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Autore: mylittlebird    20/07/2013    2 recensioni
- Perché mi hai baciato ieri sera?
- Perché lo desideravo.
- Ma tu non mi hai mai desiderato prima d'ora...
- Tu dici?
- Non mi avevi mai baciata cosi.
- Non sempre faccio tutto ciò che voglio! - fu la sua secca replica.
- Credevo il contrario - osservai con noncuranza.
- Mi stai provocando per caso?
- Non so,non ci sono abituata,però potrebbe essere divertente.
- Sta attenta a dove metti i piedi! - mi avvertì corrucciato in viso - E' un campo minato.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Quanta dolcezza c'è nei tuoi occhi,
mi gurdano cosi intensammente che mi sembra di perdermici dentro.
Quanto calore nei tuoi abbracci, cosi forti che mi lasciano senza fiato.




- Andiamo da me! - propose d'un tratto.
Mi fermai un'istante,era uno di quelli istinti naturali che decidono di farsi notare proprio quando non lo richiedi.
- E' più vicino. - spiegò.
Annuii.
Mi faceva strano andare a casa sua. Mi sentivo un po' in soggezione.
Fortunatamente si è ricordato che proprio davanti casa sua passava la linea P, quindi prendemmo quella che,
cosi come mi aveva comunicato, fermò a pochi passi dalla sua abitazione.
Era una palazzina di tre piani in una stradina secondaria. 
L'ingresso era   caratteristico delle case degli anni sessanta: un portone in mogano che dava accesso a un piccolo spiazzo
 circondato da piante esotiche e in primavera, a garofani,primule e rose selvatiche e due panchine in legno.
 A sinistra di queste c'era l'enorme vetrata che ti immetteva propriamente nella hall del palazzo che, 
come allora anche ora, era privo di ascensore.
Fortunatamente per i miei polmoni abitava al primo piano.
Non so se fosse per il tremolio dettato dal freddo che ormai era penetrato anche nelle ossa o perché fosse un po' nervoso
ma litigò per un paio di minuti con le chiavi,non riusciva a trovare quella giusta. O se s'inserivano nella toppa non giravano.
Era buffo.
- Sicuro che sia casa tua? - gli chiesi un po' irisoria.
- Sicurissimo,è che queste chiavi … … - non terminò che riuscì ad aprire ghignando.
- Da questa parte! - mi sospinse per la vita guidandomi verso l'ingresso. 
La casa era avvolta nel buio più totale;non mi era mai piaciuto il buio,tutt'ora dormivo con l'abat-jour,
cosi allungai un braccio verso la sua figura attaccandomi su un lembo del giubbotto in attesa che accendesse la luce.
- Non dirmi che hai paura del buio? - domandò beffardo.
- E se anche fosse? - chiesi accigliata.
- Sarebbe un po' insolito per una ragazza di vent'anni. - disse risoluto.
- Diciannove per la precisione.
- Oh piccolina,ha paura del buio. 
- La vuoi finire di prendermi in giro e accendere quella benedetta luce! - dissi un po' troppo acida. 
Dopotutto se lo meritava un po',non si gioca con le paure altrui.
No,non è vero. Il fatto era che era lui a farlo e questo mi irritava.
- Sei adorabile. - soffiò baciandomi la guancia un attimo dopo aver acceso la luce. 
Mi prese per mano e proprio come una bambina mi mostrò il bagno.
Accese la luce e controllò dietro la porta con fare sospetto.
- Tanto per essere sicuri che non ci fosse l'uomo nero ad attenderti dietro la porta. - disse porgendomi un asciugamano pulito.
- Molto divertente,Malik. Davvero divertente.
Uscì tra le risate avvertendomi di attenderlo là finché non trovava qualcosa da prestarmi.
Mi chiusi a chiave e cominciai a spogliarmi di ogni stoffa che fosse bagnata,e con non mia grande sorpresa rimasi in biancheria intima. 
Mi avvolsi nel asciugamano per attutire la sensazione di freddo,avventurandomi alla ricerca di un phon nel mobiletto 
accanto al lavabo che,per fortuna, trovai.
