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Autore: Nihal93    19/07/2013    4 recensioni
Isabella e Rosalie sono due sorelle gemelle che si trasferiscono a Forks per l'ultimo anno di liceo.
Lì si faranno nuovi amici e chissà.. magari anche nuovi amori.
Tratto dal CAPITOLO 10:
"Tu alla mia festa non sei venuta, mentre io alla tua si.. ti potresti far perdonare con un’uscita a cena o al cinema.. "
E bravo gemellino che si portava avanti con il lavoro, mi aveva appena chiesto di uscire? O ero in un bellissimo sogno.
Annusai il suo profumo buonissimo, era fruttato ma non molto forte, sapeva di uomo, di lui..
"Magari.."
Spero di avervi incuriosito.. passate a trovarmi e mi raccomando: lasciate un segno del vostro passaggio!
Genere: Commedia, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Emmett/Rosalie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Posto super velocemente.
Vi ringrazio per la fiducia e il sostegno che, capitolo dopo capitolo, mi dimostrate.
Vi auguro buona lettura e vi invito a recensire, lasciandomi una piccola ma ben accetta impressione su questo capitolo.
La tempesta ha ufficialmente inizio.
Un bacione,
Anna.




CAPITOLO 29

 

<< Edward ha qualcosa che non va Rosalie. >>

<< E cosa te lo fa pensare? >> chiede mia sorella, mentre insieme stavamp andando a scuola, con la mia macchina.

<< E’ strano, a volte assente. Ieri dopo l’allenamento si è limitato a portarmi a casa e non ha voluto fermarsi a dormire con me, dicendomi che era stanco. Già altre volte abbiamo solo dormito, non capisco perché ieri no. Ho paura che mi stia nascondendo qualcosa.. >>

Mia sorella alzò le spalle.

<< Non so come aiutarti Bella.. Magari è semplicemente un po’ stressato. Non stargli tanto addosso. Gli passerà.. >>

Provai ad auto convincermi delle sue parole, ma era più forte di me.

Quando posteggiai nel primo posto libero che trovai, lei mi prese la mano dal volante e mi costrinse a guardala dritto negli occhi.

<< Dico sul serio. Poi, dopo che vedrà la sorpresa che gli hai preparato per domani sera.. beh.. le cose si aggiusteranno.. >>

Con un sospiro di assenso, presi la mia cartella e uscii dalla macchina.

Lui ed Emmett, come sempre erano lì sul piazzale ad aspettarci.

Dopo aver salutato il fratello, mi specchiai nei suoi bellissimi occhi, lui mi sorrise subito, afferrandomi i fianchi.

<< Buongiorno paperotta.. >>

Sorrisi, forse, i miei, erano stati tutti castelli per aria.

<< Buongiorno a te. Non immagini neanche quanto ho sentito la tua mancanza stanotte.. >>

Mi baciò teneramente.

Forse la mia stima su di lui era stata del tutto sbagliata, perché da quanto mi sembrava era tutto perfettamente normale.

<< Come sono carine oggi le gemelline! >>

Mi girai di colpo, scazzata del tono usato dall’arpia.

Tanya era lì, a pochi metri da noi con tutte le sue tirapiedi intorno, ci mancava solo più quella scocciatura.

Fu mia sorella a rispondere.

<< Tanya.. non hai nessun altro stamattina a cui rompere i coglioni? >>

Diretta, ma efficace, perché l’arpia sembrò un po’ risentirsene.

Edward continuò a tenermi per i fianchi, forse perché pensava che avrei aggredito Tanya? Ma per chi mi prendeva? Non mi sarei mai sporcata le mani.

Continuò a fissarci molto scontenta, ma poco prima che distogliesse lo sguardo, mi accorsi che in verità non stava guardando tutti noi, ma Edward in particolare.

E questa cosa non mi piacque per niente.

 

 

†††

 

 

I balli non erano mai stati la mia gioia. Però ero sempre stata piuttosto brava a mascherarlo, soprattutto con mia madre e tutti i suoi amici.

Ma il ballo a cui io, Edward, Rose ed Emmett eravamo appena arrivati era veramente bello.

