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Autore: zaynsnote    20/07/2013    17 recensioni
“Dovresti prendere qualcosa di più sostanzioso.” Disse ferma una voce maschile dietro di me. Non la riconobbi e mi voltai verso il ragazzo che aveva parlato.
“Prendo ciò che mi pare.” Dissi mostrando un sorriso sfacciatamente malizioso che lui ricambiò al più presto.
“Mmh… sei nuovo?” Chiesi addentando la mela in modo sensuale.
“Sì, è il primo giorno e già mi sono scocciato di questa prigione.” Ridacchiai e il suono della mia risata poteva essere facilmente ricordato come quello di un’oca. Era ciò che faceva impazzire i ragazzi. Una piccola risatina anche finta, per fargli capire che la loro battuta ti era ‘piaciuta’.
Presi a disegnare rette verticali immaginarie sulla sua spalla destra con il mio indice.
“Che ne dici se ti faccio fare un giro come guida in questa prigione?” Mi morsi il labbro inferiore cercando di persuaderlo.
Genere: Erotico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Liam.



Tornai a casa sperando che questa volta mia madre fosse davvero via, mi avvicinai con cautela alla finestra abbassando il cappuccio della felpa del ragazzo misterioso, ormai zuppa d’acqua.
Le luci erano spente, così decisi di entrare con la mia felpa blu appoggiata sulla spalla.
Non c’era nessuno.
Andai nella mia camera, mi avvicinai all’interruttore della luce per accenderla e mi tolsi gli indumenti bagnati per indossarne altri asciutti e puliti dopo la doccia.
L’acqua che scendeva sul mio corpo era bollente e mi faceva rabbrividire a contatto con la mia pelle congelata.
Sentii del dolore quando strofinai il bagnoschiuma ai lamponi sul mio fianco, nel punto in cui mia madre mi aveva colpita con la staffa di legno.
Passai al viso cercando di togliere tutto il trucco e i cosmetici che avevo utilizzato per cancellare i lividi e i segni che aveva lasciato quel mostro sulla mia pelle.
Perché Dio aveva lasciato morire mio padre e Austin, risparmiando lei? Perché?
Ora ero io quella che doveva soffrire, doveva sopportarla quasi ogni santo giorno, ero io a dover cambiare pur di non rimanere per la strada.
Era sempre stata una pazza, ma dal giorno dell’incidente non riuscivo più a riconoscerla, versava la colpa su di me per ogni cosa accadeva, per lei ero solo un peso.
Uscii dalla cabina della doccia e avvolsi un asciugamano attorno al mio colpo; presi l’asciugacapelli per, appunto, asciugare i capelli. Una volta finito, li intrecciai in una treccia disordinata e li legai con un nastro rosso che avevo trovato sul ripiano dello specchio. Mi vestii con l’intimo, una canottiera dato che faceva già abbastanza freddo, e indossai un maglione con dei leggins. Almeno in casa, preferivo stare comoda, tanto nessuno avrebbe visto come ero vestita. Presi la felpa del ragazzo e l’appoggiai sulla sedia vicino alla mia scrivania per farla asciugare; aveva ancora il suo profumo inebriante così decisi che non l’avrei lavata, non ora, per potermelo godere un altro po’. Non potei non pensare al moro che me l’aveva data.
Era alto, fisicamente era messo davvero bene e i suoi capelli erano abbastanza corti.
Ma non era stata la sua bellezza a colpirmi di più, ma i suoi modi di fare.
Mi aveva toccata, stretta a sé, tolto la mia felpa e fatto indossare la sua così dolcemente, come nessun ragazzo aveva fatto mai. Di solito erano tutti rudi e avidi, mi stringevano forte ed io ero costretta a soffrire in silenzio pur di non farli smettere.
Lui invece, aveva quasi paura di toccarmi, come se potessi spezzarmi.
Ricordai di aver il suo numero registrato, così gli inviai un messaggio.
Ma ebbi problemi a trovarlo nella rubrica, dato che non sapevo con che nome l’avesse salvato. Dopo aver letto una ventina di numeri che conoscevano ne intravidi uno nuovo registrato con il nome ‘Liam’.
E così il ragazzo si chiamava Liam, bel nome.


A:Liam.
‘Ehy, quando ti ridò la felpa?’


Inviai insicura, non sapendo però, in quale altro modo scriverglielo.
Presi il mio computer portatile e mi sedetti sul letto, dopo lo aprii ed entrai nel mio account di facebook per rilassarmi un po’ e dimenticare l’accaduto e aspettai una risposta del ragazzo.
Trovai tre richieste d’amicizia, tra questa quella di una certa Safaa Malik.
Cosa dovevo fare? Mi avrebbe torturata anche su internet…
Il mio cellulare vibrò distraendomi dai miei pensieri, così accettai la richiesta e controllai il messaggio che mi era appena arrivato.


Da:Liam.
‘Se ti dicessi che potresti anche tenerla, non avrei la possibilità di incontrarti di nuovo. Domani hai da fare?’