E fu in quel momento che realizzai di avere ancora il suo cappello indosso, indumento che però non aveva posto rimedio 
a quel che io chiamavo “effetti collaterali”: i miei capelli erano diventati un groviglio di ricci indefiniti e indomabili. Orrendi.
Cercai un pettine per recuperare l'irrecuperabile.
Gli asciugai alla bel e meglio e gli raccolsi in una coda di cavallo,recuperando un elastico dal polso.
A volte il mio essere previdente si mostrava essere utile.
Zayn non si era ancora fatto vivo,probabilmente si stava cambiando nella sua stanza.
Pochi minuti più tardi sentii dei colpetti alla porta,l'aprii rimanendo nascosta dietro questa sporgendo solo la testa.
- Ti staranno sicuramente grandi ma se non altro sono asciutti. - disse porgendomi una felpa e un paio di pantaloni sportivi.
Notai che si era cambiato indossando una tuta sportiva color blu realizzando un bel contrasto con la sua pelle ambrata.
- Grazie,andranno bene. - dissi prendendoli e ritirandomi a infilargli una volta chiusa la porta.
Aveva ragione:mi stavano grandi,anzi ci annegavo, ma rimediai ripiegando i bordi alle caviglie.
Avevano un profumo fresco,sapevano di lui.
Sentii dei passi in vicinanza quindi mi decisi ad uscire per domandargli anche dei calzini.
- Zayn,non è che … - ma appena alzai lo sguardo e vidi a chi mi stavo realmente rivolgendo m'interruppi bruscamente: 
era Ray,il suo coinquilino palestrato nonché amico  di Harry. 
Mi squadrò dalla testa ai piedi con un sorriso compiaciuto stampato in faccia.
Sono morta dalla vergogna:non solo per lo sguardo che mi aveva riservato ma anche perché indossavo abiti prettamente 
maschili,abiti che a lui sicuramente erano familiari.
- Scusami,pensavo fossi Zayn! - tentai di distrarre lui e me dai vorticosi pensieri proibitivi che frullavano nell'aria.
- Che sorpresa biondina!Tu,qui. - disse,non sapevo se meravigliato più dalla mia presenza in casa sua oppure dal fatto 
che avessi addosso gli abiti di Zayn.
Scrollai le spalle. Che cosa avrei dovuto rispondergli?
- L'ho sempre sospettato che sotto sotto non sei come ti descrive Harry. - e si rivolge a Zayn che faceva la sua entrata in 
quel momento da quella che presumibilmente era la cucina – E bravo,amico. - terminò complimentandosi con quest'ultimo.
- Non importunare Hope,Ray! - lo apostrofò un Zayn indispettito.
- A quello ci hai già pensato tu! Comunque io sto uscendo … posso … insomma,non ti serve casa libera stanotte? - gli 
domandò avvicinandosi a lui per non farsi sentire da me,cosa non riuscita tra l'altro. 
Avrei voluto sprofondare almeno dieci metri sotto terra o essere in grado di rendermi invisibile ,tanto era la vergogna che provavo.
 Aveva frainteso tutto.
- Ciao Ray. - lo liquidò il moro scuotendo la testa avvicinandosi a me.
- Non hai risposto. - insistette.
Zayn sbuffò leggermente,sembrava inquieto.
- Si,puoi. Non eri in ritardo? - cercò di liquidarlo una seconda volta,dandogli ancora le spalle.
- Sto andando. E voi due non divertitevi troppo in mia assenza. - ci ammonì prima di chiudere la porta alle sue spalle definitivamente.
Piombammo in un silenzio imbarazzante.
Zayn mi guardava torvo ma era come se non lo facesse realmente,cosi rinchiusi il suo avambraccio nel mio palmo
 facendolo rinvenire da quella sorta di ipnosi temporanea.
- Mi dispiace. - trapelò sinceramente.
- Non è colpa tua. - scrollai le spalle per fargli capire che non me ne importava più di tanto,in fondo dovevo essermi 
abituata alle loro battute stupide eppure ogni volta ci ricascavo come una cretina.
- Perché sei scalza? - chiese con gli occhi fissi a terra.