Era stato organizzato da mia nonna, Esme e altre donne che facevano parte di un’associazione di bambini bisognosi, che vivevano nell’orfanotrofio a poca distanza dalla città. Nel quale al momento ci trovavamo.

Più che un ballo vero e proprio mi sembrava quasi di essere stata proiettata in una scena di qualche cartone animato: con gli adulti vestiti eleganti e i bambini allo stesso modo, ma in miniatura.

Tra la folla notai subito anche Alice, che saltellando qua e là, aggiustava l’abbigliamento di qualche bambino. Era stata geniale, si era preoccupata di trovare a tutti i bambini un vestito, il più delle volte cucendolo lei stessa.

Non riuscivo ancora a capire dove e come avesse trovate il tempo.

<< Ragazzi siete arrivati! Non è stupendo? >> chiese mia nonna, fasciata da un bel vestito argento.

<< La festa è molto bella, ma tu nonna sei stupenda! >>

<< Alice, tutto merito di Alice.. Ma accomodatevi e servitevi pure! Bella? Tu che sei brava con i bambini avrei bisogno del tuo aiuto. Puoi venire un attimo per favore? >>

Annuii, alzai la gonna del vestito e iniziai a seguirla.

Quando arrivai a metà delle scale mi girai e notai Edward che mi guardava, gli feci un cenno e in un attimo fu al mio fianco, bello e splendente in smoking.

<< Guarda che se vuoi puoi andare anche senza di me.. >>

<< Ma io non riesco a stare senza di te. >>

Rimase zitto, continuando a sorridermi.

<< Piccioncini? >>

Contemporaneamente ci voltammo verso mia nonna, che ci guardava con un mix di felicità e agitazione sul volto.

Salite le scale, la seguimmo per un lungo corridoio, fino a una stanzetta, dalla quale proveniva il pianto di una bambina e la voce dolce di Esme.

<< No, non voglio scendere.. >> disse la bambina piagnucolando.

<< Fate qualcosa ragazzi, mi dispiace che lei non si possa godere la festa come gli altri.. >>

Feci un sorriso d’incoraggiamento a mia nonna, prima di entrare nella stanza.

C’erano tre lettini, di cui uno era a castello. Seduta, per terra c’era una bambina con un vestitino blu di tulle, era molto carina.

Aveva dei capelli biondi lunghi fino alle spalle e un faccino piuttosto disperato, dato che piangeva e aveva un dito in bocca, oltre a un pupazzo a forma di coniglio nell’altra mano.

Più o meno aveva sei anni massimo.

Esme, in un vestito color pesca, era seduta su un lettino e le accarezzava teneramente la testa, mentre alle sue spalle in piedi, c’era un’altra signora.

<< Oh! Ciao Bella.. Meno male che sei arrivata! Perché questo angioletto non vuole proprio ascoltarci.. >>

Sorrisi alla bimba, che tra le lacrime mi stava guardando attentamente.

La madre del mio ragazzo, dopo avermi dato un bacio sulla guancia, uscì con mia nonna e la signora.

<< Edward vieni fuori un attimo, che ti devo parlare.. >>

A malapena sentii la porta che si chiudeva alle mie spalle, perché il mio sguardo era attentissimo nel cogliere qualsiasi segnale dalla bambina.

Si era un po’ rilassata, ma continuava comunque a singhiozzare.

Il problema era che non sapevo proprio cosa fare, immaginai che Esme l’avesse abbracciata, rincuorata, ma nonostante tutto non aveva sortito alcun effetto.

Per quanto ero brava con i bambini, non trovai nulla di meglio che farmi guidare dal mio istinto.

Afferrai il vestito lungo dal fondo e, facendo attenzione a non rovinarlo e a non sporcarlo, mi sedetti a qualche spanna dalla bambina. Stranamente non si ritrasse, continuò semplicemente a mantenere la sua posizione.

<< Ciao piccola! Io sono Bella e tu come ti chiami? >>

<< Non.. non voglio scendere.. >>

Le sorrisi con il sorriso più incoraggiante e affabile che conoscessi.

