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Autore: SheHadTroubleWithHerself    21/07/2013    3 recensioni
‘Qualcosa che non va Tomlinson?’-domando sfoderando il mio sorriso strafottente migliore.
‘Non rompermi il cazzo, ragazzina.’ Mi chiedevo quanti anni avesse più di me per chiamarmi così. Eppure non dimostrava di avere tanti più anni di me…
‘Oh, capisco. Se le cose vanno male al “grande uomo” bisogna lasciarlo nella sua quiete, afferrato.’-continuo fregandomene del suo malumore.
‘Avanti, sfogati!’-incito-‘In fondo non hai paura di picchiare una ragazzina come me, giusto?’
***
"Non avevo mai notato il suo viso da così vicino. Gli occhi marroni scuri, I capelli raccolti neri, il sorriso stronzo che compare sempre dopo ogni sua battuta e le labbra carnose così rosse tanto da volerle toccare."
***
"Forse l’avevo sottovalutato.
Forse è pericoloso davvero, e io non dovrei stuzzicarlo più di tanto."
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO UNO: 
Visite indesiderate e pranzo movimentato.
 


Miller, hai visite.’-annuncia quella sottospecie di donna con la sua voce roca.
Malcom!’-esclamo sorridendo.
Nah, sono i tuoi!’-mi informa sogghignando.
Un piccolo “Oh” sospirato fuoriesce dalla mia bocca prima di allontanarmi dalla cella e dirigermi scortata verso la sala visite.
Mi avevano vista la sera dell’arresto, poi non si fecero più vivi. Non dimenticherò facilmente il volto deluso di mio padre, la tristezza negli occhi di mia madre, il mio viso distrutto dalla lunga nottata e gli interrogatori, tutta la situazione era totalmente confusa.
Che fate qui?’-chiedo corrugando la fronte dopo aver alzato la cornetta.
Come stai?’-sussurra mia madre aggrappandosi alla camicia a quadri di mio padre.
Come dovrei stare? Manca ancora un anno e qualche mese alla mia libertà, tu come staresti?
Sulle loro facce non traspare niente se non disinteresse. So perché sono venuti qui, hanno i sensi di colpa.
Mia madre non può sopportare di avere la sua unica figlia in galera, mio padre nemmeno.
Quest'ultimo voleva vedermi in una prestigiosa università magari a studiare legge mentre io non avevo la minima voglia di impegnarmi e non volevo certo diventare avvocato data la mia indole nel trasgredire le regole.
Voglio bene ai miei genitori, ma non mi capiscono abbastanza. Non mi hanno mai chiesto cosa mi interessasse. Non ho mai fatto sport o hobby, tutto a causa loro.
Quindi?’-chiedo impaziente.
Volevamo vederti.’-risponde mio padre strappando la cornetta dalla mano di mia madre e alzando le spalle.
Mmh, sembrate davvero interessati a me.
Che cosa sei diventata?’-chiede mia madre quasi inorridita.
Non saprei, forse mi sono abituata a essere una delinquente. E poi sono ciò che avete cresciuto ed educato voi.’-sorrido, beandomi delle facce dei  miei.
Non scherzare, non è certo colpa nostra se sei una criminale.’-avverte mio padre, visibilmente innervosito.
Cerca di calmarti.’-rispondo con un occhiolino.
Passano circa cinque minuti, e in questi minuti non fanno né dicono niente impassibili davanti alla strafottenza della loro figlia.
Andiamocene Lily!’-suggerisce mio padre strattonando la moglie buttando sul ripiano il mezzo di comunicazione che fino a poco prima era appoggiato al suo orecchio.
Me ne torno in cella.’-sbotto annoiata.
Va bene caro.’-obbedisce abbassando il capo.-‘Ti voglio bene Beth!’-aggiunge asciugandosi le lacrime.
Mi dirigo in cella, senza dire niente.
Già di ritorno?’-borbotta Lucy, la mia compagna di cella.
Lucy, capelli corti e biondi, accusata di omicidio. Una volta mi minacciò puntandomi un coltellino svizzero sulla pancia, voleva dei soldi per corrompere le guardie ma non riuscì a trovare niente su di me.
Le indagini su di lei sono bloccate, pensano sia una specie di pazza che ha ammazzato il ragazzo per gelosia, in realtà lui la violentava e picchiava.
Per un po’ fece finta di avere qualche infermità mentale, ma i medici se ne accorsero. Per quanto ho capito, verrà giustiziata se non troveranno prove a suo favore.
 
Visita noiosa.’-contesto alzando le spalle.
Mammina e papino si sentono in colpa?’-stuzzica accompagnata dal suo risolino.
Taglia corto Lucy.’-sputo innervosita.
 
