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Autore: Gerugber    19/07/2013    1 recensioni
Tutti si ricordano il proprio diciottesimo compleanno.
Chi per cose brutte, chi per cose belle, ma tutti se lo ricordano.
E io mi ricordo il mio.
Era marzo ed ero fidanzato, ed ero felice, troppo felice.
Una felicità che sarebbe svanita poco a poco, per poi tornare alla vita di tutti i giorni.
Tutti hanno problemi con la propria anima gemella,
tutti hanno problemi a scuola.
Ma fidatevi quando vi dico che per un diciottenne gay è tutto più difficile.
Ed ecco la mia storia...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Max è sempre stato con me, come con gli altri, un tipo strano.
Non è quel tipo di persona che si affeziona facilmente, anzi è quel tipo di persona che proprio non si affeziona.
Lo so è strano, vi assicuro una cosa: per quanto io sia stato con Max, lui per me rimane un mistero.
Non lo capisco!
E sfido chiunque a farlo.
Ma ci metterei la mano sul fuoco: Max non avrebbe mai potuto cercare di stuprare Rosa Jane e tanto meno baciarsi con una ragazza.
Max è sempre stato una delle poche certezze nella mia vita, ed ero sicuro, e vi dico sicuro, che lui non avesse mai potuto fare tutto quello che mi disse Martina.
E poi non era vero che quando Max viveva ancora nella nostra città mi drogavo, non mangiavo e cose così.
Stavo benissimo, se non di più.
Fatto sta che una parte di me credeva a Martina ovviamente. Non aveva motivazioni per mentirmi.
Max invece si.
Ma dall’altra parte credevo a Max, anzi quella parte sapeva che Max non avrebbe mai fatto niente del genere.
Dovevo controllare.
In quel momento l’incidente di Arianna passava in secondo piano.
Voi penserete che sia stata una cosa egoistica da parte mia, e magari lo è anche stato, però dovevo sapere, e dovevo vedere.
Uscii dall’ospedale e tornai indietro, verso casa.
Non andai troppo veloce, sinceramente avevo paura di cosa avrei potuto trovare.
E se Martina avesse ragione?
E se Max si fosse veramente baciato con una ragazza quella mattina in stazione?
O magari era solo una sua vecchia amica e si sono baciati sulla guancia e magari Martina ha visto male.
E poi…. Cosa ci faceva quella mattina Martina in stazione?
Max era in città da meno di 24 ore ed è riuscito a fare più casini di non so chi.
Arrivai davanti al portone ed entrai.
Premetti il tasto dell’ascensore.
No, cosa pensate, non stavo cercando di prendere tempo.
O forse si?
Aspettai l’ascensore per un tempo che sembrò interminabile, e una volta arrivato decisi di andare su con le scale.
Si forse stavo cercando di prendere tempo lo ammetto.
Arrivato davanti alla porta di casa sospirai.
Cosa avrei fatto se non fosse stato in casa?
O peggio, con qualcun altro?
Mentre presi le chiavi dalla tasca la porta nel pianerottolo di fronte alla mia si aprì e ne usci l’anziana signora Annamaria.
Sapete l’anziana signora abitava nella vecchia casa di Max, già.
Quindi potete immaginare quanto mi sia stata antipatica i primi tempo che abitava lì.
Poi però ho iniziato a conoscerla e devo ammettere che era una signora niente male.
La mia camera da letto e la sua camera da letto avevano un muro in comune e io avevo il brutto vizio di ascoltare la musica a volume troppo alto.
Però non si è mai lamentata, anzi una volta mi fece anche i complimenti per il tipo di musica che ascoltavo!
“Buonasera signora Annamaria” la salutai.
“Oh ciao caro, te l’ho detto centinaia di volte di non chiamarmi signora e di non darmi del tu, mi fai sentire vecchia” disse sorridendo.
Beh si in effetti detto da una signora di 78 anni era alquanto ironica come cosa.
“Oh si scusa, me ne dimentico sempre” dico ricambiando il sorriso.
”Allora, come te la cavi? E’ da un po’ che non ti vedo! Però guarda che mi ricordo tutto eh, lo so che oggi è il tuo compleanno” mi disse, e detto questo si avvicinò e mi abbracciò.
La signora Annamaria fu come una nonna per me.
A volte mi invitava a bere il tè con lei, cosa che mi faceva molto piacere soprattutto in inverno con il freddo.
“Oggi per caso ho visto il tuo amico, quello che una volta abitava qua: Ma…rco?” chiese dubbiosa.
“No, Max” risposi.
“Ah si giusto Max! Anche lui, un bravissimo ragazzo. L’ho visto stamattina con una tua amica…quella che abita qua di fronte. Aspetta si chiama…Marta? No no… forse Marzia. Ah no Martina!” mi disse sorridendomi come se ricordarsi il nome della mia migliore amica fosse una soddisfazione senza pari.
Ma… Max e Martina?
Sinceramente non ci mi soffermai neanche più di tanto a quello che mi disse, cioè a 78 anni non ci si sta tanto con il cervello.
“Comunque io stavo portando a spasso Spike, vuoi venire?” mi chiese.
Spike era il suo cagnolino.
“No grazie ora vorrei andare a casa a riposarmi” mi inventai, anche se per metà era vero.
“Oh va beh fa lo stesso. Allora ci vediamo…” mi prese la mano e ci mise dentro una caramella al miele “e buon compleanno. Bel braccialetto comunque” mi disse guardando il braccialetto che mi regalò Laura.
“Oh grazie” risposi sorridendo, me ne ero quasi completamente dimenticato.
“Salutami la mamma Alex” e detto questo chiamò Spike, un cagnolino piccolo, sarebbe potuto essere un barboncino, ma in realtà era un incrocio, chiuse la porta di casa e scese le scale.
Guardai il braccialetto.
“Fearless”.
Beh non ci sarebbe stata una parola più azzeccata in quel momento come questa.
Mi voltai verso la porta, inserii la chiave nella toppa e la girai.
Quando la porta si aprii con un toc la spinsi ed entrai nell’oscurità che profumava di…sapone?
  
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