<< Neanche io.. sai? Queste scarpe mi fanno maledettamente male e se non ti dispiace rimarrei un po’ qui insieme a te.. >>

Non mi rispose, ma per tutto il tempo in cui mi tolsi le scarpe e le appoggiai davanti a me, continuò ad osservarmi.

Chiusi gli occhi e appoggiai la testa al materasso.

Passò qualche istante di silenzio, fuori dalla porta non sentivo niente, se non qualche rumore della festa un po’ attenuato.

Speravo solo che Esme non rivelasse nulla ad Edward della sorpresa.

<< Mi chiamo Kate.. >>

Aprii gli occhi.

<< E lui è Tippete. >>

Alzò il coniglietto, per permettermi di vederlo.

<< Mmm.. ha un nome famigliare. E’ mica il migliore amico di Bambi? >>

Annuì. Non so come ma riuscii a farle uscire un piccolo sorriso.

Mi avvicinai un pochino.

<< Perché non vuoi scendere? >>

Il suo labbrino iniziò a tremolare, mi fece una gran tenerezza. Automaticamente mi avvicinai a lei e le appoggiai una mano sulla spalla, non la scostò, ma semplicemente si appoggiò a me, iniziando a piangere disperata.

Cavolo, forse avevo sbagliato qualcosa nel mio approccio.

Tra un singhiozzo o l’altro capii che il suo dolore non era dovuto solo a qualcosa di materiale, ma a qualcosa di ben più profondo.

Il fatto che non sapevo nulla sulla storia di come Kate era arrivata in quel posto, mi rendeva un po’ nervosa, ma cercai al meglio delle mie possibilità di non farglielo vedere.

<< Pulcina.. perché piangi? Sotto c’è una festa, dovresti essere giù a divertirti con tutti i tuoi amici.. no? >>

Se possibile il pianto aumentò ancora di più.

Altro che brava a trattare con i bambini ero un vero e proprio disastro.

<< Non.. non.. voglio la mia mamma! >>

Non potevo, per ovvie ragioni, chiederle dove fosse la madre, l’unica cosa che potevo fare era cercare di confortarla.

<< La mamma non sarebbe contenta di vederti piangere tesoro.. >>

<< Lei.. lei è su in cielo con gli angioletti.. >>

Il mio cuore si fermò, non sapevo per via diretta che cosa significava, ma potevo immaginare che cosa, già ad un età così tenera avesse dovuto provare.

Al solo pensieri mi veniva a me da piangere.

Ma qualcuno di grande e forte ci doveva essere, quindi avrei fatto il possibile per farla tornare a sorridere e portarla sotto a divertirsi con i suoi amici.

<< Beh.. >>

Non avevo idee.

Che cosa avrei mai potuto dire che non sembrasse stupido o fuori luogo?

<< E.. e non.. mi piace.. il vestito.. >>

Il vestito? A me sembrava stupendo, non c’era niente che non andasse.

<< Non sono d’accordo con te. Il vestito è molto bello sai? >>

Mi guardò, forse non credendo alle mie parole. Le sue ciglia erano pieno di gocce.

<< E’ blu.. mentre Lizzie ce l’ha rosa.. >>

Ops.

Per fortuna ero riuscita a sviare il discorso dalla madre al vestito.

Ma ora, che cavolo mi potevo inventare?

<< Non lo sai che il blu è il colore delle principesse? >>

Entrambe ci girammo di scatto.

A poca distanza da noi c’era Edward, che ci guardava con una strana luce negli occhi.

Kate era completamente abbracciata a me, mentre io le stavo accarezzando i capelli, nel tentativo di calmarla.

Il mio ragazzo aveva un sorriso dolce, di quelli che ti sciolgono come ghiaccio al Sole.

La piccola si nascose sotto la mia ascella, un po’ timorosa.

<< Non è vero. Il rosa è il colore delle principesse. >>

<< Credo proprio di no. L’hai mai vista Cenerentola? >> chiese, avvicinandosi e sedendosi vicino a me.

Sia io, che Kate annuimmo come incantate alle sue parole.

