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Autore: Ephi    19/07/2013    7 recensioni
[Storia sospesa causa mancanza ispirazione.. AAAAH. Sigh.]
Ovvero: Come Annientare le Lagne degli Dei.

No no, non si può non tener conto di questa cosa. Com'è possibile che gli dei ne abbiano sempre una? E noi mezzosangue, scusate? Cioè.. rendiamoci conto! Imprese di qua, imprese di là.
E, infatti, una è toccata a me, che è già tanto se riesco a leggere un testo senza imprecare contro metà Olimpo. (ops)
Eppure, non riusciamo a dire di no, vero? Tutto purché la finiate di distruggere mezzo pianeta per ogni minima cosa che non vi sta bene. (sì, signor "zap-ti-fulmino", parlo principalmente a te!)
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2.
CAPITOLO 2.





La casa di Ermes non era affatto male, avevo cominciato ad ambientarmi fin da subito. I consigli di Luke si erano rivelati molto utili (continuavo ad avere tutte le mie cose, a parte quando Connor decideva di voler indossare una mia canotta, specie quella con la scritta "I LOVE HAWAII". La adorava) e avevo cominciato ad avere qualche amico. In qualche modo, mi sentivo felice.
Non solo: avevo finalmente conosciuto il direttore del campo, niente meno che il dio Dioniso in persona! Tutti lo chiamavano signor D. Un nome da boss, di quelli che rimangono impressi. Almeno quanto la sua camicia leopardata, si intende.
Ammetto che avrei volentieri sorseggiato con lui del buon vino, ma ciò non avvenne. Mi guardò, massaggiandosi la barbetta e l'unica cosa che mi disse fu: - Come hai detto che ti chiami? -
- Non l'ha detto, in realtà - era intervenuto Chirone, prima di sparire all'allenamento di tiro con l'arco.
- Ah, giusto - disse il dio, aggrottando la fronte - Dunque, me lo dici come ti chiami o no? -
- Ah sì, certo. Jennifer, ma anche Jen o Jenny va bene - dissi, stringendo le labbra.
- Bel nome, Penny, bel nome -
- Ho detto che mi chiamo.. -
- Allora Penny, vedi di non fare casino in giro per il campo o ti trasformo in un grappolo d'uva, ci siamo capiti? -
- Ma.. -
- A mai più rivederci, Penny -
Finta lì.
Quella mattina sarei andata con Travis a far visita alla casa di Efesto. Era convinto che avessi bisogno di un'arma e i figli del fabbro degli dei non avrebbero di certo rinunciato a ribaltarmi come un calzino per trovare quella perfetta.
- Oppure i figli della Cervellona, loro se ne intendono in diverso modo.. - continuò, pensieroso.
- Cervellona? Ah. Ti riferisci ad Atena, giusto? -
Lui annuì in silenzio, corrucciato in faccia e nel profondo.
- E in che modo se ne intendono, loro? - domandai, mentre mi abbassavo a schivare un ramoscello di vite danzante, appoggiato al muro della casa di Dioniso.
- Nel senso che loro guardano più il legame che c'è tra il soldato e l'arma che impugna. Si chiama strategia militare, quella che nasce tra il contatto giusto tra guerriero e arma in suo possesso, mi segui? - spiegò.
- Abbastanza -
Atena era la dea della saggezza, ma anche dell'arte della guerra. Era una cosa ben diversa, rispetto alla guerra stessa. O almeno, così Travis mi aveva lasciato intendere. Con gli occhi corsi verso l'edificio rosso, la casa di Ares: era come se il caos dovesse regnare sovrano, sennò nessuno sarebbe stato apposto con sé stesso.
Continuammo a camminare fino ad un edificio in mattoni, più simile a quegli stabilimenti che si incrociano nelle periferie di grandi città industriali.
- Aspettami qui - disse Travis, lanciandomi un occhiolino.
