo fare qualcosa prima che sia tardi.
“Ci sarai domani alla sfilata inaugurale?!” Harry chiese in un gesto disperato, un ultimo appiglio alla speranza di incontrarlo.
Un attimo di silenzio.
“Ci sarò! Ciao!” fu la risposta frettolosa, poi solo il rumore dei passi che si allontanavano in fretta.

Il cuore di Harry si riempì per un attimo di gioia nel sentire la risposta, ma questa si smorzò notevolmente quando si rese conto che non aveva idea di come lo avrebbe riconosciuto.

Qualche tonfo sordo provenne dalla porta facendolo scattare in piedi.
Solo allora si rese conto di quanto il tempo fosse passato veloce, era veramente tardi e forse i rumori avevano svegliato qualcuno nel castello.
E se mi hanno sentito? O peggio, se CI hanno sentito?
Il terrore si impadronì di Harry all’idea che il padre potesse venire a sapere che di notte cantava di nascosto con un ragazzo, avrebbe di sicuro preso qualche provvedimento che il riccio non voleva nemmeno immaginare.

“C-chi è?” balbettò chiudendo la finestra in fretta come se stesse nascondendo la prova del delitto.
“Harold, sono Liam, posso entrare?”
Il riccio tirò un sospiro si sollievo e si rilassò appoggiandosi alla parete dietro di lui. Liam aprì la porta massiccia senza far rumore e si intrufolò nella grande stanza.
“Mi avevi spaventato”  disse Harry con un sospiro.
“Mi dispiace. Ma… posso sapere con chi stavi parlando e soprattutto perché cantavi a quest’ora?” il cavaliere alzò un sopracciglio con aria interrogativa, mentre si andava a sedere su una sedia in legno scuro, come era solito fare quando si trovava lì.
“Ehi, sarei io che dovrei chiederti cosa ci fai nella mia stanza a notte fonda!” Harry cercò di ribaltare il discorso, non aveva proprio voglia di parlare di quella voce con nessuno, nemmeno con Liam.
La tattica parve funzionare.
Il volto di Liam si illuminò in un sorriso raggiante, mentre il suo sguardo sognante vagava per la stanza. Harry intuì quale sarebbe stato l’oggetto del discorso. L’amico infatti assumeva quell’espressione imbambolata solamente quando parlava di una persona: il giovane scultore moro che lavorava nella via delle botteghe.
Nonostante a Harry fosse palese, Liam continuava a negare l’evidenza di avere una cotta per lui. Il riccio sapeva bene quanto l’amico fosse stato indottrinato e quanto credesse che la sodomia potesse portare diritto all’inferno. Non riusciva nemmeno a immaginare in che lotta interiore si sarebbe trovato, una volta che fosse riuscito ad ammettere a se stesso di essersi infatuato di un ragazzo.
“Quindi? Hai avvistato il moretto per strada?” Chiese Harry ironicamente notando che l’altro non accennava ad aprire bocca.
Se fosse stato possibile il sorriso di Liam sarebbe arrivato da un orecchio all’altro a quelle parole, gli occhi gli brillavano un modo assurdo seguendo chissà quali pensieri. Harry capì di aver fatto centro.
“Non crederai a quello che è successo stasera” sputò l’altro d’un fiato.
Il giovane cavaliere cominciò a raccontare i fatti e, come accadeva di solito quando era agitato, infilò tutte le parole una dietro l’altra, sempre senza pause, tanto che Harry dovette più volte riprenderlo e dirgli di rallentare o non ci avrebbe capito nulla.

