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Autore: Red_Ginger    20/07/2013    4 recensioni
Quando la vidi, per la prima volta dopo secoli il cuore morto nel mio petto sembrò riprendere a battere e la cenere arida che aveva sostituito il mio sangue diventò un fiume di lava bollente. Decisi in un solo istante che l'avrei avuta. Io sono il conte Alexandros Demetriou, e questa è la mia storia.
Una gradevole (o almeno lo spero) storia nella venezia del '700.
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Creatura contro Creatore

 

 

No, non poteva assolutamente

 essere lui.

Quel viso, quegli occhi,

io li avevo già visti.

E non li avevo

dimenticati.

Dovevo agire in fretta.

 

 

Perché quel vampiro

mi guardava con

tanto stupore?

Ero sicuro di non averlo mai visto,

 e la memoria di certo non

mi faceva difetto.

Ma allora perché,

perché sembrava esterrefatto?

 

 

Io e Alekos ci trovammo

davanti il cardinale.

Quella creatura infernale sembrava

disposta a fare ogni cosa per fermarci.

Sapevo che Alekos era

 determinato, ma lui era solo e

il Cardinale aveva i suoi scagnozzi

 pronti ad aiutarlo.

Che ne sarebbe stato di noi?

 

 

Trattenere Giovanni fu impossibile,

volle sapere dov’era il conte.

Voleva aiutarlo perché

gli era fedele, una fedeltà

 totale e sincera, rara e preziosa.

Per la seconda volta nella mia vita assaggiai

 il sapore della paura, la paura che

 ti schiaccia il cuore, la paura

 sorda che ti attanaglia quando temi

che una persona amata

 non ritorni da te.

Perché io amavo Giovanni,

ora me ne rendevo conto.

Il cuore che mi batteva

 all’impazzata nel petto

 ne era la prova.

Quando lo vidi uscire dal casa

 mia per andare a cercare

il conte non ce la feci e lo raggiunsi.

E lo baciai.

Disperatamente.

 

 

Il cardinale era esterrefatto. No, non era possibile. Sicuramente si sbagliava. Era passato così tanto tempo, non era assolutamente possibile. Ma quegli occhi blu erano inconfondibili. Quegli occhi che l’avevano fissato intensamente. Non poteva essere lui. Eppure lo era.

Devo trovare subito una soluzione si disse il religioso.

-E così vuoi portare via Betta- disse ad Alexandros in tono mellifluo, adocchiando il pugnale con cui Daniele aveva colpito Giovanni, appoggiato sul grande tavolo in mogano al centro della stanza. Bene, devo prenderlo e liberarmi di lui.

-Certo. Non la lascerò di certo nelle tue grinfie, mostro- rispose Alexandros, osservando attentamente ogni suo movimento.

-Betta, mettiti dietro di me- sussurrò alla ragazza, che spaventata eseguì subito.

-Sta’ tranquilla, ora ce ne andiamo- la rassicurò.

Betta annuì in silenzio, le mani poggiate sulle spalle muscolose del suo compagno. Stava tremando, e non per il freddo.

-Temo che abbiate fatto i conti senza l’oste- fece loro notare il cardinale con voce improvvisamente gelida -tu sei da solo e io ho Daniele e Gustavo. Non credo che la ragazza potrebbe esserti di qualche aiuto- continuò in tono divertito.

-Beh, Daniele è fuori gioco, dato che ha preso una bella botta in testa- considerò Alexandros, portandosi una mano sulla spalla per stringere quella di Betta –e se non ci lasci passare ci faremo strada con la forza-

-Senti senti, che superbia! Un ragazzino che mi minaccia! Povero sciocco, sei un vampiro da quanto? Cento, duecento anni? Ricordati che io lo sono da molto più tempo!- scoppiò a ridere il religioso –Sai, caro il mio ragazzino, io ero già così quando Cesare era solo un bambino! Credi di potere qualcosa contro di me?-

Mentre parlava Alexandros mormorò alla ragazza: -Resta qui-

Anche lui aveva notato quel pugnale dalla lama allungata e di sicuro estremamente affilata.

Ora è distratto. È il momento giusto, si disse e si scagliò contro il cardinale.

Gli sembrò di tornare indietro di duecento ottantatré  anni.

 

-Giovanni, non puoi andare, non ti sei ancora ristabilito- cercò di dire Aicha, subito interrotta dal ragazzo.

Perché gli ho detto dov’è andato il conte? Sarebbe stato meglio fare finta di non saperlo! Pensò la giovane.

