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Autore: frenci piuggi    21/07/2013    3 recensioni
Uno è uno spogliarellista, obbligato a questa seconda vita per poter ricavare i soldi da un pubblico che lo ama solo per il suo corpo giovane e sodo.
L’altro è il tipico figlio di papà, ricco ed arrogante, condannato però a seguire le orme del padre come investigatore e come tutti i suoi predecessori.
Sono compagni di classe, ma i loro mondi non potevano essere più diversi. Per un capriccio del più ricco, stanco della solita routine, il povero dovrà sorbirsi questa situazione di disparità.
Riusciranno i due a divenire amici e non uccidersi a vicenda?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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A confusione non corrisponde mai nulla di buono

 
Una zazzera bionda, più scompigliata rispetto al solito, fluttuò stancamente attraverso i corridoi della sua scuola. Il passo del proprietario era simile a quello di un vecchietto ubriaco, mentre le occhiaie violacee ne testimoniavano il trascorso di una notte completamente in bianco.
Gli altri studenti si giravano a fissarlo, chiedendosi cosa avesse mai potuto privare quell’uragano biondo della sua quotidiana vivacità. Tutti conoscevano Naruto proprio per la sua allegria contagiosa e l’inesauribile energia che lo accompagnava ogni istante della sua vita, ovviamente tranne quella fresca mattinata d’inizio novembre.
Nessuno poteva immaginare che il ragazzo in questione fosse rimasto a rimuginare, tutto il tempo, sul perché non avesse respinto Sasuke ed a darsi continui pugni di rimprovero per la pessima performance della serata precedente. Per la prima volta, da quando era stato assunto, Jiraya dovette mandarlo a casa per non sentire più le lamentele delle donne che reclamavano il loro “vero” idolo.
Aveva ricevuto ugualmente il suo compenso, ma l’imbarazzo per essere stato allontanato molto prima di poter finire le sue solite ore lavorative non lo abbandonava. Oltretutto anche il servizio era stato pessimo: aveva confuso più volte le ordinazioni, subendo così le prediche del caposala Yamato. L’uomo, non solo lo aveva costantemente ripreso, ma ad ogni ramanzina, gli faceva prendere un mezzo infarto per il modo estremamente silenzioso in cui gli appariva dietro alle spalle.
Naruto sbuffò sonoramente, per poi riadagiare gli occhi sulla superficie scura della porta della sua aula ed entrarvi, fermando Orochimaru dal fare l’appello. Appena l’insegnante di scienze capì che ad averlo interrotto era uno dei suoi studenti, lo trucidò con lo sguardo e, continuando a rimproverarlo per l’ennesimo ritardo, gli concesse il permesso di sedersi. Barcollando un po’ sulle gambe stanche, l’alunno s’incamminò verso il banco, seguito passo a passo dai bisbigli preoccupati dei suoi compagni. Qualcuno si lamentava quando si scontrava contro un tavolo, tuttavia demordeva subito vedendosi brutalmente ignorato.
Sasuke smise di respirare non appena vide entrare Uzumaki, ma si accigliò l’istante dopo vedendone la postura leggermente ingobbita. Anche se non si notava granché, nemmeno lui era riuscito a dormire quella notte, almeno fino a quando il sonno non fu talmente forte da costringerlo a dimenticare pure chi fosse. Perfino in quel mezzo sogno continuava a rivivere il momento in cui aveva baciato il compagno, gustandone il sapore dolce di quelle morbide labbra carnose; indubbiamente quella stessa mattina non mancò di inviare un messaggio a Itachi intimandogli, a caratteri maiuscoli, di guardarsi bene le spalle.
A metà giornata il cellulare nell’astuccio arancione di Naruto s’illuminò per segnalare l’arrivo di un messaggio: lo estrasse e ne lesse il contenuto senza nemmeno controllare chi fosse il mittente.
Due parole, una sola frase.
Sospirando nuovamente spense l’apparecchio e si rimise a dormire sul banco sperando con tutto se stesso che quella tortura finisse il più presto possibile.
 