Sorrisi mentre leggevo e pensai ai miei programmi per il giorno dopo; dopo gli allenamenti non avevo niente da fare, avrei potuto svolgere i miei compiti nella biblioteca e magari invitare anche Safaa, giusto per non rimanere sola.
Intanto la ragazza in questione mi aveva contatta salutandomi e chiedendomi come stavo.
Mi sembrò così strano essere considerata da qualcuno che non fosse una cheerleader o una ragazza facile come me che voleva divertirsi o essere aiutata con un ragazzo.

‘Sto bene, tu?’ Le risposi, immedesimandomi in una ragazza normale, con una vita normale, delle amiche normali ed una famiglia normale.
Mentre aspettavo la sua risposta, scrissi a Liam.


A:Liam.
‘Dopo le sette sono libera. Ti va di incontrarci al bar giù in piazza?’


Da:Liam.
‘Perfetto, piccola.’


Improvvisai un balletto sul letto felice, ma senza capirne il motivo.
 Non era la prima volta che venivo invitata ad uscire da un ragazzo, ma era la prima volta che venivo chiamata così.
Intanto mi era arrivata la risposta di Safaa. Dovetti leggere più volte prima di poter credere a cosa aveva scritto.
‘Ti va di venire da me oggi? Ti do l’indirizzo, se vuoi ceniamo a casa e puoi anche dormire con me.’
Morsi il labbro inferiore indecisa sulla risposta. Non volevo rimanere a casa da sola, né dormire nello stesso appartamento con mia madre, però mi sembrava affrettato andare già da Safaa… Probabilmente me ne sarei pentita amaramente.
‘va bene. :)’  Le scrissi e spensi il computer dopo aver ricevuto il suo indirizzo di casa e il numero di telefono nel caso di emergenze.

Mi alzai, sistemai il letto e feci un po’ d’ordine nella mia stanza, spazzai la polvere dal pavimento e lo lavai. Una volta finito, presi dall’armadio una maglia a maniche lunghe aderente di colore rosso, un paio di jeans stretti alle caviglie e indossai la felpa grigia del ragazzo, giusto per drogarmi ancora un po’ del suo profumo.
Sistemai i miei capelli e li lasciai sciolti.
Cercai una sciarpa di tela rossa e la avvolsi attorno al collo, lasciai la felpa aperta in modo da lasciar intravedere la maglia e misi le scarpe, semplici scarpe da ginnastica.
Non valeva la pena di vestirsi con indumenti succinti, sarebbe stata solo una serata tra me e Safaa e non volevo che i suoi genitori, vedendomi, capissero subito il tipo di ragazza che ero. Mi truccai leggermente con del mascara e del gloss.
In una borsa misi il pigiama, il cellulare, le chiavi di casa e lo spazzolino per i denti, dopodichè uscii di casa stranamente felice, come se quel giorno non avessi parlato con mia madre, non avessimo litigato e fossi stata, in un certo senso, aggredita.
 
 
Ad aprirmi, per mia sorpresa, fu suo fratello che, prima di farmi entrare, mi guardò confuso.

“Cosa ci fai qua?” Chiese, senza sembrare però impertinente.

“Mi ha invitata tua sorella, spero non ti dia fastidio.”

Gli risposi sorridendo maliziosa, come al solito, lui ricambiò il sorriso e si guardò intorno prima di tirarmi a sé e avvicinarmi al suo corpo per appoggiare le sue labbra alla base del mio collo, mordicchiò la pelle della mia spalla facendomi gemere silenziosamente, poi salì su fino ad arrivare a baciare la mascella torturandomela dolcemente. Quel ragazzo ci sapeva fare.

“Co-come ti chiami?”Gli chiesi cercando di rimanere calma.

“Zayn… tu?”Chiese lui a sua volta leccando il punto sulla spalla con cui aveva giocato fino a poco tempo fa.
Morsi il labbro prima di rispondergli.

“T-Taylor.” Si staccò da me e se ne andò, dopo avermi rivolto un sorriso soddisfatto.

Prima mi faceva impazzire, poi se ne andava.

“Ehy Taylor, come mai sei ancora qui?” Dalla sua espressione capii che non aveva visto nulla, per fortuna.

“Non sono riuscita a cacciare Zayn di casa, ma almeno i miei genitori non ci sono. Ti dispiace?” Scossi la testa, esultando mentalmente, felice di essere in una casa con Zayn… e Safaa.
Mi portò in cucina e sul tavolo giacevano già delle pizze.
Mi leccai il labbro senza notare che la mora mi stava guardando cercando di non ridere.

“Scusa, adoro la pizza.”Mi scusai e mi accomodai accanto a lei.

Dopo un po’ scese Zayn dal piano superiore con solo un paio di pantaloni addosso; quasi mi strozzai con il boccone di pizza che avevo in bocca quando vidi il suo petto scolpito e le sue braccia scure.
Se c’era qualcosa che più adoravo di quel ragazzo, oltre la capacità di farmi impazzire, era il colore della sua carnagione.
Si sedette al mio fianco e mi squadrò facendomi sentire per niente a disagio, ero abituata ad essere osservata così, solo quando spostò lo sguardo sul mio viso mi allarmai.
Spostai i capelli sulla guancia per non far vedere i segni che mia madre mi aveva lasciato e assaporai il resto della pizza, ascoltando le chiacchiere di Safaa e rispondendo alle sue domande di tanto in tanto.

  
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