Pairing: Eleven/Rory {fezturion} ; Rory/Amelia
Rating: pg-13
Genre: Fluff; slice of life;
Warning: slash
Prompt: On a date
Words: 1.048
Disclaimers: I personaggi di Doctor Who appartengono a chi di diritto.
Scritta sui prompt di [ 30 day OTP Challenge ]
Day 04 # On a date
Sono lontani dalle urla della battaglia e dal cozzare delle armi, hanno
sentito solo gli echi delle canzoni di guerra che smuovono l'intero mondo e
scivolano tra la sabbia e la polvere di quelle lande aride che hanno seccato
e indurito l'anima dei loro abitanti. Rory sente il sangue pulsare e le mani
formicolare per il bisogno di stringere una spada e gettarsi nella mischia,
seguendo l'istinto del Centurione che è stato in un'altra vita.
Si sente in colpa per essere così lontano; sono stati loro a dare
inizio a tutto quanto, atterrando con il TARDIS tra due nazioni già
sul filo di un rasoio e, invece di imbracciare un'arma e combattere, cercano
un miracolo.
Ha promesso ad Amy che sarebbe stato attento, a River di badare al Dottore e
alla piccola Celia, la bambina che li ha nascosti nel granaio di famiglia,
che avrebbero trovato il modo di far finire la guerra e portare finalmente
la pace al suo popolo, anche se ciò che porta con sé il dottore è solo caos.
Guarda con diffidenza la strana costruzione che nasce direttamente dalla
terra.
«Un sasso?» domanda, in fondo che altro può essere? «Siamo venuti qui
a guardare un sasso?»
«Innanzitutto non è un sasso, Rory, presta più attenzione!» lo rimprovera il
Dottore, colpendolo alla nuca con una delle pagnotte di grano duro che
doveva essere la loro cena ma che, non si sa come, sono finiti a tirare a
degli strani volatili che somigliano a piccioni con un becco di legno «E poi
non stiamo guardando un sasso, questo è un appuntamento. Stiamo facendo
quello che si fa in un appuntamento!»
Nessuno sano di mente potrebbe scambiare quella cosa per un appuntamento, ma
il Dottore ne è così convinto che ha usato perfino la voce da "è
tutto così ovvio, come fai a non capirlo?"
«Quindi, tirare interi panini ai piccioni, o qualsiasi cosa siano, sarebbe
la tua idea di appuntamento?»
Per un lungo attimo il Dottore tace e Rory si illude di essere riuscito a
fargli capire il proprio punto di vista.
Ma poi, che c'entra un appuntamento con la fine della guerra?
Stizzito il Dottore gli strappa la pagnotta che ha tra le mani, la agita
nell'aria con il rischio di cavargli un occhio, la analizza con il
cacciavite sonico in un tic nervoso ed inutile e, infine, la getta un po' a
casaccio vicino ad un gruppo di piccioni, guardandoli volare via spaventati
dal tonfo.
«Ho pensato fosse più veloce per ambo le parti, noi ci liberiamo in fretta
le mani e loro ricevono subito quello che vogliono. Visto? Tutti felici.» la
voce ha acquistato l'irritante sfumatura "Rory, ti credevo più
intelligente".
Ma Rory ancora non riesce a cogliere il piano del Dottore e i secondi
passano in fretta, senza che succeda nulla.
«C'è qualcosa che manca... ma cosa, cosa?» mormora Eleven. Pensieroso si
abbassa verso l'uomo, cerca nei suoi occhi azzurri la risposta e, la cosa
sorprendente, è che in qualche modo riesce anche a trovarla, nascosta nel
nero della pupilla, dove il riflesso del proprio volto gli sorride.
«Rory Pond, sei un genio!» esclama. Gli afferra la mano, la solleva alla
bocca, lasciando l'impronta di un bacio sul dorso e poi la tiene
semplicemente lì, stretta tra le proprie dita, mentre Rory si chiede se gli
abbia letto nel pensiero e abbia anche sentito il tremito che si è dipanato
sotto la pelle a quel bacio. È sicuro di sì, non può non averlo sentito,
ma lo sguardo del Dottore si solleva al sasso che ha appena cominciato a
pulsare.
«A-ah! Lo sapevo!»
Non sta solo pulsando, in effetti, si è illuminato di una luce rossa, calda
ed intensa e, sulla superficie, la cascata di lettere che lo ricopre
continua a cambiare così velocemente che il TARDIS fatica a seguirlo nella
traduzione.
«Ma che cos'è?»
«Oh Rory, Rory, questo è il cuore della terra, il luogo che ha visto il
primo bacio tra nemici giurati e nascere l'amore tra i generali delle due
nazioni, cento anni fa, quando la guerra non era che un pensiero nella testa
degli stupidi e la speranza batteva ancora insieme a questo sasso.»
La mano del Dottore si alza, portando con sé quella di Rory, la poggia alla
superficie rocciosa e, nel palmo aperto, sentono pulsare quel cuore di
pietra, insieme ai ricordi di un uomo e di una donna che la guerra ha
ucciso, ma il cui amore ancora vive e viene riportato alla luce e filtrato
attraverso i racconti romantici e la voce appassionata dell'alieno.
«Lo senti, Rory?»
«Credo di sì.»
Sente le voci dei generali chiamare la fine della guerra, sente la mano di
Eleven stretta intorno alla sua, sente quella libera raccogliergli la nuca e
la sua fronte poggiare contro la propria, sente il suo respiro soffiargli
addosso e mischiarsi con il proprio e, infine, sente il rombo del tuono che
ruggisce e trema nascendo dal sasso, gettandosi in un lampo di luce
rossa verso il cielo, spezzandolo fino a farlo piangere.
Per la prima volta, dopo cento lunghi anni, torna a piovere.
Per la prima volta, dopo cento lunghi anni, le urla della battaglia si
trasformano in urla di gioia e le canzoni di guerra diventano nenie per dar
riposo ai morti e festeggiare i vivi.
«E' finita?» domanda Rory, stordito dalla vicinanza del Dottore e
infreddolito dalla pioggia che gli batte addosso, bagnandone gli abiti e
appiccicando i capelli alla fronte.
Il Dottore sorride, il suo sguardo non sembra più così pesante.
«Tutto il contrario, non è che l'inizio.»
E Rory è convinto che possa già vedere l'acqua piovana penetrare nel
terreno, scavare fiumi, i fiori germogliare, i raccolti crescere e perfino
Celia farsi grande e crearsi una nuova famiglia, piena di figli e di nipoti.
Si tira indietro, allontanandosi dal Cuore della Terra che pulsa
insieme al suono dei tamburi in lontananza.
Vorrebbe muovere la mano, ma è ancora prigioniera di quella dell'alieno.
«Dottore, ora puoi lasciarla.»
Eleven guarda prima lui, poi le dita intrecciate. Sorride e scrolla le
spalle.
«Credo che lo farò più tardi, quando sarà finito il nostro
appuntamento.»
E la sua mano rimane stretta in quella dell'umano, in un contatto che
nessuno dei due ritiene spiacevole, ma che inizia a caricarsi di un
significato più intimo.