“Gli è andata davvero bene che ci fossi tu lì.” Harry non pensava che Liam sarebbe mai riuscito a parlare da solo a quel ragazzo, la fortuna gli aveva dato decisamente una grande spinta.
“Comunque… Finalmente!” gridò Harry saltando in piedi per abbracciare l’amico. “Ora la finirai di stressarmi con questa storia. Anche se avrei preferito che ti fossi fatto avanti tu, cioè, se Zayn non fosse mai andato in quel posto saremmo ancora al punto di partenza.” Lo ammonì con uno sguardo scherzoso.
Liam abbassò lo sguardo arrossendo appena.
“Assurdo vero? Liam Payne, uno dei cavalieri migliori di Chester che ha paura di parlare a un ragazzo.” Disse sorridendo amaramente.
A quelle parole Harry si mise a ridere di gusto, ricordando quante volte se le era dette tra sé e sé.
“Ehi, tu hai poco da ridere, mi devi ancora dire perché stavi cantando!”
A quelle parole il riccio tornò improvvisamente serio.
Maledetto Payne, lui e la sua memoria.
“Harold, tutto a posto?” Liam sembrava preoccupato dal repentino cambio d’umore.
“Si, e che…” prese un respiro “stavo cantando con un ragazzo.”
Liam lo guardò stranito e si voltò ispezionando la stanza, come immaginava era deserta. “Ragazzo? E dov’è?”
“Era sotto la mia finestra” Harry parlava torturandosi le mani a testa bassa, mentre i ricci ribelli gli cadevano sul volto.
Liam ci stava capendo sempre meno. Alzò una mano per grattarsi la testa tra i capelli cortissimi.
“Fuori? E chi era?”
“E’ quello che voglio scoprire.” Sospirò tristemente Harry.
“Ok, Harold, facciamo così, adesso parti con calma dall’inizio e mi spieghi per bene questa storia, altrimenti ne esco matto.

Il riccio raccontò brevemente dei due brevi incontri, della sintonia, delle emozioni, delle strane sensazioni che una sola voce era riuscita a provocare in un modo così inaspettato.
“Quindi mi stai dicendo” prese parola Liam alla fine cercando di trattenere senza buoni risultati le risate che cercavano di uscire “che hai preso una cotta per una ‘voce’? E poi hai anche il coraggio di prendere in giro me?” detto questo scoppiò in una fragorosa risata.
“Idiota!”  urlò giocosamente Harry prendendo uno dei grandi e pesanti guanciali del letto e scagliandolo con forza contro Liam, il quale cadde malamente dalla sedia ma senza riuscire a smettere di ridere.
“E io che pensavo fossi asessuato, almeno sono contento di sentire che qualcosa ha fatto breccia nel tuo cuore di pietra” disse il cavaliere riprendendo fiato, mentre il suono delle sue risate andava  disperdendosi nella stanza. “Come pensi di fare per trovarlo domani sera?”
Lo sguardo di Harry andò a disperdersi nel vuoto. “Non lo so” disse con un sussurro.
“Vedrai, lo troveremo un modo, farò il possibile” Disse Liam dolcemente.
“Grazie” rispose il riccio portando lo sguardo in quello dell’amico e sorridendo dolcemente.


 
 


 
La sera successiva Harry si stava preparando nella sua stanza con i vestiti più eleganti  e pregiati che aveva, Lou lo stava aiutando con fatica ad allacciare i complicati stivali che avrebbe dovuto indossare.
La sfilata prima dell’inizio del torneo era un’importante tradizione per la fiera, i cavalieri che avrebbero partecipato al torneo percorrevano le strade della cittadina portando lo stendardo della casata per cui avrebbero gareggiato, dietro di loro tutti i nobili delle varie casate sopraggiunte per l’occasione. Liam sarebbe stato in prima fila, esattamente dietro a Lord e Lady Styles, essendo il rappresentante della casata. Harry invece sarebbe stato dietro, tra i nobili, mischiato alla massa dei tanti senza il talento necessario per partecipare.
L’unica cosa che consolava il riccio era che una volta alla fine del percorso, all’arena, ci sarebbero stati grandi banchetti, musica, danze a cui era invitata tutta la cittadinanza. Lì Harry avrebbe avuto una qualche possibilità di incontrare la famosa ‘voce’ che lo aveva rapito e, se fosse andata male, avrebbe almeno potuto ubriacarsi con del buon vino dalla penisola italica.

“Ahia!” uno strattone di Lou lo fece sussultare.
“Piantala di lamentarti, non hai più cinque anni!” sbuffò Lou e per tutta risposta strinse il laccio ancora di più.
“Guarda che devo andare a sfilare in un corteo, non sto cercando di farmi amputare una gamba. ” Sbottò ironicamente il riccio alzando gli occhi al cielo.
In quel momento qualcuno cominciò a bussare freneticamente alla porta.
“Entra pure” disse Harry, immaginando già chi potesse essere così agitato a quell’ora.