<< Beh.. il vestito che le regala la fata turchina è sull’azzurro.. >>

Era stato forte, a me non era assolutamente venuto in mente in quel momento.

<< E poi vedi Bella? Lei è una principessa, la mia principessa! Ed è vestita di blu.. >>

Appoggiò una mano sulla mia nuca scoperta.

Le sue parole mi avevano completamente sorpresa. Aveva detto la mia principessa?

<< E’ vero? >> chiese Kate curiosa, solo più con le tracce delle lacrime sulle guancie.

Non sapevo che rispondere. Ma optai per una pseudo verità.

<< Si, è vero.. E lui è il mio principe, sai? >>

Lo guardò con i cuoricini agli occhi. Aveva sei anni, potevo concederglielo.

<< E come si chiama? >>

<< Edward, piacere. >>

Le allungò la mano, ovviamente senza farselo ripetere Kate l’afferrò subito, con la sinistra.

<< Io sono Kate.. >> disse incantata.

Rimanemmo tutti e tre qualche istante in silenzio.

<< Anche il mio papà ha gli occhi come i tuoi.. >>

Vabbè che era una bambina, ma come verbo non aveva usato il passato. Forse il padre era ancora vivo? Lo sperai vivamente.

Edward si limitò a sorriderle.

<< Allora.. non vuoi proprio scendere a mangiare dolcetti e a sentire un po’ di musica? >> chiesi, cercando di distrarla un po’ dal mio ragazzo e affrettando i tempi, dato che tra un po’ sarebbe partita l’operazione sorpresa.

Abbassò gli occhi. Forse, forse l’avevamo convinta.

<< Posso far finta che mia mamma sia la mia fata turchina che mi ha reso il vestito magico? >>

Solo i bambini potevano essere così genuini nella loro innocenza. Li adoravo.

<< Ma certo pulcina.. e il tuo, a differenza di quello di Cenerentola non scomparirà a mezzanotte. >>

Mi sorrise felice, prima di oscurarsi un po’.

Mi dispiaceva molto vederla in quello stato, ma non sapevo proprio come aiutarla.

Poi, una leggera carezza della mano di Edward fino alle scapole, mi fece venire un’idea.

<< E vuoi saperla una cosa pulcina? Giusto per far vedere a Lizzie che una vera principessa veste in blu e non in rosa? >>

Mi guardò speranzosa, aprendomi ancora di più il cuore.

<< Ti impresto il mio principe. Scenderai le scale con Edward.. ti va? >>

Non avevo chiesto conferma al mio ragazzo, ma conoscendolo sapevo che gli avrebbe fatto solo piacere.

In un attimo, Kate si alzò, appoggiò Tippete su quello che doveva essere il suo cuscino e iniziò a guardarci, quasi esortandoci ad alzare le chiappine e a muoverci.

Mi venne in mente un’altra idea e una volta in piedi, afferrai le scarpe e mi catapultai fuori dalla stanza, non prima di aver urlato di aspettarmi dentro per un attimo.

Conoscevo una terza cosa che l’avrebbe resa ancora di più una principessa.

 

Stavamo camminando nel corridoi.

In tutto ero stata via dieci minuti, il tempo di andare a cercare, con l’aiuto di Alice, un piccolo diadema di plastica, ritornare in camera, pulire i rimasugli di lacrime e uscire dalla porta.

Ora Kate era sorridente e perfetta mano nella mano tra me ed Edward.

Un piccolo nodo allo stomaco mi indusse a non partire in quarta con i castelli per aria, includendo me, Edward e un piccolo lui o una piccola Bella.

Girandomi a guardarlo però scorsi qualcosa nei suoi occhi che mi fece accelerare di molto il battito cardiaco.

Arrivati all’inizio delle scale, cercai di staccarmi dalla piccola manina di Kate, ma lei, stupendomi, non me lo permise.

<< Voglio anche te.. >>

E quelle piccole tre paroline mi commossero quasi.

Quella bambina era davvero una principessa, molto, ma molto speciale.

 

 

<< Bella.. mi devo fidare della tua guida? >>

Lo guardai male, anche se con la benda che gli copriva gli occhi non poteva vedermi. Come si permetteva a dirmi una cosa del genere? La mia guida era più che perfetta.