 E mi ricordai che dovevo chiedergli dei calzini.
- Eh,i miei si sono bagnati quindi stavo venendo a chiederti …
- Si certo,vieni.
M'invitò ad entrare nella camera adiacente al bagno dalla quale proveniva una fioca luce:la sua.
Non era la tipica stanza che ci si aspetta da un ragazzo.
Cioè,aveva si,un letto,una scrivania,un armadio e degli elementi che fungevano da ornamento ma era diversa
 comunque dall'immaginario comune.
Ma d'altronde la sera precedente mi aveva confessato che aveva una passione per il disegno e in nei mesi passati
 avevo sentito che frequentasse l'Accademia delle Belle Arti. La scrivania era intasata tra colori di ogni genere e tipo,
fogli da disegno,gessetti di carboncino.
Sopra questa si elevava una dispensa piena di libri d'arte e sopra questi alcuni libri d'autore.
Curiosai tra i disegni e mi sorpresi nel vedere un ritratto su carboncino piuttosto familiare.
Ritraeva una ragazza appoggiata al muretto con lo sguardo perso nel vuoto,con le luci della sera che giocavano
un bel contrasto di chiaro scuro. 
La precisione dei dettagli,la cura di ogni minimo particolare di questa mi sorprendeva,la linea ben definita,
la morbidezza di alcuni tratti e l'incisività di altri,la scelta dell'espressione da questa assunta,la linea morbida e 
ondulata dei capelli.
Sembrava una foto che aveva catturato un istante difficilmente visibile ad occhi poco sensibili,estranei.
Ma la cosa che mi meravigliava di più era che la ragazza mi era stranamente familiare. 
Magari l'avevo vista in qualche rivista di gossip.
- Ehm, quella sei tu! - mi raggiunse alle spalle cogliendomi completamente alla sprovvista. 
Ero spaesata e lui in imbarazzo a giudicare dal basso tono di voce.
- Quando …
- Era in autunno,quando venimmo a casa vostra per guardare una partita di calcio. 
Tu sei uscita fuori e guardavi la strada ma era come se non la guardassi veramente. Eri cosi assorta,quasi irreale. 
Cosi appena tornato a casa ho realizzato questo,è stato più forte di me. All'inizio non ero sicuro che fossi tu,insomma mi
 ero solo ispirato a ciò che avevo visto ma poi, più lo guardavo e più assomigliava a te. - confessò in evidente imbarazzo,
per tutto il tempo aveva guardato il foglio tra le mie mani.
Imbarazzo che non sarei riuscita a frantumare;ero in una sorta di limbo emozionale, divisa tra l'essere lusingata e l'essere
 completamente esterrefatta.
Quando aveva avuto tempo ad accorgersi di me,quando se io sono sempre fuggita per non stare in sua compagnia e quella dei suoi amici? 
Nonostante i mille dubbi che mi attanagliavano al momento non potei fare a meno di pensare che in fondo in tutto questo 
tempo non gli ero stata indifferente e questo mi metteva ancora più in subbuglio.
E poi quel ritratto,non era per niente verosimile a me,era troppo in ogni senso.
- No, questa qui – indicai la ragazza sul foglio – è troppo perfetta per essere me,insomma non ha 
praticamente neanche una cosa fuori posto. L'hai un po' idealizzata. - lo accusai gesticolando.
- No,è quello che ho visto,è …
Non terminò la frase portando lo sguardo felino all'altezza del mio trattenendosi a stento dal dire qualcosa che 
avrebbe sicuramente cambiato le carte in tavola. Come se la confessione di prima non fosse sufficiente!
- E' … -lo incitai,morsa dalla curiosità.
- E' quello che vedo. - concluse con non poca difficoltà ma senza distogliere quei due fanali color caramello 
screziati di cioccolato che indossava al posto degli occhi.
Forse temeva di spaventarmi con la sua dichiarazione,e faceva bene perché non sapevo come interpretarla.
Troppe emozioni in un solo giorno e io non sapevo come chiamarle,cosa erano,cosa significavano veramente,
cosa volevo sentirmi dire.