Un Liam Payne in preda a una crisi isterica entrò dalla corsa gesticolando freneticamente e farfugliando parole incomprensibili.
Harry cercò di rimanere il più serio possibile, nonostante la situazione fosse piuttosto ridicola.
Si divincolò dalla stretta di Lou e si avviò verso l’amico.
“Liam, respira!” disse dopo avergli poggiato le mani sulle spalle. L’altro lo guardò negli occhi e la tranquillità di Harry lo aiutò a ritrovare un po’ di calma. “Qual è il problema?”
“O-oggi ci sarà di sicuro Zayn e-e se non gli piacessi? Cioè, se gli stessi antipatico? E se facessi una figuraccia davanti a lui? E se non volesse parlarmi? E-“
“Liam piantala!” Harry cominciò a scuotere le spalle dell’amico per farlo tacere. “Andrà tutto bene, lo sai. Sei Liam Payne, come potresti non piacergli?” Il riccio regalò all’amico un sorriso sincero che questi ricambiò un attimo dopo.
Liam fece un respiro profondo.
 “Lo spero, grazie. Tu sei pronto?”


Un attimo dopo si ritrovarono per le strade affollatissime della cittadina.
Un clima di festa li avvolse completamente mentre si dirigevano verso porta nelle mura sovrastata dal grande orologio. Le strade erano gremite di gente vestita degli abiti migliori che rideva e scherzava. C’era chi beveva, chi suonava, chi danzava a tempo e chi si lasciava semplicemente trascinare dal flusso di persone che scorreva per le vie.
Tutte le finestre delle case erano illuminate e allegri festoni decoravano il percorso che la sfilata avrebbe seguito. In questi momenti Harry si sentiva di nuovo bambino, poteva sentire un sincero stupore provocato dall’attesa della festa scorrergli nelle vene, contagiato dalla trepidazione della gente accanto a lui.
Anche Liam sembrava aver messo per un momento da parte i pensieri della serata, dato che un sorriso genuino gli illuminava il volto facendogli brillare gli occhi.

A ritmo di musica i due ragazzi arrivarono al luogo di partenza del corteo, lì la confusione era pressoché totale.
Grida e schiamazzi giungevano da ogni parte, c’erano donne che correvano dietro a bambini sporchi di fango che non volevano lasciarsi infilare gli scomodi vestiti eleganti, c’erano anziani che impartivano ordini sulla migliore disposizione da assumere durante la sfilata, c’erano ragazzi che scherzavano pericolosamente con le torce che tenevano in mano e c’erano anche un paio di cani che si contendevano un pezzo di carne che qualcuno gli aveva lanciato.
Harry e Liam si misero in un angolo aspettando che la situazione si calmasse.
“Devo trovare il ragazzo con lo stendardo della casata! Sono il primo ad aprire la sfilata!” La solita agitazione di Liam stava di nuovo tornando a farsi sentire per nulla, così Harry si limitò a ignorarlo facendo correre lo sguardo tra la folla.
La sua attenzione fu attirata da un giovane che gli dava le spalle, aveva un vestito ricamato finemente che aderiva al suo corpo talmente bene da sembrare essergli stato cucito addosso. Il tessuto sottolineava ogni curva del suo bel fisico, lasciando poco all’immaginazione.
Fu solo quando il giovane voltò leggermente il viso di lato che il riccio lo riconobbe. Si sentì piuttosto deluso quando capì che il bel ragazzo era, in realtà, lo stesso schizzato Louis Tomlinson con cui aveva avuto quella disputa apparentemente immotivata pochi giorni prima. La scorsa volta, però, non aveva avuto il tempo di soffermarsi sul suo aspetto tanto era preso dalle emozioni.
Guardandolo bene quel ragazzo era davvero di bell’aspetto, i tratti del suo viso erano aggraziati, il naso e le labbra erano fini e delicati, gli occhi erano sottili e il tutto dava un’armonia che poteva risultare addirittura femminile.
In quel momento Louis stava ridendo spensieratamente con un ragazzo e l’espressione del suo viso era davvero lontana dall’odio con cui si era presentato a Harry e dal gelo che gli aveva mandato con il solo sguardo. Se il riccio l’avesse incontrato per la prima volta in quell’istante magari avrebbe anche potuto provare interesse a conoscerlo.
Peccato le cose fossero andate diversamente e che ora trovasse la sua sola presenza estremamente irritante.