– Dobbiamo parlare, Naruto. – parlò calmo Uchiha guardando, seppur con parecchio disagio, l’amico in faccia.
– Questo l’hai già scritto nel messaggio Sasuke, però sappi che se l’argomento è ieri pomeriggio allora – iniziò l’altro torturandosi le mani e fissando un punto indistinto sul terreno.
– Hai già preparato la tua roba? – lo interruppe bruscamente Sasuke.
– Eh? –
A quella semplice vocale, capì immediatamente la situazione: Naruto era stato talmente tanto concentrato sul bacio che si erano dati, anzi i baci che si erano dati, da dimenticarsi completamente il loro compromesso. Con un sospiro tirato, digitò veloce un numero in elenco e si portò il cellulare all’orecchio, tutto sotto lo sguardo preoccupato del compagno. Al terzo squillo una voce mascolina rispose con una semplice affermazione.
Sasuke chiuse prontamente la chiamata, dopodiché si allontanò in direzione della scuola.
– Sa-Sasuke! Dove credi di scappare? Non abbiamo per nulla parlato. – gridò Uzumaki afferrando il polso diafano, ma un piccolo brivido li costrinse a separarsi l’attimo successivo.
Nonostante fosse durato un solo secondo, ad entrambi scottava quasi il punto in cui erano venuti in contatto. Si fissarono leggermente spaesati, distogliendo subito lo sguardo, mentre un lieve rossore imporporava ambedue i visi. Il primo a spezzare quell’innaturale silenzio fu proprio Uchiha.
– Hai parlato a Tsunade del tuo trasferimento? –
– Eh? –
– Mi hai sentito benissimo. – espirò il ragazzo moro, chiudendo le palpebre e tornando a guardare il compagno.
– No, non l’ho fatto… oi! Aspetta un attimo Uchiha! Io non ho accettato la tua proposta! – gridò Naruto, iniziando ad arrabbiarsi.
– Non m’interessa. I patti erano questi e tu, in un modo o nell’altro, avresti dovuto accettare. Dovresti esserne felice no? Vivrai in una stanza abbastanza accogliente all’interno di una villa. Sai quante persone ucciderebbero pur di avere questo piccolo privilegio? – ghignò fiero Sasuke, riacquistando la sua solita aria arrogante.
Uzumaki strinse i pugni lungo i fianchi: non lo sopportava più. Al diavolo il bacio ed al diavolo la sua vita privata. Doveva fargliela pagare!
Con uno slancio improvviso si avventò sull’altro, ma, sfortunatamente per lui, la stanchezza ne indebolì i riflessi e la forza tramutando un pugno diretto sul viso, in uno debole e poco distante dal suo reale bersaglio. Sasuke, leggermente più sveglio dell’altro grazie alle poche ore di sonno, si spostò a lato l’attimo prima di poter essere colpito.
Le gambe erano troppo affaticate per tenerlo in piedi e Naruto, sbilanciatosi troppo avanti, si aggrappò al primo appiglio che riuscì a trovare; la malasorte volle che fosse proprio la giacca del compagno. Caddero così sul terreno erboso, uno sopra l’altro e, inevitabilmente, furono costretti a scrutarsi negli occhi.
La rabbia dello spogliarellista scemò in un istante, sostituita da una strana voglia di rimanere disteso al suolo e perdersi in quei pozzi neri. Dal canto suo Uchiha continuava a deglutire per cercare di districare quel piccolo groppo in gola.
Non lo avrebbero mai ammesso apertamente, ma entrambi ne avevano una dannata voglia. Desideravano riassaporare il gusto dolce delle labbra dell’altro, sentirne nuovamente il calore delle loro bocche, il fiato caldo mischiarsi in una sola nuvoletta di vapore.
Naruto allacciò le braccia sul collo diafano, mentre quest’ultimo si avvicinava sempre più.
Ad un centimetro di distanza tra le loro labbra, la campanella segnalò la ripresa delle lezioni. Riaprirono nuovamente gli occhi, chiusi non appena la lontananza tra i due nasi si era ridotta drasticamente, e si osservarono attenti.
Il sangue fluì rapidamente alle loro gote, imporporandole di un vivacissimo color rossastro; scattarono in piedi, allontanandosi sempre più dalla forma schiacciata dell’erba che sembrava volesse gridare a tutti, cosa era accaduto in quel preciso punto neanche due minuti prima.
Calò un silenzio imbarazzante e nessuno dei due aveva né intenzione di romperlo né di andarsene, e solo quando Sakura gli urlò dalla finestra di rientrare, con passo svelto ritornarono in classe.
Per le ore a seguire si scambiarono solo occhiatine sfuggevoli, continuando poi ad osservare fuori dalla finestra con una gran voglia di scappare lontano.
 