Come rovinare un momento intriso di significati profondi per paura,codardia? Cosi.
- Mi si sono raggelati i piedi,potresti … - non terminai il pensiero,indicai solo gli oggetti desiderati in mano sua.
Sorrise porgendomeli. Mi allontanai da lui mettendomi a sedere sul bordo del letto per facilitare l'azione.
- Mi son chiesto spesso a cosa stessi pensando cosi intensamente,perché ti nascondessi dietro a quella falsa parvenza di acidità.
- E cosa ti sei risposto? - gli chiesi riacquisendo quel minimo di coraggio che mi era rimasto,delle briciole in sostanza.
- Che avrei voluto conoscerti. - rispose risoluto.
- E ora che l'hai fatto?
- Che vorrei conoscerti meglio e che in fondo non sei acida:la tua è solo dolcezza andata a male.
- Come fai a esserne sicuro? - gli chiesi scettica.
Posò il ritratto che aveva in mano e si avvicinò con passo deciso,s'inginocchia invadendo il mio campo visivo e si lascia sfuggire un sorriso.
Forse era consapevole che mi stava mettendo in difficoltà con le sue azioni e le sue parole ma ciò non lo desisteva dal non andare avanti.
- Lo si capisce guardando questi occhi – mi sfiora un occhio con il pollice –  un po' troppo teneri per riflettere le tue parole 'acide o ciniche'. - terminò con la mano ancora sul mio viso,perpetua nel suo gesto delicato e confortante
Poche persone prima d'ora si erano soffermate a verificare la veridicità delle mie parole. 
E lui era una di queste.
Gli diedi un bacio a stampo senza pensarci presa dal momento.
Mai come in quel momento mi sentii capita. Ed era bellissimo. Lui era bellissimo.
- Grazie! - sibilai a qualche centimetro dal suo bellissimo viso e, come lui poco prima, gli sfiorai la guancia con il dorso della mano.
Chiuse gli occhi e sembrò lasciarsi cullare dalla curva naturale della mia mano sulla sua pelle.
- Hai una strana considerazione di te stessa! - sussurrò rauco,con gli occhi ancora chiusi e quelle ciglia lunghissime
 che quasi lambivano lo zigomo.
Non resistetti alla tentazione di sentirle,spettinarle. 
Si lasciò sfiorare senza dire nulla,anzi sembrava perfettamente a suo agio,al contrario di me che nonostante avessi 
una confusione epica in testa non potevo fare a meno di lasciarmi andare a quella situazione,a cogliere l'attimo.
- Può darsi. - e avventata come non mai,mi piegai un po' e posai la mia fronte sulla sua.
Solo allora aprì gli occhi inchiodandoli ai miei;lucidi,espressivi,calorosi e dannatamente attraenti.
Ci studiammo per un tempo inqualificabile alla ricerca di qualcosa a lungo sfuggito nel tempo trascorso insieme.
Lentamente,come se temesse che da un momento all'altro l'avrei allontanato, rifiutato,si avvicinò posando delle soffici 
e calde labbra sulle mie.
Baci delicati,dolci,attenti e desiderosi di maggiore contatto cosi come i miei.
Notai che si appoggiò con le mani sul bordo del letto ai lati della mia figura per non perdere l'equilibrio. 
Quel che che iniziò come un bacio innocente,casto ben presto invece si trasformò in una ricerca reciproca di sapori,
lingue ed emozioni assopite a lungo. 
Ben presto anche il mio respirò si trasformò in un affanno; intrecciai le dita ai suoi capelli, attirandolo più a me,
non calcolando il prevedibile. Un piccolo movimento brusco all'indietro e mi ritrovai distesa sul letto con metà del suo corpo
che aderiva perfettamente al mio.
- Sembra che non possa fare a meno di ritrovarmi addosso a qualcuno oggi! - bisbigliò tra un bacio e l'altro ilare.
- Ma allora … ammetti che lo stai facendo … apposta. - riusci a formulare a fatica per stuzzicarlo un po'.
Non rispose,rise soltanto. Quindi non era soltanto il mio precario equilibrio … ma in fondo chi se ne fregava se questo era il risultato.