2.00 p.m. –Pranzo
Sto morendo di fame, ma so che non mangerò niente come al solito. La solita pasta, con il solito bicchiere d’acqua e una fetta di pane.
E’ da troppo tempo che non mangio un pasto sostanzioso che abbia carne o pesce dentro. E’ l’unica cosa che mi manca di casa dopo la mia camera.
Arriviamo all’ aria aperta, dove consumiamo il pranzo e la ‘ricreazione’, fa un caldo a dir poco bestiale, persino la mia giacca leggera mi fa sudare.
Butto il vassoio senza preoccuparmi dove e prendo posto all’ unica panchina appartata.
Noto con piacere una lattina di birra, probabilmente delle guardie, e la prendo in mano non facendo caso alla sua esposizione al sole. Impreco al contatto con il calore e la butto dalla direzione opposta.
Mi sdraio su tutta la panca, decisa a prendere un po’ di colore sulla mia pelle chiara. Ah, le giornate in spiaggia con Malcom. Tanti ricordi riaffiorano nella mia mente prima che qualcuno disturbi la mia quiete.
Anche con gli occhi chiusi, noto una sagoma che mi copre il sole.
Che cazzo vuoi?’-chiedo acida.
‘Mi lanci in testa una lattina e poi mi rispondi male?!’-ribatte incredulo.
Scusa?’-
Tu, ragazza alterata e isterica, mi hai tirato una lattina di birra in testa.’-ripete scandendo ogni singola parola.
Mi dispiace.’-rispondo chiudendo gli occhi di nuovo.
Ti dispiace?! Giuro che se le guardie sentono l’odore di alcool e mi dicono qualcosa ti faccio sbattere in isolamento!’-minaccia.
Uh paura.’-sussurro assumendo una falsa faccia terrorizzata.
Bene. L’hai voluto tu!’-esclama prima di scaraventarmi a terra.
Comincia a tirarmi numerosi calci alle gambe e al ventre mentre io,invece di gridare aiuto, cerco di reagire cercando di sfruttare i pochi muscoli.
Brutto stronzo!’-esclamo atterrandolo.
Sferro numerosi pugni sotto gli occhi sbalorditi di tutti i presenti prima di essere fermata da una donna, una delle guardie carcerarie.
Lasciatemi!’-urlo scalciando.
Basta Miller!’-rimprovera la guardia -‘Portateli in isolamento, nell’ala est.’-aggiunge.
Mi consegna a un uomo con il doppio della mia stazza, e insieme al ragazzo ci scortano alla cella di isolamento.
Vedo Lucy sorridermi mentre introduce qualcosa nella tasca sinistra dei miei pantaloni, sento l’oggetto rimbalzare sul tessuto della tuta a causa del peso.
Arriviamo alla cella d’isolamento con le continue bestemmie e insulti di quel ragazzo rivolti solo e unicamente a me. Ci mollano là dentro senza barriere, niente che possa separarci.
Giuro che te la faccio pagare.’-ringhia lui.
Smettila di fare il duro.’-controbatto arrabbiata.
Il commento sprigiona uno sguardo minaccioso di quel ragazzo che in pochi secondi si avventa a me stringendomi tra lui e il muro bianco, freddo e sporco.
 ‘Vedi di fare poco la sbruffona. Ho ucciso una volta e non ho paura di rifarlo per una ragazzina!’-minaccia.
Le sue gambe avanzano, chiudendomi e impedendomi qualsiasi movimento.
I suoi occhi inchiodano i miei senza riuscire a distogliere lo sguardo. Respira pesantemente dal naso che  soffia sul mio viso.
Ricordo il sorrisetto di Lucy nel mettere la mano nella tasca del mio pantalone. La mia mano scivola velocemente su quest’ultima notando con piacere il coltellino svizzero di Lucy.
Sei sicuro di volerlo fare?’-domando puntandoglielo contro.
Senza farsi intimidire troppo mi rivolge infuriato un altro sguardo allontanandosi.
Si siede nell’ angolo opposto al mio mentre io ripongo l’oggetto appuntito chiuso nuovamente in tasca.
Passiamo tutto il pomeriggio continuando a fissarci, un po’ per stuzzicarci.
Più tardi arriva qualcuno con un piattino  ricolmo di fette di pane e una caraffa d’acqua.
Sono talmente nervosa e incazzata che se mangiassi lo farei soltanto per vomitargli poi in faccia a quel razza di idiota.
Mi rannicchio nuovamente all’angolo cercando di non pensare al fastidiosissimo suono che emette masticando e bevendo, è semplicemente disgustoso.
Vuoi?’-chiede con un sorriso strafottente.
No, strozzati.’-suggerisco fingendo un sorriso.
Ridacchia e continua a mangiare, neanche avesse fatto digiuno. Approfitto della situazione per poterlo osservare meglio.
Snello, alto a giudicare dalle gambe lunghe distese sul pavimento, capelli castani scuri con il ciuffo alzato in avanti, occhi azzurri che spiccano illuminando tutto il viso.
Un bel ragazzo, non c’è che dire, ma troppo presuntuoso. Mi chiedo per quanto tempo dovrò stare con lui nella stessa cella senza poter uscire subendo le sue occhiatacce. 




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*Spazio autrice*

Posso davvero definirmi tale?!

Beh, in questo capitolo si capisce bene che Beth non è certo la figlia che Lily e Scott Miller volevano e per questo le hanno fatto visite dopo un anno e mezzo dal suo arresto.
Non credo ci sia bisogno di spiegare molto perciò taglio corto.
Ringrazio le poche ma preziose persone che hanno messo questa storia tra le ricordate/preferite ecc... grazie davvero!
Questo mi fa capire che ciò che scrivo viene apprezzato :3
Spero davvero di non deludervi nei prossimi capitoli :)



   
 
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