Okay, non sono stata del tutto sincera. In un certo qual modo ero convinta che Travis ci stesse provando con me. Non so, chiamatelo istinto femminile (spero Afrodite non mi senta). Sarà che ogni volta che cominciavo a vagare a caso per il Campo compariva lui a indirizzarmi verso la direzione giusta o anche perché aveva preso l'abitudine ad aspettarmi ogni mattina per andare a far colazione assieme (e ciò significava alzarsi in orario, perché io sono sempre in orario. Per lui doveva essere un trauma). Avevo cominciato a distinguerlo da Connor perché, ogni volta che era l'ora di pranzo o cena, cominciava a lanciarlo dalla parte opposta del tavolo rispetto a me. Era molto gentile, certo. E poi aveva un piccolo taglietto sul sopracciglio destro che lo rendeva quasi tenero. E gli occhi blu, grandi. Ma.. questo è un altro discorso. E poi non fanno per me, queste cose.
Andiamo avanti.
Guardai il profilo di Travis entrare nella cabina come se la conoscesse benissimo. Mi sedetti sugli scalini all'ingresso e attesi, fino a che un tonfo non mi fece sobbalzare sul posto.
- Accidenti! - si lamentò una voce. Quando mi voltai, vidi una ragazza piegata su una cassetta degli attrezzi, intenta a raccoglierli. Alzò un momento gli occhi su di me e fece una specie di smorfia. Aveva il volto appena paffuto e coperto di fuliggine.- Oh, scusami, non volevo essere.. Mh, lascia perdere, scusami -
La raggiunsi istintivamente e le diedi una mano a raccogliere un paio di chiavi inglesi, un martello e qualche vite e bullone. - Nessun problema, può succedere.. -
- Già, a me succede sempre, vorrei avere la stazza dei miei fratelli - confessò, accennando una risata.
Era vestita con una tuta da lavoro, come quelle che indossano i meccanici nella loro officina. La sua però era altamente personalizzata: tagliata fin sopra il ginocchio, con una cintura borchiata di pelle nera in vita; aveva una bretella allacciata e una no, che lasciava intravedere la maglietta arancione del Campo che avevo anche io. Gli anfibi erano il tocco finale, assieme ai capelli (che dovevano essere biondi, ma in realtà erano in alcune zone color carbone) stretti e legati in uno chignon alla buona, che lasciava ricadere qualche riccio ribelle.
Aveva gli occhi azzurri, talmente azzurri che spiccavano da soli tra il nero che aveva in testa e sulle guance.
- Grazie - esordì, poi mi sorrise. Era davvero bella, nonostante la tenuta mascolina. Mi tirai su, sorridendole a mia volta.
- Sei nuova? - chiese, poggiando la cassetta sulla ringhiera di ferro del balcone.
- Si sono qui da quattro giorni -
- Allora benvenuta - sorrise ancora, togliendo i guanti da lavoro - Sei già stata riconosciuta? -
- Ahm - ebbi una stretta allo stomaco - No, ancora no.. -
La ragazza mi guardò un momento, poi annuì piano. - Vedrai che succederà, magari il tuo genitore divino è impegnato in qualcosa di..divina importanza - rise tra sé, scendendo i gradini dell'entrata principale.
Raggiungemmo il lato ovest dell'edificio e prese a sciacquarsi mani, braccia e viso, infilando un berretto con la visiera (con la scritta sopra TEAM EFESTO). - Ecco, adesso direi che va meglio - disse, prendendo un bel respiro - Mi chiamo Yashila e sono figlia di Efesto - disse, allungando una mano - Ma tutti mi chiamano Shila -
- Jennifer - le dissi - Ma tutti mi chiamano Jen.. -
Quando le strinsi la mano non avevo ancora compreso che lei sarebbe diventata una delle fortune più grandi che avrei avuto nella mia vita.
Passai metà mattinata in sua compagnia. Mi raccontò di essere nata in India, sua madre era un ingegnere meccanico. Vivevano in una delle zone delle vecchie colonie inglesi, sua madre aveva origini londinesi. Efesto aveva evidentemente trovato quella donna di notevole interesse.
Notai come non riuscisse a tenere mai troppo le mani ferme e che tenesse una matita poggiata sull'orecchio. Di punto in bianco cominciava a disegnare e scarabocchiare progetti sul quadernetto che teneva nella tasca davanti della sua tuta, mentre parlava di tutt'altre cose. La trovavo geniale.
Mentre dondolavo sull'altalena dietro la cabina di Efesto, Travis riapparì.
- Ah, ma allora sei vivo - dissi, ridacchiando.