Mi stava sconvolgendo i sensi inebriandomi del suo profumo,mi stava saggiando con impeto,passione,desiderio senza
 mai valicare il confine,attento a ogni suo minimo gesto,attento a non accelerare i tempi. 
Non so come riuscisse a mantenere il controllo anche in questa situazione quando io gli stavo perforando una spalla e il collo
 con mani e unghie e volevo soltanto sentirlo mio.
Un bacio a lungo atteso e rincorso,un bacio che metteva a nudo tutte quelle sensazioni sopite e non svelate,
un bacio che sapeva tanto di una conquista a lungo ricercata,un bacio che …
- Oddio,scusami.
Un bacio interrotto da esigenze ben più primordiali.
- Non è niente,tranquillo. - dissi mordendomi poi la lingua per trattenere le risate,non mi sembrava carino infierire.
- E' imbarazzante. - soffiò a un centimetro dalle mie labbra.
- No …è una cosa fisiologica,insomma dopo ore passate a digiuno mi sembra normale,anzi a dir la verità anch'io sento
 un certo languorino.
- Apprezzo il tentativo ma …
- Ma niente,non è successo niente. - decisa,risoluta e forse anche un po' troppo autoritaria gli ribadii il concetto. 
Volevo solo che non si sentisse in imbarazzo,non con me e non per una cosa di cosi poca importanza.
 Poteva capitare a chiunque,anche a me. 
- Anzi,ti va un piatto di pasta? - gli chiesi stampandogli un ultimo bacio e cercando di divincolarmi dalla sua presa per scendere dal letto.
Lo vidi che era ancora intontito e forse sorpreso dalla mia reazione,ma non avrei saputo come gestirla altrimenti.
- Zayn? - lo richiamai una volta arrivata alla porta non ricevendo nessuna risposta.
Mi guardò ancora un po' titubante e poi mi raggiunse.
- Ti mostro dov'è la cucina,non vorrei che nell'ombra comparisse l'uomo nero. -lanciò fresco fresco la frecciatina davanti alla
 cucina avvolta nel buio.
- Ma smettila. - gli dissi pizzicandogli leggermente un fianco.
- Ehi! - si lamentò.
- Come siamo delicati! - continuai a prenderlo in giro – Comunque mi dici dove posso trovare il necessario?
Non sapevo come muovermi in quella cucina che a dispetto della del palazzo vecchio stile,era anche troppo moderna.
 Adatta più a uno chef che a una ragazza improvvisata cuoca per esigenza.
- Agli ordini!
Mi porse tutto ciò che gli avevo chiesto muovendosi con padronanza nel piccolo spazio e una volta finito si sedette al tavolo 
di fronte in attesa.
Mi sentivo un po' in soggezione con lui che mi guardava mentre cercavo di mettere a tavola un pasto che
fosse almeno decente,commestibile.
Circa dieci minuti più tardi cercai di assaggiare la pasta e non so spiegarmi come ma la forchetta che qualche secondo 
prima era ben salda nelle mie mani mi sfuggì.
- Ti serve una mano? - chiese divertito.
- No,grazie. - lo liquidai più per stizza personale che per altro.
Nonostante avessi rifiutato la sua offerta d'aiuto, prese un'altra forchetta dalla dispensa e si avvicinò intrappolando 
una pennetta tra le raspe della forchetta,ci soffiò su e poi me lo porse.
- Assaggia! - m'invitò con sguardo fiammeggiante e sorriso sornione.
Feci come mi aveva richiesto mordendo solo metà di questa.
- Allora,sono pronte? - domandò prima di mangiare la metà che avevo lasciato.                                                                                                                      - Ancora due minuti.
- Si,ci vuole un altro po'. - assecondò qualche secondo più tardi.
- Nel frattempo potresti apparecchiare. - lo incitai.
- Mhm …pensavo di occupare questi minuti in un altro modo! - disse ammiccando dosando le parole,
prima di allacciarmi la vita con un braccio.
- Magari prendendo i bicchieri in alto! - gli suggerii facendo finta di niente.
