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Autore: Achernar    21/07/2013    2 recensioni
Dieci prompt fra oggetti,luoghi,stati d'animo e citazioni per dieci OS rigorosamente introspettive e soprattutto Angst.
(da Challenge:ThinkAngst,efp forum)
[vento] Aveva promesso che non lo avrebbe lasciato mai. Perchè ora con lui era rimasto solo il vento?
[cit. 1] "Paura, stupore, invidia. Ecco cosa gli suscitava la vista dell’altro sé stesso"
[quod vides perisse perditum ducas] "Era un’illusione, il sé stesso del passato e le speranze...tutte chimere"
[war] " Soli. Adesso erano davvero soli davanti a quel mondo crudele e spietato che continuava a giocare con le loro vite"
[tu saresti in grado di rappresentare il sole per qualcuno?]"Non erano gli occhi di un sovrano quelli riflessi nello specchio. Erano gli occhi di un bambino spaurito"
[buio] "Aveva sempre avuto paura del buio"
[my shadow is the only one that walks beside me] "Io so quello che stai pensando, quello che provi adesso"
[malinconia] Il passato non ritorna. Mai più.
[vicolo] "Non voglio più continuare. Sento ancora le urla nella mia testa, mi fa male, rimbombano."
[angoscia] "Aprì gli occhi. Non ricordava nulla. Intorno a lui non c'era niente"

(under revision, tempo permettendo)
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Atemu, Dark/Yami Yuugi, Yuugi Mouto
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Think angst (challenge)

Autore:  Achernar
Fandom:  Yu Gi Oh (manga)
Personaggio/Pairing:  Yuugi Mouto
Set  mix:  prompt vento

Warnigs: character’s death;  AU  (e forse lievemente OOC)

Piccola introduzione: La prima OS della sfida è venuta lunghetta e molto, molto, molto triste, siete avvisati, lo scenario e le dinamiche non sono ben precisate ma io l’ho immaginato intorno alla prima Guerra mondiale, in Europa però, ma poi vedete un po’ voi, si presta bene a qualunque scenario vogliate immaginare. Beh questo è quanto, buona lettura

 

 

<< Prima un piede..poi.. l’altro

Prima..un piede, poi.. l’altro >>

Un singhiozzo troncò i suoi pensieri, lasciando sospese nel nulla quelle frasi che si stava ostinando a non giudicare inutili, non doveva distrarsi, continua a pensare di camminare, continua a camminare, la sua già esile volontà stava vacillando. No, continua, devi andare avanti, si ripeteva. Non poteva fermarsi. Mai fermarsi. Lui non avrebbe voluto

<< Sì. Così. Pr-prima uno, poi l’altro.. >>

Bravo, si diceva, non fermarti, continua a camminare, vai avanti.

Avanti.

Ma come avrebbe fatto ad andare avanti adesso. Senza di Lui era impossibile. Chi voleva prendere in giro. 
Dovette fermarsi quasi subito, la testa rivolta verso il cielo: il viso non era più quello di un tempo, i lineamenti morbidi e quasi infantili erano scomparsi, divorati e cancellati dalla fame e dalla fatica. Gli occhi erano rimasti a lungo identici invece, quelle iridi viola acceso, sempre gentili e allegre, forse era quel briciolo di speranza che ancora abitava il suo cuore a mantenerle vive. Abitava. Ora se ne era andato, e temeva per sempre. Chi avesse guardato nei suoi occhi adesso li avrebbe trovati sbiaditi, consumati dal dolore e dal pianto, vuoti.

Il cielo era cupo, incolore, un manto, una cappa densa e pesante che sembrava voler precipitare su di lui e soffocarlo. Sarebbe stato meglio? Non avrebbe più sofferto?

Aprì bocca, nella sua mente apparve l’immagine di sé stesso, si vedeva quando da lì a poco avrebbe teatralmente urlato tutto il suo dolore al cielo, per poi infuriarsi, maledire il mondo, gridare una vendetta che ben sapeva non avrebbe mai avuto il coraggio di attuare, e poi sfinito dal parlare si vedeva già crollare a terra in ginocchio, la testa questa volta bassa, il mento sul petto, mentre fiumi di lacrime e singhiozzi gli impedivano di pronunciare qualunque altra inutile parola. Sarebbe stato tutto inutile, prendersela col cielo, inveire, augurarsi la morte...ma almeno si sarebbe liberato, almeno un po’...

Eccolo allora aprire di nuovo bocca, per rendere concreto ciò che aveva appena immaginato, ma non lo fece.