- Devo ridere? - commentò - Ciao Shila.. - sorrise poi, con un cenno di capo - Beckendorf ha ovviamente accettato, dovrai solo dirgli che arma vedi per te -
Grande. Ovviamente io ero un asso negli armamenti.
Shila dovette aver notato la mia espressione afflitta. - Tranquilla - cominciò, poggiando una mano sulla spalla - Puoi cominciare con una spada qualsiasi, quando poi sarai più abile e controllerai i suoi istinti gliene chiederai una specifica, mio fratello non dice mai di no se qualcuno ha bisogno d'aiuto -
- Confermo, è una buona idea - intervenne Travis.
- Potremmo andare alla cabina di Atena a chiedere consiglio, comunque. Un'arma ti servirà sempre, specie per la Caccia alla Bandiera di domani -
- Caccia alla che..? - domandai, aggrottando la fronte.
- Non glielo hai detto, Travis? -
Il ragazzo rimase marmoreo una frazione di secondo, poi cominciò a parlare a raffica. - Volevo lo scoprisse a cena stasera. Si sarebbe divertita di più! -
Shila era, invece, scioccata. - Certo, a finire a pezzettini nella foresta! -
Fissai Shila, poi Travis, poi Shila, poi di nuovo Travis.
La figlia di Efesto guardò il figlio Ermes (che sembrava volesse diventare un lillipuziano) con aria di serio rimprovero. Poi si alzò, scuotendosi i pantaloni. - Ce ne occupiamo noi. Farò fare a Beckendorf l'arma più leggera e adatta a te mentre Travis ti insegnerà le tecniche base di difesa, vero Travis? - gli ruggì in faccia Shila.
- Sìssignora - scattò lui.
Mi prese a braccetto e cominciammo a correre verso l'arena da combattimento. Non avevo ancora un padre e continuavo a incontrare una morte certa.
Questa cosa del padre divino cominciava a piacermi sempre meno.


L'allenamento con Travis non era andato un granché. Anzi, se devo proprio dirlo, era andato uno schifo.
Avevo costante paura di fargli male e la spada che Beckendorf mi aveva fatto, non era l'arma giusta per me. Quando la scagliai contro gli spalti, sentii Shila imprecare in greco, prima di rotolare all'indietro nell'intento di schivarla.
- Non sono fatta per lottare, basta! - mi lamentai, sfilando l'elmo e lanciandolo a terra. Travis mi saltellò vicino, tentando di starmi dietro.
- Andiamo, andiamo, andiamo! - cominciò - Non ti arrendere adesso! -
- No, Travis, non sono salvabile -
- Magari con Luke andrà meglio.. - cominciò.
- O magari con noi -
Quella voce poco familiare mi costrinse a voltarmi. Dietro di noi Shila ci stava raggiungendo assieme ad un gruppetto di ragazzi e ragazze in armatura da combattimento. Avevano piume rosse sugli elmi e parlottavano tra di loro, commentando con termini non propriamente simpatici. Sentii Travis sogghignare piano.
- Ah, Travis, che bello vederti -
- Come sei simpatica Clarisse, davvero, non reggo l'allegria - disse lui, facendo una smorfia divertita.
Non so esattamente spiegarle, queste cose, ma si sente a pelle quando due persone non si sopportano. Quei ragazzi non ci sopportavano. A prescindere da tutto, sentivo che ci avrebbero voluti spiaccicare al muro e torturarci fino a che non si fossero stancati.
Una cosa divertentissima da fare tutti assieme.
- Chi è questa pivella? - disse la cosiddetta Clarisse, puntando la punta della sua lancia verso di me.
- Non sono fatti tuoi - tagliò corto Shila, piazzandosi di lato a me con le mani sui fianchi.
- Oh beh, se vuole conoscermi. Jennifer, tanto piacere - dissi, sfoderando il mio finto sorriso peggiore.
A Clarisse questa cosa non dovette piacere. Notai che la presa sul manico dell'arma si fece più forte, poi tutto nella sua espressione cambiò, quando un nuovo arrivato gli porse una mano sulla spalla.
- Andiamo, sorella, dovresti essere cortese coi nuovi arrivati - disse, costringendola a girarsi.