O quasi.

<< Edward mi stai innervosendo.. >> dissi, con un sorriso.

<< Dovevo immaginarlo che tu, mia madre e mio fratello mi stavate nascondendo qualcosa. Sono bravissimo ad annusare l’aria di bugie e tu, oltre a non essere capace a mentire, non sei neanche capace a nascondere la tua agitazione. E’ stata palpabile in questa settimana. >>

Evitai di dirgli che per la maggiore la mia agitazione non era stata solo per la sorpresa, ma anche per il fatto che lui hai miei occhi era piuttosto strano.

Mi sedetti al posto di guida, dopo aver cambiato scarpe.

Mezz’ora di viaggio con i trampoli che indossavo non erano il massimo.

Soprattutto alle undici di sera.

<< Allora.. partiamo? >> chiesi già su di giri.

Non vedevo l’ora di arrivare a destinazione e vedere la faccia di Edward.

<< Aspetta.. hai la vibrazione nel cellulare? >>

Mi bloccai con la mano sulla chiave, presi la pochette che avevo appoggiato sulle sue gambe e l’aprii in cerca del cellulare.

Effettivamente stava suonando, ma il silenzioso non mi aveva permesso di sentirlo. C’erano circa dieci chiamate senza risposta.

Era Carmen. Che fosse successo qualcosa?

<< Pronto? >> risposi titubante.

<< Oh Bella! Finalmente sono riuscita a mettermi in comunicazione con te.. Scusa se ti chiamo a quest’ora! >>

Dalla voce capii che era molto agitata.

<< Figurati Carmen.. E’ successo qualcosa con Elazar o le ragazze? >>

<< No no.. Bella non ti è arrivata nessuna comunicazione dallo Staff della Nazionale? >>

<< No? >>

<< Bella io non so come dirtelo.. ma devi saperlo! Non so come ma il tuo nome non è più segnato tra le convocate sul sito internet. Appena l’ho visto ti ho chiamata la prima volta, ma tu non mi hai risposto. Allora ho chiamato il Mister ma non ha saputo darmi nessuna informazione. Così ho provato a chiamare Reginald, quello che si è occupato delle nostre interviste e del resto.. >>

La sentii prendere fiato un attimo, io invece, avevo smesso di respirare.

<< Beh mi ha detto che in pratica qualcuno degli sponsor ha avuto da dire sul fatto che sei la figlia del Presidente del Calcio e che quindi la tua candidatura era del tutto scontata e fuori luogo. >>

<< Co.. come? Io.. non..  >>

La sorpresa mi aveva totalmente cancellato la facoltà di parola.

Mi accorsi che le prima lacrime stavano facendo capolino dai miei occhi.

Ci tenevo così tanto a rappresentare il mio paese al mondiale, ma ora tutto l’impegno che avevo messo in quegli anni sarebbe andato a farsi fottere per un stupido pregiudizio.

<< Bella stai bene? >>

Sentii Edward che mi scrollava il braccio, si era tolto la benda e mi guardava preoccupato.

Dall’altra parte del cellulare anche Carmen era piuttosto preoccupata.

<< Bella mi dispiace tantissimo ma ho pensato che fosse giusto dirtelo prima di saperlo da qualcun altro o dai giornali. Sappi che noi cinque ti stiamo vicino e siamo disposte anche a rinunciare al posto per solidarietà. Perché tu il posto te lo meriti davvero! >>

Sentendo le sue parole, mi commossi ancora di più e mi fu quasi impossibile salutarla e dirle che ci saremmo sentite l’indomani, ringraziandola per avermi avvisato.

Una volta che chiusi la chiamata, rimasi come in trans a guardare lo schermo nero.

Edward mi prese il mento e mi girò il volto verso di lui.

Fu quando i miei occhi incontrarono i suoi che mi resi realmente conto della situazione e mi buttai, piangendo disperata, tra le sue braccia, come qualche ora prima aveva fatto la piccola Kate con me.

Non ci sarebbe stata alcuna sorpresa.

 

 

 

 

 

 

 

  
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