-Lo so ma non mi interessa. Devo trovare il conte e aiutarlo. Betta rischia la vita, non posso lasciarla lì!- rispose il giovane, facendo una smorfia di dolore mentre si infilava la camicia.

-Sei ancora debole, non gli saresti di grande aiuto- osservò secca la maga.

-Ti ho già detto che non mi importa. Devo anche dare una lazione a quell’idiota di Daniele- esclamò Giovanni fermandosi e premendosi una mano sul fianco. La ferita gli dava ancora molto fastidio.

-Allora vengo con te- decise l’altra, prendendo il mantello.

-Scordatelo. È pericoloso-

-Ti faccio notare he non sono quel che si dice una ragazza ingenua ed indifesa- ribatté lei esasperata alzando gli occhi al cielo.

-No Aicha, è meglio di no. Se dovessimo fallire il cardinale ti processerebbe per stregoneria- ora il ragazzo sapeva tutta la faccenda, ma stranamente l’aver scoperto che il suo padrone non era umano non l’aveva turbato più di tanto.

-Si vedeva che aveva qualcosa di diverso. E anche se non riuscivo a capire cosa sapevo che meritava la mia fiducia- aveva detto, senza scomporsi più di tanto.

-Daniele, dico sul serio, andare dal conte e combattere potrebbe farti molto male- gli disse seria.

-È per questo che verrò dalla migliore maga del mondo- sorrise lui.

-E se non dovessi farcela?- domandò lei brusca.

-Sarò sicuro di aver fatto del mio meglio per il mio padrone- rispose l’altro, serio.

Ma perché ti ostini tanto? Cosa pensi di poter fare, debole e ferito come sei? Si chiese Aicha.

-Non andare, ti prego- disse invece, a voce bassa.

Gli dava le spalle e tremava impercettibilmente.

Giovanni le si avvicinò lentamente. Le posò una mano sulla spalla.

-Aicha, tutto bene? C’è qualcosa che devi dirmi?-

Non potrei sopportare di perdere anche te, non ce la farei. Dal momento in cui ti ho visto ho capito che ti avrei amato per sempre. Resta qui con me, ti prego. Questo avrebbe voluto dirgli. Avrebbe tanto voluto, ma il nodo che aveva in gola non glielo permetteva.

Quindi si voltò, e senza dire nulla lo baciò.

Sapore di sole e miele.

 

Il cardinale era veloce, molto veloce.

Schivò il colpo di Alexandros con eccessiva facilità per poi sferrargli un pugno. Alexandros lo evitò per un pelo. Il più giovane afferrò il pugnale dal tavolo e lo fece scivolare sul pavimento in direzione di Elisabetta.

-Betta, prendilo e non abbassare la guardia!- le gridò prima di essere scagliato contro il muro da un pugno del religioso.

Il cardinale sorrise vedendolo contro la parete, furioso. Ecco chi era. Solo che ora non aveva quelle ferite terribili. Che ironia, io ti ho dato nuova vita, e io ad essa porrò fine pensò crudelmente.

In un attimo gli fu addosso.

-Di’ un po’- esclamò il più anziano stringendo una mano attorno al collo dell’altro, tenendolo sospeso in aria –chi ti credi di essere, per ribellarti così al tuo creatore, eh?-

Gli occhi blu di Alexandros si spalancarono per lo stupore, fissandosi in quelli quasi trasparenti e gelidi dell’altro. Due distese di ghiaccio.

-Il mio… creatore?- chiese in un soffio, senza fiato a causa di quella mano fredda che gli cingeva la gola.

-Oh sì, caro il mio bambino! Io ti ho portato via da quella segreta nella quale saresti sicuramente morto, io ti ho morso per salvarti dalla morte! Quello che sei diventato lo devi a me, solo a me!- e strinse più forte le dita, gli occhi che parevano lanciare fiamme azzurre.

No, si disse Alexndros. Non poteva essere vero.

E all’improvviso ricordò, ricordò cos’era accaduto.

Una mano fredda e forte gli afferrò il viso, esponendogli il collo, forse l’unica parte del corpo che non gli doleva. Sentì qualcosa penetrargli nella carne, e si rese vagamente conto che erano denti, che qualcosa o qualcuno gli stava succhiando il sangue. Le forze cominciarono ad abbandonarlo assieme al sangue che quella creatura gli stava togliendo. Svenne, cadendo nel buio, convinto di andare incontro alla morte.

-Perché lo hai fatto? Potevi lasciarmi morire!- disse Alexandros, dibattendosi nella stretta dell’altro.