“Peccato che Tomlinson sia mezzo matto, è proprio un bel ragazzo” disse senza pensare, ma se ne pentì immediatamente quando vide l’espressione scioccata di Liam.
“Ma che stai dicendo?! Non ti piacerà quel tizio, vero?”
“Ma secondo te! Era solo un commento casuale. Anche se devo ammettere che il suo caratteraccio lo rende davvero affascinante” sghignazzò ironicamente Harry  cercando di sdrammatizzare, ma l’amico sembrò non trovarlo molto divertente.
“Senti, ti ho già detto di stargli lontano, quel tipo non mi convince.” Sbuffò nervoso. “Non mi parli mai di cose del genere e ora te ne esci con un commento proprio sull’ultima persona che dovresti commentare, un ragazzo per giunta.”
Liam alzò gli occhi al cielo.
Quelle parole fecero riflettere Harry. Il riccio non era solito a fare commenti di quel genere, neanche sulle donne, di solito qualsiasi parvenza di attrazione fisica scompariva dopo aver conosciuto l’interessato.
Probabilmente era perché trovava estremamente noiose tutte le attenzioni che gli davano in continuazione, tutti lo desideravano, tutti che provavano a farselo amico, erano solo falsità e nient’altro. Chi lo voleva conoscere aveva sempre con un secondo fine.
Tutto questo lo aveva portato ad allontanare chiunque gli si avvicinasse,  tutti a parte Liam. In lui vedeva solo la semplicità e la genuinità che lo caratterizzavano, niente doppi giochi, niente segreti.
Harry non glielo aveva mai detto ma qualche anno prima era stato infatuato di lui, forse per i suoi modi di fare, forse per il suo affetto disinteressato, o forse per la grande ammirazione che il riccio provava per lui. Liam era infatti un ragazzo semplice e dolce nella vita quotidiana, ma una volta in combattimento si trasformava, diventava un’altra persona, capace di una calma innaturale e di un controllo unici, capace di avere il sangue freddo per ribaltare un combattimento che lo dava per svantaggiato. Qualcosa di cui Harry non era mai stato capace.
Il riccio si era però presto reso conto che si trattasse solo di una semplice cotta adolescenziale, nulla di più, e per fortuna col tempo erano rimasti buoni amici.

“Eccolo!” un gridolino emozionato di Liam attirò l’attenzione del riccio. “La c’è il garzone con lo stendardo!”
Così dicendo si inoltrò tra la folla facendosi perdere di vista.
Harry non provò a seguirlo, tanto sapeva che si sarebbero rivisti alla festa  giù all’arena, così si avviò verso la sua posizione nel corteo che aveva cominciato a formarsi. Non si rese però conto che due occhi di ghiaccio stavano bruciando su di lui.





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Rieccomi qua!
Sono finalmente riuscita a aggiornare. Questo capitolo è tutto sommato abbastanza tranquillo, speravo di mettere anche il corteo e il banchetto assieme ma sarebbe diventato un poema, quindi dovrete aspettare il prossimo capitolo.

Volevo ringraziare tutti quelli che seguono la storia e che l’hanno tra i preferiti, non me lo aspettavo ma sono già una trentina, per alcuni non sarà molto ma a me sembra un bel risultato! :D
Ora apro una parentesi: ho iniziato a fare un fumetto Larry! Ebbene si!
La storia non è mia ma è “Don’t let me go” di Still Alive, probabilmente molti la conoscono già, se no andatela a leggere, ne vale la pena. Vi lascio il link al mio blog se vi ho incuriosito: http://aki-anyway.tumblr.com/ComicITA
Per il resto sto sclerando perché non vedo l’ora di vedere come sarà Louis nel video di BSE, amo TROPPO Leeroy e Marcel per ora! Anche la canzone non è affatto male e la sto ascoltando in loop da ieri. Lol.
Ok, mi dileguo.
A presto,
 
-Erika
  
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