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Autore: mikeychan    20/07/2013    1 recensioni
Donnie salva una ragazza da un gruppo di malviventi, scoprendo che…
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Donatello Hamato, Michelangelo Hamato, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ambra si svegliò alle 06:20, spaventata da un incubo che neppure ricordava.
Si spostò i capelli dal viso e guardò la sua stanza buia: dalle tende del balcone fitravano i primi raggi dell’alba, ancora di un cobalto. Il suo stomacò brontolò rumorosamente.
Ieri sera aveva scelto una cena leggera: si era scaldata delle verdure, un panino, qualche mela e una piccola fettina di carne arrostita. Niente a che vedere con i fast food che ingurgitava stupidamente.
Ella sospirò e scese dal suo letto; la sua mano scostò una delle tende lilla e guardò la luna ancora presente. Si chiedeva quand’è che avrebbe rivisto i suoi amici.
“Sono così simpatici…”, pensò con un sorriso: “Mi chiedo perché la gente abbia paura di loro!”.
Si voltò e si allontanò dalla finestra desiderosa di pesarsi ma la sua attenzione ricadde su un lieve tonfo contro la finestra. Il suo cuore prese a martellare così duramente che ella si avvicinò cautamente al comò, estraendo qualcosa.
Una Tanto.
Guardò quella custodia corvina, con impresso un dragone dorato e indietreggiò, sbloccando la serratura del balcone. Un alito di vento fece danzare dolcemente le tende ed ella si appiattì contro la parete destra, in silenzio.
Un’ombra entrò nella stanza: Ambra attese il momento proprizio. Il suo pollice sollevo la custodia della Tanto e impugnando il manico nero, colpì il nemico.
Un bagliore di metallo e un fruscio di una catena si scontrò con un tonfo di metallo. La Tanto rimase bloccata ma la luna evidenziò un paio di occhi azzurri.
-Ambra, sono io, Michelangelo!-.
La ragazza sobbalzò al suono della voce del suo amico e si affrettò ad accendere almeno un lume. Una luce soffusa e rosata illuminò tutta la stanza. La figura esile di Michelangelo venne chiaramente evidenziata.
Così come la Tanto bloccata nelle catene del nunchaku sinistro del mancino mutante.
-Una Tanto?- si chiese confuso: -Ambra, quest’arma è tua?-.
La ragazza annuì e accese la luce principale, mentre Michelangelo chiuse il balcone e le tende. Si guardarono goffamente sino a quando Ambra notò il pacchetto di sigarette nella cintura dell’amico.
-Tu fumi?-.
-In questo momento mi serve proprio- rispose l’altro, con voce grave: -Scusa per l’intrusione. Non sapevo dove altro andare-.
-Come mai, se posso chiedere?-.
Mikey sospirò e raccontò della crisi di rabbia che aveva avuto, sottolineando la caccia che gli stavano dando i suoi fratelli maggiori.
-Loro staranno sicuramente cercandomi-.
-Sono certa che sei esploso a causa del dolore che provavi- mormorò Ambra, abbracciandolo.
Mikey annuì con gli occhi lucidi e le riconsegnò la Tanto.
-Non sapevo avessi un’arma ninja. E hai una mano molto forte, complimenti!-.
Ambra arrossì al complimento e rinfoderò l’arma nella custodia, stringendola al petto, con fare protettivo. Si voltò e la nascose nel comò, nuovamente.
-Questa era di mia madre. Lei era una grande judoka, vincitrice delle Olimpiadi- raccontò: -Io l’ammiravo e volevo diventare come lei, ma un giorno, ella venne brutalmente assassinata da un uomo-.
Mikey s’incupì: -Ricordi il suo volto?-.
Ambra annuì: -Era lo stesso tizio che mi voleva uccidere nel vicolo dove ho conosciuto Don-.
-Quindi potrebbe aiutarti quel geniaccio di mio fratello- costatò Mikey, riponendo i nunchaku nella cintura.
Ambra lo guardò tristemente, ma sorridente: -Puoi stare da me, se vuoi-.
-Solo per tornare noi stessi- annuì l’arancione: -Promettimi, però, che non dirai nulla di me-.
-Con la tua famiglia?-.
La tartaruga piegò la testa da un lato e sospirò: -Non voglio vederli, ora-.
-Va bene. Non dirò assolutamente nulla- acconsentì Ambra, sedendosi sul letto.
-Vado a prepararti la giusta colazione. Per dimagrire, bisogna mangiare le giuste porzioni, attivando il metabolismo e allenandosi, anche!-.
Detto ciò, la tartaruga scomparve dalla camera di Ambra, la quale sorrise appena di gratitudine. Il suo cuore era felice… Mikey le stava dando un’altra opportunità di liberare la ragazza magra che era…
 