- Ma.. -
- Va tutto bene, si è presentata come hai chiesto o sbaglio? -
Aveva la voce pacata, estremamente più pacata rispetto a quella della sorella e soprattutto una presenza più composta e meno gradassa. Non si scomodò troppo, rimase fermo ad aspettare che Clarisse tornasse a respirare regolare, poi puntò lo sguardo verso di noi. Fece un cenno a Shila.
- Ciao David - disse lei, alzando appena il mento.
- Yashila, Trevis - salutò - Come mai qui nell'arena? -
Shila fece una smorfia contrariata a sentire il suo nome per intero, ma Travis prese parola prima che lei potesse dire chissà cosa. - Nuova arrivata. Specie di allenamento - decretò, come se fosse un telegramma umano.
- Ah, capisco - commentò lui, stranamente interessato.
Clarisse dovette cogliere la stessa nota pungente, tanto che sorrise (quasi) allegra, puntando gli occhi verso il fratello.
- Andiamo Dave, insegnale qualche bella mossa - canzonò, poggiandosi contro la lancia.
Travis scoppiò in una risata isterica. - Certo Clarisse, così la farebbe a pezzi! -
- Appunto - bisbigliò lei.
Grazie tante.
Mi crebbe un moto d'ira dentro, talmente forte che stoppò perfino la risata del figlio di Ermes. Lo scansai e mi piazzai di fronte al gruppetto di fantocci in armatura greca che, adesso, mi fissava senza espressione. Okay, forse non era stata la mia mossa più intelligente.
Dave superò Clarisse e si fermò di fronte a me. - Allora? Ti va? -
Da sotto l'elmo apparvero due color cioccolato fondente. Mi parve quasi di scorgere un bagliore rosso, accennato dal semibuio in cui erano immersi.
Non abbassai minimamente gli occhi, mentre annuivo. - Puoi giurarci -
Raccattò il mio elmo da terra, facendo allontanare tutti gli altri, poi me lo lanciò. - Mettilo, non vorrei sfregiare il tuo bel faccino -
Avevo voglia di prenderlo a pugni, ma non dissi di no, tenendolo sotto braccio. Quando feci per metterlo, lui fece l'esatto opposto. Lo tolse con estrema velocità e lo poggiò bruscamente tra le braccio di una Clarisse fin troppo esaltata.
Aveva i capelli neri, mossi, e la pelle appena ambrata. Il viso era appena corrucciato, ma a differenza degli altri, il suo sembrava naturalmente così, senza alcun pensiero cinico verso chi avesse di fronte. Mi sentii a disagio.
Sfoderò la sua spada e la roteò piano, girandomi intorno. - Passale la tua spada, Travis - ordinò.
Travis tentennò, poi fece qualche passo verso di me, spinto appena da Shila. Afferrai l'elsa rivolgendogli un piccolo sorriso, poi mi riconcentrai sul ragazzo che continuava a muoversi, scrutandomi.
- Non so se lo sai.. - disse la voce (irritante) di Clarisse.
- Che cosa dovrei sapere? - dissi, irritandomi.
- Che io e i miei fratelli, incluso Dave, siamo figli di Ares - continuò, col suo solito ghigno - Il dio della guerra -
Mi si strinse lo stomaco. Fantastico, avevo a che fare con un pazzo isterico voglioso di far fuori chiunque. Avrei voluto il tempo per scrivere un testamento..
- E quindi? - feci, tentando di sembrare la persona più tranquilla del pianeta.
- Quindi Clarisse adesso tace o non ci possiamo concentrare, vero sorellina? - intervenne Dave.
La figlia di Ares ringhiò appena, ma non proferì parola. Doveva avere proprio un certo contegno soltanto con lui.
Dave, dal canto suo, non azzardava a togliermi gli occhi di dosso. Più che un insopportabile foglio del dio dei bulli, sembrava un vero e proprio stratega. Feci mezzo passo all'indietro e lui dovette coglierlo come un cedimento. Mi corse incontro e mirò un fendente dritto dritto alla mia spalla. Mi sporsi appena in tempo per parare il colpo e le lame si scontrarono con un rumoroso CLANG!
Non ebbi nemmeno il tempo di rimettere apposto le idee che lui cominciò a colpire di nuovo, non lasciandomi il privilegio di pensare a niente. E, cosa strana, riuscivo perfettamente a stargli dietro. Era come se il mio corpo fosse fatto per questo, come se dovessi impegnarmi a seguire i miei istinti, lasciando liberi i miei sensi di decidere da sé.