Al termine delle lezioni pomeridiane, Sasuke fu costretto ad aspettare Naruto al cancello: il suo piano di strappare il compagno a quelle insane abitudini era ormai iniziato. La stanza era già in attesa di accogliere il nuovo coinquilino, doveva solamente evitare che questo non tornasse a casa propria.
Cercò con occhi stanchi la famigliare testa bionda, finché non la vide di sfuggita che cercava in tutti i modi di nascondersi dietro un gruppo di studenti, tentando di svignarsela.
In due falcate lo raggiunse e, stringendolo per un braccio, lo trascinò alla vettura. Dopo una lotta di diversi minuti per farlo entrare nell’abitacolo, assicurandosi che non scappasse, fece un rapido cenno all’autista di partire. In breve tempo arrivarono all’abitazione: per tutto il viaggio Naruto fissò il paesaggio e, quando intravide la casa, si sentì gelare sul posto.
La struttura si protendeva in lunghezza di una cinquantina di metri, in altezza di altrettanti dodici, mentre le pareti erano state intonacate con un bianco avorio che le dava un qualcosa di sfarzoso.
La porta era infossata in un grande arco, imbellito con piante rampicanti agli estremi. Dalle finestre aperte si potevano scrutare le tende candide, in netto contrasto con gli scuri e gli infissi di legno scuro. La sporgenza del tetto rivelava le travi in acero, conferendogli un’aria antica, ma allo stesso tempo contemporanea. Il giardino ben curato pareva ampliare la grandezza di quell’edificio.
La ghiaia fine gracchiò sotto le ruote dell’auto che si fermava davanti all’entrata. Uzumaki premette maggiormente il viso contro il vetro fresco per ammirarne i contorni ben definiti. Adesso riusciva a distinguerne anche gli affreschi di rampicanti agli spigoli della struttura, i rami vuoti dei fiori all’entrata ed i vari vasi di piante e germogli coperti dalla volta.
Soffermò lo sguardo sullo scatolone ai piedi delle scale e si concentrò su quello per vedere cosa nascondesse: una manica arancione sbucava dal cartone insieme ad una lampada verde a forma di ranocchio.
Con uno scatto sovrumano, si lanciò fuori dall’abitacolo e corse a controllarne il contenuto di quel pacco. Scoprì così che dentro, incastrata ed ammucchiata alla perfezione, stava la roba che fino a quella mattina riposava sulla sua scrivania. Naruto si voltò in direzione di Sasuke e lo trucidò con un’occhiataccia.
– Si può sapere perché la mia roba è qui? – gli urlò contro, raggiungendolo con due ampie falcate.
– Calmati dobe o mia madre ti crederà un violento. – ghignò divertito Uchiha, ammiccando in direzione della porta.
Uzumaki si girò verso quella e scorse una donna sulla quarantina con lunghi capelli neri sciolti sulle spalle minute, una pelle dello stesso pallore del figlio e gli stessi lineamenti dolci del viso.
L’unica cosa che li differenziava era lo sguardo gentile ed il sorriso appena abbozzato della donna.
– Vi assomigliate molto... – sussurrò Naruto, continuando a fissare quella versione al femminile di Sasuke.
Uchiha ringhiò in disaccordo: fin da tenera età era stato additato come una bambina e, ancora oggi, il solo pensiero lo irritava.
– …tranne per gli occhi. – aggiunse l’altro con lo stesso tono di voce.
A quelle parole, Sasuke gelò sul posto.
Cosa intendeva dire con quella constatazione?
Eppure anche gli occhi nerissimi erano un particolare che aveva acquisito dalla madre, ma non fu solo quello a provocargli quella reazione; perché il suo compagno aveva usato le stesse identiche parole di suo fratello quando lo aveva lasciato.
 