- O assaggiando qualcosa di più gustoso! - proferì fissando le mie labbra mentre lui si mordeva quello inferiore e si chinava a baciarmi.
Faceva improvvisamente caldo in quell'abitacolo e l'aria era ormai satura.
- O forse è meglio saggiare qualcosa di più nutriente per reprimere i morsi della fame. - bisbigliai ad un centimetro dalle sue labbra,
ricordandogli il piccolo incidente di poco prima.
- Certo che sai essere stronza quando vuoi. - disse rubandomi un bacio prima sciogliere la presa.
- Mi sembrava già acquisito questo particolare. - dissi scrollando le spalle.
Scrutai la sua espressione per vedere se si fosse offeso:sembrava rilassato fortunatamente.
- Lo terrò a mente per la prossima volta. - biascicò mentre armeggiava con le posate. 
Era assurdo quanto potessi trovare irresistibile gesti che avevo visto fare a chiunque o forse era semplicemente assurdo 
l'attrazione che provavo nei suoi confronti,ma non volevo che tutto si riducesse ad un piano fisico.
E considerando le ultime confessioni non poteva essere cosi,anzi avevo come la sensazione che non mi stesse dicendo 
completamente la verità,che ci fosse altro.
Magari era solo una delle mie paranoie.
- E' pronto! - mi schiarii la voce e anche i pensieri prima di riempire i piatti.
Ci sedemmo e mangiammo: - Uhm …buona! - si complimentò regalandomi uno dei suoi smaglianti sorrisi.
La conversazione toccò vari argomenti e a fine cena Zayn mi mostrò la sua abilità nel preparare il ciobar,
facendomi ridere perché diverse volte rischiò di ustionarsi. 
Riempì due tazze fumanti e ci accomodammo sul divano a godercele davanti alla tv. 
Appena seduti però suonarono alla porta.
- Questo è Ray che si sarà dimenticato di qualcosa! - sbuffò alzandosi ed andando ad aprire.
- Ciao bellezza,che temporale sono tutta bagnata. - sentii un attimo prima di ritrovarmi in cucina un'avvenente ragazza:
mora,alta,con due occhi color ghiaccio e due labbra carnose. Sembrava uscita da una rivista di moda.
Aveva in mano due cartoni della pizza.
- Oh,vedo che hai compagnia. Ciao,io sono Carol la ragazza di Zayn.































Navigando su un sito ho tovato quest'immagine e mi ha ricordato tanto Zayn e Hope al lago,quindi volevo condividerla con voi.



Che ne pensate di questo banner un pò improvvisato? Potrebbe andare o è troppo esagerato?
In realtà sto ancora spettando quello che avevo rischiesto ad una ragazza,
ma volevo farvi vedere come io avevo immaginato la coppia.



Hello :)
Ritorno con un capitolo che non mi soddisfa pienamente ma carico carico di sentimenti svelati.
Qui trovate Zayn che confessa di aver notato Hope molto prima della fatidica festa e di esserne rimasto incuriosito e affascinato.
E una Hope imbarazzata ma lusingata,tutto avrebbe pensato tranne di aver colpito qualcuno.
Lui sembra comprenderla senza che abbia bisogno di spegare ogni minimo cosa,sempbra aprezzarla per quella che è
d'altronde anche lei comincia a sentirsi a suo agio in sua compagnia e si lascia trasportare dalle emozioni dettate dal cuore,
senza pensare alle conseguenze,vuole vivere il momento e con lui è come ritornare  di nuovo a vivere.
Ma poi subentra l'impensabile: Carol che si presenta come la sua ragazza.
Voi che ne pensate? Sarà veramnete cosi?
Infine volevo ringraziare tutti  coloro che leggono in silenzio,
che hanno messso la storia tra preferite/seguite/ricordate e ovviamente colore che hanno recensito.
In particolar modo a 
Directioner_Is a promise 
che con le sue parole mi stimola ad andare avanti e a migliorami.
Ok,ho parlato anche troppo.
Spero che il testo sia di vostro gradimento e alla prossima, baci <3


 


  
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