Purtroppo, i bei momenti in cui mi sentii una vera eroina durarono poco.
La spada di Dave colpì un po' troppo forte e barcollai all'indietro, perdendo l'equilibrio. Ne approfittò per colpire di nuovo, ma riuscii ad abbassarmi appena in tempo, centrando un colpo perfetto. Lo sentii ringhiare come la sorella. Non gli era piaciuta la cosa.
Quando mi rimisi in piedi, i suoi occhi erano più rossi (nessuna congiuntivite, era proprio incacchiato).
- Tu.. - sibilò.
- Jen, preferisco -
Prese la carica e lanciò un grido di quelli che avrebbero spaventato qualsiasi persona a cui l'avrebbe rivolto. Me inclusa. Ebbi l'impulso di gettare la spada e correre dalla parte opposte, ma qualcosa costringeva i miei piedi a rimanere ancorati sul posto: paura, semplice pura paura.
Dave affondò due colpi di seguito, che riuscii a malapena a schivare, roteando su me stessa. Continuava a starmi addosso, in preda alla rabbia, e la lama della sua spada mi affettò l'unica ciocca che non era riuscita a rifugiarsi sotto l'elmo.
Sentivo le braccia pesanti, come se l'ansia che si era depositata alla base del mio stomaco avesse intaccato la mia concentrazione e determinazione. Di nuovo, capii che era su questo che lui aveva giocato.
Colse l'attimo in cui abbassai la guardia mi disarmò, facendomi poggiare contro il pettorale della sua armatura, la spada contro la mia gola: era gelida e splendente allo stesso tempo. Sentii il suo respiro calmarsi poco a poco e non abbassò l'arma fino a che i figli di Ares non esplosero in un boato di grida e risa.
Spinsi via le braccia di Dave e me ne liberai, togliendo l'elmo e gettandolo per l'ennesima volta a terra. Avrebbe raggiunto i suoi fratelli e si sarebbe vantato come un idiota fino allo sfinimento e non avevo proprio voglia di rimanere lì a sentirlo.
Mi chinai a raccogliere la spada di Travis.
- Ah-ah! - mi canzonò la voce di Clarisse - Ci vediamo quando pulirai i gabinetti, pivella! -
- Finiscila Clarisse - tagliò corto Dave, che non aveva proferito parola.
L'unica cosa che fece fu riprendere il suo elmo e tornarsene da dove era venuto. Era davvero figlio di Ares o era stato adottato?
Clarisse, come al solito, non disse nulla. Chiamò a raccolta i restanti figli di Ares e seguì il fratello, continuando a sghignazzare alle mie spalle.
Mi voltai verso il figlio di Ermes e gli porsi la sua arma, prima di salutare lui e Shila e partire dalla parte opposta dell'arena, con l'unico desiderio di sparire per almeno le prossime due ere.


A cena la tavolata di Ares era allegra. Clarisse aveva raccontato la mia disfatta circa sette volte, poi si era concentrata a coinvolgere tutti i suoi fratelli a ridurre rapati a zero almeno tre quarti dei membri della casa di Apollo. Notai Dave intento a mangiare e parlare cauto assieme a due ragazzi. Non dava soddisfazioni alle chiacchiere di Clarisse, anzi, se ne stava per i fatti suoi.
Quando si voltò verso di me mi rivolse un ghigno divertito, prima di tornare a fare come se non esistessi.
Divorai il mio polpettone come se dovessi soffocarmi (i miei istinti suicidi non avevano fine).
Luke si fece strada tra i figli di Ermes stra esaltati e si piazzò di fronte a me, sorridendo come al solito. Non l'avevo visto per tutto il giorno. Pensai fosse parecchio impegnato con gli affari che ha di solito un capo cabina (qualunque essi siano) o cose del genere.
- Allora, oggi è andata bene? - mi chiese, rubandomi una patatina. Proprio figlio di suo padre.
- Una meraviglia - mentii.
Non potevo dirgli che mi sentivo a pezzi. Che avevo le braccia a pezzi. Che avevo i polpacci a pezzi. Che non avevo più una ciocca di capelli. Che ero una vigliacca.
