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Autore: Dark_Blame    19/07/2013    0 recensioni
Merda, pensò Nikolaj, avrò fregato Trenitalia salendo sui regionali senza biglietto si e no tre volte in tutta la mia vita, e la Morte lo sa.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sole estivo del pomeriggio non era nemmeno troppo molesto, nell’ombra del parco. Li sfiorava appena da sotto strati di foglie e aghi di pino, come un ricordo lontano del caldo da spaccare le pietre che c’era sulla strada. Il pezzo di prato su cui si erano stesi era quasi – addirittura – comodo, un leggero vento rinfrescava l’aria e, ciliegina sulla torta, da qualche parte qualcuno stava suonando, troppo lontano per distinguere la melodia. In pratica era la situazione perfetta. Ma col tempo si sarebbe dimenticato di tutti quei dettagli. Non era un grande osservatore, e per quanto potesse essere bello o piacevole l’ambiente attorno a lui, sarebbe stato difficile mantenerlo nella memoria. Sarebbe stato molto più semplice ricordarsi il motivo principale per cui stava così bene.

Dopotutto a Nikolaj, in una situazione normale, dei Giardini Reali di Torino non gliene sarebbe fregato un cazzo. Non sarebbe stato nemmeno capace di sdraiarsi in un posto e stare immobile, così, senza far nulla per tutto quel tempo – non aveva importanza quanto si potesse star bene.

E lei? Bhé, lei era un altro discorso. Lei era la principale differenza tra una situazione normale e quella giornata. Gael sembrò intercettare il flusso dei suoi pensieri, e si rannicchiò un po’ di più sopra il suo petto, il viso nascosto nell’incavo del suo collo. Le accarezzò lentamente la schiena, chiedendosi se si era addormentata. Come riusciva a farlo? Ci voleva una buona dose di fiducia per addormentarsi nel bel mezzo del nulla. O peggio, in un parco frequentatissimo nel pieno pomeriggio. Ogni tanto un suono attirava la sua attenzione, e girava la testa,  oppure, qualche movimento catturava la sua visione periferica. Insomma, stava attento che nessuno si avvicinasse a disturbare la pace. Vero, se fosse stato solo non gli sarebbe importato dei passanti – ma se fosse stato solo non avrebbe avuto motivo di stendersi sull’erba, tanto per iniziare – e comunque non si sarebbe addormentato.

Insomma, stava facendo quello che ogni animale con un briciolo di istinto predatorio fa, ogni tanto. La guardia. A confermare il fatto, lanciò un’occhiata torva a un paio di stronzetti che bazzicavano lì intorno. Fastidiosi figli di puttana. Conosceva alla perfezione che tipo di comportamento poteva avere un branco di idioti di quel genere. E non gli piaceva affatto il pensiero. Se le cose si fossero messe …

Gael mosse il braccio, e iniziò a carezzargli il torace con lenti movimenti circolari. Allora era sveglia. Si permise di inclinare la testa all’indietro un attimo, e socchiuse gli occhi. Doveva tenere il suo odio naturale per gli esseri umani a bada, quel giorno. Aveva di meglio su cui concentrarsi. Oltretutto, si sentiva benissimo. Con lei tra le braccia, quel posto anonimo sembrava esattamente il posto dove lui doveva essere. Come se qualche antica divinità maya avesse deciso di posticipare la fine del mondo per permettergli di stare lì, sopra una piccola coperta stesa sul prato, abbracciato a Gael.

Espirò, e la pancia gli si svuotò di cattivi pensieri. L’odore di lei gli arrivava dalla matassa dei suoi capelli. Buono.

  
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