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Autore: Cyanide_Camelia    31/01/2008    2 recensioni
In questa Raundrobin, portete essere l'angelo custode e non dei personaggi di naruto; naturalmente potrete anche fare innamorare di voi il vostro protetto; ma questo sta a voi. Questa è la prima Raundrobin che invento, vi aspetto in tanti saluti giugiu94.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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L’Angelo del Rispetto

Questo è il mio capitolo, dedicato alla relazione tra Neji ed il suo angelo un po’ fuori dall’ordinario! Spero vi piaccia!

 

L’Angelo del Rispetto

 

Neji Hyuuga era disteso sul suo futon, tutto preso nelle sue riflessioni e perso nell’amarezza dei suoi ricordi, quando una folata di vento piuttosto forte aprì le ante dell’armadio, per farle poi sbattere.

Il freddo improvviso gli faceva battere i denti.

Si alzò con risentimento, chiuse con violenza la finestra e si andò a prendere qualcosa di pesante da mettersi sulle spalle nell’armadio, quando qualcosa catturò la sua attenzione: una coperta di cachemire verde giada con dei ricami color carta da zucchero (che sarebbe un blu cobalto molto polveroso NdA) e bordata in filigrana d’argento.

Incuriosito, tirò fuori con cautela la coltre, così soffice e fragile al tatto da richiedere una particolare gentilezza nei movimenti affinché non venisse strappata.

Ma lui, impaziente com’era, tirò più forte di quanto non dovesse, con il risultato che tutti i suoi vestiti scivolarono sul pavimento, spiegazzati irrimediabilmente.

 

“Ma tu guarda che diavolo è successo! Ora mi tocca anche mettermi a piegarmi i vestiti secondo te, eh? – disse parlando concitatamente alla coperta – Beh, mi dispiace, ma non lo farò. Spetta a quelle sudice cameriere farlo, io sono di rango superiore, io non mi abbasso a fare simili faccende.

 

Infine, prese la coperta e la spiego, tenendola per i due lembi superiori aperta davanti a sé, e notò che al centro vi era un cerchio nel quale vi era il ricamo di una fanciulla.

I capelli erano ricamati con del filo nero in articolati e lunghi ricci, la pelle era rappresentata con del filo color rosa salmone, gli occhi con del filo nocciola e la veste con il color carta da zucchero.

Ciò che era curioso erano le due grandi ali argentate e la spada che brandiva, minacciosa e severa.

 

Sarebbe interessante conoscerti, carina…Sembri orgogliosa giusto quanto me…”

 

Il volto di Neji era contratto in un ghigno di soddisfazione e di sfida, quasi come se il ricamo potesse udirlo.

Dopo circa una mezz’ora, si alzò e decise di andare a fare una passeggiata.

Per strada un bambino piccolo, di circa tre anni, incespicò e gli cadde addosso: lui per tutta risposta lo fissò on odio finché questo non scappò via impaurito ed intimidito.

Poi incontrò la sua compagna di squadra, TenTen, che al suo passaggio arrossì e gli si avvicino speranzosa.

 

“Neji, ti va di…”

 

“Ah, non mi seccare chiaro?” rispose lui, altezzoso.

 

Quando finalmente arrivò dove voleva, ovvero nel tempio principale di Konoha, si raccolse in preghiera, ma non rimase più di due minuti, non accese neanche l’incenso per onorare gli antenati e gli dei. Se ne andò beffardo, come se si fosse tolto un peso più che un piacere.

 

E continuò a camminare, finché non giunse ad una radura erbosa, dove si distese per riflettere.

Lui non rispettava altri che stesso per il semplice fatto che solo lui meritava di essere ossequiato e stimato, le altre persone erano solo ed esclusivamente della feccia da tenere alla larga il più possibile.

 

Ad un tratto, sentì una voce profonda parlargli.

 

“Neji, Neji, cosa mai sei diventato? Tua madre si vergognerebbe di te.”

 

Le parole gli arrivarono dritte al cuore come fendenti, tanto che si alzò di scatto intimorito.

 

“Chi sei tu per parlarmi così? Cosa vuoi da me? Cosa pretendi di sapere di mia madre?”

 

L’inquietudine si era ormai impossessata di lui quando lei apparve davanti a lui.

E per Neji fu subito amore: l’aveva trovata. Quei ricci ondulati dal vento che imperversava, l’espressione severa e piena di disgusto, lo sguardo inflessibile, la spada che brandiva con destrezza.

 

“Volevi conoscermi? Devo dire che non sei un maestro in fatto di ospitalità!”

 

Il tono di lei era sarcastico e di sfida.

 

“Tu…Tu sei come me!” esclamò lui colpito.

 

“No, siamo più diversi di quanto tu non creda. Tu sei un mostro, io sono un angelo.”

 

“Ehi, a chi hai dato del mostro?”

 

“A te. Sei un irrispettoso, violento, irriverente, egocentrico, avido, supponente ragazzo. Io ti ho protetto finora da tutti gli altri angeli, in particolare Daniele, quello della giustizia, che volevano vederti morto. Io mi sono battuta per te, sperando di poter smentire la reputazione che ti sei fatto oramai, ma a quanto ho visto è stato tutto inutile.

Oggi ti sono apparsa in moltissime forme: come folata di vento, come ricamo sulla coperta, come bambino, addirittura come TenTen, che personalmente mi sta anche un po’ sulle scatole, ma guarda cosa non si fa per il proprio protetto! E tu mi hai solo dimostrato di meritare davvero la morte.

 

Lei sguainò la spada con vigore ed avvicinò la punta al collo del ragazzo.

 

“Aspetta, tu sei un angelo, tu non puoi uccidermi!”

 

“Dipende…se mi viene ordinato da un mio superiore posso eccome, come nel tuo caso.”

 

“Almeno dimmi come ti chiami…Non so cos’hai tu, ma io mi sono innamorato di te, e vorrei almeno sapere il nome di colei che avrei voluto accanto per sempre prima di morire.”

 

Una lacrima scivolò brillante sulla guancia del ragazzo, e lei impietosita si addolcì nell’espressione.

 

“Mi chiamo Phaidra e sono l’angelo del rispetto. Il mio nome significa Splendente. Ed ora inginocchiati umilmente ed implora la mia pietà.

 

Senza farsi scappare l’occasione, Neji si prostrò davanti a Phaidra, che si apprestava ad ucciderlo mentre lui si rompeva in singhiozzi convulsi.

 

Fu un attimo.

Lei si abbassò e, con gesto materno, gli sollevò il viso tenendolo tra le mani e gli asciugò le lacrime.

Lui la guardò con sincero sconcertamento ed umiltà, pieno d’amore.

 

“Era ora che cambiassi.”

 

Neji sorrise timidamente e la strinse a sé, mentre Phaidra gli mormorò parole di salvezza nell’orecchio.

 

“Ora che sei davvero tornato quello che sei sempre stato in cuor tuo, posso fare ciò per cui ero venuta.”

 

Cosa, Phaidra?”

 

“Restare per sempre.”

  
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