- Travis ha detto che hai avuto il tuo primo combattimento - continuò - Coraggioso, per una semidea con zero esperienza -
Le parole di Luke mi colpirono in faccia come una secchiata di acqua gelida. Coraggiosa io? Ma per favore..
- Domani ti allenerai con me, ti va? - disse, rubandomi l'ennesima patatina.
- Io e te? Luke, io non ho speranza -
- Ti voglio nella mia squadra nella Caccia alla Bandiera - decretò - Un ottimo motivo per farla pagare anche ai simpatici figli di Ares - confessò, facendomi l'occhiolino. Si alzò e tornò al suo posto, lasciandomi a fissare il pasto. Poi i miei occhi corsero al profilo di Dave che adesso si piegava in avanti, ridendo come un matto assieme ai suoi fratelli. Storsi la bocca: dovetti ammettere che il modo di ragionare di Luke mi andasse parecchio a genio.
Per la prima volta dopo tre giorni mi ricordai che Kevin era sparito. E mi arrabbiai parecchio. Insomma, era il mio migliore amico. Okay che aveva tutti i parenti qui attorno (da qualche parte, in qualche pino o cespuglio che fosse) ma io non avevo radici. E di sicuro non avevo pidocchi della piante, quindi, perché evitarmi?
Vagando con lo sguardo beccai i ricci ribelli di Shila, al tavolo di Efesto. Mi sorrise apertamente, poi arrossì, sparendo dietro al spalla monumentale di Beckendorf. Mi chiesi se fossi effettivamente così spaventosa.
Uno dei figli di Ermes (che avevo scoperto si chiamasse Brandon) mi poggiò una mano sulla schiena, piegandosi ad afferrare la frutta davanti a me. Puntò gli occhi nella stessa direzione in cui Shila era sparita, facendo finta di niente. Poi mi sorrise e tornò a sedersi vicino a Chris, gettando ogni tanto qualche occhiatina al tavolo di Efesto.
Shila riaffiorò poco dopo, lanciandomi uno sguardo della serie "Non ti azzardare a commentare". Non mi azzardai a farlo.
Travis insistette per accompagnarmi alla cabina. - Mi dispiace - disse, infilandosi le mani in tasca.
- Non è colpa tua, faccio pena di mio, Travis - risi, mettendo apposto la ciocca a metà.
- No, davvero. Penso Luke farà meglio di me. Lui è il migliore qui.. -
Annuii col capo. - Può essere, ma penso che tutti siano migliori, qui, rispetto a me - dissi, guardando il ragazzo biondo due file davanti a me.
Luke rideva con una delle sue sorelle e, in un certo senso, la sua presenza rasserenava anche me.



L'unica cosa che volevo era gettarmi a letto e spiaccicarmi il cuscino in faccia, fino a farmi auto-soffocare (di nuovo).
Invece, sognai.
Stavolta il segno era estremamente opaco. C'era così tanto fumo che gli occhi cominciarono a lacrimarmi nel sogno (o anche nella realtà?) e avanzai a tentoni, salvandomi al pelo dal beccarmi un tavolo in pieno stomaco.
Quando cominciai a vedere meglio, una figura enorme prese forma, poi il rumore di un battere incessante: quello di un martello. La barba era in fiamme e illuminava più di qualsiasi altro faro dell'officina. Tossicchiò e si asciugò la fronte con il braccio. Non ci mise poi molto ad accorgersi dello sguardo imbambolato e idiota che lo stava fissando (il mio).
- Oh! - disse, fermando il martelletto a mezz'aria. Come diamine faceva un martellino del genere a stare in una manona di quelle dimensioni?!
Rimasi immobile con la bocca semiaperta. Stavo dando proprio una bella impressione.
- Avanti, ragazzina, non fissarmi così - disse, dando un ultima martella(tina).
- Signore..divino..Efesto? - bofonchiai, rendendomi conto del caldo infernale solo in quel momento.
- In divina persona - annuì, guardando il suo operato attraverso una lente. - Come mai sei..? Oh, immagino sia tu la destinataria di questo, quindi non ha senso io ti faccia fuori -
Efesto era proprio simpatico.
- Ha una cosa per me, signore? - chiesi, facendomi aria con la maglietta.