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Sui tetti, tre ombre scure saltavano, senza mai rallentare il veloce ritmo di corsa.
Leonardo, Donatello e Raphael erano così preoccupati per il loro fratellino e non sapevano dove cominciare esattamente.
-Non può essere andato da April o Casey- sottolineò Leo: -I nostri amici non sono in città, al momento-.
Don annuì: -Sono partiti per una mostra d’antiquariato-.
-E quindi?- chiese Raph, l’ultimo della fila.
-Non saprei, ragazzi- gemette il viola, osservando Leo dinanzi a lui.
-Mikey era piuttosto sconvolto e dubito che si lascerebbe trovare facilmente, ora- mormorò Leonardo.
I tre Hamato saltarono una gola fra due palazzi e continuarono a proseguire verso nord.
-Don, niente sul tuo rilevatore?- chiese ancora Leonardo, decisamente sconvolto.
Dopo quello che aveva gridato Michelangelo, egli era rimasto basito dal risentimento e la sofferenza che provava il suo fratellino. Non lo aveva mai immaginato.
-No. Il suo cellulare è rimasto a casa, purtroppo- rispose il genio, afflitto.
Fecero per saltare ancora quando udirono i classici scricchiolii di uno scassinamento di una serranda. Leonardo si fermò all’istante, su un cornicione, osservando la strada sgombra verso il basso.
C’era una figura dinanzi a una gioielleria, con un piede di porco nella mano. La torcia che aveva in bocca, illuminò appena i capelli azzurri a punk e i nomerosi piercing.
Donnie ridusse gli occhi a due fessure e spalancò la bocca, incredulo.
-Quello è il tizio che…- gemette: -Voleva uccidere Ambra, la prima notte che l’ho incontrata!-.
-Sai come si dice, no?- ghignò Raph: -Il lupo perde il pelo ma non il vizio!-.
-Andiamo- ordinò Leonardo, il primo a saltare verso il basso…
 
L’uomo era, ormai, riuscito a manomettere il sistema d’allarme della gioielleria e agiva indisturbato con la serranda; la sua intenzione era quella di rubare un set di diamanti orientali.
-Sarò ricco e potrò fare la bella vita- mormorò a bassa voce.
Il suo piede di porco spinse ancora, quando un tintinnio lo fece trasalire. Osservò le tre ombre stagliate contro la luna, dietro di lui. Il teppista riconosciuto da Don ringhiò e portò la mano al coltello a serramanico che aveva nella cintura.
Si voltò con scatto felino ma rabbrividì alla vista di una lucente katana contro la sua gola.
-Un passo falso e ti ritroverai all’aldilà- ringhiò freddamente Leonardo.
Era troppo buio per riconoscere le tartarughe ma la torcia in terra le avrebbe mostrate. Raphael intervenne immediatamente e con una veloce capriola, afferrò e spense l’unica illuminazione presente. Il teppista ringhiò inferocito e intimorito.
-Chi siete voi?- imprecò sonoramente.
-Non ha importanza- rispose Donnie, gelidamente: -Vedo che non ti è servita la lezione-.
Il teppista ridusse gli occhi ma un flash passato lo paralizzò sul posto. Aprì e chiuse la bocca un paio di volte prima di riuscire a parlare ancora.
-Tu sei quel tizio che voleva aiutare la balena!-.
La katana fu accompagnata da un Sai e un Bo: le paia di occhi colorate fissavano il nemico fumanti di rabbia.
-Dillo ancora e sei morto!- ruggì Raphie.
-Come fai a conoscere Ambra?- sputò Donatello, decisamente arrabbiato.
Il Purple Dragon scoppiò a ridere: -La balena non ti ha raccontato la sua storiella strappalacrime, eh?-.
Leonardo strinse la mano sul manico della katana, mentre sguainò anche l’altra, avvicinandola alla gola del cretino 48enne.
-Parla!- ordinò Donatello.
Il nemico fu costretto a obbedire, vuotando il sacco…
 
“E ancora una volta Lin Lang vince un oro per la squadra americana, alle Olimpiadi!”.
Una ragazza bionda, dagli occhi nocciola e un kimono bianco alzava la coppa e la medaglia, sul podio della sua vittoria. Brillante e felice, era la campionessa indiscussa.
Un uomo alto, dai capelli castani e gli occhi verdi si avvicinò timoroso, con un mazzo di rose rosse in mano.
Lin salutò velocemente la sua sensei e raggiunse l’uomo di cui si era follemente innamorata.
-Volevo farti i complimenti, Lin Lang- sorrise, porgendole le rose.
-Grazie, Mark Johnson- ricambiò la giovane 22enne: -Le rose sono i miei fiori preferiti-.
Mark sorrise: -Beh… ecco… dovresti guardare meglio, allora-.
Con uno sguardo curioso, Lin tirò fuori un piccolo scrignetto di velluto blu. Lo aprì e un appariscente anello d’argento la colpì con quella gemma di diamante incastonata.
-Lin… vuoi sposarmi?-.
La ragazza si asciugò una lacrima e lo saltò al collo, baciandolo.
-Ti basta come risposta?-.
Mark sorrise, raggiante di gioia…
 