Freddo.

Cos’era? Cos’era quella sensazione improvvisa? Qualcosa stava interrompendo il suo sfogo di dolore, già mentalmente pianificato e per quanto inutile, ancora in programma. Era freddo, veloce, fischiava e ululava, lo colpiva, ora una carezza, ora uno schiaffo.

Vento.

Non poteva più parlare ormai, il vento gli aveva portato via le parole e quel poco di volontà rimasta per pronunciarle. Si era levato all’improvviso, così come all’improvviso Lui se n’era andato. Per sempre.

Ora sì che era solo, gli avevano portato via tutto, tutti i suoi affetti e ora chi per lui era quanto di più importante al mondo. E con Lui anche metà di sé stesso, della sua anima, era morta, andata via per sempre. Perché Lui era l’altro sé stesso, l’altra metà della sua anima. Del resto lo dicevano tutti che due come loro si completavano a vicenda, non funziona forse così con i fratelli, con i gemelli? Forse era per questo che si sentiva così nudo in questo momento, così inutile e solo, di fronte agli orrori di un mondo assassino e perfido, così insensibile da avergli portato via tutto ciò che era rimasto  nella sua vita.

A che serviva gridare adesso? Il vento aveva portato via quelle poche parole e non sarebbero tornate neanche loro, non così presto, sulle sue labbra. Si fermò semplicemente, immobile, occhi chiusi, respiro lento, in ascolto. Perché il vento aveva una sua voce e cosa avrebbe mai potuto dire di così terribile da smuoverlo dopo ciò che gli era appena successo, qualunque cosa avesse detto sarebbe stata positiva.

Un sussurro, flebile ma solenne, sembrava un lamento: il vento piangeva con lui? Voleva confortarlo? No, si concentrò di più, forse sperava di distrarsi per un po’.., erano voci, riusciva a distinguere delle voci, voci di anime disperse, disperate, chiamavano aiuto, dicevano vendetta, piangevano.

La voce del vento lo portò indietro, al suo fratello di tanti anni prima, Lui, il coraggioso dei due, che lo sfidava sempre a vincere le sue paure. Organizzava dei giochi speciali, solo per lui, lo metteva alla prova, ed era così fiero quando vedeva che diventava poco a poco più sicuro di sé e spavaldo; una notte lo aveva portato addirittura in un cimitero e avevano passato il tempo a raccontarsi leggende e storie terribili. Era stato così contento di non averlo deluso quella volta, non si era spaventato mai, neanche quando il vento gelido aveva spento il fuoco lasciandoli completamente al buio, la sinistra sagoma delle lapidi appena illuminata dalla sottile falce di luna e gli ululati del vento stesso che sembrava chiamare a sé le anime che riposavano in quel luogo. No, vicino a Lui non aveva paura.  

Era lo stesso vento, gelido messaggero, che ora gli parlava e gli sferzava il volto. Un flebile, timido sorriso, si fece spazio sul suo viso. Doveva molto a suo fratello. Era merito suo quello che era diventato, certo anche lui aveva fatto la sua parte, soprattutto nel placare quel temperamento così focoso che non ammetteva mai repliche. E ora... era successo tutto così presto, non si sentiva pronto, non poteva essere lasciato solo adesso, aveva così tanto da imparare ancora, Lui gli aveva promesso che avrebbero fatto qualunque cosa insieme, non lo avrebbe lasciato mai, che sarebbe sempre stato al suo fianco per aiutarlo e proteggerlo e la stessa cosa aveva giurato lui.

Perché?

Perchè doveva andare così? Perché Lui e non me?Perchè non tutti e due, non poteva vivere, andare avanti senza l’altro sé stesso.

“Ritorna,  ti prego”

sussurrò mentre una lacrima calda trovava la sua strada verso le labbra, lungo la guancia impolverata. 
Ma non arrivò mai alla bocca, il vento la portò con sé, insieme ad altre voci e alle parole appena bisbigliate da Yugi.

 

 

 

Vi avevo avvertito, è triste.
Piccola  nota: credo sia abbastanza chiaro, ma il fratello gemello sarebbe Atem (o Yami, è la stessa cosa); quando scrivo “Lui” mi riferisco ad Atem, “lui” invece è in genere Yugi, ho preferito non dare loro un nome fino alla fine. Non doveva proprio finire così, volevo continuarla un po', ma poi rileggendola mi sembrava che la fine col nome Yugi e il vento che asciuga la lacrima cadesse a pennello, speriamo..

  
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