Lui annuì pensieroso. - Tuo padre. Sempre bravo a rompere, rompere qualsiasi cosa eh, ma a rimettere apposto direi di no -
- Mio padre? Mio padre le ha detto di.. -  Lui alzò un sopracciglio scuro. - Mio padre le ha detto di darlo a me? Lei sa chi è..? Può dirmelo? Voglio dire, signore, divino Efesto, signorissimo.. solo se vuole, insomma.. - presi fiato (per quanto ossigeno potesse esserci lì dentro).
- Ehi ehi ehi, calma! - tuonò, scoppiando poi in una risata fragorosa. - Sei una miccia accesa, ragazzina, mi sei proprio simpatica -
Sciolsi le spalle e mi poggiai contro il tavolo da lavoro. Dovevo essergli apparsa come una stupida idiota.
Nonostante le mie paturnie, il dio si avvicinò e si abbassò alla mia altezza, porgendomi il palmo della mano aperto. - Questo è tuo - disse, semplicemente - Tuo padre vuole lo abbia tu. E' aggiustato, poiché dopo l'ultima battaglia contro gli Achei non ne era uscito molto bene. Già dalla prima battaglia contro i Titani aveva qualche acciacco, ma è comunque resistito abbastanza, a parer mio -
Fissai gli occhi di fiamme di Efesto, prima di guardare l'oggetto nella sua mano. Aveva l'aria di essere un semplice braccialetto, uno di quelli di ferro abbastanza spessi. Era dorato, completamente dorato, senza alcuna decorazione. Lo presi titubante.
- Non porti troppe domande, giovane semidea - cominciò Efesto, tirandosi su - Arriverà il momento in cui potrà rivelarsi, soltanto se tu accetterai di portare quello che lui ti ha affidato - aggiunse, facendo un cenno al bracciale che stringendo fra le mani.
- Ma signore lei non può.. -
Il dio scosse piano la testa, come se mi avesse letto nel pensiero. - Lo farà lui, non sarò di certo io a prendere il suo posto. Chi lo sente, poi. Quando si lamenta sa essere peggio di Zeus -
Un tuono risuonò il lontananza e il dio sbuffò, alimentando le fiamme sulla sua barba. - Ora va, semidea, ci rivedremo - mi disse, prima di diventare un'immagine di nuovo opaca e oscillante.
Mi svegliai di soprassalto e guardai l'interno della cabina. Tutti dormivano tranquilli.
Odiavo questa connessione onirica, la odiavo a morte. Mi alzai e raggiunsi il bagno, gettando la faccia sotto l'acqua, quando avvertii un certo peso al polso.
Con un gesto molle accesi la luce e per poco non ebbi un infarto: il bracciale era ancorato lì.











hello there!
sono abbastanza in euforia perché manca poco, davvero poco a voi-sapete-cosa *tom riddle mode*
che ne dite? non trovate simpatici i figli di ares? io sì, mi fanno morire AHAHAHA
ma basta, basta, perché sennò do' di matto.
grazie grazie grazie a chiunque abbia letto fino a qui (e leggerà altre)
a chiunque sia passato per puro scassamento di balls (più comunemente noto come noia)
e a chiunque sia interessato davvero a questa donna.
e comunque correte a vedere grover in abito da sposa perché è davvero S-E-C-S-I.
ciao u.u

ps: ambrosia a tutti.
pps: dioniso nel film sarà un boss, per gli dei :D


..Sì, Penny, okay, però non dovresti farmi pubblicità occulta
No, signore, divinissimo Dioniso, lo facevo solo per..
Niente storie, sei o non sei un membro del mio Campo? Io necessito del meglio, Penny.
Mi chiamo Jenny.
Cioè, Penny, se proprio devi farla, falla bene: chiama Ermes e fagli mandare messaggi ovunque su twitter, chiama Efesto e fagli sintonizzare tutte le reti, specie la CNN, chiama tutti quei semidei seccanti del campo e fagli appendere miei manifesti ovunque, chiama..
Va bene, va bene, va bene, evitiamo la pubblicità!
No ma io adesso la voglio. La esigo.
Dioniso non ti pare di esagerare?
Chirone, torna a trottare.
...



  
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