– Sai otouto, ti ho sempre invidiato. Chiunque incontrassi, ovunque ci trovassimo, tutti non facevano altro che paragonarti alla mamma, mentre io venivo inconfutabilmente collegato a nostro padre. “Sei proprio uguale alla tua mamma Sasuke-chan, invece tu Itachi-kun sei identico a Fugaku.” Qualunque persona  ripeteva queste identiche parole ed io, non so perché, ma iniziai a provare anche dell’astio nei tuoi confronti, nonostante ti amassi con tutto me stesso. Però adesso non provo più quei sentimenti contraddittori e, anche se qualcuno continua a ripetere quanto tu abbia preso da nostra madre, io continuerò a vederti come una figura in miniatura di nostro padre. Sai perché otouto? – gli aveva chiesto con voce tranquilla, osservandolo con occhi pieni d’affetto.
Sasuke aveva scosso teneramente il capo, facendo ondulare le lunghe ciocche corvine davanti al viso. Fissava il fratello con i suoi grandi occhi neri curiosi e leggermente intimoriti. In qualche modo sapeva che non avrebbe più rivisto Itachi, glielo comunicavano i suoi gesti affettuosi e le iridi acquose. Aveva solo dieci anni e non poteva capire concetti così difficili come le responsabilità di essere il figlio di Fugaku Uchiha, ma riusciva ugualmente a percepire la gravità della situazione.
Sentendo il suo aniki più lontano del solito, lo aveva afferrato per la maglia, quasi come se quel semplicissimo pezzo di stoffa racchiuso tra le sue manine, potesse tenerlo per sempre accanto alla persona più importante per lui.
Itachi gli aveva posato una mano sulla testa, accarezzandogliela. Si era avvicinato al suo viso e, specchiandosi in quei piccoli pozzi scuri simili ai suoi, aveva ripreso a parlare.
– Perché hai lo stesso portamento fiero e i suoi occhi. –

 
Erano passati quasi sette anni da quel giorno, tuttavia il solo ricordo gli apriva una voragine nel petto, dilaniandolo e facendo fluire nelle vene quel senso di abbandono che si ostentava di ignorare.
Il suo sguardo si puntò sulla schiena di Naruto che in quel momento si stava presentando a Mikoto, tentando di nascondere il suo disagio.
Per un breve istante tornò bambino e, come quella volta, si protese verso l’unico pezzo di stoffa che desiderava avere accanto a se.
 


  
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Sono passati tre mesi senza che me n’accorgessi.
Penso che farvi le mie scuse sia il minimo, soprattutto chi aspettava di leggere il nuovo capitolo entro la fine di aprile.
In verità questo capitolo era già pronto per un terzo, ma poi me la sono presa mooooolto comoda (sì, sono un’inguaribile pigrona) e, tra un pisolo ed un “po’ di pausa”, mi sono protratta fino ad oggi.
Spero che seguirete ancora questa storia, tuttavia non posso promettere una regolarità nell’aggiornare una volta a settimana, però tenterò ugualmente.
Grazie a tutte quelle che continuano a seguirmi. ^^
A presto :)
 

   
 
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