-L’ho fatto perché il poter dare nuova vita a chi era alla fine della propria mi faceva sentire un dio! Mi rendeva ebbro di potere vedere le ferite guarire grazie all’effetto del veleno! L’ho fatto perché mi sentivo invincibile, non certo per te!- esclamò l’altro, che non aveva alcuna intenzione di mollare la presa su si lui.  

-E ora dimmi perché non dovrei ucciderti- sibilò il religioso.

-Venezia è una città troppo piccola per due vampiri, lo sai. E non sarò di certo io ad andarmene- continuò lasciandolo andare. Alexandros si massaggiò la gola, respirando forte.

-Avanti ragzzino- disse il cardinale, calcando sull’ultima parola con disprezzo –battiti con me. Almeno morirai onorevolmente- e Alexandros gli si scagliò di nuovo contro. Questa volta riuscì a colpirlo più di una volta. Finirono per terra, urtando il tavolo, spargendo per terra vino e schegge di vetro.  Alexandros riuscì ad immobilizzare l’altro, ma solo per poco, perché il cardinale lo fece letteralmente volare contro il muro, di nuovo.

-Gustavo!- chiamò il religioso, forte.

-Finiscilo con un colpo al cuore, io mi occupo della ragazza- ordinò al mezzo indio.

Gustavo estrasse un pugnale, ma non fece in tempo a muoversi  che la porta si spalancò. Giovanni era arrivato. Si buttò subito contro Gustavo, incurante delle fitte che la ferita gli dava. Gustavo gli tirò un calcio al fianco dopo aver schivato i suoi colpi, stendendolo e Alexandros ne approfittò per immobilizzarlo. All’improvviso si udì un grido.

-Alekos!- era Elisabetta. Il cardinale le teneva la testa piegata da un lato.

-Di’ addio alla tua amata, ragazzino!- rise il cardinale, prima di affondare i denti nel collo della ragazza.

 

Angolo autrice

Ma ciao! Come va? Eccomi qua con il capitolo 21 :)

Ormai Alekos e il cardinale sono arrivati ai ferri corti, chissà che succederà ora?

Purtroppo Betta non se la vede bene, e Aicha e Giovanni sono innamorati. Teneri, vero?

 

Poi volevo chiedervi una cosa: a breve dovrei pubblicare una storia. Non voglio chiedervi se potete metterla nei preferiti o nelle seguite, volevo solo sapere, pubblicando qui l’anteprima, se vi sembra interessante (dato che io di solito punto molto sull’introduzione). Dato che sarà una rating rosso non vorrei fare un buco nell’acqua. Grazie in anticipo a chi mi dirà se sembra interessante o se l’introduzione non lo attira!

 

ANTEPRIMA:

Due ragazze, diverse quanto un raggio di sole e un fiocco di neve. Diverse come possono esserlo capelli biondi e lunghi e una chioma castana e corta. Diverse come possono esserlo il nuoto e la pallavolo. Diverse come cane e gatto. Una calma e silenziosa, seria; l’altra giocosa, allegra e chiassosa. Ma si sa, gli opposti si attraggono. Ed è perché sono così diverse che si osservano, si desiderano. E quando due mondi diversi si scontrano, quando due occhi color del diamante incontrano due occhi verde scuro scocca la scintilla, tutto il resto perde significato, e l’unica cosa che conta è incontrarsi, sfiorarsi, unirsi. E così al liceo classico Giovanni Berchet scoppia l’amore.

Dal primo capitolo: Quella ragazza aveva un che di magnetico, qualcosa che mi attraeva. E io, invece di irritarmi perché mi aveva praticamente ignorata, mi chiedevo come fare per parlarle. Non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso, sarei rimasta per sempre a fissarla: seduta, la schiena dritta, le gambe accavallate. Concentrata sulla lezione. Si accorse del mio sguardo quando si voltò per prendere la calcolatrice. E io rimasi paralizzata vedendo due occhi color del diamante fissarmi intensamente. Erano chiarissimi, di un colore glaciale, eppure sembravano bruciare.

 

Che ne dite, sembra interessante? Ovviamente sarà a rating rosso e come avrete capito sarà una femslash. Ripeto, non vi sto chiedendo di seguirla (anche se ovviamente se vi va di farlo siete i benvenuti xD) ma solo di dirmi se l’introduzione è intrigante. Detto questo la pianto di rompere, tranquilli!

Un bacio

Elena

 

 

 

 

 

 

  
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