Due anni dopo la loro unione, Mark e Lin ebbero Ambra, la loro unica figlia. Proprio il giorno della nascita, però, Mark scoprì di essere malato di cancro. La sua agonia era giornaliera, ma con le chemioterapie sembrava migliorare.
Nonostante avesse una famiglia, Lin era ugualmente tornata nelle vesti di maestra di kung-fu e nella sua palestra, allenava gli allievi pulcini. Lei adorava i bambini.
Una sera, tornando dalla sua abituale sessione serale d’allenamento, Lin fu testimone di uno stupro su una bambina di due anni. La piccola Ambra era con lei e la guardò felice. La mamma le rivolse un piccolo sorriso.
Si avvicinò e intravide il volto del teppista: capelli azzurri da punk, piercing e pericolosi tatuaggi da dragone viola. Si guardarono e il bambino terrorizzato riuscì a scappare dalla presa del nemico.
-Accidenti!- urlò adirato: -Maledetta! E’ tutta colpa tua! Quel moccioso mi avrebbe reso ricco con un riscatto dei suoi genitori!-.
Lin evitò abilmente la serie di pugni che il nemico voleva darle e lo inchiodò facilmente al muro, puntandogli lo stesso coltello a serramanico che aveva l’altro. Ambra guardava affascinata la mamma in azione.
-Tu… tu sei Lin Lang, la vincitrice delle Olimpiadi!- gemette il teppista.
-Mi conosci, ma non il piacere con te-.
-Law Pitt! Ma non vivrai abbastanza a lungo per raccontarlo!- ringhiò l’altro.
Con una gomitata a sorpresa, Law si liberò dalla presa e riacciuffò il suo coltello. Poi si accorse di Ambra e una sadica idea le venne in mente. Corse verso la bambina, intenzionato a ucciderla.
-Mamma!- squittì Ambra, impaurita.
Lin non seppe cosa fare se tentare un’impresa disperata: si gettò contro Law, mentre un fiore rosso di sangue sbocciò sulla sua gola, all’arrivo del coltello.
Ambra urlò…
Ling la guardò per l’ultima volta e chiudendo gli occhi, cadde pesantemente in terra, privata della sua vita.
Law guardò con odio Ambra: la colpì allo stomaco con un calcio, facendola svenire…
.
Anni dopo la morte di Lin, Mark sia ggravò. Il tumore era ritornato più aggressivo che mai, nonostante tutte le chemio. Sul letto di morte, confessò che avrebbe voluto un futuro radioso per Ambra, la quale cadde in depressione, senza più riprendersi.
Lei era ormai orfana…”…
 
Law venne sbattuto pesantemente in terra, dopo un calcio nello stomaco, da parte di Donatello, furioso.
-COME HAI POTUTO?!- urlò.
Law si strofinò il sangue dal labbro con il dorso della mano e ghignò, rialzandosi debolmente.
-Meglio così! Quella famiglia mi stava sulle scatole!-.
 
Un’ombra era, intanto, in piedi sul cornicione dello stesso palazzo della gioielleria quasi scassinata. Aveva osservato e ascoltato tutto. La sua rabbia era immensa e nella mano sinistra un arma tagliente luccicava. Egli voleva giustizia.
-Fallo- ordinò a bassa voce un’altra figura, accanto a lui.
-Va bene-.
 
-SIETE FINITI!- urlò Law, afferrando dalla cintura una pistola nera con sei colpi.
Il grilletto avrebbe sparato sicuramente: le tartarughe osservarono con orrore il lampo rossastro che sconvolse la calma nottura con un boato. Chiusero gli occhi ma due gemiti sfuggirono.
Leonardo fu il primo a riaprire gli occhi quando non sentì che il silenzio: ancora tremando intravide Law con la testa rovesciata all’indietro e gli occhi spalancati al cielo. La sua bocca era aperta e del sangue stava scorrendo copiosamente sulla sua giacca nera.
La pistola era ancora nella sua mano.
Il leader alzò la testa alla gioielleria, correndo con lo sguardo su fino al cornicione. Un’ombra lo guardò… poi scomparve.
Un tonfo: Law era crollato in avanti, al suolo, con un’arma affondata nella schiena, all’altezza dei polmoni e del cuore. La chiazza di sangue si allargò sotto il petto dell’uomo: era morto.
Raph deglutì e si avvicinò all’umano, notando l’arma: la tirò fuori dalla schiena e la osservo.
-E’ una Tanto- mormorò Leonardo.
-Strano- fece Raphael: -Ehi, Donnie, tu che ne pensi?-.
Il genio tremava, osservando la macchia scarlatta sul suo fianco. Chiuse gli occhi al dolore intenso e crollò in terra, privo di sensi.
-DONNIE!-…

  
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